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Chignolo d'isola - Villag. Hare Krishna (BG)
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La storia del Tempio

lastoria

Ente Religioso

In contatto con Srila Prabhupada

23 settembre 1966, New York

Hayagriva: È la prima delle Scene Madre. Brahmananda aveva scritto una lettera entusiasta a suo fratello Greg su Swamiji, e Greg, che aveva appena iniziato il college in Colorado, vendette la sua macchina da scrivere e comprò un biglietto aereo per New York per partecipare all'iniziazione. Sorprendentemente, si presentò anche la madre di Brahmananda, ma era così furiosa con Greg per aver lasciato il college che nemmeno gli parlava. Seduta su una sedia pieghevole nella stanza di Swamiji, sopportava l'iniziazione del figlio con un silenzio impassibile. Poco prima dell'iniziazione, Swamiji chiese gentilmente alla madre di Brahmananda di fare una donazione alla sua missione. Lei rispose come solo una madre ebrea può fare: "Ti ho già dato due figli! Cosa vuoi di più?" Swamiji sorrise. Quando la cerimonia finì, disse a Swamiji: "Avresti potuto lasciarmi almeno uno dei miei figli". "Vai a inchinarti a tua madre", disse Swamiji a Brahmananda, e Brahmananda obbedì immediatamente, toccando il pavimento con la fronte. "Non vedo ancora cosa ci sia di sbagliato nell'ebraismo", disse con il broncio, poco lusingata da questo strano gesto di umiltà da parte del figlio. "Ebreo, cristiano, musulmano, non è una questione di questo o quello", disse Swamiji. "È una questione di sviluppare il tuo amore per Dio. Questo è il test per una religione di prima classe".

Srila Sanatana Gosvami

21 LUGLIO 2024 - Scomparsa

Sanatana-Gosvami

Srila Sanatana Gosvami

Srila Sanatana Gosvami (1488-1558) era il fratello maggiore di Sri Rupa e di Sri Anupama. Sin dai primi anni della sua vita, egli era spontaneamente attratto dalla logica, dalla filosofia, dalla retorica, e dal messaggio teistico dello Srimad Bhagavatam. Al fine di acquisire profondità nella propria comprensione di queste tematiche, accettò istruzioni da luminari quali Vidya Vichaspati, Sarvabhauma Bhattacarya, Paramananda Bhattacarya, e l’erudito Ramabhadra.

Sebbene Sanatana, con Rupa e Anupama, fosse costretto a lavorare per il ‘Governo Islamico di Occupazione del Bengala’, non abbandonò mai i suoi studi o il suo religioso modo di vivere. Egli scrisse un libro intitolato Sadachar Paddhati, che si basa sulle antiche conclusioni scritturali e contiene le norme e le regole per il graduale avanzamento di un aspirante spiritualista. Nel corso della propria vita, egli seguì scrupolosamente queste istruzioni, e come uomo di famiglia appartenente al sistema vedico, ogni giorno era solito donare ai brahmana (sacerdoti), ai poveri e ai lebbrosi. La sua natura caritatevole era sconfinata.

Una notte, in sogno, un rinunciante di bell’aspetto andò da Sanatana e lo mise in guardia dal farsi distrarre dalle insensatezze mondane. Egli ordinò a Sanatana di recarsi a Vrindavana, di scoprire i luoghi santi occultati, e di predicare la dottrina scritturale dell’amore divino. Il mattino seguente Sanatana raccontò il sogno a suo fratello Rupa. Sorridendo, Rupa confessò che anche lui, in qualche modo, era a conoscenza di questa istruzione, e informò Sanatana che Sri Krishna in effetti era disceso come Sri Caitanya Mahaprabhu per dar loro ulteriori direttive a proposito della loro vocazione spirituale.

Ogni giorno Rupa e Sanatana aspettavano ansiosamente un segno. Quando sarebbero riusciti a rinunciare al loro spiacevole servizio politico al Nawab del Bengala per sostituirlo col servizio ai piedi di loto del Signore? I ragazzi consultarono la madre, ed ella suggerì loro di scrivere una lettera a Sri Caitanya. Così fecero, e poiché non ricevettero alcuna risposta, continuarono a scriverGli. Alla fine, Sri Caitanya rispose, ma la Sua lettera conteneva solamente un verso tratto dalle Scritture: “Se una donna sposata è coinvolta in una relazione con un altro uomo che non è suo marito, cercherà di essere particolarmente premurosa nell’adempiere ai propri doveri. In questo modo ella cerca di evitare che si scopra la sua relazione. Tuttavia, nel suo cuore aspetta sempre il momento di riunirsi al proprio amante.”

Rupa e Sanatana ne compresero il significato: essi dovevano continuare a lavorare responsabilmente per il Nawab, almeno temporaneamente. Dentro di sé, essi potevano meditare completamente sulla loro inevitabile sottomissione alla missione del Signore.
Ma i Gosvami dovevano essere pazienti. Sri Caitanya aveva appena accettato il sannyasa e si era recato a Puri. Successivamente Egli iniziò un pellegrinaggio che comprendeva un viaggio di due anni nel sud dell’India. Giunse quindi il momento che precedeva il Suo viaggio nel nord del Bengala e il suo incontro con loro a Ramakeli. Ciò nonostante, l’incontro avvenuto nel 1514 costituì un evento decisivo negli annali della storia dei Gaudiya vaisnava.

Dopo aver incontrato Sri Caitanya a Ramakeli, Rupa e Anupama riuscirono a rinunciare immediatamente al mondo. Sanatana, però, aveva ancora delle responsabilità nei confronti del Nawab, e gli era difficile liberarsi. Nel tentativo di svolgere i propri obblighi governativi e continuare nello stesso tempo a seguire la coscienza di Krishna, Sanatana si finse malato e informò il Nawab che doveva restare a casa fino a quando non si fosse ristabilito. Così egli studiava ogni giorno lo Srimad Bhagavatam con i migliori pandita di Ramakeli, e durante questo periodo studiosi eruditi e devoti arrivavano da miglia di distanza per ascoltare la recitazione di Sanatana del Bhagavatam.

Il Nawab si insospettí. Inviando un medico a casa di Sanatana Gosvami scoprì che non soltanto il Gosvami non era affatto ammalato, ma aveva trasformato la propria casa in un asrama virtuale, con uomini santi e la lettura delle Scritture a permeare l’atmosfera. Infuriato, il Nawab chiamò immediatamente Sanatana e gli chiese di accompagnarlo in Orissa, dove egli si aspettava di conquistare un altro regno. Quando il Gosvami rifiutò di accompagnarlo, il Nawab lo rinchiuse temporaneamente in prigione.
Fortunatamente giunse una lettera di Rupa Gosvami che informava Sanatana della partenza di Sri Caitanya verso Vrindavana. Rupa e Anupama intendevano incontrarLo, diceva la lettera, e Rupa suggeriva a Sanatana di fare i preparativi per raggiungerli a sua volta. Avendo sentito che Sanatana era stato imprigionato dal Nawab, Rupa concludeva la sua lettera dicendo: “Ho lasciato un deposito di diecimila monete d’oro al mudi sthane (‘mercato degli scambi’). Usa quel denaro per uscire di prigione. In qualche maniera liberati e vieni a Vrindavana.”

Allora Sanatana corruppe il secondino musulmano con settecento monete d’oro. Intuendo che la sentinella era ancora riluttante a lasciarlo andare, Sanatana fece ricorso a una diplomazia quasi comica, affermando che avrebbe lasciato la prigione solo per recarsi alla Mecca, il più importante luogo islamico di pellegrinaggio. Egli argomentò anche che colui che libera un’anima condizionata dalla prigione, viene a sua volta liberato dalla vita condizionata.
Quando la sentinella si sentì disposta ad acconsentire, Sanatana dovette aiutarlo ad inventare una storia da raccontare ai suoi superiori. Infatti, gli ufficiali di stato avrebbero voluto sapere come il prigioniero era riuscito a scappare. “Dì loro che mi hai portato al Gange per evacuare”, suggerì Sanatana, “e sfuggendo alla tua attenzione mi sono tuffato nel fiume.” La sentinella accondiscese.

Sebbene Sanatana non fosse abituato a questo genere di stratagemmi cui dovette ricorrere con la sentinella musulmana, quella era un occasione eccezionale. Rupa Gosvami gli aveva scritto che il Signore Supremo, Sri Krishna Caitanya, avrebbe ricevuto i visitatori a Vrindavana, e Sanatana doveva andare ad incontrarLo. Inoltre, Sanatana inizialmente era stato messo in prigione per un motivo futile, e il Nawab al suo ritorno lo avrebbe rilasciato. Con queste considerazioni, Sanatana progettò di liberarsi subito dalla prigione e di intraprendere il suo viaggio per incontrare Sri Caitanya.

Come fuggiasco, egli non poteva percorrere la strada principale, perché sarebbe stato sicuramente intercettato e riportato in prigione. Per conseguenza, lui e il suo servitore Isan, camminarono giorno e notte in mezzo a pericolose foreste, finché finalmente raggiunsero un tratto di terra collinoso conosciuto come Patada (in Bihar). Lì essi si fermarono in un hotel, e quando il direttore dell’hotel seppe dal proprio chiromante che Isan trasportava segretamente otto monete d’oro, cospirò di uccidere Sanatana e il suo servitore per rubare il loro denaro.
Aspettando l’occasione giusta, il direttore dell’hotel li trattò come ospiti d’onore, e offrì perfino la sua assistenza. Intuendo che il direttore dell’hotel era troppo amichevole, Sanatana chiese a Isan quanto denaro aveva con sé. Quando Isan disse di avere sette monete d’oro (egli mentì per tenere una moneta per sé), Sanatana prese immediatamente il denaro e lo consegnò volontariamente al direttore dell’hotel per prevenire un attacco violento alla loro persona. Sapendo che Isan aveva mentito a proposito della moneta d’oro, Sanatana gli permise di tenerla, ma lo licenziò dal suo servizio.

Queste azioni sviarono completamente il proprietario dell’hotel dalle sue intenzioni precedenti, tanto che assistette perfino Sanatana nel suo viaggio attraverso le montagne Hazaribagh e fuori da Patala. Lungo la strada Sanatana si fermò ad Hajipur dove incontrò suo cognato Srikanta. Dopo aver sentito delle sue difficoltà, Srikanta si preoccupò per il Gosvami e gli chiese di rimanere con lui e la sua famiglia. Ma il Gosvami rifiutò. La sua missione era di primaria importanza, e non avrebbe mai potuto comprometterla stabilendosi in una vita fatta di famiglia e amici. Ciò poteva essere adatto per altri, soprattutto se essi riuscivano a fare in modo di mantenere Dio al centro della propria vita, ma Sanatana doveva giocare un ruolo diretto, principale, nella missione di Sri Caitanya. Per conseguenza egli rifiutò quest’ultima opportunità di accettare un genere di vita più semplice. Ora egli era povero e privo del suo servitore, ma si sentiva davvero libero per la prima volta nella sua vita. Egli lasciò la casa di Srikanta portando con sé soltanto una raffinata coperta di lana, che suo cognato gli aveva dato in dono.

