Sri Syamananda Prabhu
22 GIUGNO 2024 - Scomparsa
Syamananda Pandit
Krishna Mandal e sua moglie, Durika Dasi, erano Bengalesi che si erano stabiliti a Dandeshwar (Darendra Bahadurapur), nel distretto di Midnapur in Orissa (che si estende fino al Bengala). Appartenevano alla casta dei Sadgopa (una sottocasta di shudra il cui compito consisteva nel distribuire il latte) e desideravano molto dei bambini; ma ogni volta che concepivano, il bambino moriva appena nato. Quando finalmente uno dei loro figli sopravvisse, decisero di chiamarlo Dukhi ('l'infelice'), con la speranza che il dio della morte ricordasse la morte prematura dei suoi fratelli e lo risparmiasse.
Secondo il Syamananda Charit, Dukhi nacque circa un anno dopo la scomparsa di Sri Caitanya Mahaprabhu. Ciò è in linea con la credenza secondo la quale, dei tre santi in discussione, Srinivas fosse il più anziano, essendo nato almeno dieci anni prima della scomparsa di Mahaprabhu; cronologicamente Narottam fu il secondo, essendo nato poco prima della scomparsa del Signore e Dukhi (Syamananda) fu il più giovane benchè molto vicino in età a Narottam. Il Dr. Sambidananda Das cosi riassume la giovinezza di Dukhi:
Egli era la vita dei suoi genitori. Fin dall'infanzia essi erano soliti infondere in lui le glorie di Sri Caitanya, di Nityananda e degli altri maestri vaisnava. Dukhi aveva una spiccata predisposizione religiosa ed esultava all'ascolto del nome di Sri Caitanya, che a quel tempo era una parola molto familiare in Orissa. Dukhi ebbe in dono una notevole memoria, molto rara per l'umile casta a cui apparteneva. Terminò i suoi studi di grammatica sanscrita e di altre materie presso la scuola locale. Era calmo e sobrio e giocava raramente. Era un fiiosofo nato.
Avendo notato la sua spiccata predisposizione per la religione e la filosofia, i suoi amorevoli genitori decisero che Dukhi dovesse scegliere personalmente il proprio guru. Krishna Mandal e Durika sapevano di essere dopo tutto soltanto dei shudra, ma il loro ragazzo aveva una naturale inclinazione per le attività intellettuali e sacerdotali e decisero quindi di lasciar fare a lui, mettendolo solo in guardia dal prendere decisioni affrettate e dai facili entusiasmi. Benchè fosse solo un ragazzo, Dukhi aveva già deciso chi doveva essere il suo guru: 'Il mio guru è Hridoy Caitanya! Vive ad Ambika Kalna, nel Bengala, e il suo guru è Gauridas Pandit, associato intimo di Mahaprabhu. Hridoy Caitanya serve fedelmente Sri Gauridas prendendosi cura delle immagini di Gaura-Nitai'. Dukhi pregò suo padre: 'Dammi per piacere il pennesso di andare da lui'. 'Ma è molto lontano, e tu sei solo un ragazzo', disse Krishna Mandal.
Vedendo il padre così ansioso, Dukhi rispose: 'Molta gente va in pellegrinaggio in Bengala. Quando partiranno potrei andare con loro. Si prenderanno cura di me, non preoccuparti'. Dopo aver preso in considerazione diverse alternative, Krishna Mandal si convinse e Dukhi parti per Ambika Kalna. Il viaggio era difficoltoso, ma dopo parecchi giorni Dukhi arrivò alla casa di Abhiram Thakur a Khanakul. In compagnia di quest'autentica incarnazione dei lila di Mahaprabhu, Dukhi cadde in uno stato di estasi spirituale. Subito dopo, egli arrivò ad Ambika Kalna, dove chiese freneticamente a tutti coloro che incontrava dove si trovava il tempio di Gauridas Pandit, adiacente alla casa di Hridoy Caitanya, e la gente di Kalna fu molto felice di indicarglielo.
Hridoy Caitanya
Prima di passare alla descrizione della relazione tra Dukhi e Hridoy Caitanya, forse è meglio dire qualcosa su Gauridas e il suo discepolo. Gauridas Pandit era Subala nei lila di Krishna e nella forma di Gauridas fu uno degli associati più vicini a Caitanya Mahaprabhu. Da Puri, Gauridas si era stabilito ad Ambika Kalna, dove poi lo raggiunse Hridoy Caitanya per abbandonarsi ai suoi piedi di loto. Secondo la tradizione, Gaur-Nitai — Caitanya e Nityananda — si recarono di persona ad Ambika Kalna per posare per le Loro murti che sono attualmente ospitate in questo piccolo tempio. Qui i pellegrini possono anche osservare la Bhagavad-gita incisa su di una foglia di palma — versi che si dice siano stati scritti personalmente da Caitanya Mahaprabhu; il remo che il Signore usò per recarsi a Kalna è ancora conservato nel tempio e c'è ancora l'albero di tamarindo sotto il quale si dice che Gauridas e Mahaprabhu abbiano discusso della filosofia vaisnava.
Anche Dukhi vide queste sacre reliquie. Le Divinità di Gaura-Nitai restano però la parte più importante di Kalna; sono fatte di puro legno neem e si dice, siano, incredibilmente rassomiglianti a Mahaprabhu e Nityananda. Chiunque vada ad Ambika Kalna può ancor vedere queste Divinità, benchè solo per qualche istante a seguito di un episodio che accadde quando Hridoy Caitanya ricevette questo nome (in precedenza si chiamava Hridayananda).
Darsana Jonaki
Una volta mentre adorava le Divinità di Ambika Kalna, Gauridas osservava l'entusiastico kirtan che si stava tenendo intorno a lui. Come pujari (il sacerdote che presiede all'adorazione) non poteva prendervi parte poichè doveva servire le Divinità durante la cerimonia dell'aratik, offrendo Loro i vari oggetti di culto con mano ferma. Mahaprabhu e Nityananda partecipavano al kirtan e quando giunse il culmine, le murti di Gaura-Nitai installate sull'altare esattamente identiche a Loro, saltarono giù e si unirono al canto e alla danza estatica.
C'erano quindidue Gaura-Nitai nel kirtan! Gauridas corse verso di Loro inseguendoLi con un bastone ed Essi furono così spaventati che una coppia (o secondo alcune fonti solo Gauranga Mahaprabhu) saltò nel cuore di Hridayananda mentre l'altro ritornò sull'altare. Da quel momento, Hridayananda venne chiamato Hridoy Caitanya, perché Mahaprabhu aveva danzato freneticamente nel suo cuore (hridoy).
Da quel giornoi sacerdoti del tempio di Gauridas Kalna permettono dei darshan Jonaki (Lucciola), molto brevi, mostrando le Divinità solo per un istante per il timore che Esse possano scendere nuovamente dall'altare. Dukhi conosceva questa storia e la reputazione immacolata di Hridoy Caitanya: egli era così puro che Mahaprabhu aveva cercato rifugio in lui saltando nel suo cuore! Questi episodi lo avevano convinto a recarsi a Kalna come prima tappa del suo viaggio. Dukhi si impegnò in servizio devozionale presso il tempio e sviluppò un affetto profondo per Hridoy Caitanya, che insegnò al ragazzo tutto quello che aveva appreso da Gauridas Pandit. Ben presto Hridoy Caitanya iniziò Dukhi dandogli il nome di Krishnadas (1), e tutti gli abitanti di Kalna iniziarono ad amarlo perchè era il miglior discepolo del suo guru.
Pellegrinaggio
Dopo aver studiato per qualche tempo, Dukhi Krishnadas chiese al suo guru il permesso di viaggiare. Il permesso fu accordato e Dukhi Krishnadas iniziò uno straordinario pellegrinaggio. Come Narottam e Srinivas si erano recati nei luoghi santi collegati ai divertimenti di Mahaprabhu, così fece Krishnadas, che però visitò anche molti altri luoghi. Il Rasik-mangal descrive dettagliatamente le città che attrassero il nostro giovane Dukhi-Krishnadas: Vakrishvar, Vaidyanath, Gaya, Benares, Allahabad, e molte altre ancora. Visitò anche il Brahma-tirtha, Candra-tirtha, Nimsar, Ayodhya, Hastinapur, Kurukshetra, Haridvar, Badarik e cosi via. Si recò anche a sud-ovest, fino a Dvaraka ed in altre città importanti lungo la costa occidentale.
Visitò anche tutto il nord, dove generalmente non si recano molti Gaudiya. Poi ritornò a Puri e a Navadvip per vedere i luoghi in cui si svolsero i divertimenti più intimi di Caitanya Mahaprabhu. In totale il suo viaggio durò più di un anno, forse alcuni anni, dopo di che ritornò al suo villaggio natale in Orissa. Successivamente si recò di nuovo alla casa del suo guru, Hridoy Caitanya, che lo accolse con grande affetto. Essi trascorsero un pò di tempo insieme, poi Hridoy Caitanya chiese a Krishnadas di andare a Vrindavana e di studiare la letteratura vaisnava sotto la guida di Jiva Gosvami presso la scuola teologica per studenti avanzati, appena istituita. Krishnadas, sinceramente commosso, obbedì al suo guru, che gli aveva dato una lettera di presentazione per Sri Jiva. Dopo aver visitato la casa di Mahaprabhu e dei Suoi associati di Navadvip ancora in vita, Dukhi Krishnadas lasciò i piedi del suo guru per recarsi nella terra santa di Vrindavana.
Jiva Gosvami
Dukhi Krishnadas raggiunse ben presto Vrindavana. Poco prima del suo arrivo, incontrò un brahmana di nome Sridas, che lo condusse al Radha-kunda per fargli incontrare Raghunath Das Gosvami e Srila Krishnadas Kaviraj. Quando questi due famosi vaisnava seppero che Dukhi Krishnadas era uno stimato discepolo di Hridoy Caitanya (che sapevano essere il più caro discepolo di Gauridas Pandit), lo accolsero con profondo affetto. Secondo il Bhakti-ratnakara, essi gli fornirono una scorta personale che lo accompagnò ai piedi di loto di Jiva Gosvami.
Quando Sri Jiva vide Dukhi Krishnadas, pianse per l'estasi. Ora il piano di Mahaprabhu era completo. Srinivas, Narottam e Dukhi Krishnadas erano insieme, studiavano e sviluppavano le loro realizzazioni interiori in vista della loro futura missione. Come Srinivas e Narottam, Krishnadas diventò ben presto maestro in ogni settore della conoscenza, dalla grammatica alla poesia e dalla logica all'estetica, dai Veda all'Ujjvala-nilamani di Rupa Gosvami. Divenne esperto in tutta la letteratura dei Gosvami, comprese le opere di Sanatana e Gopal Bhatta e persino i libri appena scritti da Jiva come il Gopal-champu e i Sandarbha. Visse in modo ascetico e divenne la gioia di Vrindavana. Srinivas e Narottam erano fratelli per lui e si prendevano cura di lui in ogni circostanza.
Raganuga-bhajan
Jiva Gosvami aveva l'abitudine di inviare a Kalna rapporti sullo stato di salute di Krishnadas e sui suoi progressi nello studio e Hridoy Caitanya rispondeva chiedendogli di rivelare al suo discepolo i segreti più confidenziali del servizio devozionale. In qualità di guru, Hridoy Caitanya consigliò a Dukhi Krishnadas di accettare Jiva Gosvami come estensione di lui stesso. Per la grazia di Sri Jiva, Krishnadas adorò Radha e Krishna secondo i metodi del Raganuga-bhajan. Giorno dopo giorno i immergeva sempre di più nel servizio devozionale. Pensando solo ai divertimenti del Signore, egli cadeva ripetutamente in trance per la devozione spontanea. Era costantemente ansioso di meditare sulle attività del Signore nel regno spirituale. Esteriormente, compiva accuratamente il suo sadhana (i suoi servizi quotidiani) che comprendevano la pulizia dell'area del Kalpa-kunja Kutir e portare una brocca d'acqua a Sri Jiva mentre egli serviva interiormente le loro Signorie sotto la guida di Rupa Manjari. Questi servizi servivano a congiungerlo alla piattaforma spirituale quando la sua meditazione raggiungeva lo stadio della perfezione.
Il nupura di Radhika
All'interno del Kalpa-kunja Kutir di Vrindavana, Sri Sri Radha e Krishna manifestano eternamente l'estatica danza del rasa-lila. Chi non è spiritualmente qualificato è incapace di percepire questa realtà, anche se si trova nel punto esatto in cui si compie questa manifestazione divina. Tuttavia, i devoti realizzati come Dukhi Krishnadas, possono vedere la verità polidimensionale della realtà spirituale in tutta la sua gloria. Un giorno, mentre Radha, Krishna e le gopi manifestavano questa rasa-lila, vennero sommersi da un'estasi particolarmente intensa. l ritmi della musica e della danza uniti all'entusiasmo del momento creavano emozioni indescrivibili. Questo spingeva tutti a parteciparvi con un'urgenza sempre più impellente, danzando con maggior vigore ad ogni istante che passava.
Le gopi muovevano i loro corpi al ritmo del cuore di Krishna, circondando Lui e Sri Radha, e suonavano concitatamente diversi strumenti musicali. Suonando, le gopi entravano e uscivano dalla danza vigorosa di Radha e Krishna. Presto il loro ballo diventò incontrollabile e Radhika perse il Suo nupura (il braccialetto che porta alla caviglia). Nessuno si accorse dello smarrimento del nupura. In realtà Radhika lo aveva deliberatamente smarrito solo per offrire una misericordia speciale a Krishnadas che, arrivato la mattina dopo per compiere la sua usuale pulizia, trovò il nupura d'oro sotto un albero. Krishnadas restò affascinato dalla bellezza del nupura: non poteva sapere che si trattava di un ornamento appartenente a un'altra dimensione — al mondo di Radhika. L'intero kunja brillava per la luce che emanava da esso e così Krishhadas lo toccò con la testa in segno di rispetto. In quel momento, il suo corpo manifestò tutti i diversi sintomi estatici: i peli si rizzarono sul corpo e incominciò a sudare copiosamente. Cominciò a piangere e provò una felicità intensa. Sommerso dall'amore divino, strinse al cuore il nupura e svenne.
Lalita Devi
Dopo un notevole lasso di tempo, Dukhi Krishnadas riprese i sensi e cominciò a chiamare Radha e Krishna. Come le gopi impazzite d'amore correvano in ogni direzione, così Krishnadas, colmo di dolore, correva cercando le Loro Signorie. Preso dalla disperazione, gridava continuamente: 'Dovè Radha? Dov'è Krishna? Per piacere, devo trovarLi". Infine si calmò, si legò il nupura intorno al collo e continuò a pulire il kunja. Temendo che qualcuno potesse rubarglielo, seppellì infine il braccialetto in un posto segreto. Nel frattempo, dopo essere entrata nella Sua stanza, Radha si accorse di aver perso il nupura. Pensando (sapendo!) di averlo lasciato cadere nel kunja, ordinò a Lalita, la Sua cara amica, di andare a cercarlo.
Assunte le sembianze di una vecchia, Lalita-sundari corse al kunja obbedendo alla richiesta di Radhika. Quando vi arrivò, vide subito Krishnadas e gli chiese quale era il suo nome. 'Sono Dukhi Krishnadas', egli rispose. "Hai visto il nupura di mia nuora?", domandò: "Ella è sbadata, e qualche volta quando la mando alla Yamuna a prenderrni dell'acqua perde qualcosa. Non posso fidarmi di lei. Dimmi, per piacere, hai trovato il nupura? Posso ricompensarti se me lo restituisci". "Dimmi la verità", chiese Dukhi Krishnadas con molta diffidenza, "dove vivi e come ti chiami?". "Sono Radha-dasi", rispose Lalita, celando la sua vera identità, "appartengo alla famiglia brahminica Kanoj di Vraja".
