Il Re Kulasekara
La vita del re Kulasekara
Uno dei principali santi della antica tradizione vaisnava originaria del Sud dell'India
di Syamasundara Dasa
Il nome del re Kulasekhara è noto ai seguaci di Srila Prabhupada. Srila Prabhupada era solito recitare il Mukunda-mala-stotra, scritto da questo re santo. Questo stotra è noto nell'ISKCON come "Le Preghiere del Re Kulasekhara".
Chi sono gli Alvar?
Lo Srimad Bhagavatam (11.5.3940) afferma: "Nell'età di Kali coloro che bevono l'acqua dei fiumi sacri del Dravidadesa (India del Sud) quali il Tamraparni, il Kritamala, il Payasvini, l'estremamente sacro Kaveri e il Pratici Mahanadi diverranno sicuramente dei puri devoti del Signore Supremo, Vasudeva". Gli Alvar sono dodici grandi devoti vissuti nell'India del Sud. Secondo la tradizione vaisnava gli Alvar non sono persone comuni ma sono l'incarnazione degli oggetti dell'adorazione di Sri Krishna (parsada). La parola tamil alvar significa letteralmente "annegato nell'amore per Dio". Sebbene gli studiosi moderni affermino che gli Alvar vissero tra il VII e il IX secolo d.C. secondo la tradizione della Sri Sampradaya essi vissero tra i 4.700 e i 6.200 anni fa. Date a parte, tutti gli Alvar composero canzoni devozionali, per la maggior parte in lingua tamil, in onore di Sri Krishna e delle Sue incarnazioni. Le loro canzoni rispecchiano la profonda conoscenza della scienza di Dio e i seguaci della Sri Sampradaya le considerano allo stesso livello dei Veda. Gli acarya, i grandi maestri spirituali, della Sri Sampradaya, quali Nathamuni, Yamunacarya, Ramanujacarya e Vedantadesika impararono non solo i quattro Veda in lingua sanscrita ma anche il Divya-pradhanda, il Veda in lingua tamil, che consiste nelle quattromila canzoni degli alvar.
Un santo nascosto
Maharaja Kulasekhara nacque nella dinastia Sera della famiglia reale di Tranvacore, la parte Sud del moderno stato del Kerala, nell'India Sud-occidentale. I re di queste terre non reclamavano per se la proprietà del regno ma consideravano se stessi vassalli e ministri di Ananta Padmanabha Swami, la divinità di Sri Visnu che considerano come il vero proprietario. Ananta Padmanabha, situata a Tiruvananthapuram (Trivandrum), era ed è ancora oggi, la Divinità adorata dagli abitanti del luogo. Il re di Tranvacore si recava almeno due volte al giorno davanti al Signore per offrirGli i suoi omaggi e per riportare l'amministrazione del regno. (La tradizione del Maharaja di Tranvacore di visitare Ananta Padmanabha Swami continua ancora oggi sebbene il re non abbia più potere politico). Tali erano le qualità sante e virtuose dell'antica linea dei re vedici in cui Maharaja Kulasekhara nacque. Prima della nascita di Kulasekhara (intorno al 3.000 a.C.) i suoi genitori non avevano ancora figli. Una situazione preoccupante per un monarca. Dridhavrata Maharaja, il padre di Kulasekhara, pregò intensamente ed adorò Sri Narayana, un espansione di Sri Krishna. Il Signore, soddisfatto della sua adorazione, benedì Dridhavrata ad avere come figlio una porzione plenaria della gemma Kaustubha, il gioiello che Sri Krishna indossa intorno al collo. Questo figlio era Kulasekhara.
Per prepararsi al trono della dinastia Sera, il principe Kulasekhara imparò l'arte della guerra e di governare di pari passo con le scritture vediche. Quando Kulasekhara raggiunse l'età adatta, Dridhavrata lo incoronò re e si ritirò nella foresta per compiere indisturbato le pratiche della vita spirituale come è consigliato a tutti i re nelle scritture vediche. Kulasekhara era uno ksatriya (un re e un soldato) di grande valore e divenne il sovrano non soltanto delle terre dei Sera ma anche di quelle vicine appartenenti alle dinastie Chola e Pandya. L'amministrazione impeccabile di Kulasekhara portò al regno pace, virtù, giustizia e felicità. Egli nutriva la gente ed era la personificazione della magnanimità. Nonostante le sue buone qualità il re era spiritualmente cieco. Il ruolo di re mondano gli aveva offuscato la mente in quanto considerava se stesso indipendente da Dio. Ma Sri Krishna aveva un piano per il re Kulasekhara. Per la misericordia senza causa di Sri Krishna la coscienza del re Kulasekhara gradualmente cambiò. La percezione spirituale scese su di lui e cominciò a vedere il mondo nella sua giusta luce. Fu inoltre benedetto con la visione della vera natura del Signore. Secondo la tradizione vaisnava, Sri Narayana inviò Visvaksena, il Suo comandante in capo, all'Alvar Kulasekhara per iniziarlo alla filosofia vaisnava.