Dopo qualche giorno, Sanatana arrivò a Benares. Sebbene fosse dispiaciuto di sapere che Sri Caitanya aveva già terminato il Suo viaggio a Vrindavana, era contento che il Maestro ora si trovasse a Benares dove accettava di ricevere gli ospiti. Sanatana si recò subito a casa di Candrasekhara, poiché sapeva che sarebbe stato là che Sri Caitanya avrebbe risieduto.
Nel momento in cui Sanatana si stava avvicinando alla casa, Sri Caitanya disse a Candrasekhara: “Un grande devoto sta giungendo alla tua porta. Vai e lascialo entrare.” Una volta uscito, Candrasekhara guardò in tutte le direzioni, ma non riuscì a scorgere un grande devoto o nessuno che si avvicinasse neanche remotamente a quella descrizione. Quando rientrò e lo riferì a Sri Caitanya, il Maestro disse: “Non c’è proprio nessuno alla porta?”

Poiché Sanatana aveva attraversato grandi austerità nella giungla per raggiungere Benares, egli era totalmente trasandato e sicuramente irriconoscibile come vaisnava. Allora Candrasekhara rispose: “Béh, ho visto un individuo arruffato. Sembra un mendicante musulmano, forse un derviscio dell’ordine Sufi.”
“Portalo subito qui”, disse Sri Caitanya, “egli non è un comune derviscio.” Quindi Candrasekhara uscì a invitare Sanatana, il quale era seduto accanto alla porta. Quando sentì che Sri Caitanya voleva vederlo, Sanatana seguì felicemente Candrasekhara nel cortile principale. Una volta entrato, Sri Caitanya lo abbracciò amorevolmente, ed entrambi svennero nell’estasi dell’amore per Krishna.

Dopo aver raccontato a Sri Caitanya l’intera storia della sua prigionia e degli eventi che l’avevano seguita, Sanatana venne posto sotto le cure di Candrasekhara e Tapana Misra. Per prima cosa, a richiesta di Sri Caitanya, Sanatana si rase i lunghi capelli e la barba. Poi Candrasekhara lo condusse al Gange affinché potesse bagnarsi appropriatamente, e poi dette un nuovo completo di indumenti. Tuttavia, Sanatana non li volle accettare, ritenendoli troppo opulenti. Ciò rese molto felice Sri Caitanya, perché, con questo semplice rifiuto degli abiti, Sanatana aveva dimostrato un serio spirito di rinuncia.
Più tardi, lo stesso giorno, Sri Caitanya e Sanatana si recarono a casa di Tapana Misra per il pranzo. Sebbene estremamente soddisfatto di Sanatana, Sri Caitanya continuava a guardare la sua sontuosa coperta di lana, quella che Srikanta gli aveva regalato. Notandolo, Sanatana comprese che Sri Caitanya non approvava. La preziosa coperta era un oggetto non appropriato per una persona situata nell’ordine di rinuncia, quindi Sanatana decise di disfarsene.

Il giorno successivo, mentre si bagnava nel Gange, egli notò un mendicante bengali che lavava una semplice, logora coperta e poi la stese ad asciugare. Sanatana avvicinò immediatamente quel semplice uomo e gli chiese se accettava di scambiare la sua coperta con una coperta costosa. Dapprima, naturalmente, il mendicante pensò che Sanatana si stesse prendendo gioco di lui, ma Sanatana lo rassicurò: “Non sto scherzando, dico sul serio. Vorrei davvero scambiare la mia preziosa coperta con la tua coperta lacera.” Il mendicante fu grato di accettare lo scambio.
Sanatana tornò da Caitanya Mahaprabhu con la vecchia coperta drappeggiata sulle spalle. Quando il Maestro gli chiese che fine avesse fatto la sua coperta e Sanatana gli ebbe raccontato la storia, entrambi si sentirono visibilmente soddisfatti. Allora Sri Caitanya disse: “Ho considerato questo argomento con una certa profondità. Poiché Sri Krishna è assai misericordioso, Egli ha annullato il tuo attaccamento alle cose materiali. Perché Krishna dovrebbe permetterti di mantenere un’ultima briciola di attaccamento alla materia? Dopo aver annullato una malattia, un buon medico non permette a ogni minima traccia della malattia di rimanere nel corpo.”

Il Gosvami era d’accordo: “Sri Krishna, Dio, la Persona Suprema, mi ha salvato dalla vita peccaminosa dell’esistenza materiale. Per Suo volere, anche l’ultima particella del mio attaccamento materiale se n’è andata.” Oltre a questo apprezzamento della misericordia del Signore, Sanatana riconobbe la sua buona fortuna di potersi associare con Sri Caitanya, l’apparizione più esoterica del Signore. “Grazie alla Tua misericordia incondizionata”, disse a Sri Caitanya, “Tu mi hai liberato dal sentiero del materialismo. Ora, per la stessa misericordia senza causa, ti prego, dimmi qual è il mio dovere?”

Gustando questo scambio con Sri Caitanya, Sanatana cominciò a porre domande a proposito della Verità Assoluta. “Chi sono?”, chiese Sanatana, “Perché le sofferenze dell’esistenza materiale permeano la mia vita? E qual è il fine supremo?” In questo modo, umilmente, Sanatana pose domande generiche che potevano essere poste da chiunque, perché egli voleva ricevere risposte chiare, autorevoli, da Sri Caitanya, il Quale gli espose sobriamente tutti i segreti della saggezza vedica.

Per iniziare, il Maestro spiegò la posizione ontologica della minuta, ordinaria anima spirituale. Tutte le anime sono costituzionalmente servitrici di Krishna, disse Sri Caitanya, ed esse sono Sue particelle infinitesimali. L’anima è connessa a Dio nello stesso modo in cui la luce del sole è connessa con il sole. L’anima è l’energia e Dio è la fonte dell’energia. Il sole e la luce del sole, in un certo senso, sono una cosa sola. Quando il sole è presente, è presente anche la luce del sole. E viceversa. Ma il sole e la luce del sole sono anche simultaneamente differenti. Se la luce del sole entra nella camera di qualcuno, crea una piacevole sensazione. Ma se in quella stessa stanza entrasse il sole stesso, non sarebbe possibile sopravvivere a questa esperienza. Così, il sole e la luce del sole sono qualitativamente simili — sono entrambi ardenti— ma sono quantitativamente differenti. Ed è la stessa cosa per ciò che riguarda Dio e gli esseri viventi.
Questa filosofia della “simultanea unità e differenza con Dio”, conosciuta anche come acintya-bhedabheda-tattva nel linguaggio di Sri Caitanya, costituisce il punto centrale della Sua dottrina. David Haberman elabora:

“Nel sistema dei Gosvami, che sostiene una posizione di differenziazione all’interno della non-differenziazione (acintya-bhedabheda-tattva), l’individuo è reale e separato dalla Verità Assoluta, pur mantenendo un’unità con Essa. Qui, inoltre, l’esperienza personale è assai preziosa. Rupa frequentemente sottovaluta il fine sostenuto dal Vedanta, dell’unione ossia moksa (vedere il Bhakti-rasamrita-sindhu, 1.1.4, 14, 17, 32, 34) perché come sarebbe possibile avere una relazione con Krishna se si è perduta l’individualità? (il vaisnava parla di assaggiare lo zucchero, senza diventare zucchero.) Il fine non è perdere l’essenza individuale, ma piuttosto superare l’ignoranza che ci impedisce di realizzare chi siamo realmente. L’intento della bhakti è la trasformazione dell’identità, non l’identificazione vedantica con l’Uno indifferenziato. Questa è una delle maggiori differenze tra la bhakti e l’induismo vedantico. Rupa afferma che in definitiva ogni persona è un personaggio dei Vraja-lila —un servitore, un amico, un superiore o, ancor più importante, un amante di Krishna— ma non è mai Krishna Stesso. L’esperienza dell’amore richiede un oggetto e un soggetto. Così, si evita l’assorbimento nell’Assoluto e si aspira a una relazione eterna con Krishna.”

Perciò Sri Caitanya definì gli esseri viventi simultaneamente uniti con Dio, ma nello stesso tempo differenti da Lui. Gli esseri viventi tuttavia sono soltanto una delle molteplici energie di Dio, e Sri Caitanya voleva offrire a Sanatana una comprensione più completa, descrivendo altre, più confidenziali categorie di questa energia.
Le energie “dirette” di Krishna, per esempio, si estendono da Srimati Radharani, la più elevata manifestazione di queste energie, ai suddetti ordinari esseri viventi. Ma anche gli elementi sottili della materia, come mente, intelligenza e falso (o illusorio) ego, sono annoverati a loro volta tra le energie di Krishna. Queste però sono definite “indirette”, perché sono qualitativamente distanti dal principio spirituale. Questa energia si estende al livello della materia grossolana, o agli elementi materiali inerti. Ciò nonostante, sono tutte energie di Dio, e furono spiegate in modo particolareggiato a Sanatana Gosvami.

In seguito Sri Caitanya Mahaprabhu analizzò brevemente le tre concezioni primarie della Verità Assoluta, ossia le manifestazioni di Brahman, Paramatma, e Bhagavan del Supremo. Riferendosi alle antiche Scritture vediche e alla logica, Sri Caitanya dimostrò a Sanatana che la concezione del Brahman è elementare. È l’idea impersonale della divinità, che sostiene che Dio è una forma astratta, indescrivibile in termini concreti. Si può giungere a questo livello di comprensione, grazie a esercizi mentali disciplinati (jnana-yoga).

Superiore a questa, tuttavia, è la concezione del Paramatma, in cui si realizza che l’Assoluto amorfo possiede anche un aspetto più localizzato, e che in realtà Egli permea ogni atomo in questa forma personale. Gli yogi dediti alla meditazione, dopo una vita di estenuante controllo dei sensi e di sviluppo della concentrazione, possono raggiungere questo livello di realizzazione spirituale (ma non è verosimile che gli yogi moderni possano fare molti progressi su questo sentiero, perché, secondo le Scritture che descrivono il metodo dello yoga, questo procedimento richiede centinaia se non migliaia di anni di perfezionamento.)

L’aspetto Bhagavan è il più elevato, e culmina nella piena realizzazione della persona Suprema, Krishna, e nel sincero entusiasmo di adorarLo con il canto e la danza. Questo è il metodo raccomandato per l’era attuale, e Sri Caitanya naturalmente consigliò a Sanatana Gosvami di seguire coscienziosamente questa via. Colui che raggiunge la perfezione in questa disciplina è definito un suddha-bhakta, ossia un puro devoto del Signore. Non esiste un raggiungimento più elevato.
Sri Caitanya quindi descrisse elaboratamente la metodologia dell’apparizione di Krishna (avatara). Dapprima, Egli disse a Sanatana: Krishna esiste nella Sua forma originale autoesistente (svayam-rupa), che suona il flauto nella Sua posizione a tre curve. Questa forma poi si estende nelle Sue varie manifestazioni ipostatiche (tad-ekatma-rupa), le quali possono differire nell’apparizione, e a volte, nella potenza. Queste forme sono comunque o manifestazioni di Krishna o un’espansione plenaria diretta. Esistono anche espansioni plenarie indirette, e furono enumerate da Sri Caitanya. Un altro genere di espansione include il rappresentante potenziato di Krishna (avesa-avatara).