Sentendo questo, Krishnadas ammise: "Sì, ho trovato un nupura ma non può essere tuo. Appartiene a Sri Radha. Ne sono sicuro perchè quando l'ho toccato mi sono sentito cadere nel profondo oceano dell'amore per Dio. Il mio cuore si è gonfiato di ferma devozione e ho perso i sensi. Nessun nupura comune può provocare simili sensazioni". "Ascoltami", continuò Krishnadas, "te lo darò se è veramente tuo. Ma prima devi provarmelo. Andremo al tuo villaggio e mostreremo il nupura ai tuoi vicini. Se lo identificheranno come appartenente a te, sarò lieto di restituirtelo senza discussioni". Ascoltata la sua proposta, Lalita cominciò ad innervosirsi e rivelò la verità: "Hai ragione", ammise, "stavo cercando di ingannarti. In verità il braccialetto appartiene a Srimati Radharani. Ella è soddisfatta di te quanto lo sono io. Chiedi qualsiasi benedizione e l'avrai. Poi riporterò il nupura a Radhika: sarà felice di sapere che tu l'hai ritrovato".
"Syamananda"
Krishnadas non desiderava nulla per sè e disse: "O Thakurani, devo conoscere la tua vera identità. Solo quando me l'avrai rivelata, ti chiederò una benedizione". Lalita condusse Krishnadas in un luogo isolato e rivelò la sua vera identità di Lalita-sundari, dicendogli il proprio nome e in che cosa consisteva il suo servizio a Radhika. Tuttavia ella mantenne il suo aspetto di vecchia signora e lo avvertì: "Ascolta Dukhi Krishnadas: tu sei ansioso di vedere la mia vera forma spirituale, ma questa rivelazione risulterebbe per te insostenibile". Egli replicò: "Se tu vuoi. tutto è possibile. Se mi darai la possibilità di sostenerla, ne sarò capace".
Cedendo al suo intenso desiderio, Lalita era adesso pronta ad abbandonare il suo travestimento, ma gli disse di chiudere prima gli occhi. Dopo alcuni minuti, gli permise di guardare la sua sacra forma. Fissando la bellezza incomparabile di Lalita-sundari, Krishnadas perse i sensi e cominciò a schiumare dalla bocca. Quando riprese conoscenza, ella lo calmò con parole gentili, mentre egli si prostava ai suoi piedi con lacrime d'amore. Lalita pose un piede sulla sua testa ed egli assaporò la polvere che cadeva dalle sue dita. Controllato completamente dall'energia spirituale, Krishnadas era incapace di parlare. Riusciva solo a piangere.
A questo punto Lalita gli offri ancora le sue benedizioni: "Cos'altro potrei chiedere?" rispose Krishnadas, "il mio unico desiderio è quello di servire Radha e Krishna sotto la tua guida". Lalita sorrise, conoscendo bene la ferma determinazione del giovane Krishnadas. "Tu otterrai certamente l'associazione di Radha e Krishna", disse Lalita, "ma non puoi servirLi con questo corpo. Ti devi preparare mentalmente (manasa Beva) a diventare un amico intimo di Sri Radha. Poi potrai venire al kunja con Rupa Manjari e assisterai personalmente al rasa-lila di Radha e Krishna. Il quel momento scoprirai la vera identità di ogni persona. Questa è la realizzazione spirituale. Per ora continua a servire Jiva Gosvami in questo corpo e continua a fare il tuo servizio per il kunja. Otterrai molto presto il tuo corpo perfetto (siddha deha)".
Dopo averlo così consigliato, Lalita gli diede un mantra segreto che lei stessa recita per vedere costantemente la forma di Radhika. Poi Krishnadas la condusse nel luogo in cui aveva sepolto il nupura. La vanga di ferro che aveva usato si era trasformata in oro brillante ed egli la usò per riportarlo alla luce. Dopo averlo trovato, posò il nupura sulla propria testa, si prostrò davanti alla forma stupenda di Lalita e restitui il braccialetto, posandolo gentilmente nella sua mano. Dopo aver dato il prezioso ornamento a Lalita, restò sorpreso nel vedere che ella glielo posava sulla testa, muovendoglielo poi intorno in modo mistico. Ella disse: "Possa il tocco dei piedi di Radhika restare impresso sulla tua fronte". Improvvisamente apparvero sulla fronte di Krishnadas due linee verticali fra le quali, per il tocco del fermaglio del nupura, apparve un puntino. "Da questo momento" disse Lalita, "sarai chiamato Syamananda, perchè hai dato gioia (ananda) a Radha (Syama) restituendoLe il Suo nupura. Ora torna al tuo Kunja e alla tua condizione precedente ma non raccontare a nessuno ciò che è accaduto. Potrai dirlo solo a Jiva Gosvami, ma non dirlo a nessun'altro".
Sopraffatto dall'amore, Syamananda si prostrò nuovamente e quando si rialzò vide che Lalita era sparita nel kunja. Cominciò allora a cercarla: "Dov'è la bellissima Lalita, la servitrice di Radharani? Dov'è andata?" Ma fu tutto inutile. Andò subito da Jiva Gosvami e si gettò ai suoi piedi. Quando Sri Jiva vide la gioia negli occhi di Syamananda e la sua nuova carnagione simile all'oro fuso, ottenuta per la sua intima associazione con Lalita dalla carnagione dorata, naturalmente gli domandò: "Dove sei stato? E perchè la tua pelle brilla in questo modo?". Syarnananda rispose: "Mio Signore, sono stato al Kanaka kunja. Mentre ero lì ho ricevuto l'apice della misericordia di Sri Guru. Solo per la sua misericordia si può avere la fortuna trascendentale che ho avuto". Jiva poi vide sotto il braccio di Syamananda la bellissima vanga d'oro, strettamente avvolta in un tessuto, e cominciò a sospettare che fosse accaduto qualcosa di veramente straordinario.
Sri Jiva disse: "E cos'è quello strano tilaka che hai sulla fronte? Non puoi ingannarmi, caro Krishnadas, so che tu hai ottenuto la misericordia speciale di Krishna, o forse persino quella di Sri Radha (2). Il tuo corpo sta manifestando sintomi d'estasi e i tuoi occhi stanno versando lacrime d'amore... Per piacere, raccontami la tua straordinaria esperienza". Poichè Sri Lalita-devi gliene aveva accordato il permesso, Syamananda iniziò a raccontare a Jiva Gosvami tutta la storia, chiedendogli però di non rivelare a nessuno questo segreto. Syamananda chiese a Jiva di "dire semplicemente agli altri che tutto era avvenuto per la grazia del guru. Poichè questo era il desiderio di Lalita, Sri Jiva obbedì e la gente di Vrindavana seppe che il nuovo nome di Krishnadas era "Syamananda" e prese a chiamare il nuovo tilaka "Syamanandi" o 'Kripa-bindu'. Ma solo Jiva e Syamananda sapevano qual era il segreto che si celava in questo nome.
La collera di Hridoy Caitanya
Tutti a Vrindavana si accorsero del cambiamento di comportamento di Syamananda e ci furono molte dicerie sul suo nuovo nome, sul tilaka e sulla sua carnagione dorata. Tutti sapevano che egli aveva ricevuto la misericordia di Jiva Gosvami. Ma non era forse stato infedele nei riguardi di Hridoy Caitanya, il guru che lo aveva iniziato? Dopo tutto, non era per nulla ortodosso ricevere un nuovo nome da un guru istruttore (3). La sua relazione con Sri Jiva sembrava aver offuscato la relazione con Hridoy Caitanya, e per questa ragione alcuni vaisnava avevano sviluppato un atteggiamento negativo nei confronti di Sri Jiva. Ciò nondimeno Jiva era fermo sulla sua decisione di mantenere il segreto di Syamananda, persino a rischio di perdere la propria reputazione.
Le dicerie cominciarono a circolare rapidamente ed entro breve tempo, in Bengala, Hridoy Caitanya venne a sapere che a Vraja Jiva Gosvami stava mettendo in ombra la relazione con il suo amato discepolo Dukhi Krishnadas, arrivando persino a dargli un nuovo nome. Hridoy Caitanya era furente: "Jiva Gosvami sta accettando il mio discepolo come se fosse suo. L'ho mandato da lui in buona fede affinchè lo istruisse. Ora, per causa sua, il mio amato Krishnadas sta abbandonando il suo guru (4).
Hridoy Caitanya chiamò cinque dei suoi discepoli migliori: "Andate a Vrindavana e controllate se queste storie sono vere. Se così fosse, portatemi Krishnadas. Gli darò la punizione che gli spetta". Dopo aver riflettuto per un attimo, Hridoy Caitanya aggiunse: "Se Jiva Gosvami dovesse interferire, non opponetevi. A prescindere da ciò che ha fatto, egli è un grande vaisnava. Consegnategli solo la mia lettera e attendete la risposta. E chiedete a Krishnadas perchè lo ha fatto. Come ha potuto abbandonarmi ed accettare un altro guru? Chiedetegli se facendo questo è riuscito ad ottenere Krishna. Se dice di sì, allora ditegli che anche noi verremo tutti a Vraja e accetteremo Sri Jiva come nostro guru. Devo dire però che nessuno ha mai avuto un comportamento simile tra i centinaia di seguaci di Mahaprabhu.
Advaita Acarya rifiutò il suo stesso figlio ma Mahaprabhu non gli diede mai rifugio. Questi temi vengono spiegati chiaramente nelle scritture. Che si sia santi o guru, se si commettono delle offese ai piedi del proprio guru, Krishna non offrirà alcun rifugio. Ora andate a Vrindavana", disse Hridoy Caitanya ai suoi cinque discepoli, "e portatemi la risposta di Jiva Gosvami. Se la conclusione è quella che temo, riunirò tutti i vaisnava del Bengala e andremo tutti a Vrindavana per giudicare Sri Jiva e le sue azioni discutibili".
La risposta di Jiva Gosvami
Dopo un lungo viaggio, i vaisnava del Bengala arrivarono finalmente a Vrindavana e si recarono direttamente da Jiva Gosvami che li ricevette con cortese ospitalità. Jiva lesse poi la lettera di Hridoy Caitanya. In ansiosa attesa della sua risposta, i cinque discepoli di Hridoy Caitanya si sentirono risollevati quando alla fine Sri Jiva disse: "Benchè Hridoy Caitanya abbia scritto questa lettera di accuse, vi assicuro che non ho accettato Krishnadas come mio discepolo. Non ho mai neanche preso in considerazione una simile eventualità". "In verità", continuò Jiva molto umilmente, "io non merito neanche di essere suo discepolo. Mi spiace che Hridoy Caitanya sia così arrabbiato con me, ma non gli ho fatto nulla di male. Il suo stesso guru, Gauridas Pandit, mi ha sempre trattato con grande affetto. E' veramente una sfortuna che si sia creata questa incrinatura fra di noi. Non so perchè sia accaduto questo fatto spiacevole. Ho accettato di istruire il suo discepolo, Dukhi Krishnadas, esclusivamente perchè era un discepolo dell'eminente Hridoy Caitanya ed ora vengo accusato di essere stato scorretto".
Gli uomini di Hridoy Caitanya erano imbarazzati. Uno di loro disse a Jiva: "Sono venuti da Vraja due sannyasi che hanno detto al nostro riverito Hridoy Caitanya che tu avevi dato il nuovo nome di Syamananda a Krishnadas e un tilaka particolare". Jiva rise. "Se questo è vero", disse, "lo sapremo dai devoti. Venite, facciamo una riunione con i vaisnava di Vrindavana e ascoltiamo il loro verdetto". Ma i devoti di Hridoy Caitanya non erano d'accordo. Essi dissero che la parola di Sri Jiva era sufficiente. Volevano semplicemente che lui raccontasse la storia. Jiva disse: "Ascoltate: vi dirò tutto. Un giorno chiesi a Krishnadas: "Chi ti ha dato il nome Syamananda?" Egli spiegò che meditando sui piedi di loto del suo guru, gli furono concessi il nome e il tilaka. Ciò è dovuto all'intensità della devozione di Krishnadas per il suo guru, Hridoy Caitanya, chesi impernia sulla pulizia quotidiana del Kanaka kunja.
Mentre svolge il suo servizio con grande entusiasmo, Krishnadas recita sempre il Bhagavat Purana. Questo è Krishnadas. Sia di giorno che di notte, egli recita incessantemente il santo nome". "Un giorno", continuò Sri Jiva, "Krishnadas fece un sogno che poi mi ha rivelato. In questo sogno, mentre stava pulendo il kunja, apparve Hridoy Caitanya. Krishnadas offri al suo venerato guru un seggio di morbida erba kusha e iniziò ad affrirgli delle preghiere. Hridoy Caitanya fu molto felice nel vedere l'umiltà e la sincerità di Krishnadas e gli disse che aveva ottenuto qualcosa che persina Brahma desidera intensamente ottenere — il servizia personale al kunja di Radhika. Presto, assicurò Hridoy Caitanya, egli avrebbe ricevuto la misericordia di Radha e Krishna e poichè egli aveva procurato grande piacere a Syama (Radha), avrebbe infine avuto il name Syamananda".
"Dopo aver detto queste cose a Krishnadas", disse Sri Jiva, "Hridoy Caitanya lo benedì e pose i piedi sul suo capo. Da questo nacque un nuovo magnifico tilaka, lo stesso che ora porta sulla fronte. Bisogna dire però che tutto è accaduto per misericordia di Hridoy Caitanya. E' un dato di fatto. Ma poichè molti non capiscono questo punto, la gente del luogo si è inventato una versione personale di quanto è accaduto". In questo modo, Sri Jiva disse la verità — perchè Krishnadas aveva realmente considerato tutto come misericordia del suo guru — ma non rivelò il segreto vincolato dal giuramento di Lalita-sundari e Syamananda.
I discepali di Hridoy Caitanya si sentirono sollevati ascoltando la risposta di Sri Jiva, e gli chiesero di scrivere tutta la storia in una lettera al loro guru. Questo fu esattamente ciò che Jiva fece, ma egli insistette affinchè i devoti andassero da Krishnadas e ascoltassero la storia direttamente da lui. Jiva assicurò loro che Krishnadas avrebbe confermato l'intero episodio in ogni dettaglio.
Quando essi affrontarono l'argamento con Krishnadas, egli disse: "Io tengo i piedi di loto di Hridoy Caitanya sulla mia testa; egli è il mio Signore e Maestro. Benchè io svalga il mio servizio a Vraja sotto la tutela di Sri Jiva, considero tutto come misericordia del mio amato guruji. Ecco come ho ricevuto le benedizioni di Radha e Krishna e credo fermamente che il nome e il tilaka mi siano stati dati per mezzo di Hridoy Caitanya come misericordia speciale della Coppia Divina". I discepoli di Hridoy Caitanya furona felici che Syamananda aveva confermato le parole di Sri Jiva. Dopo aver visitato tutti i luoghi sacri di Vrindavana, essi ritarnarono in Bengala e consegnarono la lettera a Hridoy Caitanya.
La risposta viene rifiutata
Hridoy Caitanya lesse la lettera di Sri Jiva e riflettè attentamente sul suo contenuto. "Sembra che Jiva Gosvami stia distorcendo la verità", egli disse, "perchè io non sono apparso in sogno a Krishnadas, almeno per quanto possa ricordare. Né gli ho mai dato il nome 'Syamananda'! E' assurdo sostenere che io gli ho dato in sogno il nome e il tilaka se non ne ho alcun ricordo! Questo sogno è solo un parto della fantasia — non è reale. Dovremmo lasciare che un sogno contraddica ciò che vediamo nella realtà? No! Potremmo fare una cosa simile solo se avessimo perso il buon senso. Solo uno stupido dà così tanta importanza ai sogni".
"Ve lo dico francamente" disse Hridoy Caitanya ai suoi discepoli, "Sri Jiva sta cercando di ingannarci con questa lettera. Andrò di persona a Vrindavana con un gruppo di devoti e svelerò questa sciarada per quello che è! Solo allora il mio cuore troverà pace". Hridoy Caitanya riunì un folto gruppo di dodici gopal, sessantaquattro mohant e un gruppo di discepoli, e partì per Vraja. Subito dopo aver iniziato il cammino, passarono dalla casa di Gauridas Pandit e alcuni dei suoi principali discepoli si unirono a loro in qualità di mediatori per entrambe le parti.