Benedetto dalla misericordia del Signore il re Kulasekhara spesso raggiungeva l'estasi spirituale. Egli registrò le sue visioni spirituali e le sue profonde realizzazioni nelle sue canzoni devozionali che divennero parte del Divyaprabandha. Adesso il re vedeva tutto con occhi purificati e sviluppò un forte sentimento di distacco dalla vita materiale. Ogni giorno condannava la sua posizione mondana di re, costantemente desiderando intensamente di recarsi a Sri Rangam al tempio della divinità di Ranganatha Swami e di rimanere per sempre ai Suoi piedi di loto. A volte il re piangeva desiderando di recarsi nel luogo santo di Tirumalai (Tirupati) per potersi prostrare davanti alla divinità di Sri Venkatesvara. Altre volte si struggeva da desiderio di visitare tutti i luoghi santi e di poter risiedere in ognuno di essi per tutto il resto della sua vita. Un divino mal d'amore si era insinuato nel suo cuore. Il re Kulasekhara si sentiva schiavo del suo trono e non provava alcun piacere nella ricchezza e nello splendore reale. Per alleviare la sua sete spirituale invitò nella sua città quanti più saggi poteva riunire e in loro compagnia studiò tutte le scritture vediche. Inoltre raccolse le più preziose gemme di saggezza e le riunì insieme in una ghirlanda (mala) di poemi conosciuti successivamente come Mukunda-mala. Srila Prabhupada era particolarmente affezionato a quest'opera e spesso recitava uno dei suoi versi:
krsna tadiyapada-pankajapanjarantam
adyaiva me visatu manasaraja-hamsa
pranaprayanasamaye kaphavata pittaih
kanthavarodhanavidau smaranam kutas te
"O Sri Krishna fa che il cigno reale della mia mente possa penetrare l'elaborato stelo del fiore di loto dei Tuoi piedi. Come sarà possibile per me ricordarTi al momento della morte quando la mia gola sarà soffocata da muco, bile e aria?"
Devoto di Sri Rama
L'Alvar Kulasekhara volle ascoltare tutti i giorni il Ramayana di Valmiki, la storia di Sri Ramacandra, l'incarnazione di Sri Krishna del re perfetto. Kulasekhara era talmente immerso nella coscienza spirituale che viveva e respirava le attività di Sri Rama sentendole sempre nuove e presenti. Un giorno mentre il suo guru recitava il Ramayana, Kulasekhara udì questo verso:
Là vi sono due volte settemila giganti con il cuore empio e la mano crudele. Qui è Rama, noto per la sua virtù; come può l'eroe combattere da solo?
Dopo aver sentito: "Come può l'eroe combattere da solo? " Kulasekhara si alzò in un impeto di devozione per il suo Rama e comandò al suo esercito di marciare con lui verso il luogo in cui Rama combatteva da solo. Per sollevare il re dall'angoscia i suoi ministri ordinarono a un drappello di soldati di andare incontro al re, che stava uscendo dal palazzo, e di annunciargli la vittoria di Rama. Nel suo delirio spirituale Kulasekhara credette alla loro storia e tornò a casa. Il re celebrò con grande cura ogni evento importante menzionato durante la recitazione giornaliera del Ramayana. Kulasekhara fece sì che la divinità di Rama venisse portata in processione per le vie della città; dopodiché offriva a tutti una festa di prasadam, il cibo offerto a Rama.
Per evitare che Kulasekhara precipitasse in un coma spirituale il suo guru a volte evitava quelle parti del Ramayana che potevano disturbare il re. Un giorno, tuttavia, mentre il guru era assente suo figlio compì la lettura della scrittura senza discriminazione. Sentendo la storia del rapimento di Sita, la moglie di Rama, da parte del re Ravana il re Kulasekhara furioso nella sua estasi spirituale urlò: "Io marcerò attraverso l'oceano e ridurrò l'isola di Lanka in cenere, ucciderò il suo re Ravana con tutti i suoi amici e parenti, salverò la triste Sita e la ricondurrò dal mio Signore Rama!" Kulasekhara si alzò, si armò, radunò il suo esercito, marciò verso la spiaggia e con tutto l'esercito si gettò in mare. Si dice a quel punto che la divinità di Rama apparve davanti al re Kulasekhara e lo consolò.