Sri Caitanya spiegò inoltre che Krishna Si espande in Radharani grazie ai tre aspetti primari della Sua potenza: sandhini, samvit, e hladini. Questi si espandono gradualmente nella Sua energia yogamaya, che è essenzialmente spirituale per natura, e nella Sua potenza maha-maya, la quale è un’ulteriore espansione atta a manifestare il mondo materiale. Sviluppando completamente queste idee, Sri Caitanya fornì a Sanatana informazioni dettagliate a proposito della natura di Dio.
Essenzialmente, Sri Caitanya descrisse la completa rivelazione vedica riguardo alla relazione dell’uomo con il Supremo (sambandha-jnana), Egli elaborò il metodo per sviluppare questa relazione (abhideya-jnana), e offrì particolari a proposito del fine supremo di tale relazione (prayojana-jnana), che si realizza con il servizio diretto e tangibile a Dio, compiuto con amore e devozione.

Dopo aver istruito Sanatana Gosvami, per due mesi Sri Caitanya riunì i Suoi molti seguaci e li impegnò in un imponente programma di festival nagara-sankirtan, cantando Hare Krishna, Hare Krishna, Krishna Krishna, Hare Hare, Hare Rama, Hare Rama, Rama Rama, Hare Hare con tutti gli abitanti di Benares. Stando alla Caitanya-caritamrita, tutti questi residenti di Benares diventarono devoti di Krishna grazie all’associazione di Sri Caitanya.

Presto il Maestro volle recarSi a Puri, e Sanatana Gosvami desiderava accompagnarLo. Tuttavia, Sri Caitanya istruì Sanatana a recarsi a Vrindavana, proprio come aveva istruito prima Rupa e Anupama. Sanatana prese immediatamente a cuore le parole di Sri Caitanya e si mise in viaggio verso la più santa delle città. Una volta là, egli incontrò Subuddhi Roy, uno dei seguaci di Sri Caitanya, il quale gli disse della breve permanenza di Rupa e Anupama, e aggiunse che entrambi erano partiti rapidamente per Puri al fine di incontrare il Maestro. Sanatana decise di fare come loro, e dopo aver visitato le dodici foreste di Vrindavana, proseguì sulla strada verso Puri.
Sanatana viaggiò nel più austero dei modi, prendendo pochissimo cibo e acqua, e dormendo sotto un albero diverso ogni notte. Per ricordare le attività del suo Maestro, egli attraversò la foresta Jharikhanda, ripercorrendo il sentiero seguito da Caitanya Mahaprabhu. Sfortunatamente Sanatana si ammalò di un grave caso di eczema per essersi bagnato e aver bevuto l’acqua stagnante dei vari pozzi della foresta. Il danno si aggiunse alla beffa quando giunse finalmente a Puri, dove scoprì che Anupama era spirato e Rupa era partito per Vrindavana prima che lui arrivasse.

Mentre stava a Puri, i problemi di Sanatana furono alleviati grazie all’associazione con Haridasa Thakura, il “maestro del santo nome”, un titolo che gli era stato conferito da Sri Caitanya in onore del suo canto giornaliero di 300.000 nomi di Krishna. Ogni giorno, dopo essere stato al tempio a vedere il Signore Jagannatha, Sri Caitanya era solito visitare Haridasa Thakura e allora incontrava anche Sanatana Gosvami. Entrato nella stanza (siddha-bakula) di Haridasa, Egli abbracciò Sanatana con grande affetto. Ciò disturbò il Gosvami. Egli si sentì squalificato per essere stato abbracciato da qualcuno tanto puro come Sri Caitanya. Inoltre, il suo eczema si era aggravato e le escoriazioni sul suo corpo a volte secernevano sangue e pus, che spesso colavano sulla delicata pelle del Maestro. Ciò era intollerabile per Sanatana, il quale disse che avrebbe preferito lasciare la propria vita piuttosto che contaminare il corpo di Sri Caitanya in quella maniera.

Nello stesso momento in cui Sanatana progettava di gettarsi sotto le poderose ruote del carro del Ratha-yatra, durante la parata del festival annuale, Sri Caitanya disse: “Non è vero che hai abbandonato corpo e anima a Krishna? Se la tua vita è di Krishna, allora non hai diritto di porvi fine. L’ora della tua dipartita dipende da Lui! Tu non puoi fare cattivo uso della proprietà altrui.” In questo modo Sanatana comprese che il suicidio è una colpa, e non importava quanto egli si sentisse un offensore, era comunque suo dovere vivere e servire Krishna al meglio delle sue possibilità. Infatti Sri Caitanya lo informò che Egli contava di fare molto con l’aiuto del suo corpo e della sua mente. Sri Sanatana Gosvami era un prezioso strumento nelle mani di Caitanya Mahaprabhu.

Trascorsero mesi, e finalmente Sri Caitanya disse a Sanatana di recarsi a Vrindavana per lavorare con Rupa. Egli in particolare voleva che Sanatana scrivesse una smriti vaisnava, un libro centrato sulle norme e le regole, e gli fornì uno schema di base per completare il suo lavoro. In seguito Sanatana lo pubblicò con il titolo di Hari-bhakti-vilasa col nome di Gopala Bhatta Gosvami, perché Gopala aveva sviluppato l’opera e aveva fornito informazioni aggiuntive. Sri Caitanya chiese a Sanatana anche di assistere Rupa a scoprire i luoghi santi vaisnava perduti, e a stabilire templi meravigliosamente opulenti.

Attraversando ancora una volta la densa foresta Jharikhanda (questa volta con le annotazioni tenute da Balabhadra Bhattacarya, il quale aveva documentato l’esatto sentiero percorso da Sri Caitanya), e poi le città di Benares e Prayag, Sanatana giunse a Vrindavana. Quando arrivò vide che non c’era alcun tempio. Quella che una volta era stata la città della gioventù di Krishna, giaceva ora desolata come un campo vuoto. Il primissimo tempio di Vrindavana —il tempio di Madan-Mohan— sarebbe stato instaurato da Sanatana Gosvami. I suoi sforzi stabilirono un precedente, e gradualmente furono costruiti altri templi. Oggi Vrindavana vanta circa 5.000 templi.

Come la Divinità di Govinda installata più tardi da Rupa Gosvami, anche la Divinità di Madana-Mohan si dice che sia stata prodotta da Vajra, il pronipote di Krishna. Per proteggere queste Divinità durante le violente invasioni musulmane, esse furono sepolte, e fino al tempo dei Gosvami, andarono perdute o dimenticate. Il recupero di queste Divinità rientrava nell’ordine impartito da Sri Caitanya ai Gosvami.

La storia che si riferisce alla riscoperta di Madan-Mohan è particolarmente attraente. A quanto sembra, Sanatana ebbe un sogno in cui una meravigliosa Divinità di Krishna veniva adorata da un umile sacerdote della città di Mathura. Sanatana pensò che se egli avesse potuto adorare quella particolare Divinità in modo superbo, ciò avrebbe potuto attrarre molte persone alla coscienza di Krishna. Almeno in sogno, però, la Divinità apparteneva a questo umile brahmana, e Sanatana non riusciva a convincerlo a separarsi da Lei. Il sogno terminò senza che questo dilemma si risolvesse.
Il giorno successivo tuttavia, Sanatana uscì per chiedere le elemosine com’era sua abitudine, e giunse alla casa di un povero brahmana di nome Purusottam Caube. Entrando nella sua casa, Sanatana vide che gli eventi del sogno della notte precedente erano realtà. Sanatana fissò la meravigliosa forma di Madan-Mohan, la stessa Divinità che era apparsa nel suo sogno. Egli sapeva che questa Divinità doveva essere adorata sontuosamente, affinché tutti la potessero vedere.

Ciò nonostante, proprio come nel sogno di Sanatana, il sacerdote dapprima rifiutò di rinunciare alla sua Divinità, ma più tardi, quella medesima sera, Madan-Mohan Stesso si presentò in sogno al sacerdote e insistette affinché egli riconsiderasse la sua decisione. Accondiscendendo al desiderio di Madan-Mohan, il sacerdote affidò la sua Divinità a Sanatana Gosvami. Il giorno seguente Sanatana trasportò la Divinità sul lato opposto di Vrindavana e stabilì l’adorazione di Madan-Mohan in una piccola capanna. Il magnifico tempio, che presto sarebbe stato costruito per la Divinità fu eretto dove una volta si trovava quella capanna.

La costruzione del tempio può essere attribuita a un ricco mercante di sale di nome Krishnadas Kapoor, il quale un giorno stava trasportando i suoi prodotti con una barca fino al mercato di Agra. Quando la barca si arenò su di un litorale sabbioso proprio di fronte alla capanna di Sanatana, il Kapoor cominciò a pregare per chiedere aiuto a Dio. Vedendo la disperazione di Kapoor, Sanatana lo invitò ad adorare Madan-Mohan, e mentre egli pregava davanti alla Divinità, la barca si disincagliò. Così Kapoor riuscì a completare le sue vendite, e avendo ricavato una grande somma di denaro, il ricco mercante si sentì in debito nei confronti di Madan-Mohan e finì con l’accettare il finanziamento della costruzione del tempio di Madan-Mohan. Il maestoso edificio che esiste oggi venne completato nel corso degli anni (1580).

Dopo aver stabilito fermamente l’adorazione di Madan-Mohan, in tutta la sacra terra furono introdotte varie Divinità e la Loro adorazione. Govindadev, Radha-Ramana, Gopinatha, Jugal-Kishor, Banke-Bihari, Radha-Ballabha, Radha-Syamasundara, Radha-Gokulananda, Radha-Damodara, e le Divinità di Krishna-Balarama (installate negli anni ’70 dall’ISKCON, l’Associazione Internazionale per la Coscienza di Krishna) e sono le Divinità principali di Vrindavana. Ma la Madan-Mohan di Sanatana Gosvami è, per diverse ragioni, la più importante.

Sua Divina Grazia A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada conferma l’importanza di Madan-Mohan:
“Srila Sanatana Gosvami è il maestro spirituale ideale perché egli accorda il rifugio ai piedi di loto di Madan-Mohan. Sebbene una persona possa non essere capace di recarsi nella santa terra di Vrindavana a causa della sua dimenticanza della propria relazione con Dio, la Persona Suprema, può comunque ottenere un’adeguata opportunità di recarsi a Vrindavana e trarre ogni beneficio spirituale grazie alla particolare misericordia di Madan-Mohan... Nella sua Caitanya-caritamrita, Krishnadas offre dapprima i suoi omaggi a Madan-Mohan vigraha (la Divinità di Madan-Mohan), la Divinità che ci può aiutare a progredire nella coscienza di Krishna.”

Insieme a Madan-Mohan, la Divinità di Govindadeva di Rupa Gosvami e la Divinità di Gopinatha di Madhu Pandita sono la vita e l’anima dei vaisnava seguaci di Sri Caitanya. Madan-Mohan rappresenta la sambandha-tattva; Govindadev rappresenta l’abhideya-tattva; e Gopinatha rappresenta la prayojana-tattva, come afferma Srila Prabhupada:

“Queste tre Divinità hanno qualità molto particolari. L’adorazione di Madan-Mohan si attua al livello in cui si ristabilisce la nostra dimenticata relazione con Dio, la Persona Suprema. All’inizio della nostra vita spirituale dobbiamo quindi adorare Madan-Mohan, in modo che Egli possa attrarci e distruggere il nostro attaccamento per il piacere dei sensi. Questa relazione con Madan-Mohan è necessaria per i devoti neofiti. Quando si desidera offrire un servizio al Signore con un forte attaccamento, si deve adorare Govinda al livello del servizio trascendentale. ...Quando per la grazia di Krishna e dei devoti si raggiunge la perfezione nel servizio devozionale, è possibile apprezzare Krishna come Gopijana-vallabha, la Divinità di piacere delle ragazze di Vraja.”