L'arrivo a Vraja
A Vrindavana, il folto gruppo di Hridoy Caitanya ricevette un'accoglienza particolare. Sri Jiva stesso offri i suoi omaggi ai devoti, i quali reciprocarono i suoi rispetti, ed iniziò ad elogiarli con la poesia più squisita. Presto arrivò anche Syamananda che vedendo il suo guru, Hridoy Caitanya, si prostrò come un bastone, in segno di completa sottomissione. Hridoy Caitanya sfidò subito Syamananda: "A chi si sta inchinando Dukhi Krishnadas?", disse sarcasticamente. "Prabhu", disse Syamananda con sorpresa, "mi sto inchinando ai tuoi piedi e ai piedi di tutte queste grandi personalità". Hridoy Caitanya non accettò la sua risposta: "La tua relazione con me si comprende dal tuo nome e dal tuo tilaka, non da una manifestazione superficiale di umiltà".
Syamananda lo assicurò che il nome e il tilaka erano dovuti alla sua misericordia e a nient'altro; in caso contrario non li avrebbe accettati. Ma Hridoy Caitanya fu inflessibile: "Ascoltami", egli disse, "non si possono accettare i sogni come se fossero realtà. Tu hai agito senza la mia approvazione e, assieme a Jiva Gosvami, mi avete inviato una lettera ingannevole su un falso sogno. Questo è inaccettabile". "Ma io non ho cercato di ingannarti", protestò Syamananda, "e tutto ciò che è stato scritto in quella lettera corrisponde alla verità". Hridoy Caitanya cominciò a perdere la pazienza: "Laverò via quel tilaka con le mie stesse mani; dipingerò il nome 'Syamananda' sul tuo petto e anche quello si cancellerà. Questo nome e questo tilaka sono illusori e temporanei esattamente come lo è la persona che li ha creati! Se verranno via, tutti ti considereranno un bugiardo e io sarò disonorato. Per questo, sono disposto a dare la mia stessa vita. Se invece il tilaka riapparirà misticamente sul tuo corpo, accetterò il tuo cosiddetto sogno spirituale come reale. Accetti la sfida?".
Prostrandosi ai piedi del suo guru, Syamananda rispose che avrebbe fatto qualunque cosa i devoti riuniti gli avessero chiesto, ma insistette nel sostenere che alla fine avrebbe dimostrato che il suo nome e il suo tilaka erano autorizzati e autentici. Allora Hridoy Caitanya riunì tutti i mohant — che erano centinaia — nel Rasasthali di Vrindavana. Le grandi anime riunite presero posto e chiamarono Syamananda dinnanzi a loro. Prostrandosi ai loro piedi, Syamananda offri preghiere ai suoi superiori ed amici. "Chi è il tuo guru chiesero i mohant, e chi ti ha dato questo nome e il tilaka". "Il mio maestro è Hridoy Caitanya", dichiarò Syamananda, "ed io sono il suo servitore". Tuttavia, prima che Syamananda proseguisse, i mohant gli dissero che i sogni sono sempre falsi, esattamente come aveva affermato Hridoy Caitanya, e che doveva dire tutta la verità, specialmente se aveva accettato un altro guru. I devoti avevano il potere di assolverlo da questo peccato, e dissero a Syamananda di rifletterci bene prima di dare la sua risposta finale.
Syamananda accettò con rispetto le parole dei mohant e chiese quindi un po' di tempo per riflettere prima di rispondere alle loro domande. Essi gli accordarono alcuni minuti e proprio mentre guardava la forma di Hridoy Caitanya, Syamananda cadde in una profonda trance meditativa.
Meditazione profonda
Nel suo corpo perfetto, egli iniziò a recitare il mantra datogli da Lalita e si ritrovò nella dimensione spirituale proprio davanti alla casa di Radhika, Nella sua forma eterna di Kanaka Manjari, egli sedette sui gradini davanti alla porta piangendo lacrime d'amore mescolate a quelle provocate dal suo attuale problema con il guru. In quel momento arrivarono per caso le altre servitrici di Radhika e chiesero perchè Syamananda (Kanaka) stesse piangendo così pietosamente, Syamananda spiegò, "Abito a Vrindavana e mi chiamo Kanaka Manjari. Sono un'assistente di Lalita-sundari. Tempo fa sono stata con lei un giorno e una notte e quando sono ritornata a casa, mio marito si è scagliato contro di me in modo aggressivo e indecoroso. Sono corsa via per la paura. Dite per piacere a Lalita di salvare la mia vita venendo da me e dicendomi esattamente cosa devo fare".
Le servitrici corsero subito da Lalita e le comunicarono la storia appresa da Syamananda."Portatela qui", ordinò Lalita, "sto preparando le foglie di betel per Shr iRadha e non posso lasciare il mio servizio a metà". Ubbidendo all'ordine di Lalita come se fosse la loro stessa vita, le gopi corsero nel luogo in cui avevano visto Kanaka Manjari piangere e la portarono nella casa di Radharani. Kanaka Manjari restò senza parole quando vide Radharani seduta su un lettino splendido ma semplice, mentre masticava le foglie di betel preparate man mano da Lalita, Sri Rupa Manjari massaggiava le Sue gambe e Champakalata Thakurani sventagliava un camara per rinfrescarLa dal calore del sole di mezzogiorno.
Intimorita da questa sublime apparizione, Kanaka Manjari cominciò a fluttuare in un oceano di amore estatico, dimenticando tutti i suoi problemi. Con un profondo senso di gioia sconfinata, cadde a terra; Radhika allora ordinò alle gopi di sollevarla. Lalita corse subito verso Kanaka per abbracciarla, provando compassione per tutto quello che ella aveva passato. Anche Radha si avvicinò a Kanaka e la benedisse posandole sul capo il Suo piede divino. Kanaka perse i sensi per qualche minuto e poi riprese conoscenza ai piedi di Rupa Manjari. Guardando Radharani, iniziò a raccontarLe la sua storia.
La misericordia di Sri Radha
"O Dea Suprema", disse Kanaka, "ascolta la mia storia che come vedrai è la storia più sfortunata del mondo. Nel regno esterno sono il servitore di Hridoy Caitanya al quale sono molto devoto. Sono venuto a Vraja per suo ordine e servo Jiva Gosvami. Sri Jiva mi ha aiutato immensamente, specialmente per ciò che riguarda la mia meditazione su Tua Grazia e la mia comprensione dei Tuoi divertimenti divini. Egli mi ha posto sotto le cure di Rupa Manjari, la servitrice personale di Lalita, e si sa per certo che Lalita Thakurani è la Tua intima associata. In questo modo sono arrivato a gustare il servizio indiretto ai Tuoi piedi di loto, provvedendo alla pulizia del kunja".
Dopo aver raccontato tutta la sua storia, compresa la perdita del nupura, la sua restituzione, il nome Syamananda, il tilaka, la promessa a Lalita di mantenere il segreto, la versione di Jiva Gosvami del sogno e la dura reazione di Hridoy Caitanya a questo episodio, Kanaka Manjari cadde ai piedi di Radhika, chiedendo una soluzione misericordiosa a questo sfortunato incidente. Per tutta risposta, Radhika chiamò Subala, il migliore amico di Krishna, e gli raccontò la situazione spiacevole in cui si trovava Kanaka Manjari. Per la Sua misericordia senza causa, Ella ordinò a Subala di pacificare le parti per la soddisfazione di Kanaka.
Subala iniziò a raccontare la sua storia, spiegando di essere disceso nei lila di Mahaprabhu come Gauridas Pandit e di essere in questa forma il guru del guru di Kanaka, Hridoy Caitanya. Egli assicurò Kanaka che in qualità di maestro spirituale del suo maestro spirituale, avrebbe dimostrato l'autenticità del nome e del tilaka per conto di Kanaka. Egli disse a Kanaka che non doveva più addolorarsi e mentre lo diceva duplicò il segno del tilaka sulla testa di Kanaka e scrisse il nome 'Syamananda' sul suo petto. Poi Subala disse che quando ella sarebbe riapparsanella forma di Syamananda (nell'assemblea dei mohant) e quando Hridoy Caitanya avrebbe tentato di rimuovere il nome e il tilaka dal suo corpo, ella ne sarebbe emersa vittoriosa. "Pensa a me in quel momento", disse Subala, "e il nome e il tilaka non verranno rimossi. Dì loro che tutto ciò è accaduto per la misericordia di Gauridas Pandit.
Kanaka cercò di esprimergli la sua profonda gratitudine ma non aveva parole. Offrendo i suoi profondi omaggi a Radha, a Subala e a tutte le gopi riunite, Kanaka bevve a grandi sorsi la bellezza del volto di Radhika. Incapace di controllare le lacrime che fluivano dai suoi occhi, Kanaka fece a Radhika la sua ultima richiesta: "Aiutami ti prego a dedicare la mia vita — anima e corpo — al servizio dei Tuoi rosei piedi di loto". Sri Radha, l'immagine dell'amore, le assicurò che avrebbe sempre goduto delle Sue benedizioni. Ella disse a Kanaka che, dopo aver risolto il suo attuale problema, si sarebbe dovuta recare con Rasik Murari in ogni angolo dell'Orissa per diffondere la dottrina e la pratica vaisnava. Kanaka non capì che cosa intendeva dire Sri Radha, né conosceva ancora Rasik Murari, ma era sicura che sarebbe venuto il giorno in cui tutto sarebbe risultato chiaro. Con questo ordine in mente, ella iniziò il suo viaggio di rientro nel mondo esterno verso i mohant che l'attendevano a Vrindavana.
Giustizia Divina
Mentre nella forma di Kanaka Manjari ella gustava la presenza di Radhika, come Syamananda sedeva ancora priva di vita. I mohant fissavano intensamente le sembianze esteriori di Syamananda in profonda meditazione e si domandavano chi fosse la grande anima che si trovava dinanzi a loro. Solo Sri Jiva poteva capire cosa stava accadendo sul piano spirituale e per festeggiare incoraggiò i devoti a compiere un poderoso kirtan. Quando tutti cominciarono a cantare i nomi del Signore, Syamananda ruppe la meditazione e ritornò al mondo dei mohant. Guardando tutte queste grandi anime, iniziò a gridare: "Hridoy Caitanya! Hridoy Caitanyal". L'intera assemblea dei vaisnava si girò verso di lui, ansiosa di ascoltare le sue affermazioni conclusive circa il suo nome e il suo tilaka. "Ascoltate ciò che sto per dire", iniziò Syamananda. "Per grazia del mio guru, mi è apparso in sogno Gauridas Pandit e mi ha garantito la santità del mio nome e del mio tilaka. Segnate per favore il mio corpo con il tilaka Syamanandi e scrivete Syamananda sul mio petto, dopo di che usate quanto sapone ed acqua volete — essi non verranno cancellati".
I mohant fecero quanto aveva chiesto e lo stesso Hridoy Caitanya sfregò il viso e il corpo del suo discepolo. All'inizio il tilaka e il nome cominciorono a scomparire, ma poi, quando Syamananda chiamò Gauridas e Lalita-sundari, il tilaka e il nome riapparvero con maggiore intensità. Tutti i residenti di Vrindavana presenti a questo evento erano stupefatti e Hridoy Caitanya accettò con gioia la sconfitta, orgoglioso della vittoria mistica di questo discepolo non comune. I devoti iniziarono a gridare le glorie di Syamananda Pandit, ma Syamananda riuscì solo ad afferrare i piedi del suo guru con grande umiltà. Dopo che i devoti ebbero festeggiato, Jiva Gosvami consigliò a Syamananda di restare sempre in compagnia di Hridoy Caitanya, perchè a causa di questo equivoco aveva potuto avvicinarsi sempre di più al servizio a Radhika. Questo, egli disse, era il piano divino di Sri Caitanya Mahaprabhu.
Radha-bhava
Avendo risolto ora ogni controversia, Syamananda e il suo guru, Hridoy Caitanya, così come i numerosi mohant vaisnava che si erano recati a Vrindavana per questa disputa, potevano ora dedicarsi alla visita delle foreste e dei kunja di Vraja. A Sanketa incontrarono un gruppo di attori che stavano recitando la rasa-lila. Mediante la visione spirituale, i mohant videro compiersi la vera rasa-lila e Syamananda in particolare cominciò a piangere come un pazzo, sperimentando in pieno l'estasi dell'amore in separazione. Osservando le emozioni spirituali del suo discepolo, Hridoy Caitanya pensò: "Il mio Syamananda è certamente una servitrice di Radharani. Il suo stato d'animo è leggermente diverso dal mio. Come discepolo di Gauridas Pandit, la mia relazione si concentra sul sakhya-bhava, l'amicizia trascendentale con il Signore. Syamananda ha abbandonato il sentimento di amicizia e ha adottato quello di gopi-bhava".
Con questi pensieri, Hridoy Caitanya lasciò la rappresentazione della rasa-lila con il cuore gonfio di tristezza. Syamananda invece restò, facendo infuriare ancora di più Hridoy Caitanya. Dopo la rappresentazione al rasasthali, i devoti si apprestarono a riposare per la notte e il mattino seguente, quando Syamananda andò ad offrire i suoi rispettosi omaggi al suo guru, le sue parole gli trafissero il cuore come una freccia avvelenata: "Tu hai dimenticato i tuoi sentimenti per Krishna", disse Hridoy Caitanya, "e ti sei immerso nel gopibhava. Questi non sono i miei sentimenti, per cui non c'è ragione che tu ti associ ancora con me".
Syamananda era sconvolto. Aveva sperato che i disaccordi tra lui e il suo guru fossero terminati. Egli disse: "Gauridas Pandit adora in definitiva al livello di Radha-bhava come anche Tua Grazia. E' vero che egli pone in risalto il sakhya-bhava, la relazione di amicizia con Krishna e che tu porti questo sentimento alla perfezione; ma entrambi pensate in definitiva al modo di assistere le gopi nel loro servizio a Sri Radha e Krishna. Tutti i sentimenti sono virtuosi perchè portano a questo fine. Non è forse vero?". "Nella forma di Subala", continuò Syamananda, "il nostro riverito Gauridas Pandit è sempre immerso nel Radha-bhava, nel kunja. L'ho visto. Influenzato da ciò, è nato in me, il discepolo del suo discepolo, un sentimento simile al suo. Perciò, qual è l'offesa che avrei commesso?".
Hridoy Caitanya era incapace di accettare questa idea. "Gauridas Pandit non ha mai spiegato le cose in questo modo", egli disse. "Se tu sostieni di seguire la mia linea, devi comportarti col sentimento di un amico di Krishna, Non coltivare altre idee, o dovrai andare da qualche altra parte per raggiungere la vita spirituale". "Non posso esaudire i tuoi desideri", rispose addolorato Syamananda, "Non si può cambiare la proprià passione per Dio — è una questione di cuore, E' un problema di relazione eterna. Certamente ci sarà un modo per metterci d'accordo. Tu sei il mio signore e maestro e se mi abbandoni, porro fine a questa vita priva di valore, ma per piacere non chiedermi di fare qualcosa che non sono in grado di fare".
A questo punto Hridoy Caitanya era così infuriato che ruppe un ramo e cominciò a bastonare Syamananda, colpendolo ripetutamente sulle mani, sulle gambe e sulla schiena. Seriamente ferito, Syamananda cadde a terra. Vedendo le sue condizioni pietose, i mohant si rivolsero irati verso Hridoy Caitanya: "O Gosvami! Che cosa stai facendo? Non colpirlo in questo modo. Ti stai facendò trascinare dalle tue emozioni. Lo ucciderai. E' questo che vuoi, veramente? Oltretutto ha ragione — il gopi-bhava è il culmine di tutta l'esperienza rasik. La relazione madhurya contiene tutte le altre — quindi il sakhya-bhava non viene trascurato".
Syamananda non approvò la loro intrusione: "Non preoccupatevi per me," egli disse, "in realtà questi colpi significano che il mio maestro spirituale alla fine si è accorto di me. E' preoccupato per me e non può tollerare che qualcuno offuschi la sua relazione personale con Krishna. Egli è così assorto nel suo bhava personale che pensa che io sia ingiusto con me stesso per il fatto che m'immergo nel Radhabhava. Le sue intenzioni sono completamente spirituali e Jiva Gosvami mi ha persino detto che dovrei considerare i miei rapporti con Hridoy Caitanya come una misericordia speciale di Caitanya Mahaprabhu".