In compagnia di Sita, Sri Rama disse a Kulasekhara: "O mio fedele servitore, ascoltami. Noi torniamo vincitori dal campo di battaglia. Tutti i nostri nemici sono stati annientati e noi abbiamo portato in salvo Sita Devi. Il tuo desidero è stato soddisfatto. Ritorniamo in città. Lascia che ti guidi verso la spiaggia così come trasporto le anime dall'oceano della nascita e della morte sulla spiaggia del mondo spirituale". Quindi Sri Rama sollevò Kulasekhara e lo portò in salvo sulla spiaggia e dopo averlo riaccompagnato in città, scomparve. I ministri del re erano enormemente preoccupati. Come potevano aiutare il re a governare il regno quando lui si trovava in un tale stato? Essi conclusero che la sua associazione con i devoti fosse la causa di tutta quella infatuazione divina e decisero di dispensarlo dalla loro associazione. Nello stesso tempo il re aveva deciso di ritirarsi a Sri Rangam.
I ministri pensarono: "Una volta là il re non tornerà più indietro". Quindi pianificarono di trattenere il re nella sua città. Ogni qual volta il re comunicava ai suoi ministri la sua intenzione di recarsi a Sri Rangam i ministri facevano in modo che un gruppo di vaisnava giungesse in città così che il re posticipasse il suo viaggio per rispetto verso di loro. In breve, la corte del re, il suo palazzo, i suoi appartamenti privati e tutti i luoghi pubblici si riempirono di vaisnava. Il re dava ai devoti libero accesso e familiarità, li venerava e li adorava. I ministri considerando i devoti come una distrazione erano perplessi sul da farsi. Se volevano dissuadere il re dal recarsi a Sri Rangam dovevano soffrire la presenza di tutti quei devoti del Signore ma se avessero cercato di dispensare il re dalla loro presenza sapevano che il re avrebbe rinunciato al regno. Cercarono quindi di screditare i devoti accusandoli del furto, da loro organizzato, della preziosa collana appartenente alla divinità di Sri Rama adorata dal re.
Ma quando Kulasekhara udì l'accusa esclamò: "O ministri, coloro che amano Dio sono incapaci di rubare. Non vi è vizio nei loro pensieri e nelle loro attività. Per provare la verità della mia convinzione e la falsità della vostra accusa contro questi devoti innocenti voglio che mi portiate un vaso contenente un cobra velenoso nel quale introdurrò la mia mano". Dopo che un servitore ebbe portato ciò che era stato ordinato, il re, senza timore, infilò la mano nel vaso della morte estraendola incolume. Pieni di vergogna i ministri abbassarono il capo realizzando quanto fosse inutile cercare di ingannare il re. Quindi caddero ai suoi piedi e confessando il loro trucco posero la collana davanti a lui con timore e rispetto. Kulasekhara li perdonò chiedendo loro di diventare servitori dei vaisnava. Non voglio avere più niente a che fare con questi vili ministri" il re pensò. Mi hanno disgustato. Tutto il mondo mi disgusta. Preferirei bruciare piuttosto che sopportare la compagnia di tali bruti così lontani da Dio".
Il re si ritira
Il santo re Kulasekhara decise quindi di abbandonare il regno. Installò sul trono suo figlio Dridhavrata (così chiamato in onore del nonno) e, accompagnato da sua figlia, partì per Sri Rangam. Arrivato a Sri Rangam, il re Kulasekhara diede sua figlia in sposa alla divinità di Sri Ranganatha. (La figlia di Kulasekhara è considerata essere un porzione di Niladevi, una delle energie del Signore). Kulasekhara risiedé a Sri Rangam per molti anni impegnandosi nel servizio di devozione al Signore a ai Suoi devoti. A volte si recava in pellegrinaggio in altri luoghi sacri come Tirupati, Ayodhya e Chitrakuta. Mentre si trovava a Sri Rangam, Kulasekhara compose il Perumaltirumoli, un opera contenente 103 canzoni devozionali. Durante i suoi ultimi giorni Kulasekhara si recò al tempio di Nammalvar a Tirunagari vicino alla moderna Tinevelli. Da Tirunagari si recò in un luogo santo chiamato Brahmadesa Mannarkoil dove servì la divinità di RajaGopala. All'età di 67 anni il re Kulasekhara tornò nel mondo spirituale.