Cantato tre volte al giorno dai brahmana, il famoso Gayatri-mantra viene a sua volta ripetuto per onorare questa progressione di Divinità —Madan-Mohan, Govinda, e Gopinatha— citando in modo specifico i Loro nomi. Una strofa del mantra inizia nel modo seguente: “klim krsnaya govindaya gopijanaballabhaya...” Tradizionalmente, “Krishnaya” si riferisce a Madan-Mohan, “Govindaya” si riferisce a Govindadeva; e “Gopijana-vallabhaya” si riferisce a Gopinatha.
A queste tre Divinità si fa ancora riferimento nell’ultima strofa del Gayatri-mantra, conosciuto come il Kama-gayatri: “klim kamadevaya vidmahe puspa-banaya dhimahi tan no ‘nangah prachodayat”. Il significato intimo di questo verso è assai confidenziale, ma Srila Prabhupada lo spiega in relazione a queste tre Divinità:

“Krishna è chiamato Kamadeva o Madan-Mohan, la Divinità che stabilisce la nostra relazione con Krishna. Govinda, o Puspa-bana, Colui che porta una freccia fatta di fiori, è Dio, la Persona Suprema che accetta il nostro servizio devozionale. Ananga, o Gopijanaballabha , soddisfa tutte le gopi ed è il fine supremo della vita.”

Essendo la persona che stabilì l’adorazione di Madan-Mohan, Sanatana Gosvami occupa una posizione speciale nella linea di successione dei maestri che proviene da Caitanya. Egli è il maestro rappresentativo del sambandha-jnana, ossia la conoscenza della nostra relazione devozionale con Krishna. Rupa Gosvami, il cui nome è inseparabilmente connesso con quello di Govindadeva, è il maestro rappresentativo di abhideya-jnana, ossia la conoscenza che permette di sviluppare questa relazione con Krishna. È interessante, tuttavia, che Raghunatha dasa Gosvami, e non Madhu Pandita, (un contemporaneo del Gosvami, che di solito viene connesso con la Divinità di Gopinatha), sia considerato il maestro rappresentativo del prayojana-jnana, la perfezione dell’amore per Dio.

Ciononostante, è detto che Raghunatha dasa Gosvami accetta i piedi di loto di Sri Rupa come la sua ispirazione più elevata e Rupa, in cambio, accetta Sanatana Gosvami come suo maestro spirituale e il Signore della sua vita. In questo senso la vita spirituale è ciclica, perché non esiste il concetto di più elevato o inferiore in un regno in cui ognuno compete per essere il più elevato servendo il più basso. Si può quindi affermare che un devoto insegue l’altro, e tutti inseguono Krishna.

Il mondo materiale ha una sorta di sistema di “inseguimento” di sé stesso, e quando non si rincorre la gratificazione grossolana o sottile, si scopre di inseguire Dio a propria volta, ma per ragioni materiali: per diventare uguale a Lui o per superarLo. Spesso questo inseguimento è inconsapevole. Ciò nonostante, ha il suo effetto, ed è un buon esempio di ciò che accadde nell’anno 1670, quando il fanatico Imperatore moghul Aurangzeb ordinò la distruzione di tutte le immagini sacre e dei templi. Solo lui era il monarca, e non avrebbe condiviso la sua posizione con un semplice pastorello di nome Krishna.
A quel tempo, per proteggere il Signore della loro vita, un gruppo di semplici abitanti di villaggio trasferirono la Divinità di Madan-Mohan da Vrindavana a Jaipur. Poco dopo il regno dell’imperatore moghul, però, quando la Divinità era ancora in salvo, fu trasferita a Karoli, questa volta su richiesta della principessa di Jaipur. Lei e suo marito, il re di Karoli, costruirono un opulento tempio per Madan-Mohan, che è rimasto in quel luogo fino ai giorni nostri.

Avendo fermamente stabilito l’adorazione di Madan-Mohan, Sanatana Gosvami fu libero di dedicarsi alla letteratura trascendentale. Alcuni dei libri compilati da Sanatana Gosvami sono: l’Hari-bhakti-vilasa (edito da Gopala Bhatta), il Brihad-bhagavatamrita, il Dasama-tippani, e il Dasama-carita.
Il Brihad-bhagavatamrita, è un libro diviso in due parti, ognuna delle quali tratta dell’esecuzione del puro servizio devozionale. La prima parte è uno studio analitico dei segreti della saggezza vedica, inclusa una dettagliata descrizione di altri pianeti —dal mondo materiale fino al regno di Dio.
Vi si trovano anche descrizioni dei devoti, visti dai livelli inferiori fino a quelli più elevati. Brahma, per esempio, è definito il devoto che rappresenta la kama-misra-bhakti, ossia il livello del servizio devozionale che è ancora misto ai desideri interessati. Siva, d’altra parte, è il paradigma di un devoto che ha tracce del desiderio di conoscenza (jnana-misra-bhakti). Questo non per dire che Brahma o Siva si trovino necessariamente a questi livelli, ma per far capire che le persone situate allo stesso livello saranno attratte verso questi particolari metodi di servizio. I karma-kandi, o lavoratori interessati, sono di solito attratti da Brahma, mentre yogi e jnani sono predisposti nei confronti di Siva.

Entrando nel regno della suddha-bhakti, ossia del puro servizio devozionale, il rasa comincia a manifestarsi, e il Brihad-bhagavatamrita delinea accuratamente l’archetipo del devoto di ogni livello. Prahlada, per esempio, rappresenta il santa-rasa, l’amore neutrale, perché la sua relazione con Dio consiste principalmente nell’offerta di preghiere come opposte al servizio attivo. Più elevato è Hanuman, perché egli è il servitore ideale (dasya-rasa). Oltre questo stadio troviamo i Pandava, che rappresentano la relazione amichevole (sakhya-rasa). Ma l’amore dei Pandava impallidisce accanto a quello degli Yadava, gli associati intimi di Krishna a Dvaraka, guidati da Uddhava. Il suo amore è quasi uguale a quello di madre Yasoda e Nanda Maharaja, i genitori adottivi di Krishna (vatsalya-rasa). La gerarchia, naturalmente, culmina nell’amore delle gopi, guidate da Srimati Radharani. Questo è il più ambíto dei madhurya-rasa, il livello più elevato: la piattaforma dell’amore coniugale.
Dopo aver spiegato questo argomento con qualche esempio, Sanatana Gosvami inizia la seconda parte del suo Brihad-bhagavatamrita. Esso ci informa sulle glorie del mondo spirituale, conosciuto come Goloka-mahatmya-nirupana, oltre a spiegare il metodo della rinuncia al mondo materiale. In modo scientifico, analitico, Sanatana conduce i suoi lettori attraverso ogni aspetto della vita spirituale. In sintesi, il Brihad-bhagavatamrita è composto di quattordici capitoli, sette capitoli per ognuna delle due parti.

Il Dasama-tippani è il commentario di Sanatana al decimo canto dello Srimad-Bhagavatam. Un altro nome di questo commentario è Brihad-Vaishnava-toshani-tika. Quest’opera descrive chiaramente la prospettiva caitanyta rispetto a ogni attività di Krishna, e costituisce quindi l’autentica e più intima interpretazione delle Scritture. Il Dasama-tippani fu poi dato a Jiva Gosvami per essere pubblicato, e quella versione venne pubblicata separatamente con il titolo di Laghu-tosani. Questi due commentari al decimo Canto sono entrambi contributi incalcolabili nel magazzino della letteratura vaisnava caitanyta. Sebbene Sanatana abbia scritto altri libri di rilievo, come il Dasama-carita, i suoi Hari-bhakti-vilasa, Brihad-bhagavatamrita, e Dasama-tippani rimangono quelli più importanti.
Infatti l’importanza delle realizzazioni letterarie di Sanatana Gosvami non può mai essere posta in sufficiente rilievo. Glorificando le virtù di questa letteratura, Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada ha scritto:

“Sri Sanatana Gosvami Prabhu, il maestro della scienza del servizio devozionale, scrisse molti libri, tra i quali è molto famoso il Brihad-bhagavatamrita. Chiunque desideri approfondire la sua conoscenza a proposito dei devoti, del servizio devozionale e di Krishna, deve leggere questo libro. Sanatana Gosvami scrisse anche un commentario speciale al decimo canto dello Srimad Bhagavatam, conosciuto come Dasama-tippani, opera davvero tanto eccellente, tanto che la sua lettura può permettere di comprendere in profondità i divertimenti di Krishna e i Suoi scambi d’amore.”

In realtà, Sanatana Gosvami è l’amico più intimo di Sri Rupa. Questo può spiegare in parte la sua inclinazione per la letteratura trascendentale e la sua introspezione nella vita spirituale. Come ha rivelato Kavi Karnapura nel suo Sri Gaura-ganoddesa-dipika:

“L’amico più intimo di Rupa Manjari, conosciuto con i nomi di Rati Manjari e Labanga Manjari, è disceso come Srila Sanatana Gosvami. Egli era onorato da tutti ed era considerato l’estensione del corpo trascendentale di Sri Caitanya Mahaprabhu. Sanatana Kumara, il gioiello tra i saggi, entrò nel corpo di Sanatana Gosvami, il quale è quindi considerato anche una incarnazione di Sanatana Kumara.”

(da I sei Gosvami di Vrindavana di Satyaraja dasa, Steven Rosen - All rights reserved)

FAQ

Che cos'è il bhakti-yoga?

Bhakti deriva dalla parola sanscrita bhaj, che significa servizio amorevole. Yoga in sanscrito significa connessione. Bhakti yoga significa connettersi al supremo per mezzo dell'amore del puro servizio devozionale.Tutti noi abbiamo amore o Bhakti dentro di noi; tuttavia, è in uno stato dormiente. C'è un modo semplice per risvegliare questo servizio d'amore dormiente a Dio, la Persona Suprema. Questo processo è stabilito dal Signore Sri Krishna nella Bhagavad Gita. Il Signore, Sri Chaitanya Mahabrabhu, l'incarnazione del Signore Krishna in questa era attuale ha misericordiosamente reso questo processo molto semplice e piacevole. Srila prabhupada, il fondatore dell'ISKCON, ha reso questo processo famoso in tutto il mondo. Il processo del risveglio dell'amore non è solo purificante ma anche pienamente soddisfacente. Questo processo di purificazione consiste in tre principi principali: canto, danza e festa. Il canto dei puri nomi del Signore può essere fatto semplicemente cantando regolarmente l'Hare Krishna mahamantra - Hare Krishna Hare Krishna / Krishna Krishna Hare Hare / Hare Rama Hare Rama / Rama Rama Hare Hare. Il canto può essere fatto come giri minimi fissi sul japa mala o può essere fatto insieme in congregazione con strumenti musicali. La danza è anche una parte importante della purificazione per raggiungere l'amore. La danza è fatta con grazia davanti al Signore. La danza impegna tutto il nostro corpo nella glorificazione di Dio, la Persona Suprema. Banchettare significa solo mangiare cibo che è stato specificamente cucinato e offerto amorevolmente a Sri Krishna. Tale cibo o anche chiamato prasadam è privo di karma e non ci intrappola nel ciclo di nascite e morti ripetute.