Rivolgendosi al suo guru con grande umiltà, Syamananda concluse: "Se ti ho offeso in qualche modo, ne sono veramente addolorato. Ti prego di perdonarmi. Farò del mio meglio per seguire il tuo modo di pensare". l mohant restarono impressionati dall'umile presentazione di Syamananda e lo difesero davanti a Hridoy Caitanya. Pur essendo estremamente dispiaciuto, il guru non prese in considerazione la sincera implorazione di Syamananda. La considerò niente di più che falsa retorica e conseguentemente decise di porre termine alla sua relazione con lui. Ma poichè era tarda notte, egli decise di pensarci meglio e di prendere una decisione definitiva il giorno seguente, dando eventualmente a Syamananda un'altra possibilità, Tuttavia, mentre era disteso nel letto, non riusci a trovare nulla nel suo cuore che potesse fargli perdonare il suo discepolo e decise di allontanarlo il giorno successivo.
Caitanya Mahaprabhu
Quella notte, Caitanya Mahaprabhu apparve in sogno a Hridoy Caitanya. Dopo che il Gosvami ebbe offerto i suoi rispettosi omaggi, egli notò che il bianco chaddar di Mahaprabhu era coperto di sangue. Ferite profonde segnavano le Sue mani, le Sue gambe e la Sua schiena. Hridoy Caitanya notò in particolare che il chaddar era talmente impregnato di sangue che si incollava alla schiena del Signore. "Che cosa è successo?" chiese il Gosvami al Signore. "Cosa sono questi orribili segni sul Tuo corpo divino?". La risposta di Mahaprabhu arrivò dritto al cuore di Hridoy Caitanya: "E' solo per la tua misericordia", disse Mahaprabhu, "che il Mio corpo e i Miei vestiti sono inzuppati di sangue. Tu hai colpito Syamananda che è come Me Stesso. Egli Mi è molto caro e così ho accettato questa punizione in sua vece!" (5).
Hridoy Caitanya si lanciò ai piedi di Mahaprabhu chiedendo perdono: "Non sapevo che Syamananda fosse un'anima così speciale. Ti prego, perdonami! Adesso vedo tutto chiaro. Se non riceverò la Tua misericordia e il Tuo perdono, mi toglierò questa vita inutile. Non sarebbe una grande perdita. Ma voglio, Signore, rimanere in questo mondo solo per espiare alla presenza del nostro caro Syamananda, dal quale ho imparato così tanto". Mahaprabhu perdonò Hridoy Caitanya e gli ordinò di espiare i suoi peccati tenendo dodici festival vaisnava. Hridoy Caitanya acconsenti con entusiasmo e Lo ringraziò a lungo cadendo umilmente ai Suoi piedi. In quel momento, il Signore pose i Suoi piedi di loto sul capo di Hridoy Caitanya — quella polvere così a lungo cercata che lo avrebbe portato alla perfezione spirituale. Infine Hridoy Caitanya ritornò cosciente, al punto da realizzare che i sogni che contengono il Signore o il Suo puro devoto, quando non contraddicono le scritture, possono essere considerati realtà tangibile.
Egli passò il resto della notte immerso in questi pensieri, riflettendo sulla sua caparbietà quando aveva saputo del sogno di Syamananda. Era in imbarazzo, ma era un uomo nuovo. Il giorno dopo, raccontò a tutti i mohant ciò che era accaduto e si rivolse a Syamananda dicendogli: "D'ora in poi, tu non sarai più il mio servitore, ma la mia stessa anima", Syamananda, per l'umiltà e la corretta attitudine che aveva nei confronti del suo guru, non poteva tollerare queste parole e cadde ai piedi di Hridoy Caitanya dichiarando: "lo sono eternamente il tuo servitore e nulla potrà cambiare la mia posizione. Hridoy Caitanya ordinò poi a Syamananda di continuare i suoi studi con Jiva Gosvami a Vrindavana mentre egli sarebbe tornato in Bengala.
Syamananda accettò l'ordine, ma espresse chiaramente il suo disaccordo nell'essere nuovamente separato dal suo guru. Ciò nondimeno, egli obbedì e Hridoy Caitanya fece i preparativi per lasciare la sacra terra di Krishna. Tuttavia, prima che iniziasse il suo viaggio, tutti i devoti lo aiutarono a organizzare i dodici festival che vennero portati a termine in modo fastoso. Lo stesso Syamananda chiese in elemosina i fondi per le spese dei festival, incoraggiando gli abitanti di Vraja ad offrire ciò che potevano. Tutti contribuirono e fu un grande successo. Dopo qualche tempo i mohant Gaudiya fecero ritorno in Bengala.
L'ordine di predicare in Orissa
Dopo aver passato parecchi mesi con Srinivas e Narottam (studiando sotto la guida di Jiva Gosvami), Syamananda e gli altri due santi vennero inviati in Bengala e in Orissa per distribuire i bhakti-rasa-shastra dei Gosvami. Prima di partire furono loro conferiti dei titoli particolari, indicati nei capitoli precedenti, e Syamananda ricevette ufficialmente da Jiva Gosvami questo nome. In effetti la controversia che era sorta sul nome di Syamananda era ben nota alla gente comune di Vraja, così come lo era la storia sull'origine di questo nome dato da Lalita-sundari. Ma fu solo dopo la cerimonia ufficiale di attribuzione del nome che l'appellativo 'Syamananda' venne accettato da tutti i devoti della Gaudiya-sampradaya esolo dopo questa cerimonia che Syamananda divenne noto con tale nome quando si recò nelle province dell'India orientale.
Benchè fosse colmo di entusiasmo alla prospettiva di recarsi in missione in India e in Orissa, Syamananda era comunque riluttante a lasciare Vraja e a portare con sé la letteratura dei Gosvami. Dopo tutto gli era stato ordinato dal suo guru di restare con Jiva Gosvami e questo era esattamente ciò che intendeva fare. Ma Sri Jiva gli ricordò che la stessa Radhika gli aveva chiesto di andare in Orissa e di diffondere il messaggio trascendentale con Rasik Murari, e il ricordo di questo fatto convinse Syamananda a partire con Srinivas, Narottam e l'intero bagaglio di libri. Quando i libri furono infine rubati a Vana Vishnupur e Syamananda venne inviato prima a Kethuri con Narottam e in seguito da solo in Orissa, egli divenne uno dei più importanti predicatori nella storia del Vaisnavismo Gaudiya.
Evangelizzò gran parte dell'Orissa e le città e i villaggi ai suoi confini, ma non fu un compito facile. Secondo l'Anuraga-balli quando Syamananda arrivò, l'impero dell'Orissa era in decadenza, in special modo dal punto di vista spirituale. Benchè lo stesso Mahaprabhu avesse inizialmente impresso una svolta spirituale all'Orissa, in particolar modo a Puri, che Egli aveva reso una metropoli vaisnava, dopo la Sua scomparsa molte comunità vaisnava si erano concentrate sullo sviluppo di Vrindavana, mettendo in ombra quel poco di entusiasmo per la predica che era rimasto nei devoti dell'India orientale.
Dobbiamo riconoscere che c'erano alcuni importanti 'sostenitori della fede vaisnava tra la seconda generazione dei vaisnava Gaudiya come Gopal Guru Gosvami, Dhyanchandra, e, secondo alcuni, i devoti del pancha sakha: Ananta, Acyuta, Yashovanta, Balaram e Jagannath. Inoltre, in Bengala, Jahnava Ma e Birabhadra erano molto importanti. Ma il ruolo dell'Orissa come importante luogo sacro, così com'era avvenuto al tempo di Sri Caitanya Mahaprabhu, sarebbe stato ripristinato solamente dopo l'arrivo di Syamananda. Il Dr. Sambidananda Das così racconta quel periodo nella storia dell'Orissa che affrettò l'arrivo di Syamananda, un periodo di declino nella pratica vaisnava:
"La caduta dell'impero governato dalla dinastia di Prataparudra fu senza dubbio un grande impedimento all'ulteriore sviluppo del movimento vaisnava Gaudiya nella provincia, con il frequente cambio di dinastie, l'anarchia e la successiva adozione della legge di Pathan accompagnata dall'inevitabile serie di guerre con i Moghul. La popolazione era duramente soggetta a saccheggi e torture da parte dei suoi governanti stranieri e dai nemici. L'intero paese era demoralizzato per varie circostanze avverse. Non c'è dubbio che Gopal Guru Gosvami e i suoi discepoli continuarono la diffusione del movimento vaisnava per qualche tempo ma anch'esso ebbe presto fine. I discepoli di Gopal Guru non sembra siano stati forti tanto quanto gli acarya. Inoltre le loro attività erano confinate a Puri e alle regioni circostanti. essendo la parte settentrionale dell'Orissa lontana dalla loro influenza."
Il grande declino della pratica vaisnava in Orissa può forse essere attribuito alla profanazione del tempio di Jagannath a Puri. Sambidananda scrive:
"Il tempio di Jagannath fu profanato per la prima volta da Kala Pahara e in seguito dagli iconoclasti di Pathan. La roccaforte dell'Induismo a Puri patì persecuzioni brutali per mano dei fanatici Pathan che non si risparmiarono nessuna fatica per poter umiliare il vaisnavismo in tutti i modi possibili. L'Orissa aveva quindi assolutamente bisogno di grandi acarya di straordinario talento e di una classe di guerrieri che potessero diffondere la religione vaisnava. I primi erano necessari per dare ispirazione alla gente con l'energia religiosa e per ridare alla popolazione moralità e coraggio, e i secondi per difendere e rendere inviolabile il tempio di Jagannath, gloria del vaisnavismo dell'India orientale...
In questo momento critico, il vaisnavismo Gaudiya dell'India occidentale inviò due suoi validi difensori nelle persone di Syamananda e Raj Man Singh per restaurare la gloria perduta di Puri, il primo quartier generale Gaudiya fondato dallo stesso Caitanya Mahaprabhu."
Sambidananda conferna giustamente la necessità, a quell'epoca, di missioni sia spirituali che materiali, che potessero ristabilire la tradizione Gaudiya in Orissa decimata dall'invasione dei mussulmani. Raj Man Singh era uno stimato discepolo di Rupa-Sanatana o, secondo altri, di Raghunath Bhatta Gosvami. Inoltre, poichè era uno dei generali di Akbar e, allo stesso tempo, era legato ai mohant vaisnava sotto la guida dei quali aveva condotto gli studi, sarebbe stato una perfetta guida politica per eseguire il compito di restaurare il vaisnavismo in Orissa.
Raj Man Singh
Nel momento esatto in cui Raj Singh, eletto governatore del Bengala, lavorava con notevole successo per ristabilire la santità di Puri e di tutta l'Orissa come sacra terra vaisnava, Jiva Gosvami inviava Syamananda per rivitalizzare la coscienza spirituale della gente. In effetti, i due missionari vaisnava, lavorando separatamente, conseguirono un risultato significativo per la tradizione Gaudiya nell'India orientale, portando a termine compiti immani. Dopo la morte del grande re Pathan dell'Orissa, Kutlu Khan (circa 1589-90), i suoi figli e il primo ministro vennero obbligati a firmare un trattato con Raj Man Singh secondo il quale i Pathan acconsentivano a restituire il tempio di Jagannath ai leader vaisnava locali. Tale accordo, tuttavia, sarebbe durato solo per alcuni anni.
Con la morte del primò ministro, i figli del re Pathan si impadronirono nuovamente del tempio. Questo atto dimostrativo e sleale fece infuriare Man Singh al punto tale che, sebbene fosse solitamente un uomo pacifico, fu costretto a prendere in considerazione una loro espulsione. Il tempo passava e non riuscendo a trovare un'altra alternativa, ottenne da Akbar il permesso di bandire con la forza i Pathan dall'Orissa. Ne derivò una grande guerra sulle sponde del Suvarharekha. Man Singh guidò di persona le armate e non si fermò fino a quando tutti i soldati mussulmani non furono scacciati lontano dalla casa di Jagannath.
Il Raj costrinse i Pathan a fuggire e a rifugiarsi nella vicina Cuttack, che venne assediata con la sua armata. Lasciando poi ogni questione nelle mani dei suoi assistenti e dei suoi ministri, egli si recò a Puri per visitare il tempio e gli altri luoghi santi legati alla memoria di Caitanya Mahaprabhu. Fu salutato come salvatore dagli afflitti cittadini di Puri e alla fine riuscì a riportare il tempio e gran parte dell'Orissa alla legge induista.
Syamananda in Orissa
Se Man Singh liberò l'Orissa politicamente, dando ai cittadini la libertà spirituale necessaria per praticare il vaisnavismo, Syamananda portò alla popolazione l'essenza e l'ispirazione spirituale. Quando l'illustre discepolo di Jiva Gosvami ritornò in Orissa da Vrindavana, scopri che i suoi genitori erano morti. Fu un colpo tremendo. Ciò nonostante egli non si perse di coraggio e istituÌ un centro di predica nella sua casa di Dharendra, dove erano vissuti i suoi genitori. Sopportando gli abusi, lo scetticismo e l'intolleranza religiosa, Syamananda persistette umilmente nel suo obiettivo di istituire il vaisnavismo come via preminente al raggiungimento della Verità Ultima.
Tutti riconobbero gradualmente la sua eccellente erudizione, le sue maniere cortesi e il suo esemplare comportamento vaisnava. Iniziarono a vederlo anche come grande mistico perchè le sue trance prolungate erano diventate famose in tutte le province orientali. Era il famoso discepolo di Hridoy Caitanya che aveva studiato sotto la guida di Jiva Gosvami. La sua fama si diffuse come il fuoco; accettò molti discepoli provenienti dalle città e dai ricchi regni così come dai villaggi e dalle tribù. Per mezzo di messaggeri fidati Syamananda si tenne in stretto contatto con Hridoy Caitanya, Srinivas, Narottam e altri; e con le benedizioni di Hridoy Caitanya, Syamananda in breve tempo apri un secondo tempio a Narasinghapur.
Molti devoti con il loro duro lavoro lo aiutarono in questo progetto impegnandosi in attività missionarie, nella costruzione del tempio, nell'adorazione e nella ricerca di fondi. Ciò gli assicurò un seguito ancora maggiore nel nord dell'Orissa. Dopo aver sviluppato quest'area per molti anni potè ritornare a Vrindavana, poichè i numerosi devoti che avevano gremito le sue fila erano valenti uomini e donne, in grado di continuare da soli la missione.
Una visita a Vraja
Quando Syamananda arrivò per la seconda volta a Vrindavana, era ormai famoso come l'illustre vaisnava che aveva evangelizzato l'Orissa. Persino Jiva Gosvami espresse la sua sorpresa per quanto Syamananda era riuscito a compiere durante il suo breve soggiorno nelle province orientali. Di conseguenza, Jiva lo accolse in modo straordinario e tutti i mohant di Vrindavana festeggiarono con entusiasmo il suo successo. Ma stare a Vrindavana non era per lui un mero pellegrinaggio o una vacanza. Durante il suo soggiorno, istituì un altro monastero, conosciuto oggi come 'Syamasundarkunja'. All'inizio del diciannovesimo secolo ne assunse la responsabilità il famoso mohant Gaudiya Baladeva Vidyabhushana, che lo rese talmente famoso che i pellegrini si accalcano tuttora per vedere la sua Divinità di Syamasundara.
Sher Khan
Syamananda poi lasciò Vraja per andare da Hridoy Caitanya a Kalna. Da Kalna si diresse ancora più a oriente per partecipare al festival di Narottam a Kheturi. In seguito, dopo parecchi mesi di pellegrinaggio, arrivò in Orissa. Si dice che una volta arrivatovi, si sia sposato tre volte, ma le informazioni sulle sue mogli e sulle circostanze dei suoi matrimoni sono scarse. Tuttavia, in questo periodo sbocciò la sua missione di predica e tutti in Orissa erano impregnati di amore divino. Il Prema-vilas riferisce un episodio interessante che ebbe luogo subito dopo il ritorno di Syamananda in Orissa. Durante questo periodo egli diede inizio al festival nagarasankirtana, guidando i suoi seguaci, lungo le strade, nel canto e nella danza estatici.
