Dhruva Maharaja
Dhruva Maharaja
La storia che vi presentiamo è estratta dal IV° canto dello Srimad Bhagavatam, il Grande classico della spiritualità scritto cinquemila anni fa da Krishna Dvaipayana Vyasa e tradotto dall'originale sanscrito da Sua Divina Grazia A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada.
Lo Srimad-Bhagavatam, l'essenza di tutte le Scritture vediche, è la scienza spirituale che ci permette di conoscere non solo la sorgente ultima di ogni cosa, l'Essere Supremo, ma anche la relazione che ci unisce a Lui, e ci informa che il nostro dovere è di agire per migliorare la società umana in base a questa conoscenza infallibile.
Dhruva Maharaja Lascia la Casa
II re Uttanapada aveva due mogli, le regine Suniti e Suruci. Suruci però, era la preferita. Un giorno, il re Uttanapada stava accarezzando il figlio di Suruci, Uttama, che stava sulle sue ginocchia. Anche Dhruva, il figlio di Suniti, cercava di salire sulle ginocchia del padre, ma il re non gli prestava attenzione. Mentre il bambino cercava di salire in braccio a suo padre, Suruci, la sua matrigna, con grande orgoglio disse: "Mio caro bambino, non puoi sederti sul trono perché non sei nato dal mio grembo." Dhruva colpito dalle dure parole della matrigna cominciò ad ansimare per la collera. Quando vide che suo padre rimaneva silenzioso, senza protestare, lasciò immediatamente il palazzo e andò in cerca di sua madre. Nell'udire le parole pronunciate dall'altra regina, il volto luminoso e simile al fiore di loto di Suniti si bagnò di lacrime; tuttavia dolcemente disse: "Mio caro figlio, non augurare niente di funesto a nessuno. Chiunque infligga sofferenza agli altri soffrirà delle stesse sofferenze. Ciò che ha detto la tua matrigna è duro da ascoltare, ma è vero. Perciò se desideri veramente sederti sul trono, abbandona la tua invidia e senza perdere tempo impegnati nell'adorazione del Signore". Dopo matura riflessione, il bambino decise di lasciare il palazzo e di recarsi nella foresta. Quando Narada Muni sentì queste notizie, si recò da Dhruva: "Mio caro ragazzo gli disse sei solo un bambino, perché sei così turbato da parole che insultano il tuo onore?"
Srimad Bhagavatam - 4.8.29
paritusyet tatas tata
tavanmatrena purusah
daivopasaditam yavad
viksyesvaragatim budhah
TRADUZIONE
La via del Signore Supremo è meravigliosa. L'uomo intelligente deve accettare questa via ed essere soddisfatto di ciò che il destino gli manda, favorevole o sfavorevole, per la volontà suprema del Signore.
SPIEGAZIONE
Il grande saggio Narada insegnò a Dhruva Maharaja che bisogna essere soddisfatti in ogni circostanza. Ogni persona intelligente dovrebbe sapere che a causa della concezione dell'esistenza basata sul corpo, siamo soggetti alla gioia e al dolore. Chi si trova in una posizione trascendentale, cioè al di là della concezione della vita basata sul corpo, è considerato intelligente. Il devoto, in particolare, accetta le disgrazie come misericordia del Signore Supremo. Quando un devoto soffre, considera la propria sofferenza come misericordia di Dio, e Gli offre ripetuti omaggi con il corpo, la mente e l'intelletto. Una persona intelligente dovrebbe dunque dipendere dalla misericordia del Signore e così essere sempre soddisfatta.
* * *
Dette queste parole, Narada Muni cercò di scoraggiare il ragazzo dall'intraprendere la via dello yoga mistico, ma vista la sua determinazione a raggiungere una posizione superiore a quella dei suoi antenati, mosso a compassione, aggiunse: "L'istruzione che tua madre Suniti ti ha dato è veramente adatta a te. Perciò va sulle rive del fiume Yamuna e purificati. E' sufficiente recarsi là per avvicinare Dio, che vive sempre in quel luogo. Là potrai intraprendere la via del servizio devozionale. Dovrai fare il bagno tre volte al giorno, praticare l'astanga-yoga con i tre tipi di respirazione e cominciare a meditare con pazienza su Dio, la Persona Suprema, col mantra: om namo bhagavate vasudevaya". Aggiunse poi che un devoto sobrio e sereno è soddisfatto nutrendosi solo con la frutta e la verdura che trova nella foresta."
Dopo aver parlato col piccolo Dhruva, Narada Muni si recò dal re Uttanapada che ora, pentito e addolorato, era molto preoccupato per la sorte di suo figlio. Narada lo rassicurò dicendogli che Dhruva, che ora stava meditando nella foresta Madhuvana, avrebbe manifestato una potenza incredibile.