Che cos'è la I.S.K.Con.?

La Società Internazionale per la Coscienza di Krishna è stata fondata nel 1966 da Prabhupada A.C. Bhaktivedanta Swami, venuto dall'India su ordine del suo Maestro Spirituale per predicare l'amore di Dio al popolo dell'Occidente. Prabhupada è in una linea di successione disciplica che risale direttamente a 500 anni fa, quando Sri Chaitanya apparve in India, e da lì ancora più indietro di 5000 anni, al tempo in cui Krishna parlò per la prima volta La Bhagavad Gita al Suo discepolo Arjuna. La Coscienza di Krishna è vissuta come un processo di auto purificazione. I suoi mezzi e il suo fine sono un segreto di Pulcinella, e non vi è alcun onere finanziario per imparare la Coscienza di Krishna o ricevere l'iniziazione al canto del mantra Hare Krishna. L'essenza del servizio devozionale a Krishna è che si prende qualunque capacità o talento si abbia e lo si combina con gli interessi del Supremo Goditore, il Signore, Sri Krishna. Lo scrittore, scrive articoli per Krishna e noi pubblichiamo periodici in questo modo. L'uomo d'affari, fa affari per fondare molti templi in tutto il paese. I capifamiglia, allevano i figli nella scienza di Dio, e marito e moglie vivono in mutua cooperazione per il progresso spirituale. Queste attività sono svolte sotto la sanzione dell'esperto Maestro Spirituale e in linea con le Scritture. Il servizio devozionale nella Coscienza di Krishna significa cantare regolarmente nel tempio, ascoltare discorsi sui passatempi di Krishna dallo Srimad Bhagavatam e prendere cibi preparati e offerti a Dio, la Persona Suprema. Con libri, letteratura e documenti, la Società si dedica a risvegliare il pubblico mondiale allo stato normale ed estatico della Coscienza di Krishna, in modo che tutti possano riguadagnare la loro posizione eterna di servire favorevolmente la volontà di Krishna. Il canto congregazionale del Sankirtan viene portato alla gente: nei parchi pubblici, nelle scuole, in televisione, a teatro, per le strade. La Coscienza di Krishna non è la filosofia di un pigro. Piuttosto, cantando e impegnandosi nel servizio di Krishna, chiunque partecipi sperimenterà lo stato di "Samadhi", l'assorbimento estatico nella coscienza di Dio, 24 ore al giorno! Poiché la filosofia della Coscienza di Krishna non è settaria, qualsiasi uomo, indù o cristiano, migliorerà nella sua fede cantando il Santo Nome di Dio e ascoltando la Bhagavad Gita. Senza conoscenza, realizzazione e servizio amorevole all'Unico Dio Supremo, non può esserci religione. Che tutti si rallegrino nel Movimento del Sankirtan, e potremo così vedere l'adempimento della predizione fatta da Sri Caitanya 500 anni fa: che il canto dei Santi Nomi di Dio, Hare Krishna, sarebbe stato portato in ogni città e villaggio del mondo. Solo così potrà prevalere la vera pace. È' sublime e facile.

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Chi è Krishna?

Nella filosofia del Bhakti Yoga, la Verità Assoluta è conosciuta come una persona. Il suo nome è Krishna, una parola sanscrita che significa “coLui che attrae tutti”. Krishna è l'oggetto più attraente dell'amore della tua anima. Ogni essere vivente cerca il piacere. L'essenza del piacere è il piacere dell'amore. Ne abbiamo bisogno. Senza amare qualcuno ed essere amati da qualcuno, la vita è molto vuota e superficiale. L'origine di quell'amore è l'amore dell'anima per Dio e l'amore di Dio per l'anima. Siamo attratti da qualcuno che è bello, potente, colto, famoso, rinunciato, ricco. Queste sono opulenze che attirano il nostro cuore. Il nome Krishna significa che possiede tutte le opulenze nella loro totalità. Egli è la fonte di tutta la bellezza, di tutta la forza, di tutta la conoscenza, di tutta la ricchezza, di tutta la fama e di ogni rinuncia. E l'amore di Krishna per l'anima è illimitato e incondizionato. Questo è Krishna. Egli è il nostro eterno padre, la nostra eterna madre, il nostro eterno amico, il nostro eterno amante. Potremmo servire Krishna attraverso il sentiero della bhakti. Bhakti è il processo che Dio ci ha dato attraverso il quale possiamo servirlo 24 ore al giorno. Krishna è nei nostri cuori. Krishna è nel cuore di ogni essere vivente. Krishna è dentro ogni atomo e tra gli atomi attraverso le sue varie energie. Ma alla fine, la fonte di tutto è quella persona divina, quella persona onnipotente, amorevole e attraente con cui desideriamo eternamente ricongiungerci. Bhakti Yoga significa ricongiungersi con la nostra fonte, con Dio, attraverso atti di devozione, ricordandoci di lui, cantando i Suoi nomi e le Sue glorie, pregandolo, adorando la divinità, rendendo servizio a Lui, ai Suoi devoti e a tutti gli esseri viventi. Questi sono i modi attraverso i quali potremmo sempre sentire la presenza di Dio.

Chi ha iniziato il Movimento Hare Krishna?

Nel 1965, Sua Divina Grazia A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada viaggiò da solo dall'India agli Stati Uniti d'America per stabilire la tradizione senza tempo della coscienza di Krishna nel mondo occidentale. Ha fondato da solo l'International Society for Krishna Consciousness (I.S.K.CON.), una società mondiale di oltre 500 templi, comunità agricole e scuole, con un'adesione di oltre tre milioni di membri in Occidente, cinquanta milioni in tutto il mondo. Srila Prabhupada ha tradotto oltre 50 libri sulla coscienza di Krishna, ora disponibili in oltre 65 lingue. Prima di morire nel 1977, fece in modo che il movimento fosse guidato da una Commissione del Corpo Direttivo composta dai suoi discepoli più anziani. Inoltre, dopo la dipartita di Srila Prabhupada, i suoi stessi discepoli iniziarono ad accettare discepoli, portando avanti l'antico sistema della successione disciplica. Pertanto, ha toccato abbastanza persone che possono trasmettere questa conoscenza ad altri che questo movimento continuerà anche nel futuro.

Chi sono io?

Queste sono le domande secolari che ogni filosofo nel corso dei secoli ha cercato di comprendere e comprendere. Dopo tutto, come saprai cosa fare nella vita se non sai nemmeno chi o cosa sei? " Tuttavia, l'antica letteratura vedica dell'India ha fornito le risposte più chiare che sono state trovate ovunque per rispondere a queste domande. Ad esempio, il Mundaka Upanishad (3.1.9) spiega che l'essere vivente è l'anima e che: "L'anima è di dimensioni atomiche e può essere percepita dalla perfetta intelligenza. Questa anima atomica è situata nel cuore e diffonde la sua influenza su tutto il corpo delle entità viventi incorporate. Quando l'anima viene purificata dalla contaminazione dei cinque tipi di aria materiale, la sua influenza spirituale viene esibita.

"Il Chandogya Upanishad (6.11.3) afferma anche che sebbene il corpo avvizzisca e muoia quando il sé o l'anima lo abbandonano, il sé vivente non muore. Ulteriore illuminazione è data nello Srimad-Bhagavatam (7.2.22) in cui spiega che l'anima spirituale non ha morte ed è eterna ed inesauribile. È completamente diverso dal corpo materiale, ma per essere stato fuorviato dall'abuso della sua leggera indipendenza, è obbligato ad accettare corpi sottili e grossolani creati dall'energia materiale e quindi essere sottoposti alla cosiddetta felicità materiale e angoscia.La natura eterna del sé viene anche spiegata nella Bhagavad-gita dal Signore Sri Krishna, dove Egli dice specificamente che non c'è mai stato un tempo in cui Lui non esistesse, né alcuno degli esseri viventi, incluso te. L'anima incarnata passa continuamente dalla fanciullezza alla giovinezza fino alla vecchiaia in questo corpo. ">Ma per chi si è realizzato da solo, non c'è sconcerto in un simile cambiamento. Si spiega inoltre che dovremmo sapere che ciò che pervade l'intero corpo attraverso la coscienza è indistruttibile. Nessuno è in grado di distruggere l'anima imperitura. Solo il corpo materiale dell'eterno essere vivente è soggetto alla distruzione. Per l'anima non c'è mai nascita né morte. Non viene ucciso quando il corpo muore o viene ucciso. Come una persona indossa nuovi indumenti, rinunciando a quelli vecchi, allo stesso modo, l'anima accetta nuovi corpi materiali, rinunciando a quelli vecchi e inutili. Certamente questa conoscenza può alleviare chiunque dall'ansia che viene dal pensare che la nostra esistenza sia finita alla morte. Spiritualmente, non moriamo; tuttavia, il corpo viene utilizzato fino a quando non è più adatto per continuare. A quel tempo, potrebbe sembrare che moriamo, ma non è così. L'anima continua il suo viaggio verso un altro corpo secondo il suo destino.