Un giorno Sher Khan, militante Pathan e importante rappresentante della corte mussulmana, s'imbattè nel gruppo del kirtana di Syamananda. La vista dei 'gioiosi Indù' lo fece notevolmente infuriare. Fece irruzione nel gruppo e lo fermò minacciando i devoti e ordinando loro di non tenere mai più i kirtan. Non badando alle parole del noto Pathan, Syamananda ritornò nelle strade il giorno successivo con un gruppo di kirtan ancora più folto. Ovviamente ciò irritò ancora di più il soldato mussulmano che, riuniti i suoi compagni, interruppe nuovamente il kirtan. Questa volta però i soldati mussulmani furono violenti, ruppero le mridanga e gettarono i kartala nel fiume. A questo punto Syamananda cominciò ad urlare in modo misticamente acuto i nomi di Radha e Krishna. Quando Sher Khan e i suoi compagni udirono questa vibrazione, cominciarono a tossire sangue e si accorsero che le loro barbe e i loro baffi avevano preso fuoco. Terrorizzati dal potere di Syamananda, tutti lasciarono il luogo con grande spavento.
Il giorno seguente, Syamananda guidò nuovamente il gruppo di sankirtana e quando Sher Khan vide avvicinarsi i devoti, si prostrò ai piedi di Syamananda chiedendo la sua misericordia e gli disse: "Mio Signore, oltre ad aver tossito sangue e ad avere la barba bruciata, ho avuto un terribile incubo. Mi appare Allah, il Signore Supremo. Dopo avermi schiaffeggiato in volto, mi dice ripetutamente di essere il vostro stesso Ahlada Svarup, la forma del Signore che viene rivelata ai vaisnava. Mi mostra il suo colorito dorato e dice che, nel Suo aspetto più confidenziale, Egli non è altri che Sri Caitanya Mahaprabhu. Dice inoltre che tu sei il Suo devoto favorito e che io dovrei essere iniziato nel canto del santo nome solo da te". Syamananda si commosse per la conversione del Pathan e lo iniziò secondo la tradizione Gaudiya. Come il re Birhambir nel caso di Srinivas, Sher Khan ricevette in seguito all'iniziazione il nome 'Caitanya Das'.
Rasik Murari
Syamananda si recò in seguito a Rayani, o Rohini, un piccolo villaggio situato sulla sponda del Suvarharekha, dove, occorre ricordarlo, Raj Man Singh aveva inaugurato la strada alla predica di Syamananda. Questo era il luogo in cui Syamananda avrebbe incontrato Rasik Murari, il suo dicepolo più importante, Sri Radhika aveva predetto che Syamananda avrebbe diffuso il dharma vaisnava in tutta l'Orissa con Rasik e che in questo modo avrebbe reso un importante contributo alla missione del sankirtana (6). Il re e la regina di Rayani erano Raj Acyuta e Bhavani, Essi erano grandi devoti del Signore, avendo ricevuto la dottrina del vaisnavismo per opera di Dayal Dasi, una pia custode del tempio locale di Radha-Krishna.
Per molti anni ella aveva guidato spiritualmente il re e la regina e aveva persino iniziato il loro giovane figlio, Rasik Murari, nel canto del santo nome. Syamananda andò a Rayani proprio quando il quartoperiodo di austerità (caturmasya) stava per iniziare. Poichè egli era un famoso vaisnava, Raj Acyuta gli chiese di fermarsi per i quattro mesi successivi. Syamananda obbedì al re e in quel periodo relativamente breve riuscì a convertire l'intera provincia. Il figlio di Acyuta, Rasik, era particolarmente attratto dalla purezza e dalla padronanza delle scritture di Syamananda. Sia Rasik che sua moglie Ichcha-devi (7) vennero iniziati come discepoli di Syamananda e ricevettero rispettivamente i nomi 'Rasikananda' e 'Syama dasi'. Fu inoltre loro richiesto di recitare sempre il maha-mantra Hare Krishna, Hare Krishna / Krishna Krishna, Hare Hare / Hare Rama, Hare Rama / Rama Rama, Hare Hare.
Rasik condusse il suo guru alla casa di Damodar, suo amico intimo e studioso di fama, nel villaggio di Chakulia. La conoscenza di Damodar si estendeva fino ai regni della filosofia Sankhya, delle perfezioni dello yoga e dall'Advaita Vedanta. Rasik aveva sperato che l'esposizione di Syamananda avrebbe convinto Damodar sulla superiorità del vaisnavismo. Dopo parecchi giorni di discussione, il desiderio venne pienamente esaudito quando Damodar si abbandonò a Syamananda, accettandolo come suo unico rifugio e salvezza. Dopo aver affidato a Sher Khan (Caitanya Das), a Rasikananda e a Damodar la guida del movimento, Syamananda decise di trascorrere un po' di tempo a Puri, visitando tutti i luoghi legati ai divertimenti di Sri Caitanya.
Egli poi intraprese un terzo (secondo alcuni, un quarto) viaggio a Vrindavana. Lì venne accolto da Jiva Gosvami, i suoi amici e i suoi discepoli, e mandò a dire a Rasik Murari di raggiungerlo. Parecchi mesi dopo Rasik arrivò a Vraja, dove s'immerse nell'amore per Dio. Dopo qualche tempo Rasik e Syamananda decisero di ritornare in Orissa attraversando la foresta di Jharikhanda. Essi seguirono accuratamente il percorso di Mahaprabhu e ad ogni miglio prezioso entravano sempre più nell'estasi dell'amore per Dio.
Gopiballabhpur
Dopo il suo ritorno in Orissa, Syamananda assegnò a Rasik la provincia di Kashipur affinchè se ne prendesse cura personalmente per ciò che riguardava la coscienza di Krishna. Quando Syamananda vide quanto Rasik stava agendo bene, installò, affidandone l'adorazione al suo discepolo, una bellissima Divinità chiamata "Gopijanaballabha" e modificò il nome del luogo in 'Gopiballabhpur'. Alla fine incaricò la moglie di Rasik, Syama dasi, dell'adorazione di Gopijanaballabha, conferendole il titolo di sacerdote principale del tempio, che successivamente divenne un importante centro del ramo vaisnava di Syamananda.
Rasik predicò per quarant'anni per conto di Syamananda, con il quale fece spesso dei viaggi di predica. Le biografie ufficiali, come il Rasik Mangal e il Syamananda Prakash, dicono che essi posero fine ai sacrifici animali nelle aeree non vaisnava e convinsero la gente dell'Orissa e dei villaggi confinanti sulla validità del messaggio di Mahaprabhu. Il discepolo brahmana di classe elevata e il suo Sadgopa guru erano una coppia irresistibile che convertiva sia gli indù che gli zamindar mussulmani (ricchi proprietari terrieri) alla fede vaisnava, Syamananda convertì il famoso proprietario terriero di Ghatshila, Bhimadhana Bhuiyan, quello di Govindapur, Uddanda Roy, Rajyadhar Roy, e molti altri; Rasik fu responsabile del vaisnavismo di Baidyanath Bhanja, governatore di Mayurbhanj, del re di Patashpur, Harinarayana di Panchet, e Chandrabhanu, re di Mayna.
Migliaia di altri seguaci li seguirono come essi avevano seguito Rasik e Syamananda. Gopiballabhpur divenne il centro religioso di tutte queste persone. Hridoy Caitanya venne a conoscenza delle prodigiose imprese di Syamananda e andò in Orissa per vederle con i suoi occhi. Quando arrivò a Dharendra, si recò direttamente a casa di Syamananda. Ovviamente Syamananda fu colmo di gioia e si prostrò ai piedi del suo guru con umiltà ed estasi. Mandò subito a chiamare i suoi due migliori discepoli, Rasik e Damodar, per presentarli a Hridoy Caitanya. l quattro puri vaisnava trascorsero molti giorni discutendo dei divertimenti di Krishna e delle possibili strategie per rendere la loro conoscenza più ampiamente diffusa. Hridoy Caitanya ritornò poi a Kalna, felice e fiducioso che il movimento si trovasse in buone mani.
Il kirtan di Reneti
Un aspetto significativo del movimento di Syamananda in quel tempo fu lo svilupparsi di ciò che venne in seguito chiamato lo stile di kirtan Reneti. Questa singolare fusione tra la musica classica da kirtan e il particolare tipo di devozione di Syamananda ebbe origine a Ranihati Pargana (il distretto di Midnapur nell'attuale Orissa), e perciò talvolta si fa riferimento ad esso come al kirtan Ranihati. Nelle sue melodie e nella sua struttura è simile alle opere tradizionali Thumri dell'lndostan, molto note in tutta l'India, ma il kirtan Reneti rimase provinciale e venne gradualmente messo in ombra dal famoso stile Manohar-shoy, reso popolare dai seguaci di Srinivas Acarya. Tuttavia si asserisce che il kirtan Reneti di Syamananda fu per un certo periodo riportato in auge nel diciannovesimo secolo da un entusiasta kirtaniya di nome Beni Das.
La letteratura di Syamananda
Syamananda non scrisse molti libri, avendo trascorso la maggior parte del suo tempo nella predica attiva e nei pellegrinaggi. Tuttavia, oltre a queste attività e allo stile di kirtan che venne reso popolare dai suoi discepoli, egli compose alcune opere. Tra queste, gli studiosi includono generalmente sia il Govinda Mangal, una breve opera sul Signore della sua vita, sia l'Advaita Tattva, che spiega gli insegnamenti di Madhavendra Puri ad Advaita Acarya, ma è oggetto di discussione il fatto che Syamananda sia davvero l'autore di almeno uno di essi (8). Viene accettata in genere l'ipotesi che Syamananda abbia composto un'opera chiamata Vrindavan Parikrama, un resoconto dei più importanti luoghi santi di Vraja. Si dice anche che abbia scritto l'Upasana Sara Samgraha, un raro manoscritto sulla scienza del servizio devozionale secondo le direttive di Jiva Gosvami.
A Syamananda vengono attribuiti dei poemi, tra i quali i più famosi sono contenuti in un'antologia intitolata Aprakashita Padaratnavali. In quest' opera egli descrive uno dei tanti incontri segreti di Radhika con Krishna. Anche il poema sanscrito di Rasik sulla vita del suo maestro, lo Syamananda Shatakam, è un'opera importante per i vaisnava Syamanandi. Radhananda, figlio maggiore di Rasik ed erede del Gopiballabha Math, scrisse un libro intitolato Radha-Govinda-Kavya, un magnifico poema devozionale a imitazione della Gita Govinda di Jayadev. Nayananda era il figlio maggiore di Radhananda e venne iniziato direttamente da Rasik. Egli fu un predicatore attivo, ma non ha lasciato alcuna opera letteraria.
La scomparsa di Syamananda
Un giorno Syamananda ricevette il solenne annuncio della scomparsa di Hridoy Caitanya a Kalna. In quel momento, tutte le sue conquiste gli sembrarono inutili, come se fossero delle conchiglie vuote, dal momento che le aveva perseguite solo per soddisfare il suo guru. Non potendo tollerare la triste notizia, chiamò i suoi discepoli per chiedere conforto e per parlare con loro delle glorie di Hridoy Caitanya. Essi tennero un festival in suo onore e gradualmente Syamananda riuscì a proseguire le sue attività di predica. Poco dopo arrivò però la notizia che anche Damodar, il caro discepolo di Syamananda, aveva lasciato questo mondo. Si dice che Syamananda non si ristabili mai dal trauma subito e che da quel giomo si ammalò gravemente.
Nel corso della sua malattia risiedette nel palazzo reale di Uddanda Roy a Narasinghapur. Gli fu somministrato ogni tipo di medicinale ma senza risultati. Ciò nonostante egli riceveva molti visitatori e fino all'ultimo respiro predicò vigorosamente le conclusioni della filosofia vaisnava. Syamananda nominò Rasik suo successore spirituale e chiese a tutti i suoi seguaci di obbedire ai suoi ordini. "Chi non obbedirà a Rasik", egli disse, "dovrà essere considerato come ostile a me". Chiese a Rasik di prendersi anche cura delle sue mogli e di accrescere la missione di predica. Così, a metà del diciassettesimo secolo, egli morì. Rasik fece costruire una bellissima tomba (samadhi) a Narasinghapur (ora chiamata Kanpur) che si trova nello stato di Mayurbhanj in Orissa, e guidò una complessa cerimonia in onore del guru scomparso.
Migliaia di capi vaisnava e musulmani, zamindar, re, regine e altri vi presero parte per rendere l'ultimo omaggio al grande devoto responsabile della conversione di tutta l'Orissa. Rasik continuò a diffondere il movimento dopo la dipartita del suo guru. Risolse anche una grave divergenza di opinioni tra le vedove di Syamananda, una divergenza che minacciava di dividere il movimento. Tra tutte le sue ultime imprese ne viene ricordata specialmente una: in memoria dell'ordine di Mahaprabhu a Hridoy Caitanya di tenere dodici festival, Rasik fissò dodici giorni di celebrazione per tutti i seguaci del vaisnavismo di Syamananda che vengono osservati ancora ai giorni nostri: (1) l'anniversario della scomparsa di Syamananda; (2) Hera Pancami; (3) il Rathayatra; (4) la nascita di Mahaprabhu; (5) l'anniversario della scomparsa di Gauridas Pandit; (6) la nascita di Sri Krishna; (7) la nascita di Sri Radha; (8) la cerimonia di Utthana Ekadasi; (9) Rasotsava; (10) Dol Yatra; (11) Kojagari Lakshmi-utsav; (12) l'anniversario della scomparsa di Hridoy Caitanya.
Conclusione
Come Srinivas Acarya era l'incarnazione dell'estasi di Mahaprabhu e Narottam quella di Nityananda Prabhu, così si dice che Syamananda sia stato l'incarnazione dell'estasi di Advaita Acarya. I loro divertimenti sono inconcepibili e il beneficio che se ne trae anche semplicemente ascoltandoli è inimmaginabile. Anime eternamente liberate come queste vengono nel nostro mondo con un obiettivo specifico e i loro divertimenti servono a purificare e a illuminare tutti coloro che li ascolteranno. In qualità di anime che trascendono l'imperfezione, essi sono situati naturalmente al di là di qualsiasi bisogno di 'pratica' o di 'sadhana' di qualunque disciplina devozionale. Ciò nonostante essi manifestano i lila del conseguimento graduale della perfezione per dare l'esempio alle numerose generazioni di vaisnava che li seguono.
Ho tentato di riassumere le attività illimitate di entità che sono chiaramente al di là della mia condizione. In verità persino i divertimenti che ci sono noti, quelli contenuti in questo libro, sono raccontati in modi diversi e hanno innumerevoli significati che sono impossibili da decifrare per l'anima condizionata. Speriamo perciò che questa piccola goccia nell'oceano di nettare abbia messo in grado i nostri lettori di percepire quanto sia vasto quest'oceano. Se questo libro ha incoraggiato anche una sola persona a nuotare nelle onde nettaree del nettare vaisnava, saranno stati utili il tempo e gli sforzi impiegati per realizzarlo. Jai Radhe!
NOTE
(1) Il Rasik-mangal di Gopijanaballabha è l'unico volume che sostiene che Hridoy Caitanya dette a Dukhi Krishnadas il nome di Syamananda (Purva 2, pag. 10). Secondo il Prema-vilas e altre fonti autorevoli, Dukhi ricevette da Hridoy Caitanya solo l'aggiunta 'Krishnadas". Egli fu in seguito chiamato Syamananda da Lalita-devi. Ci fu una grande controversia su questo nome, come vedremo in questo capitolo.
(2) Secondo resoconti successivi, fu Sri Radha che dette a Syamananda il nome e il tilaka.
(3) Il diksha guru è il guru che inizia con il sacro mantra, dando al discepolo il suo nuovo nome spirituale. Generalmente egli è anche la sua guida. E' poco ortodosso accettare più di un diksha guru. Si possono accettare molti siksha guru "istruttori". Il siksha guru è la persona che guida praticamente e spiritualmente il devoto nel corso di tutta la sua vita. Secondo la tradizione, egli non cambia il nome del suo studente, benchè gli possa dare un titolo per i suoi meriti.