Viene anche spiegata l'indistruttibilità dell'anima. L'anima individuale è infrangibile e insolubile, e non può essere né bruciata né secca. L'anima è eterna, immutabile e eternamente uguale. Sapendo questo, non dovremmo addolorarci per il corpo temporaneo. Quindi, il corpo si assottiglia e muore ma l'anima non muore: semplicemente cambia corpo. Pertanto, il corpo è come una camicia o un cappotto che indossiamo per qualche tempo, e quando è consumato, lo cambiamo per uno nuovo. Pertanto, la letteratura vedica, come la Chandogya Upanishad (8.1.1), menziona che la conoscenza del sé interiore è ciò che dovrebbe essere cercato e compreso da tutti. Realizzare la propria identità spirituale risolve i problemi e i misteri della vita. Più realizziamo la nostra identità spirituale, più vedremo che siamo oltre questi corpi materiali temporanei e che la nostra identità non è semplicemente un corpo bianco, o nero, o giallo, o grasso, magro, intelligente, stupido, vecchio , giovane, forte, debole, cieco, ecc. La cecità reale significa non essere in grado di vedere attraverso le condizioni corporee temporanee e superficiali e nella persona reale interiore. Vedere la realtà significa riconoscere la natura spirituale di tutti. Lo Srimad-Bhagavatam (11.28.35) spiega che l'anima è auto-luminosa, al di là della nascita e della morte, e illimitata dal tempo o dallo spazio e, quindi, oltre ogni cambiamento. Il Bhagavatam (11.22.50) sottolinea anche che come si assiste alla nascita e alla morte di un albero ed è separato da esso, allo stesso modo la testimonianza della nascita, della morte e delle varie attività del corpo è dentro ma separata da esso. La dimensione dell'anima è descritta anche nella Svetasvatara Upanishad (5.9): "Quando il punto superiore di un capello è diviso in cento parti e ancora ciascuna di tali parti è ulteriormente suddivisa in cento parti, ciascuna di tali parti è la misura della dimensione dell'anima spirituale. "Quindi considerando che il diametro di un tipico pelo è largo circa tre-millesimi di pollice, allora dividerlo in cento parti, e poi dividere una di quelle parti di nuovo in cento parti significa che sarebbe microscopico. E poiché è spirituale e non fatto di sostanza materiale, percepire la presenza dell'anima non è così facile. È invisibile alla nostra visione materiale. La Katha Upanishad riferisce che all'interno del corpo, più in alto dei sensi e degli oggetti dei sensi, esiste la mente. Più sottile della mente è l'intelligenza, e più alto e più sottile di quanto l'intelletto sia il sé. Quel sé è nascosto in tutti gli esseri e non brilla, ma è visto dai sottili veggenti attraverso il loro acuto intelletto. Da questo possiamo capire che all'interno del corpo fisico grossolano, composto da vari elementi materiali, come terra, aria, acqua, ecc., c'è anche il corpo sottile composto dai sottili elementi sottili della mente, dell'intelligenza e del falso ego. Le attività psichiche si svolgono all'interno del corpo sottile. È anche all'interno del corpo sottile in cui esistono i ricordi delle vite passate, per quanto profonde possano essere. Tuttavia, l'essere vivente ha la sua forma spirituale che è più profonda di questa sottigliezza, altrimenti non potrebbe aver ripetuto nascite. Una persona vede effettivamente il suo sé spirituale così come la presenza dell'Essere Supremo quando percepisce che sia il corpo grossolano sia quello sottile non hanno nulla a che fare con il puro sé spirituale interiore. Pertanto, si potrebbe chiedere che, poiché siamo separati dai corpi grossolani e sottili, perché ci identifichiamo così fortemente con il corpo materiale? Si spiega che sebbene il corpo materiale sia diverso dall'anima, è a causa dell'ignoranza dovuta all'associazione materiale che ci si identifica erroneamente con le condizioni corporee alte e basse. È ulteriormente elaborato che solo a causa della mente e dell'ego tale sperimentiamo felicità materiale e angoscia. Tuttavia, in realtà, l'anima spirituale è al di sopra di tale esistenza materiale e non può mai essere realmente influenzata dalla felicità materiale e dall'angoscia in qualsiasi circostanza. Una persona che percepisce veramente questo non ha nulla da temere dalla creazione materiale o dall'apparizione di nascite e morti. Così, può ottenere una vera pace. Il Chandogya Upanishad (8.1.5-6) ​​continua a spiegare che il sé è libero dal peccato e dalla vecchiaia, dalla morte e dal dolore, dalla fame e dalla sete, dalla lamento e dalla tristezza e da tutte le forme corporee identificazione. Desidera solo ciò che dovrebbe desiderare e non immagina altro che ciò che dovrebbe immaginare. Chi si allontana da questa vita senza aver scoperto il sé e quei desideri veri o spirituali non ha libertà in tutti i mondi. Ma quelli che partono da qui dopo aver realizzato la propria vera identità spirituale e quelle inclinazioni spirituali hanno la libertà in tutti i mondi. Quindi, per riassumere, l'anima è una particella di coscienza e beatitudine nel suo stato purificato di essere. Non è materiale in alcun modo. È ciò che parte dal corpo al momento della morte e, nel corpo sottile, trasporta le sue impressioni, i desideri e le tendenze mentali, insieme ai risultati karmici delle sue attività da un corpo all'altro. Comprendere e percepire questo sé, che è la nostra autentica identità spirituale, è il vero obiettivo della vita. Tale realizzazione allevia uno di ulteriore esistenza materiale. Come è spiegato, coloro che hanno purificato la loro coscienza, sono stati assorbiti dalla conoscenza spirituale e hanno assolto ogni impurità nella mente, sono liberati dal karma che li libera da qualsiasi nascita futura. Sono liberi da altre nascite nel mondo materiale e vengono liberati nell'atmosfera spirituale. Come fare questo è il risultato finale dell'esistenza umana.

Da dove provengono le vostre Scritture?

Sebbene il movimento Hare Krishna sia stato fondato in Occidente solo nel 1966, le sue radici si estendono per migliaia di anni nel passato, nella tradizione vedica dell'India. I Veda erano originariamente una tradizione vocale, ma poi furono scritti in sanscrito più di 5000 anni fa. Il compilatore della letteratura vedica, Srila Vyasadeva, divise la conoscenza vedica in vari dipartimenti di conoscenza, materiale e spirituale, affidando ai suoi discepoli sezioni particolari. In questo modo, le scritture si sono sviluppate nei quattro Veda, nei Vedanta Sutra, nelle 108 Upanishad principali, nel grande Mahabharata che include la Bhagavad-gita e nei 18 Purana principali, tra gli altri testi. Dei Purana, il Bhagavata Purana o Srimad-Bhagavatam è descritto come il frutto più maturo di tutta la letteratura vedica. È accettato dalla tradizione vedica come la conclusione dei principi e della comprensione vedantica, e mette in relazione i passatempi e le caratteristiche del Signore Supremo. Il processo di sviluppo spirituale descritto nella letteratura vedica è un processo graduale di realizzazione di Dio e amore per Dio. Questa saggezza è stata attentamente preservata e tramandata attraverso i secoli attraverso il veicolo della successione di maestri autorealizzati. Questa antica saggezza spirituale viene ora nuovamente presentata in Occidente attraverso il Movimento Hare Krishna. Invitano persone di ogni tipo a visitare i loro templi, comunità e siti web e a partecipare in qualsiasi modo desiderino a questo sublime e facile processo di <em>bhakti-yoga</em> e Coscienza di Krishna. Ci sono anche molti libri che possono aiutare a comprendere come puoi iniziare questo processo spirituale.

Hare Krishna mantra, che cos'è?

Hare Krishna Hare Krishna Krishna Krishna Hare Hare Hare Rama Hare Rama Rama Rama Hare Hare

Un mantra è una vibrazione sonora spirituale che purifica la coscienza e risveglia l'amore di Dio. Il canto del maha-mantra Hare Krishna - Hare Krishna, Hare Krishna, Krishna Krishna, Hare Hare / Hare Rama, Hare Rama, Rama Rama, Hare Hare - è raccomandato nella letteratura vedica come il metodo più facile per quest'epoca (il kali-yuga), per raggiungere la realizzazione spirituale. Krishna è il nome sanscrito di Dio che significa "CoLui che attrae tutti", e Rama è un altro nome per Dio che significa "riserva di ogni piacere". Hare si riferisce all'energia divina del Signore. Quindi il mantra Hare Krishna significa: "O onnipotente, onnipotente Signore, o energia del Signore, per favore impegnami nel Tuo servizio". Ci sono due modi per cantare questo mantra: canto di gruppo (kirtana) e canto individuale su corona (japa). Per entrambi i metodi non si applicano regole rigide e chiunque può recitare in qualsiasi momento.

Ascolta il commento di Srila Prabhpada

Karma, che cos'è?

Il karma è uno di quegli argomenti che molte persone conoscono poco, ma pochi ne comprendono le complessità. Per cominciare, la terza legge del moto di Newton afferma che per ogni azione c'è una reazione uguale e contraria. Sulla scala universale, questa è la legge del karma. La legge del karma afferma fondamentalmente che ogni azione ha una reazione e qualsiasi cosa tu faccia agli altri, in seguito, tornerà da te. Inoltre, l'ignoranza della legge non è una scusa. Siamo ancora responsabili per tutto ciò che facciamo, indipendentemente dal fatto che lo comprendiamo o meno. Pertanto, la cosa migliore è imparare come funziona. Se tutti capissero la legge del karma, vivremmo tutti una vita più felice in un mondo più luminoso. Perché? Perché potremmo sapere come regolare le nostre vite in modo da non subire le continue reazioni di ciò che abbiamo fatto a causa dei falsi obiettivi della vita. Secondo la letteratura vedica, il karma è la legge di causa ed effetto. Per ogni azione c'è una causa oltre che una reazione. Il karma viene prodotto eseguendo attività interessate allo sviluppo fisico o mentale. Si possono compiere attività pie che produrranno buone reazioni o un buon karma per il futuro divertimento. Oppure si può compiere egoismo o ciò che alcuni chiamano attività peccaminose che producono cattivo karma e sofferenza futura. Questo segue una persona ovunque vada in questa vita o in una vita futura. Tale karma, così come il tipo di coscienza che una persona sviluppa, stabilisce reazioni che è necessario sperimentare. La Svetashvatara Upanishad (5.12) spiega che l'essere vivente, l'anima jiva, acquisisce molti corpi fisici e sottili grossolani a causa delle azioni che compie, come è motivato dalle qualità materiali a cui ottiene. Questi corpi acquisiti continuano ad essere una fonte di illusione finché egli è ignorante della sua vera identità. Il Brihadaranyaka Upanishad (4.45) chiarisce ulteriormente che come l'atma o l'anima nei corpi grossolani e sottili agisce, così in tal modo ottiene condizioni diverse. Agendo santo diventa un santo e agendo immoralmente diventa soggetto alle conseguenze karmiche. In questo modo, acquisisce di conseguenza la pietà o il peso dell'empietà. Allo stesso modo, si afferma che come un uomo semina, così mieterà. Pertanto, mentre le persone vivono la loro vita presente, coltivano un particolare tipo di coscienza con i loro pensieri e attività, che possono essere buoni o cattivi. Questo crea il karma di una persona. Questo karma ci indirizzerà verso un corpo più appropriato per le reazioni che dobbiamo affrontare, o le lezioni che dobbiamo imparare. Quindi, la causa della nostra esistenza deriva dalle attività delle nostre vite precedenti. Poiché tutto è basato su una causa, è il karma di uno che determinerà la propria situazione, come razza, colore, sesso o area del mondo in cui uno apparirà, o se uno è nato in una famiglia ricca o povera, o essere sani o malsani, ecc. ecc. Grazie per aver letto Hare Krishna [learn_more caption = "Ulteriori informazioni"] Quindi, quando gli esseri viventi rinascono, ottengono un certo tipo di corpo che è più adatto al tipo di coscienza che hanno sviluppato. Pertanto, secondo il Padma Purana, ci sono 8.400.000 specie di vita, ognuna delle quali offre una particolare classe di corpo per qualsiasi tipo di desiderio e coscienza che l'essere vivente possa avere in questo mondo. In questo modo, l'essere vivente è il figlio del suo passato e il padre del suo futuro. Quindi, è attualmente influenzato dalle attività della sua vita precedente e crea la sua esistenza futura dalle azioni che compie in questa vita. Una persona si reincarnerà in varie forme di corpi che sono più adatti per la coscienza, i desideri e la dignità dell'essere vivente e per ciò che merita. Quindi l'essere vivente continua inevitabilmente in questo ciclo di nascita e morte e le conseguenze per le sue varie attività buone o cattive finché è materialmente motivato. Ciò che crea il karma buono o cattivo è anche la natura dell'intento dietro l'azione. Se si usano le cose egoisticamente o per rabbia, avidità, odio, vendetta, ecc., Allora la natura dell'atto è oscurità. Uno incorrerà in un cattivo karma che in seguito si manifesterà come un'inversione nella vita, eventi dolorosi, malattie o incidenti. Mentre le cose che sono fatte a beneficio degli altri, per gentilezza e amore, senza alcun pensiero di ritorno, o per adorare Dio, sono tutte azioni di bontà e pietà, che porteranno l'elevazione o la fortuna a voi. Tuttavia, se fai qualcosa di male che accade a causa di un incidente o di un errore, senza l'intenzione di arrecare alcun danno agli altri, il karma non è così pesante. Forse eri destinato a essere uno strumento nel karma di qualcun altro, che è anche tuo. Prenderà in considerazione la tua motivazione. Tuttavia, maggiore è l'intento o la consapevolezza di fare qualcosa di sbagliato, maggiore sarà il grado di reazione negativa che ci sarà. Quindi è tutto basato sull'intento che sta dietro l'azione. Tuttavia, dovremmo capire che, essenzialmente, il karma è per correggere una persona, non per una semplice retribuzione delle azioni passate. L'universo è basato su compassione. Ognuno ha certe lezioni e modi in cui deve svilupparsi, e la legge del karma in effetti la dirige in un modo per farlo. Nondimeno, non si è condannati a rimanere in questo ciclo di ripetute nascite e morti per sempre. C'è una via d'uscita. Nella forma umana si può acquisire la conoscenza della realizzazione spirituale e ottenere la liberazione dal karma e da ulteriori cicli di nascita e morte. Questo è considerato il risultato più importante che si possa ottenere nella vita. Questo è il motivo per cui ogni processo religioso nel mondo incoraggia le persone che vogliono la libertà dall'esistenza terrena a non desiderare attaccamenti materiali o piaceri sensuali che li legano a questo mondo, ma a lavorare verso ciò che può liberarli da ulteriori cicli di nascita e morte.Tutti il karma può essere negato quando si aspira veramente a comprendere o realizzare lo scopo superiore nella vita e nella verità spirituale. Quando si raggiunge quel punto, la sua vita può essere veramente spirituale che dà l'eterna libertà dal cambiamento. Cercando la Verità Assoluta o servendo Dio nel servizio devozionale, specialmente nel bhakti-yoga, una persona può raggiungere il punto in cui è completamente sollevato da tutti gli ostacoli o le responsabilità karmiche. Il Signore Krishna dice nella Bhagavad-gita (18.66): "Abbandona ogni varietà di religione e arrenditi a Me. Ti libererò da ogni reazione peccaminosa. Non temere ". Senza essere allenati in questa scienza spirituale, è molto difficile capire come l'essere vivente lascia il suo corpo o quale tipo di corpo otterrà in futuro, o perché ci sono varie specie di vita che accolgono tutte le persone gli innumerevoli livelli di coscienza delle entità viventi. Come riferito nella Bhagavad-gita, coloro che sono spiritualmente ignoranti non possono capire come un'entità vivente può lasciare il corpo al momento della morte, né possono capire quale tipo di corpo godrà sotto l'influenza dei modi di natura. Tuttavia, chi è stato addestrato alla conoscenza può percepirlo. Quindi, incoraggiamo tutti a comprendere la legge del karma in modo più completo e come si può impegnarsi nel servizio di devozione del Signore per liberarsi da ogni karma buono o cattivo e sviluppare una coscienza puramente spiritualizzata. Questa è vera libertà e liberazione da tutti i limiti materiali attraverso i quali si può raggiungere lo strato spirituale.