(4) Secondo il Bhakti-ratnakara, (cap. 1 pag. 16-19) Hridoy Caitanya la prese un pò meglio di quanto altra letteratura affermi, ma nondimeno è chiaro che questo episodio diede inizio ad un'accesa controversia.
(5) L'unica altra persona che venne protetta in questo modo fu Haridas Thakura, intimo compagno di Sri Caitanya. Va comunque chiarito che Hridoy Caitanya non è una persona terrena ma un eterno associato del Signore. Il modo duro e apparentemente ordinario con cui egli relaziona con Syamananda fa parte dei divertimenti divini del Signore. Studiando attentamente queste complesse relazioni devozionali, vengono manifestate al lettore sensibile le verità della filosofia vaisnava.
(6) C'è un po' di confusione sull'identità di Rasik Murari. Nel Premavilas, Rasik e Murari vengono chiaramente menzionati come i due figli di Raj Acyuta. Il Prema-vilas parla persino della moglie di Rasik, Malati e di quella di Murari, Sacirani. Il Rasik-mangal però si riferisce sempre a Rasik Murari come a un unico individuo. Anche il Bhaktiratnakara indica che Rasik e Murari sono i due nomi della stessa persona — il principale discepolo di Syamananda. Tradizionalmente, è quest'ultima versione che viene accettata dagli studiosi e dall'ortodossia della Gaudiya-sampradaya.
(7) Ella era un'importante vaisnavi di quel tempo come testimonia il Bhakti-ratnakara. Potrebbe benissimo essere stata la prima donna Bengali a scrivere versi religiosi nella lingua locale.
(8) Ci sono prove che questi libri sono stati scritti da un vaisnava di nome Syamadas. poeta di Hariharapur nel distretto di Medinipur. Bengala. Egli fu attivo subito dopo Syamananda.
Tratto dal libro Vite dei santi vaisnava, Srinivas, Narottam, Syamananda di Satyaraja dasa (Steven Rosen). Tutti i diritti riservati.
FAQ
Che cos'è il bhakti-yoga?
Bhakti deriva dalla parola sanscrita bhaj, che significa servizio amorevole. Yoga in sanscrito significa connessione. Bhakti yoga significa connettersi al supremo per mezzo dell'amore del puro servizio devozionale.Tutti noi abbiamo amore o Bhakti dentro di noi; tuttavia, è in uno stato dormiente. C'è un modo semplice per risvegliare questo servizio d'amore dormiente a Dio, la Persona Suprema. Questo processo è stabilito dal Signore Sri Krishna nella Bhagavad Gita. Il Signore, Sri Chaitanya Mahabrabhu, l'incarnazione del Signore Krishna in questa era attuale ha misericordiosamente reso questo processo molto semplice e piacevole. Srila prabhupada, il fondatore dell'ISKCON, ha reso questo processo famoso in tutto il mondo. Il processo del risveglio dell'amore non è solo purificante ma anche pienamente soddisfacente. Questo processo di purificazione consiste in tre principi principali: canto, danza e festa. Il canto dei puri nomi del Signore può essere fatto semplicemente cantando regolarmente l'Hare Krishna mahamantra - Hare Krishna Hare Krishna / Krishna Krishna Hare Hare / Hare Rama Hare Rama / Rama Rama Hare Hare. Il canto può essere fatto come giri minimi fissi sul japa mala o può essere fatto insieme in congregazione con strumenti musicali. La danza è anche una parte importante della purificazione per raggiungere l'amore. La danza è fatta con grazia davanti al Signore. La danza impegna tutto il nostro corpo nella glorificazione di Dio, la Persona Suprema. Banchettare significa solo mangiare cibo che è stato specificamente cucinato e offerto amorevolmente a Sri Krishna. Tale cibo o anche chiamato prasadam è privo di karma e non ci intrappola nel ciclo di nascite e morti ripetute.
Che cos'è la I.S.K.Con.?
La Società Internazionale per la Coscienza di Krishna è stata fondata nel 1966 da Prabhupada A.C. Bhaktivedanta Swami, venuto dall'India su ordine del suo Maestro Spirituale per predicare l'amore di Dio al popolo dell'Occidente. Prabhupada è in una linea di successione disciplica che risale direttamente a 500 anni fa, quando Sri Chaitanya apparve in India, e da lì ancora più indietro di 5000 anni, al tempo in cui Krishna parlò per la prima volta La Bhagavad Gita al Suo discepolo Arjuna. La Coscienza di Krishna è vissuta come un processo di auto purificazione. I suoi mezzi e il suo fine sono un segreto di Pulcinella, e non vi è alcun onere finanziario per imparare la Coscienza di Krishna o ricevere l'iniziazione al canto del mantra Hare Krishna. L'essenza del servizio devozionale a Krishna è che si prende qualunque capacità o talento si abbia e lo si combina con gli interessi del Supremo Goditore, il Signore, Sri Krishna. Lo scrittore, scrive articoli per Krishna e noi pubblichiamo periodici in questo modo. L'uomo d'affari, fa affari per fondare molti templi in tutto il paese. I capifamiglia, allevano i figli nella scienza di Dio, e marito e moglie vivono in mutua cooperazione per il progresso spirituale. Queste attività sono svolte sotto la sanzione dell'esperto Maestro Spirituale e in linea con le Scritture. Il servizio devozionale nella Coscienza di Krishna significa cantare regolarmente nel tempio, ascoltare discorsi sui passatempi di Krishna dallo Srimad Bhagavatam e prendere cibi preparati e offerti a Dio, la Persona Suprema. Con libri, letteratura e documenti, la Società si dedica a risvegliare il pubblico mondiale allo stato normale ed estatico della Coscienza di Krishna, in modo che tutti possano riguadagnare la loro posizione eterna di servire favorevolmente la volontà di Krishna. Il canto congregazionale del Sankirtan viene portato alla gente: nei parchi pubblici, nelle scuole, in televisione, a teatro, per le strade. La Coscienza di Krishna non è la filosofia di un pigro. Piuttosto, cantando e impegnandosi nel servizio di Krishna, chiunque partecipi sperimenterà lo stato di "Samadhi", l'assorbimento estatico nella coscienza di Dio, 24 ore al giorno! Poiché la filosofia della Coscienza di Krishna non è settaria, qualsiasi uomo, indù o cristiano, migliorerà nella sua fede cantando il Santo Nome di Dio e ascoltando la Bhagavad Gita. Senza conoscenza, realizzazione e servizio amorevole all'Unico Dio Supremo, non può esserci religione. Che tutti si rallegrino nel Movimento del Sankirtan, e potremo così vedere l'adempimento della predizione fatta da Sri Caitanya 500 anni fa: che il canto dei Santi Nomi di Dio, Hare Krishna, sarebbe stato portato in ogni città e villaggio del mondo. Solo così potrà prevalere la vera pace. È' sublime e facile.
HARE KRISHNA, HARE KRISHNA, KRISHNA KRISHNA, HARE HARE HARE RAMA, HARE RAMA, RAMA RAMA, HARE HARE
Chi è Krishna?
Nella filosofia del Bhakti Yoga, la Verità Assoluta è conosciuta come una persona. Il suo nome è Krishna, una parola sanscrita che significa “coLui che attrae tutti”. Krishna è l'oggetto più attraente dell'amore della tua anima. Ogni essere vivente cerca il piacere. L'essenza del piacere è il piacere dell'amore. Ne abbiamo bisogno. Senza amare qualcuno ed essere amati da qualcuno, la vita è molto vuota e superficiale. L'origine di quell'amore è l'amore dell'anima per Dio e l'amore di Dio per l'anima. Siamo attratti da qualcuno che è bello, potente, colto, famoso, rinunciato, ricco. Queste sono opulenze che attirano il nostro cuore. Il nome Krishna significa che possiede tutte le opulenze nella loro totalità. Egli è la fonte di tutta la bellezza, di tutta la forza, di tutta la conoscenza, di tutta la ricchezza, di tutta la fama e di ogni rinuncia. E l'amore di Krishna per l'anima è illimitato e incondizionato. Questo è Krishna. Egli è il nostro eterno padre, la nostra eterna madre, il nostro eterno amico, il nostro eterno amante. Potremmo servire Krishna attraverso il sentiero della bhakti. Bhakti è il processo che Dio ci ha dato attraverso il quale possiamo servirlo 24 ore al giorno. Krishna è nei nostri cuori. Krishna è nel cuore di ogni essere vivente. Krishna è dentro ogni atomo e tra gli atomi attraverso le sue varie energie. Ma alla fine, la fonte di tutto è quella persona divina, quella persona onnipotente, amorevole e attraente con cui desideriamo eternamente ricongiungerci. Bhakti Yoga significa ricongiungersi con la nostra fonte, con Dio, attraverso atti di devozione, ricordandoci di lui, cantando i Suoi nomi e le Sue glorie, pregandolo, adorando la divinità, rendendo servizio a Lui, ai Suoi devoti e a tutti gli esseri viventi. Questi sono i modi attraverso i quali potremmo sempre sentire la presenza di Dio.
Chi ha iniziato il Movimento Hare Krishna?
Nel 1965, Sua Divina Grazia A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada viaggiò da solo dall'India agli Stati Uniti d'America per stabilire la tradizione senza tempo della coscienza di Krishna nel mondo occidentale. Ha fondato da solo l'International Society for Krishna Consciousness (I.S.K.CON.), una società mondiale di oltre 500 templi, comunità agricole e scuole, con un'adesione di oltre tre milioni di membri in Occidente, cinquanta milioni in tutto il mondo. Srila Prabhupada ha tradotto oltre 50 libri sulla coscienza di Krishna, ora disponibili in oltre 65 lingue. Prima di morire nel 1977, fece in modo che il movimento fosse guidato da una Commissione del Corpo Direttivo composta dai suoi discepoli più anziani. Inoltre, dopo la dipartita di Srila Prabhupada, i suoi stessi discepoli iniziarono ad accettare discepoli, portando avanti l'antico sistema della successione disciplica. Pertanto, ha toccato abbastanza persone che possono trasmettere questa conoscenza ad altri che questo movimento continuerà anche nel futuro.
Chi sono io?
Queste sono le domande secolari che ogni filosofo nel corso dei secoli ha cercato di comprendere e comprendere. Dopo tutto, come saprai cosa fare nella vita se non sai nemmeno chi o cosa sei? " Tuttavia, l'antica letteratura vedica dell'India ha fornito le risposte più chiare che sono state trovate ovunque per rispondere a queste domande. Ad esempio, il Mundaka Upanishad (3.1.9) spiega che l'essere vivente è l'anima e che: "L'anima è di dimensioni atomiche e può essere percepita dalla perfetta intelligenza. Questa anima atomica è situata nel cuore e diffonde la sua influenza su tutto il corpo delle entità viventi incorporate. Quando l'anima viene purificata dalla contaminazione dei cinque tipi di aria materiale, la sua influenza spirituale viene esibita.
"Il Chandogya Upanishad (6.11.3) afferma anche che sebbene il corpo avvizzisca e muoia quando il sé o l'anima lo abbandonano, il sé vivente non muore. Ulteriore illuminazione è data nello Srimad-Bhagavatam (7.2.22) in cui spiega che l'anima spirituale non ha morte ed è eterna ed inesauribile. È completamente diverso dal corpo materiale, ma per essere stato fuorviato dall'abuso della sua leggera indipendenza, è obbligato ad accettare corpi sottili e grossolani creati dall'energia materiale e quindi essere sottoposti alla cosiddetta felicità materiale e angoscia.La natura eterna del sé viene anche spiegata nella Bhagavad-gita dal Signore Sri Krishna, dove Egli dice specificamente che non c'è mai stato un tempo in cui Lui non esistesse, né alcuno degli esseri viventi, incluso te. L'anima incarnata passa continuamente dalla fanciullezza alla giovinezza fino alla vecchiaia in questo corpo. ">Ma per chi si è realizzato da solo, non c'è sconcerto in un simile cambiamento. Si spiega inoltre che dovremmo sapere che ciò che pervade l'intero corpo attraverso la coscienza è indistruttibile. Nessuno è in grado di distruggere l'anima imperitura. Solo il corpo materiale dell'eterno essere vivente è soggetto alla distruzione. Per l'anima non c'è mai nascita né morte. Non viene ucciso quando il corpo muore o viene ucciso. Come una persona indossa nuovi indumenti, rinunciando a quelli vecchi, allo stesso modo, l'anima accetta nuovi corpi materiali, rinunciando a quelli vecchi e inutili. Certamente questa conoscenza può alleviare chiunque dall'ansia che viene dal pensare che la nostra esistenza sia finita alla morte. Spiritualmente, non moriamo; tuttavia, il corpo viene utilizzato fino a quando non è più adatto per continuare. A quel tempo, potrebbe sembrare che moriamo, ma non è così. L'anima continua il suo viaggio verso un altro corpo secondo il suo destino.
Viene anche spiegata l'indistruttibilità dell'anima. L'anima individuale è infrangibile e insolubile, e non può essere né bruciata né secca. L'anima è eterna, immutabile e eternamente uguale. Sapendo questo, non dovremmo addolorarci per il corpo temporaneo. Quindi, il corpo si assottiglia e muore ma l'anima non muore: semplicemente cambia corpo. Pertanto, il corpo è come una camicia o un cappotto che indossiamo per qualche tempo, e quando è consumato, lo cambiamo per uno nuovo. Pertanto, la letteratura vedica, come la Chandogya Upanishad (8.1.1), menziona che la conoscenza del sé interiore è ciò che dovrebbe essere cercato e compreso da tutti. Realizzare la propria identità spirituale risolve i problemi e i misteri della vita. Più realizziamo la nostra identità spirituale, più vedremo che siamo oltre questi corpi materiali temporanei e che la nostra identità non è semplicemente un corpo bianco, o nero, o giallo, o grasso, magro, intelligente, stupido, vecchio , giovane, forte, debole, cieco, ecc. La cecità reale significa non essere in grado di vedere attraverso le condizioni corporee temporanee e superficiali e nella persona reale interiore. Vedere la realtà significa riconoscere la natura spirituale di tutti. Lo Srimad-Bhagavatam (11.28.35) spiega che l'anima è auto-luminosa, al di là della nascita e della morte, e illimitata dal tempo o dallo spazio e, quindi, oltre ogni cambiamento. Il Bhagavatam (11.22.50) sottolinea anche che come si assiste alla nascita e alla morte di un albero ed è separato da esso, allo stesso modo la testimonianza della nascita, della morte e delle varie attività del corpo è dentro ma separata da esso. La dimensione dell'anima è descritta anche nella Svetasvatara Upanishad (5.9): "Quando il punto superiore di un capello è diviso in cento parti e ancora ciascuna di tali parti è ulteriormente suddivisa in cento parti, ciascuna di tali parti è la misura della dimensione dell'anima spirituale. "Quindi considerando che il diametro di un tipico pelo è largo circa tre-millesimi di pollice, allora dividerlo in cento parti, e poi dividere una di quelle parti di nuovo in cento parti significa che sarebbe microscopico. E poiché è spirituale e non fatto di sostanza materiale, percepire la presenza dell'anima non è così facile. È invisibile alla nostra visione materiale. La Katha Upanishad riferisce che all'interno del corpo, più in alto dei sensi e degli oggetti dei sensi, esiste la mente. Più sottile della mente è l'intelligenza, e più alto e più sottile di quanto l'intelletto sia il sé. Quel sé è nascosto in tutti gli esseri e non brilla, ma è visto dai sottili veggenti attraverso il loro acuto intelletto. Da questo possiamo capire che all'interno del corpo fisico grossolano, composto da vari elementi materiali, come terra, aria, acqua, ecc., c'è anche il corpo sottile composto dai sottili elementi sottili della mente, dell'intelligenza e del falso ego. Le attività psichiche si svolgono all'interno del corpo sottile. È anche all'interno del corpo sottile in cui esistono i ricordi delle vite passate, per quanto profonde possano essere. Tuttavia, l'essere vivente ha la sua forma spirituale che è più profonda di questa sottigliezza, altrimenti non potrebbe aver ripetuto nascite. Una persona vede effettivamente il suo sé spirituale così come la presenza dell'Essere Supremo quando percepisce che sia il corpo grossolano sia quello sottile non hanno nulla a che fare con il puro sé spirituale interiore. Pertanto, si potrebbe chiedere che, poiché siamo separati dai corpi grossolani e sottili, perché ci identifichiamo così fortemente con il corpo materiale? Si spiega che sebbene il corpo materiale sia diverso dall'anima, è a causa dell'ignoranza dovuta all'associazione materiale che ci si identifica erroneamente con le condizioni corporee alte e basse. È ulteriormente elaborato che solo a causa della mente e dell'ego tale sperimentiamo felicità materiale e angoscia. Tuttavia, in realtà, l'anima spirituale è al di sopra di tale esistenza materiale e non può mai essere realmente influenzata dalla felicità materiale e dall'angoscia in qualsiasi circostanza. Una persona che percepisce veramente questo non ha nulla da temere dalla creazione materiale o dall'apparizione di nascite e morti. Così, può ottenere una vera pace. Il Chandogya Upanishad (8.1.5-6) continua a spiegare che il sé è libero dal peccato e dalla vecchiaia, dalla morte e dal dolore, dalla fame e dalla sete, dalla lamento e dalla tristezza e da tutte le forme corporee identificazione. Desidera solo ciò che dovrebbe desiderare e non immagina altro che ciò che dovrebbe immaginare. Chi si allontana da questa vita senza aver scoperto il sé e quei desideri veri o spirituali non ha libertà in tutti i mondi. Ma quelli che partono da qui dopo aver realizzato la propria vera identità spirituale e quelle inclinazioni spirituali hanno la libertà in tutti i mondi. Quindi, per riassumere, l'anima è una particella di coscienza e beatitudine nel suo stato purificato di essere. Non è materiale in alcun modo. È ciò che parte dal corpo al momento della morte e, nel corpo sottile, trasporta le sue impressioni, i desideri e le tendenze mentali, insieme ai risultati karmici delle sue attività da un corpo all'altro. Comprendere e percepire questo sé, che è la nostra autentica identità spirituale, è il vero obiettivo della vita. Tale realizzazione allevia uno di ulteriore esistenza materiale. Come è spiegato, coloro che hanno purificato la loro coscienza, sono stati assorbiti dalla conoscenza spirituale e hanno assolto ogni impurità nella mente, sono liberati dal karma che li libera da qualsiasi nascita futura. Sono liberi da altre nascite nel mondo materiale e vengono liberati nell'atmosfera spirituale. Come fare questo è il risultato finale dell'esistenza umana.