Qual è lo scopo della vita?

Gli esseri viventi sono anime spirituali. Come tali, siamo parte integrante dell'assoluto supremo, Sri Krishna. Lo scopo della nostra vita è stabilire la connessione perduta con la Persona Suprema - Sri Krishna. Tutti noi stiamo cercando l'amore. Tuttavia, stiamo cercando di trovare il cosiddetto amore in questo mondo materiale - un mondo che è pieno di avidità, invidia, lussuria, rabbia, falso ego, illusione. Questo mondo materiale è pieno di tristezza e miseria. È' un mondo temporaneo. Si può venire sommersi da problemi in qualsiasi momento. Quindi i nostri tentativi di trovare la vera felicità in questo mondo materiale invariabilmente finiscono con la frustrazione. La vera felicità può essere trovata quando risvegliamo l'amore dormiente o la coscienza di Krishna. La vita umana è una possibilità per noi di ristabilire questa relazione. La coscienza di Krishna si ottiene pensando sempre a Lui, cantando il Suo santo nome, servendoLo, servendo i Suoi devoti e diffondendo le glorie del santo nome. Quindi, quando siamo impegnati nella coscienza di Krishna, sperimentiamo il più alto amore trascendentale: l'amore per Krishna, la Suprema personalità di Dio o prema bhakti. Raggiungere la prema bhakti è l'obiettivo della vita. Una vita di eternità, conoscenza e beatitudine!

Reinarnazione, che cos'è?

La reincarnazione è chiamata samsara nei classici testi vedici dell'India. La parola samsara è sanscrito e significa essere legati al ciclo di ripetute nascite e morti attraverso numerose vite. Il modo in cui funziona è che coloro che sono condizionati materialmente trasmigrano attraverso corpi diversi in base ai propri desideri e attività (o karma) passate e familiarità. I loro desideri, se materialmente motivati, richiedono un corpo fisico per consentire loro di continuare a elaborare i loro desideri materiali in varie condizioni di vita. Generalmente, nelle tradizioni orientali si considera che tutte le forme di vita o di specie hanno un'anima, che è l'entità che si reincarna. Prima di quando un'entità è pronta a incarnarsi come essere umano sulla Terra, l'anima può aver attraversato un'intera serie di vite per sperimentare vari livelli di esistenza e di coscienza. Il principio è che un'entità può effettivamente progredire attraverso le diverse specie di vita, gradualmente salendo fino a raggiungere la forma umana. Certo, il corpo è solo la copertura dell'anima in cui appare. L'essere vivente si muoverà continuamente verso l'alto nei suoi cicli di reincarnazione finché non avrà sperimentato tutte le principali varietà di esistenze che il regno materiale ha da offrire. In questo modo l'essere vivente è pienamente esperto nell'elaborare desideri o desideri materiali in tutti i tipi di forme quando raggiunge il livello umano. Naturalmente, non tutti gli esseri potrebbero dover affrontare tutto questo. Come funziona la reincarnazione è descritto più dettagliatamente nei testi vedici dell'India. La Bhagavad-gita (8.6) spiega che qualunque stato di coscienza si raggiunge quando lui o lei abbandona questo corpo, uno stato simile sarà raggiunto nella prossima vita. Ciò significa che dopo che la persona ha vissuto la sua vita, le numerose attività variegate della persona formano una coscienza aggregata. Tutti i nostri pensieri e azioni nella nostra vita influenzeranno collettivamente lo stato di essere in cui siamo al momento della morte. Questa coscienza determinerà a cosa sta pensando quella persona alla fine della propria vita. Quest'ultimo pensiero e coscienza dirigeranno quindi dove quella persona molto probabilmente andrà nella prossima vita perché questo stato di essere passa da questa vita alla successiva. Come viene ulteriormente spiegato, l'entità vivente nel mondo materiale trasporta i diversi livelli di coscienza da un corpo all'altro nello stesso modo in cui l'aria porta aromi. In altre parole, non possiamo vedere gli aromi trasportati dall'aria, ma può essere percepito dal senso dell'olfatto. In modo simile, non possiamo vedere i tipi di coscienza che l'essere vivente si è sviluppato, ma è trasportato da questo corpo al momento della morte e procede verso un altro corpo nella prossima vita per riprendere da dove era stato interrotto dal precedente esistenza. Naturalmente, la prossima vita potrebbe essere in un altro corpo fisico o in un corpo sottile tra le nascite, o anche negli stati d'essere celesti o infernali. Dopo la morte, si continua la coscienza che è stata coltivata durante la vita. Sono i nostri modelli di pensiero che costruiscono la coscienza, che poi ci indirizza verso l'esperienza richiesta dopo la morte. Il proprio stato di coscienza o concezione della vita esiste nel corpo sottile, che consiste nella mente, nell'intelligenza e nel falso ego. L'anima è coperta da questo corpo sottile, che esiste all'interno della forma materiale grossolana. Quando il veicolo fisico non può più funzionare, il corpo e l'anima sottili ne sono costretti a uscire. Poi, quando è il momento giusto, sono collocati in un'altra struttura fisica che adatta adeguatamente lo stato della mente dell'entità vivente. È così che lo stato mentale che attira l'uomo morente determina come inizia la sua prossima vita. Se il morente è assorto in pensieri di guadagno materiale o di piaceri sensuali di moglie, famiglia, parenti, casa, ecc., Allora deve, a un certo punto, ottenere un altro corpo materiale per continuare a perseguire i suoi interessi mondani. Dopo tutto, come si può soddisfare i suoi desideri materiali senza un corpo materiale? Per questo motivo, è meglio che una persona coltivi sempre attività pie e pensieri spirituali per aiutarlo a entrare in una vita migliore dopo la morte. Se una persona ha provato a tagliare i nodi dell'attaccamento alla vita materialistica e si è impegnata in attività spirituali, al grado di avanzamento che la persona ha fatto, lui o lei può andare in un regno celeste dopo la morte, o persino raggiungere il regno di Dio . In ogni caso, possiamo cominciare a capire che morire nella coscienza giusta per liberarsi dal ciclo di nascita e morte è un'arte che richiede pratica. Dobbiamo prepararci per il momento della morte in modo da non essere presi alla sprovvista o in uno stato mentale inadatto. Questo è uno degli scopi dello yoga. Dopo quello che può essere milioni di nascite e morti attraverso molte forme di vita, cercando di soddisfare tutti i desideri materiali, l'anima può cominciare a stancarsi di questi continui tentativi di felicità che spesso si rivelano così temporanei. Allora la persona può tuper trovare un significato spirituale nella vita. Nella ricerca del significato più alto, a seconda del livello di coscienza che una persona sviluppa, lui o lei può gradualmente entrare in livelli sempre più alti di sviluppo. Infine, se una persona scopre che in realtà non è questo corpo ma un essere spirituale al suo interno, e raggiunge un livello spirituale di coscienza, può perfezionare la sua vita in modo che entri negli strati spirituali e non debba più incarnarsi nel fisico mondo. Quindi, la liberazione è raggiunta attraverso la realizzazione del Sé e lo sviluppo del servizio di devozione a Dio, che è la perfezione del sentiero spirituale. Attraverso l'esistenza umana sulla Terra, è possibile accedere a molti altri piani di esistenza, incluso l'ingresso nel mondo spirituale. Dipende solo da come usiamo questa vita. L'idea che una persona abbia una sola vita per diventare qualificata per entrare in paradiso o per entrare nella dannazione eterna non offre all'anima alcun mezzo per la riabilitazione e solo una infinita sofferenza. Questo non è ragionevole. La dottrina della reincarnazione offre a chiunque ampie possibilità di correggere e rieducarsi nelle future nascite. Un'eternità all'inferno significa che un effetto infinito è prodotto da una causa finita, che è illogica. Dio non ha creato gli uomini per diventare niente più che un combustibile duraturo per nutrire i fuochi dell'inferno. Un tale scopo nella sua creazione non proviene da un Dio sempre amorevole, ma deriva dalle idee difettose dell'uomo e dalle sue concezioni imperfette di Dio. Dopo tutto, quanti uomini senza macchia potevano esserci in questo mondo? Chi ha un personaggio così puro da ricevere un passaggio immediato in paradiso? La Bhagavad-gita spiega che anche il peggiore peccatore può attraversare l'oceano della nascita e della morte salendo la barca della conoscenza trascendentale. Dobbiamo semplicemente essere sinceri nel raggiungere quella barca. Inoltre, una persona raccoglie i risultati delle sue azioni peccaminose per un periodo di tempo limitato. Dopo essere stato purgato dai propri peccati, cioè soffrendo le reazioni dolorose delle proprie cattive attività, una persona, sapendo il bene dal male, può avere una nuova possibilità di lavorare liberamente per la sua emancipazione da un ulteriore intreccio nella vita materiale. Quando merita e ottiene tale libertà, l'anima può godere della felicità perfetta ed eterna nella sua unione devozionale con l'Essere Supremo. Questo è il motivo per cui è sempre incoraggiato uno a cercare la conoscenza spirituale e la pratica dell'illuminazione. Sviluppando devozione sincera e purificata per il Signore, non ci si deve preoccupare della propria futura nascita. Una volta che una persona ha iniziato questo percorso di devozione, ogni vita si avvicina alla perfezione spirituale, in qualunque situazione si trovi. Così una persona è incoraggiata a pentirsi dei propri peccati o delle cattive scelte che sono state fatte sotto l'influenza di lussuria, rabbia o avidità e coltivare il perdono, la purezza e la generosità. Una persona dovrebbe anche impegnarsi in carità, penitenza, meditazione, japa (canto personale dei santi nomi del Signore), kirtan (canto congregazionale dei santi nomi del Signore) e altre pratiche spirituali, che distruggono tutti i peccati e rimuovono tutti i dubbi sulla conoscenza spirituale . Quindi attraverso la pratica costante si può raggiungere gradualmente il mondo spirituale ed essere liberi da ogni ulteriore entanglement nella reincarnazione.