Da dove provengono le vostre Scritture?
Sebbene il movimento Hare Krishna sia stato fondato in Occidente solo nel 1966, le sue radici si estendono per migliaia di anni nel passato, nella tradizione vedica dell'India. I Veda erano originariamente una tradizione vocale, ma poi furono scritti in sanscrito più di 5000 anni fa. Il compilatore della letteratura vedica, Srila Vyasadeva, divise la conoscenza vedica in vari dipartimenti di conoscenza, materiale e spirituale, affidando ai suoi discepoli sezioni particolari. In questo modo, le scritture si sono sviluppate nei quattro Veda, nei Vedanta Sutra, nelle 108 Upanishad principali, nel grande Mahabharata che include la Bhagavad-gita e nei 18 Purana principali, tra gli altri testi. Dei Purana, il Bhagavata Purana o Srimad-Bhagavatam è descritto come il frutto più maturo di tutta la letteratura vedica. È accettato dalla tradizione vedica come la conclusione dei principi e della comprensione vedantica, e mette in relazione i passatempi e le caratteristiche del Signore Supremo. Il processo di sviluppo spirituale descritto nella letteratura vedica è un processo graduale di realizzazione di Dio e amore per Dio. Questa saggezza è stata attentamente preservata e tramandata attraverso i secoli attraverso il veicolo della successione di maestri autorealizzati. Questa antica saggezza spirituale viene ora nuovamente presentata in Occidente attraverso il Movimento Hare Krishna. Invitano persone di ogni tipo a visitare i loro templi, comunità e siti web e a partecipare in qualsiasi modo desiderino a questo sublime e facile processo di <em>bhakti-yoga</em> e Coscienza di Krishna. Ci sono anche molti libri che possono aiutare a comprendere come puoi iniziare questo processo spirituale.
Hare Krishna mantra, che cos'è?
Hare Krishna Hare Krishna Krishna Krishna Hare Hare Hare Rama Hare Rama Rama Rama Hare Hare
Un mantra è una vibrazione sonora spirituale che purifica la coscienza e risveglia l'amore di Dio. Il canto del maha-mantra Hare Krishna - Hare Krishna, Hare Krishna, Krishna Krishna, Hare Hare / Hare Rama, Hare Rama, Rama Rama, Hare Hare - è raccomandato nella letteratura vedica come il metodo più facile per quest'epoca (il kali-yuga), per raggiungere la realizzazione spirituale. Krishna è il nome sanscrito di Dio che significa "CoLui che attrae tutti", e Rama è un altro nome per Dio che significa "riserva di ogni piacere". Hare si riferisce all'energia divina del Signore. Quindi il mantra Hare Krishna significa: "O onnipotente, onnipotente Signore, o energia del Signore, per favore impegnami nel Tuo servizio". Ci sono due modi per cantare questo mantra: canto di gruppo (kirtana) e canto individuale su corona (japa). Per entrambi i metodi non si applicano regole rigide e chiunque può recitare in qualsiasi momento.
Ascolta il commento di Srila Prabhpada
Karma, che cos'è?
Il karma è uno di quegli argomenti che molte persone conoscono poco, ma pochi ne comprendono le complessità. Per cominciare, la terza legge del moto di Newton afferma che per ogni azione c'è una reazione uguale e contraria. Sulla scala universale, questa è la legge del karma. La legge del karma afferma fondamentalmente che ogni azione ha una reazione e qualsiasi cosa tu faccia agli altri, in seguito, tornerà da te. Inoltre, l'ignoranza della legge non è una scusa. Siamo ancora responsabili per tutto ciò che facciamo, indipendentemente dal fatto che lo comprendiamo o meno. Pertanto, la cosa migliore è imparare come funziona. Se tutti capissero la legge del karma, vivremmo tutti una vita più felice in un mondo più luminoso. Perché? Perché potremmo sapere come regolare le nostre vite in modo da non subire le continue reazioni di ciò che abbiamo fatto a causa dei falsi obiettivi della vita. Secondo la letteratura vedica, il karma è la legge di causa ed effetto. Per ogni azione c'è una causa oltre che una reazione. Il karma viene prodotto eseguendo attività interessate allo sviluppo fisico o mentale. Si possono compiere attività pie che produrranno buone reazioni o un buon karma per il futuro divertimento. Oppure si può compiere egoismo o ciò che alcuni chiamano attività peccaminose che producono cattivo karma e sofferenza futura. Questo segue una persona ovunque vada in questa vita o in una vita futura. Tale karma, così come il tipo di coscienza che una persona sviluppa, stabilisce reazioni che è necessario sperimentare. La Svetashvatara Upanishad (5.12) spiega che l'essere vivente, l'anima jiva, acquisisce molti corpi fisici e sottili grossolani a causa delle azioni che compie, come è motivato dalle qualità materiali a cui ottiene. Questi corpi acquisiti continuano ad essere una fonte di illusione finché egli è ignorante della sua vera identità. Il Brihadaranyaka Upanishad (4.45) chiarisce ulteriormente che come l'atma o l'anima nei corpi grossolani e sottili agisce, così in tal modo ottiene condizioni diverse. Agendo santo diventa un santo e agendo immoralmente diventa soggetto alle conseguenze karmiche. In questo modo, acquisisce di conseguenza la pietà o il peso dell'empietà. Allo stesso modo, si afferma che come un uomo semina, così mieterà. Pertanto, mentre le persone vivono la loro vita presente, coltivano un particolare tipo di coscienza con i loro pensieri e attività, che possono essere buoni o cattivi. Questo crea il karma di una persona. Questo karma ci indirizzerà verso un corpo più appropriato per le reazioni che dobbiamo affrontare, o le lezioni che dobbiamo imparare. Quindi, la causa della nostra esistenza deriva dalle attività delle nostre vite precedenti. Poiché tutto è basato su una causa, è il karma di uno che determinerà la propria situazione, come razza, colore, sesso o area del mondo in cui uno apparirà, o se uno è nato in una famiglia ricca o povera, o essere sani o malsani, ecc. ecc. Grazie per aver letto Hare Krishna [learn_more caption = "Ulteriori informazioni"] Quindi, quando gli esseri viventi rinascono, ottengono un certo tipo di corpo che è più adatto al tipo di coscienza che hanno sviluppato. Pertanto, secondo il Padma Purana, ci sono 8.400.000 specie di vita, ognuna delle quali offre una particolare classe di corpo per qualsiasi tipo di desiderio e coscienza che l'essere vivente possa avere in questo mondo. In questo modo, l'essere vivente è il figlio del suo passato e il padre del suo futuro. Quindi, è attualmente influenzato dalle attività della sua vita precedente e crea la sua esistenza futura dalle azioni che compie in questa vita. Una persona si reincarnerà in varie forme di corpi che sono più adatti per la coscienza, i desideri e la dignità dell'essere vivente e per ciò che merita. Quindi l'essere vivente continua inevitabilmente in questo ciclo di nascita e morte e le conseguenze per le sue varie attività buone o cattive finché è materialmente motivato. Ciò che crea il karma buono o cattivo è anche la natura dell'intento dietro l'azione. Se si usano le cose egoisticamente o per rabbia, avidità, odio, vendetta, ecc., Allora la natura dell'atto è oscurità. Uno incorrerà in un cattivo karma che in seguito si manifesterà come un'inversione nella vita, eventi dolorosi, malattie o incidenti. Mentre le cose che sono fatte a beneficio degli altri, per gentilezza e amore, senza alcun pensiero di ritorno, o per adorare Dio, sono tutte azioni di bontà e pietà, che porteranno l'elevazione o la fortuna a voi. Tuttavia, se fai qualcosa di male che accade a causa di un incidente o di un errore, senza l'intenzione di arrecare alcun danno agli altri, il karma non è così pesante. Forse eri destinato a essere uno strumento nel karma di qualcun altro, che è anche tuo. Prenderà in considerazione la tua motivazione. Tuttavia, maggiore è l'intento o la consapevolezza di fare qualcosa di sbagliato, maggiore sarà il grado di reazione negativa che ci sarà. Quindi è tutto basato sull'intento che sta dietro l'azione. Tuttavia, dovremmo capire che, essenzialmente, il karma è per correggere una persona, non per una semplice retribuzione delle azioni passate. L'universo è basato su compassione. Ognuno ha certe lezioni e modi in cui deve svilupparsi, e la legge del karma in effetti la dirige in un modo per farlo. Nondimeno, non si è condannati a rimanere in questo ciclo di ripetute nascite e morti per sempre. C'è una via d'uscita. Nella forma umana si può acquisire la conoscenza della realizzazione spirituale e ottenere la liberazione dal karma e da ulteriori cicli di nascita e morte. Questo è considerato il risultato più importante che si possa ottenere nella vita. Questo è il motivo per cui ogni processo religioso nel mondo incoraggia le persone che vogliono la libertà dall'esistenza terrena a non desiderare attaccamenti materiali o piaceri sensuali che li legano a questo mondo, ma a lavorare verso ciò che può liberarli da ulteriori cicli di nascita e morte.Tutti il karma può essere negato quando si aspira veramente a comprendere o realizzare lo scopo superiore nella vita e nella verità spirituale. Quando si raggiunge quel punto, la sua vita può essere veramente spirituale che dà l'eterna libertà dal cambiamento. Cercando la Verità Assoluta o servendo Dio nel servizio devozionale, specialmente nel bhakti-yoga, una persona può raggiungere il punto in cui è completamente sollevato da tutti gli ostacoli o le responsabilità karmiche. Il Signore Krishna dice nella Bhagavad-gita (18.66): "Abbandona ogni varietà di religione e arrenditi a Me. Ti libererò da ogni reazione peccaminosa. Non temere ". Senza essere allenati in questa scienza spirituale, è molto difficile capire come l'essere vivente lascia il suo corpo o quale tipo di corpo otterrà in futuro, o perché ci sono varie specie di vita che accolgono tutte le persone gli innumerevoli livelli di coscienza delle entità viventi. Come riferito nella Bhagavad-gita, coloro che sono spiritualmente ignoranti non possono capire come un'entità vivente può lasciare il corpo al momento della morte, né possono capire quale tipo di corpo godrà sotto l'influenza dei modi di natura. Tuttavia, chi è stato addestrato alla conoscenza può percepirlo. Quindi, incoraggiamo tutti a comprendere la legge del karma in modo più completo e come si può impegnarsi nel servizio di devozione del Signore per liberarsi da ogni karma buono o cattivo e sviluppare una coscienza puramente spiritualizzata. Questa è vera libertà e liberazione da tutti i limiti materiali attraverso i quali si può raggiungere lo strato spirituale.
Qual è lo scopo della vita?
Gli esseri viventi sono anime spirituali. Come tali, siamo parte integrante dell'assoluto supremo, Sri Krishna. Lo scopo della nostra vita è stabilire la connessione perduta con la Persona Suprema - Sri Krishna. Tutti noi stiamo cercando l'amore. Tuttavia, stiamo cercando di trovare il cosiddetto amore in questo mondo materiale - un mondo che è pieno di avidità, invidia, lussuria, rabbia, falso ego, illusione. Questo mondo materiale è pieno di tristezza e miseria. È' un mondo temporaneo. Si può venire sommersi da problemi in qualsiasi momento. Quindi i nostri tentativi di trovare la vera felicità in questo mondo materiale invariabilmente finiscono con la frustrazione. La vera felicità può essere trovata quando risvegliamo l'amore dormiente o la coscienza di Krishna. La vita umana è una possibilità per noi di ristabilire questa relazione. La coscienza di Krishna si ottiene pensando sempre a Lui, cantando il Suo santo nome, servendoLo, servendo i Suoi devoti e diffondendo le glorie del santo nome. Quindi, quando siamo impegnati nella coscienza di Krishna, sperimentiamo il più alto amore trascendentale: l'amore per Krishna, la Suprema personalità di Dio o prema bhakti. Raggiungere la prema bhakti è l'obiettivo della vita. Una vita di eternità, conoscenza e beatitudine!
Reinarnazione, che cos'è?