Vegetariani, perché essere o diventare?

Sul sentiero spirituale, ci sono diversi motivi per cui una persona è raccomandata per essere vegetariana. Una ragione principale è che abbiamo bisogno di vedere la natura spirituale all'interno di tutti gli esseri viventi, e ciò include anche gli animali e le altre creature. Fratellanza universale significa nonviolenza sia agli umani che agli animali. Consiste nel comprendere che anche gli animali hanno un'anima. Sono vivi, coscienti e provano dolore. E queste sono le indicazioni della presenza della coscienza, che è il sintomo dell'anima. Persino la Bibbia (Genesi 1,21; 1,24; 1,30; 2,7; e in molti altri luoghi) si riferisce sia agli animali che alle persone come nefesh chayah, anime viventi. Coloro che mangiano carne, tuttavia, a causa del loro desiderio di mangiare animali o di vederli come una fonte di cibo per lo stomaco, non sono così facilmente in grado di comprendere la natura spirituale di tutti gli esseri. Dopo tutto, se sai che tutte le entità viventi sono essenzialmente spirituali e che tutti gli esseri viventi che sono coscienti mostrano i sintomi dell'anima interiore, allora come puoi ucciderli inutilmente? Ogni creatura vivente è anche la stessa di cui siamo nel rispetto che è anche figlia dello stesso padre, una parte dello stesso Essere Supremo. Pertanto, l'uccisione di animali mostra una grande mancanza di consapevolezza spirituale. Molte parti della letteratura Vedica descrivono come l'Essere Supremo sia il mantenitore di innumerevoli entità viventi, gli umani così come gli animali, ed è vivo nel cuore di ogni essere vivente. Solo quelli con coscienza spirituale possono vedere lo stesso Essere Supremo nella Sua espansione come Anima Suprema all'interno di ogni creatura. Essere gentili e spirituali verso gli umani e essere un assassino o un nemico verso gli animali non è una filosofia equilibrata, e mostra la propria ignoranza spirituale. La prossima ragione per essere vegetariani è considerare la quantità di paura e sofferenza che gli animali provano nel settore della macellazione. Ci sono innumerevoli storie di come nella paura le mucche piangono, urlano e talvolta cadono morte mentre sono dentro o anche prima che vengano portate nel macello. O come le vene dei maiali morti sono così grandi da mostrare che sono praticamente esplose dalla paura che il maiale ha provato e dall'adrenalina prodotta mentre veniva portata al macello. Ciò causa certamente un'immensa quantità di violenza per permeare l'atmosfera, che si spegne e ricade su di noi in una qualche forma. Inoltre, l'adrenalina e la paura nell'animale producono anche tossine che poi permeano il corpo di questi animali, che ingeriscono i mangiatori di carne. Le persone che consumano queste cose non possono fare a meno di esserne influenzate. Causa tensioni all'interno di loro individualmente, che poi si diffonde nelle loro relazioni con gli altri. L'antico testo Vedico della Manu-samhita (5,45-8) dice: "Chi ferisce gli esseri infetti dal desiderio di darsi piacere non trova mai la felicità, né vivente né morta. Colui che non cerca di causare la sofferenza dei legami e della morte alle creature viventi, ma desidera il bene di tutti gli esseri, ottiene una felicità infinita. . . La carne non può mai essere ottenuta senza danni alle creature viventi, e la ferita agli esseri senzienti è dannosa per il conseguimento della beatitudine celeste; Lascialo quindi evitare l'uso della carne. " La Bibbia (Romani 14,21) dice anche: "Non è né buono mangiare carne né bere vino". Un altro comandamento biblico (Esodo 23.5) ci istruisce ad aiutare gli animali nel dolore, anche se appartengono a un nemico. Anche le scritture buddhiste (Sutta-Nipata 393) consigliano: "Non distruggere o far distrarre alcuna vita o sanzionare le azioni di coloro che lo fanno. Lascia che si astenga dal ferire persino qualsiasi creatura, sia quelle forti che quelle che tremano nel mondo. "Si dice anche nelle scritture buddiste, il Sutra Mahaparinirvana," Il mangiare carne estingue il seme della grande compassione ".Per gli ebrei, il Talmud (Avodah Zorah 18B) vieta l'associazione con i cacciatori, per non parlare della caccia. Nel Nuovo Testamento Gesù preferì la misericordia al sacrificio (Matteo 9.13, 12.7) e si oppose all'acquisto e alla vendita di animali per il sacrificio (Matteo 21,12-14, Marco 11,15, Giovanni 2,14-15). Una delle missioni di Gesù era di eliminare il sacrificio animale e la crudeltà verso gli animali (Ebrei 10.5-10). Troviamo specialmente in Isaia dove Gesù disprezza il massacro e lo spargimento di sangue di uomini e animali. Dichiara (1,15) che Dio non ascolta le preghiere degli assassini animali: "Ma le tue iniquità hanno separato te e il tuo Dio. E i tuoi peccati ti hanno nascosto la sua faccia, così che Lui non ascolti. Perché le tue mani sono macchiate di sangue. . . I loro piedi corrono verso il male e si affrettano a versare sangue innocente. . . non conoscono le vie della pace ". Isaia si lamenta anche di aver visto," Gioia e allegrezza, macellazione di bestiame e uccisione di pecore, consumo di carne e consumo di vino, come pensavi, 'mangiamo e beviamo, per domani noi moriamo. '"(22.13) È anche stabilito nella Bibbia (Isaia 66,3): "Chi uccide un bue è come se uccidesse un uomo". A questo proposito San Basilio (320-379 d.C.) insegnava: "Il vapore della carne daruccide la luce dello spirito. Difficilmente si può avere virtù se si gustano pasti a base di carne e di carne. "Quindi dovremmo trovare alternative all'uccidere gli animali per soddisfare i nostri appetiti, specialmente quando ci sono molti altri cibi sani disponibili. Altrimenti, devono esserci reazioni a tale violenza. Non possiamo aspettarci la pace nel mondo se continuiamo a uccidere inutilmente tanti milioni di animali per il consumo di carne o per abuso. Il terzo fattore per essere vegetariani è il karma. Come afferma la seconda legge della termodinamica, per ogni azione deve esserci una reazione uguale e contraria. Sulla scala universale questa è chiamata la legge del karma, il che significa che ciò che gira intorno viene fuori. Questo riguarda ogni individuo, così come le comunità e i paesi. Come la nazione semina, così raccoglierà. Questo è qualcosa che dovremmo prendere molto seriamente, specialmente nel nostro tentativo di portare pace, armonia e unità nel mondo. Se tanta violenza viene prodotta dall'uccisione di animali, dove pensi che le reazioni a questa violenza vadano? Ci torna in tanti modi, come la forma del crimine di quartiere e della comunità e le guerre mondiali. La violenza genera violenza. Pertanto, questo proseguirà a meno che non sappiamo come cambiare.Isaac Bashevis Singer, che ha vinto il Premio Nobel per la letteratura, ha chiesto: "Come possiamo pregare Dio con misericordia se noi stessi non abbiamo pietà? Come possiamo parlare di diritti e giustizia se prendiamo una creatura innocente e versiamo il suo sangue? "Continuò dicendo:" Personalmente credo che finché gli esseri umani verseranno il sangue degli animali, non ci sarà mai alcuna pace . "In conclusione, possiamo citare il numero del 10 marzo 1966 de L'Osservatore della Domenica, il settimanale vaticano, in cui mons. Ferdinando Lambruschini ha scritto: "La condotta dell'uomo nei confronti degli animali dovrebbe essere regolata dalla giusta ragione, che proibisce di infliggere loro dolore e sofferenza senza scopo. Maltrattarli e farli soffrire senza ragione è un atto di deplorevole crudeltà da condannare da un punto di vista cristiano. Farli soffrire per il proprio piacere è un'esibizione di sadismo che ogni moralista deve denunciare. "Mangiare gli animali per il piacere della propria lingua quando ci sono molti altri cibi disponibili certamente si adatta a questa forma di sadismo. È ovvio che questo è controproducente per ogni pace, unità o progresso spirituale che desideriamo fare. È una delle cose che dobbiamo considerare seriamente se vogliamo migliorare noi stessi o il mondo. Quindi ecco alcuni motivi per cui una persona sinceramente spirituale sceglierà di essere vegetariana.

VALORE VEGETARIANO

Nel processo di bhakti-yoga, la devozione va oltre il semplice vegetarianismo e il cibo diventa un mezzo per il progresso spirituale. Nella Bhagavad-gita, il Signore Krishna dice: "Tutto ciò che fai, tutto ciò che mangi, tutto ciò che offri e reggi, così come tutte le austerità che puoi compiere, dovrebbero essere fatte come offerta a Me". ciò che mangiamo al Signore è parte integrante del bhakti-yoga e rende il cibo benedetto con potenze spirituali. Allora tale cibo è chiamato prasadam, o la misericordia del Signore. Il Signore descrive anche ciò che accetta come offerta: "Se uno mi offre con amore e devozione una foglia, un fiore, un frutto o acqua, lo accetterò". Così , possiamo vedere che il Signore accetta frutta, cereali e cibi vegetariani. Il Signore non accetta cibi come carne, pesce o uova, ma solo quelli che sono puri e naturalmente disponibili senza danneggiare gli altri. Quindi sul sentiero spirituale mangiare cibo che viene offerto a Dio è la perfezione ultima di una dieta vegetariana. La letteratura Vedica spiega che lo scopo della vita umana è risvegliare la relazione originale dell'anima con Dio, e accettare il prasadam è il modo per aiutarci a raggiungere questo obiettivo.

Ricorrenze del mese

Sri Virabhadra

Srila Narottama Dasa Thakura

Caturmasya - 4° mese

Sri Murari Gupta

Srila Krishnadasa Kaviraja Gosvami

Srila Raghunatha Bhatta Gosvami

Srila Raghunatha Dasa Gosvami

Sri Madhvacarya

Ramacandra Vijayotsava

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