La reincarnazione è chiamata samsara nei classici testi vedici dell'India. La parola samsara è sanscrito e significa essere legati al ciclo di ripetute nascite e morti attraverso numerose vite. Il modo in cui funziona è che coloro che sono condizionati materialmente trasmigrano attraverso corpi diversi in base ai propri desideri e attività (o karma) passate e familiarità. I loro desideri, se materialmente motivati, richiedono un corpo fisico per consentire loro di continuare a elaborare i loro desideri materiali in varie condizioni di vita. Generalmente, nelle tradizioni orientali si considera che tutte le forme di vita o di specie hanno un'anima, che è l'entità che si reincarna. Prima di quando un'entità è pronta a incarnarsi come essere umano sulla Terra, l'anima può aver attraversato un'intera serie di vite per sperimentare vari livelli di esistenza e di coscienza. Il principio è che un'entità può effettivamente progredire attraverso le diverse specie di vita, gradualmente salendo fino a raggiungere la forma umana. Certo, il corpo è solo la copertura dell'anima in cui appare. L'essere vivente si muoverà continuamente verso l'alto nei suoi cicli di reincarnazione finché non avrà sperimentato tutte le principali varietà di esistenze che il regno materiale ha da offrire. In questo modo l'essere vivente è pienamente esperto nell'elaborare desideri o desideri materiali in tutti i tipi di forme quando raggiunge il livello umano. Naturalmente, non tutti gli esseri potrebbero dover affrontare tutto questo. Come funziona la reincarnazione è descritto più dettagliatamente nei testi vedici dell'India. La Bhagavad-gita (8.6) spiega che qualunque stato di coscienza si raggiunge quando lui o lei abbandona questo corpo, uno stato simile sarà raggiunto nella prossima vita. Ciò significa che dopo che la persona ha vissuto la sua vita, le numerose attività variegate della persona formano una coscienza aggregata. Tutti i nostri pensieri e azioni nella nostra vita influenzeranno collettivamente lo stato di essere in cui siamo al momento della morte. Questa coscienza determinerà a cosa sta pensando quella persona alla fine della propria vita. Quest'ultimo pensiero e coscienza dirigeranno quindi dove quella persona molto probabilmente andrà nella prossima vita perché questo stato di essere passa da questa vita alla successiva. Come viene ulteriormente spiegato, l'entità vivente nel mondo materiale trasporta i diversi livelli di coscienza da un corpo all'altro nello stesso modo in cui l'aria porta aromi. In altre parole, non possiamo vedere gli aromi trasportati dall'aria, ma può essere percepito dal senso dell'olfatto. In modo simile, non possiamo vedere i tipi di coscienza che l'essere vivente si è sviluppato, ma è trasportato da questo corpo al momento della morte e procede verso un altro corpo nella prossima vita per riprendere da dove era stato interrotto dal precedente esistenza. Naturalmente, la prossima vita potrebbe essere in un altro corpo fisico o in un corpo sottile tra le nascite, o anche negli stati d'essere celesti o infernali. Dopo la morte, si continua la coscienza che è stata coltivata durante la vita. Sono i nostri modelli di pensiero che costruiscono la coscienza, che poi ci indirizza verso l'esperienza richiesta dopo la morte. Il proprio stato di coscienza o concezione della vita esiste nel corpo sottile, che consiste nella mente, nell'intelligenza e nel falso ego. L'anima è coperta da questo corpo sottile, che esiste all'interno della forma materiale grossolana. Quando il veicolo fisico non può più funzionare, il corpo e l'anima sottili ne sono costretti a uscire. Poi, quando è il momento giusto, sono collocati in un'altra struttura fisica che adatta adeguatamente lo stato della mente dell'entità vivente. È così che lo stato mentale che attira l'uomo morente determina come inizia la sua prossima vita. Se il morente è assorto in pensieri di guadagno materiale o di piaceri sensuali di moglie, famiglia, parenti, casa, ecc., Allora deve, a un certo punto, ottenere un altro corpo materiale per continuare a perseguire i suoi interessi mondani. Dopo tutto, come si può soddisfare i suoi desideri materiali senza un corpo materiale? Per questo motivo, è meglio che una persona coltivi sempre attività pie e pensieri spirituali per aiutarlo a entrare in una vita migliore dopo la morte. Se una persona ha provato a tagliare i nodi dell'attaccamento alla vita materialistica e si è impegnata in attività spirituali, al grado di avanzamento che la persona ha fatto, lui o lei può andare in un regno celeste dopo la morte, o persino raggiungere il regno di Dio . In ogni caso, possiamo cominciare a capire che morire nella coscienza giusta per liberarsi dal ciclo di nascita e morte è un'arte che richiede pratica. Dobbiamo prepararci per il momento della morte in modo da non essere presi alla sprovvista o in uno stato mentale inadatto. Questo è uno degli scopi dello yoga. Dopo quello che può essere milioni di nascite e morti attraverso molte forme di vita, cercando di soddisfare tutti i desideri materiali, l'anima può cominciare a stancarsi di questi continui tentativi di felicità che spesso si rivelano così temporanei. Allora la persona può tuper trovare un significato spirituale nella vita. Nella ricerca del significato più alto, a seconda del livello di coscienza che una persona sviluppa, lui o lei può gradualmente entrare in livelli sempre più alti di sviluppo. Infine, se una persona scopre che in realtà non è questo corpo ma un essere spirituale al suo interno, e raggiunge un livello spirituale di coscienza, può perfezionare la sua vita in modo che entri negli strati spirituali e non debba più incarnarsi nel fisico mondo. Quindi, la liberazione è raggiunta attraverso la realizzazione del Sé e lo sviluppo del servizio di devozione a Dio, che è la perfezione del sentiero spirituale. Attraverso l'esistenza umana sulla Terra, è possibile accedere a molti altri piani di esistenza, incluso l'ingresso nel mondo spirituale. Dipende solo da come usiamo questa vita. L'idea che una persona abbia una sola vita per diventare qualificata per entrare in paradiso o per entrare nella dannazione eterna non offre all'anima alcun mezzo per la riabilitazione e solo una infinita sofferenza. Questo non è ragionevole. La dottrina della reincarnazione offre a chiunque ampie possibilità di correggere e rieducarsi nelle future nascite. Un'eternità all'inferno significa che un effetto infinito è prodotto da una causa finita, che è illogica. Dio non ha creato gli uomini per diventare niente più che un combustibile duraturo per nutrire i fuochi dell'inferno. Un tale scopo nella sua creazione non proviene da un Dio sempre amorevole, ma deriva dalle idee difettose dell'uomo e dalle sue concezioni imperfette di Dio. Dopo tutto, quanti uomini senza macchia potevano esserci in questo mondo? Chi ha un personaggio così puro da ricevere un passaggio immediato in paradiso? La Bhagavad-gita spiega che anche il peggiore peccatore può attraversare l'oceano della nascita e della morte salendo la barca della conoscenza trascendentale. Dobbiamo semplicemente essere sinceri nel raggiungere quella barca. Inoltre, una persona raccoglie i risultati delle sue azioni peccaminose per un periodo di tempo limitato. Dopo essere stato purgato dai propri peccati, cioè soffrendo le reazioni dolorose delle proprie cattive attività, una persona, sapendo il bene dal male, può avere una nuova possibilità di lavorare liberamente per la sua emancipazione da un ulteriore intreccio nella vita materiale. Quando merita e ottiene tale libertà, l'anima può godere della felicità perfetta ed eterna nella sua unione devozionale con l'Essere Supremo. Questo è il motivo per cui è sempre incoraggiato uno a cercare la conoscenza spirituale e la pratica dell'illuminazione. Sviluppando devozione sincera e purificata per il Signore, non ci si deve preoccupare della propria futura nascita. Una volta che una persona ha iniziato questo percorso di devozione, ogni vita si avvicina alla perfezione spirituale, in qualunque situazione si trovi. Così una persona è incoraggiata a pentirsi dei propri peccati o delle cattive scelte che sono state fatte sotto l'influenza di lussuria, rabbia o avidità e coltivare il perdono, la purezza e la generosità. Una persona dovrebbe anche impegnarsi in carità, penitenza, meditazione, japa (canto personale dei santi nomi del Signore), kirtan (canto congregazionale dei santi nomi del Signore) e altre pratiche spirituali, che distruggono tutti i peccati e rimuovono tutti i dubbi sulla conoscenza spirituale . Quindi attraverso la pratica costante si può raggiungere gradualmente il mondo spirituale ed essere liberi da ogni ulteriore entanglement nella reincarnazione.
Vegetariani, perché essere o diventare?
Sul sentiero spirituale, ci sono diversi motivi per cui una persona è raccomandata per essere vegetariana. Una ragione principale è che abbiamo bisogno di vedere la natura spirituale all'interno di tutti gli esseri viventi, e ciò include anche gli animali e le altre creature. Fratellanza universale significa nonviolenza sia agli umani che agli animali. Consiste nel comprendere che anche gli animali hanno un'anima. Sono vivi, coscienti e provano dolore. E queste sono le indicazioni della presenza della coscienza, che è il sintomo dell'anima. Persino la Bibbia (Genesi 1,21; 1,24; 1,30; 2,7; e in molti altri luoghi) si riferisce sia agli animali che alle persone come nefesh chayah, anime viventi. Coloro che mangiano carne, tuttavia, a causa del loro desiderio di mangiare animali o di vederli come una fonte di cibo per lo stomaco, non sono così facilmente in grado di comprendere la natura spirituale di tutti gli esseri. Dopo tutto, se sai che tutte le entità viventi sono essenzialmente spirituali e che tutti gli esseri viventi che sono coscienti mostrano i sintomi dell'anima interiore, allora come puoi ucciderli inutilmente? Ogni creatura vivente è anche la stessa di cui siamo nel rispetto che è anche figlia dello stesso padre, una parte dello stesso Essere Supremo. Pertanto, l'uccisione di animali mostra una grande mancanza di consapevolezza spirituale. Molte parti della letteratura Vedica descrivono come l'Essere Supremo sia il mantenitore di innumerevoli entità viventi, gli umani così come gli animali, ed è vivo nel cuore di ogni essere vivente. Solo quelli con coscienza spirituale possono vedere lo stesso Essere Supremo nella Sua espansione come Anima Suprema all'interno di ogni creatura. Essere gentili e spirituali verso gli umani e essere un assassino o un nemico verso gli animali non è una filosofia equilibrata, e mostra la propria ignoranza spirituale. La prossima ragione per essere vegetariani è considerare la quantità di paura e sofferenza che gli animali provano nel settore della macellazione. Ci sono innumerevoli storie di come nella paura le mucche piangono, urlano e talvolta cadono morte mentre sono dentro o anche prima che vengano portate nel macello. O come le vene dei maiali morti sono così grandi da mostrare che sono praticamente esplose dalla paura che il maiale ha provato e dall'adrenalina prodotta mentre veniva portata al macello. Ciò causa certamente un'immensa quantità di violenza per permeare l'atmosfera, che si spegne e ricade su di noi in una qualche forma. Inoltre, l'adrenalina e la paura nell'animale producono anche tossine che poi permeano il corpo di questi animali, che ingeriscono i mangiatori di carne. Le persone che consumano queste cose non possono fare a meno di esserne influenzate. Causa tensioni all'interno di loro individualmente, che poi si diffonde nelle loro relazioni con gli altri. L'antico testo Vedico della Manu-samhita (5,45-8) dice: "Chi ferisce gli esseri infetti dal desiderio di darsi piacere non trova mai la felicità, né vivente né morta. Colui che non cerca di causare la sofferenza dei legami e della morte alle creature viventi, ma desidera il bene di tutti gli esseri, ottiene una felicità infinita. . . La carne non può mai essere ottenuta senza danni alle creature viventi, e la ferita agli esseri senzienti è dannosa per il conseguimento della beatitudine celeste; Lascialo quindi evitare l'uso della carne. " La Bibbia (Romani 14,21) dice anche: "Non è né buono mangiare carne né bere vino". Un altro comandamento biblico (Esodo 23.5) ci istruisce ad aiutare gli animali nel dolore, anche se appartengono a un nemico. Anche le scritture buddhiste (Sutta-Nipata 393) consigliano: "Non distruggere o far distrarre alcuna vita o sanzionare le azioni di coloro che lo fanno. Lascia che si astenga dal ferire persino qualsiasi creatura, sia quelle forti che quelle che tremano nel mondo. "Si dice anche nelle scritture buddiste, il Sutra Mahaparinirvana," Il mangiare carne estingue il seme della grande compassione ".Per gli ebrei, il Talmud (Avodah Zorah 18B) vieta l'associazione con i cacciatori, per non parlare della caccia. Nel Nuovo Testamento Gesù preferì la misericordia al sacrificio (Matteo 9.13, 12.7) e si oppose all'acquisto e alla vendita di animali per il sacrificio (Matteo 21,12-14, Marco 11,15, Giovanni 2,14-15). Una delle missioni di Gesù era di eliminare il sacrificio animale e la crudeltà verso gli animali (Ebrei 10.5-10). Troviamo specialmente in Isaia dove Gesù disprezza il massacro e lo spargimento di sangue di uomini e animali. Dichiara (1,15) che Dio non ascolta le preghiere degli assassini animali: "Ma le tue iniquità hanno separato te e il tuo Dio. E i tuoi peccati ti hanno nascosto la sua faccia, così che Lui non ascolti. Perché le tue mani sono macchiate di sangue. . . I loro piedi corrono verso il male e si affrettano a versare sangue innocente. . . non conoscono le vie della pace ". Isaia si lamenta anche di aver visto," Gioia e allegrezza, macellazione di bestiame e uccisione di pecore, consumo di carne e consumo di vino, come pensavi, 'mangiamo e beviamo, per domani noi moriamo. '"(22.13) È anche stabilito nella Bibbia (Isaia 66,3): "Chi uccide un bue è come se uccidesse un uomo". A questo proposito San Basilio (320-379 d.C.) insegnava: "Il vapore della carne daruccide la luce dello spirito. Difficilmente si può avere virtù se si gustano pasti a base di carne e di carne. "Quindi dovremmo trovare alternative all'uccidere gli animali per soddisfare i nostri appetiti, specialmente quando ci sono molti altri cibi sani disponibili. Altrimenti, devono esserci reazioni a tale violenza. Non possiamo aspettarci la pace nel mondo se continuiamo a uccidere inutilmente tanti milioni di animali per il consumo di carne o per abuso. Il terzo fattore per essere vegetariani è il karma. Come afferma la seconda legge della termodinamica, per ogni azione deve esserci una reazione uguale e contraria. Sulla scala universale questa è chiamata la legge del karma, il che significa che ciò che gira intorno viene fuori. Questo riguarda ogni individuo, così come le comunità e i paesi. Come la nazione semina, così raccoglierà. Questo è qualcosa che dovremmo prendere molto seriamente, specialmente nel nostro tentativo di portare pace, armonia e unità nel mondo. Se tanta violenza viene prodotta dall'uccisione di animali, dove pensi che le reazioni a questa violenza vadano? Ci torna in tanti modi, come la forma del crimine di quartiere e della comunità e le guerre mondiali. La violenza genera violenza. Pertanto, questo proseguirà a meno che non sappiamo come cambiare.Isaac Bashevis Singer, che ha vinto il Premio Nobel per la letteratura, ha chiesto: "Come possiamo pregare Dio con misericordia se noi stessi non abbiamo pietà? Come possiamo parlare di diritti e giustizia se prendiamo una creatura innocente e versiamo il suo sangue? "Continuò dicendo:" Personalmente credo che finché gli esseri umani verseranno il sangue degli animali, non ci sarà mai alcuna pace . "In conclusione, possiamo citare il numero del 10 marzo 1966 de L'Osservatore della Domenica, il settimanale vaticano, in cui mons. Ferdinando Lambruschini ha scritto: "La condotta dell'uomo nei confronti degli animali dovrebbe essere regolata dalla giusta ragione, che proibisce di infliggere loro dolore e sofferenza senza scopo. Maltrattarli e farli soffrire senza ragione è un atto di deplorevole crudeltà da condannare da un punto di vista cristiano. Farli soffrire per il proprio piacere è un'esibizione di sadismo che ogni moralista deve denunciare. "Mangiare gli animali per il piacere della propria lingua quando ci sono molti altri cibi disponibili certamente si adatta a questa forma di sadismo. È ovvio che questo è controproducente per ogni pace, unità o progresso spirituale che desideriamo fare. È una delle cose che dobbiamo considerare seriamente se vogliamo migliorare noi stessi o il mondo. Quindi ecco alcuni motivi per cui una persona sinceramente spirituale sceglierà di essere vegetariana.
VALORE VEGETARIANO
Nel processo di bhakti-yoga, la devozione va oltre il semplice vegetarianismo e il cibo diventa un mezzo per il progresso spirituale. Nella Bhagavad-gita, il Signore Krishna dice: "Tutto ciò che fai, tutto ciò che mangi, tutto ciò che offri e reggi, così come tutte le austerità che puoi compiere, dovrebbero essere fatte come offerta a Me". ciò che mangiamo al Signore è parte integrante del bhakti-yoga e rende il cibo benedetto con potenze spirituali. Allora tale cibo è chiamato prasadam, o la misericordia del Signore. Il Signore descrive anche ciò che accetta come offerta: "Se uno mi offre con amore e devozione una foglia, un fiore, un frutto o acqua, lo accetterò". Così , possiamo vedere che il Signore accetta frutta, cereali e cibi vegetariani. Il Signore non accetta cibi come carne, pesce o uova, ma solo quelli che sono puri e naturalmente disponibili senza danneggiare gli altri. Quindi sul sentiero spirituale mangiare cibo che viene offerto a Dio è la perfezione ultima di una dieta vegetariana. La letteratura Vedica spiega che lo scopo della vita umana è risvegliare la relazione originale dell'anima con Dio, e accettare il prasadam è il modo per aiutarci a raggiungere questo obiettivo.