Nel frattempo Dhruva era arrivato a Madhuvana e, come gli aveva consigliato il grande saggio Narada, si era impegnato nell'adorazione del Signore. Per il primo mese mangiò solo frutti e bacche ogni tre giorni, al solo fine di tenere il corpo in vita, e progredì nell'adorazione. Nel secondo mese mangiò solo erbe e foglie ogni sei giorni; così rimase assorto in perfetto samadhi adorando Dio. Al quarto mese egli divenne padrone della respirazione, inspirando solo ogni dodici giorni. Nel quinto mese il figlio del re controllava il respiro in modo così perfetto che poteva stare immobile su una sola gamba e restare concentrato sul Signore che risiede nel cuore senza mai deviare.
Quando Dhruva ebbe così raggiunto Dio, che è il rifugio dell'intera creazione materiale, i tre mondi cominciarono a tremare. Quando poi, grazie alla perfetta concentrazione, egli divenne pesante come il Signore Visnu, concentrando su di sé il peso dell'intero cosmo, ed ebbe chiuse tutte le aperture del proprio corpo, l'intero respiro universale fu sospeso e tutti gli esseri celesti, sentendosi soffocare, presero rifugio nel Signore.
"Non siate così turbati da ciò che sta accadendo" rispose il Signore. "Il figlio del re Uttanapada che è ora pienamente concentrato nel pensare a Me ha bloccato la respirazione universale ma ora io metterò fine alle rigide austerità di questo ragazzo e vi libererò da questa situazione". Dopo aver rassicurato gli esseri celesti, il Signore salì sul dorso di Garuda che Lo trasportò nella foresta Madhuvana.
Quando la forma del Signore, splendente come la folgore, scomparve improvvisamente nel pensiero di Dhruva, il bambino aprì gli occhi e vide Dio presente in persona, così come lo aveva contemplato nel proprio cuore. Era così agitato che sebbene volesse offrire preghiere di glorificazione, la sua bocca rimaneva muta e cadde davanti a Lui, rigido come un bastone. Quando il Signore lo toccò con la Propria conchiglia, egli raggiunse la piena comprensione della Verità Assoluta.
Dhruva allora cantò le glorie del Signore e ammise la propria ignoranza. Anch'egli, come ogni sciocco, aveva desiderato ottenere ricchezza e potenza invece di comprendere che solo l'amore per Dio può dare la suprema benedizione, la liberazione dal ciclo di nascite e morti. Quando Dhruva ebbe finito la sua preghiera, il Signore, che è molto buono coi Suoi devoti, disse: "Mio caro Dhruva hai tenuto fede ai tuoi voti virtuosi. Sebbene il tuo desiderio sia molto ambizioso, Io lo esaudirò con la Mia grazia.
Dopo che tuo padre sarà andato nella foresta e ti avrà lasciato il suo regno, tu governerai il mondo per trentaseimila anni e senza invecchiare. Poi andrai sulla Stella Polare che è un pianeta del mondo spirituale attorno al quale ruotano tutti gli altri pianeti e che continuerà ad esistere anche dopo la distruzione totale; da lì non dovrai più tornare indietro. Dhruva si preparò a tornare a casa. Egli aveva provato vergogna delle richieste materiali presenti nella sua mente quando il Signore gli era apparso.
Ora si rendeva conto di essere stato influenzato dall'energia illusoria tanto da vedere il fratello come un nemico. Sebbene avesse incontrato la Persona Suprema che può recidere le catene dell'illusione, era rimasto legato ai suoi desideri materiali.
Quando seppe che Dhruva stava rientrando a casa, il re Uttanapada, ansioso di vederlo gli andò incontro con un grande seguito. L'incontro fu molto commovente e persino la regina Suruci benedisse il bambino tenendolo fra le braccia.
In seguito Dhruva visse con suo padre nel palazzo reale, le cui pareti erano ornate di pietre preziose, i letti erano d'avorio e i materassi e le lenzuola bianche come la schiuma del latte. Scale di smeraldo conducevano a laghi pieni di fiori di loto variamente colorati e popolati da animali di sogno, bianchi cigni, gru e altri uccelli pregiati. Quando il re Uttanapada vide che Dhruva era pronto ad assumere il governo del regno, si distaccò dagli affari del mondo e andò nella foresta.
Dhruva allora si sposò ed ebbe diversi figli. Come il Signore aveva predetto, Uttama morì ucciso da un demone Yaksa, durante una battuta di caccia sull'Himalaya e Suruci, impazzita dal dolore per la morte del figlio, fu divorata dall'incendio di una foresta in fiamme.
Allora Dhruva, furibondo, attaccò gli Yaksa che esibirono tutta la loro abilità nell'arte militare. Ma Dhruva, sebbene investito da una pioggia incessante di armi micidiali, tanto da far temere che egli fosse ormai perduto, riuscì con grande determinazione a sconfiggere i nemici. Gli Yaksa, però, hanno poteri magici incredibili e sanno fare apparire dal nulla immagini terrificanti, in grado di polverizzare il coraggio dei guerrieri più potenti e sicuri. Così il cielo si coprì di dense nuvole e lampi di elettricità splendevano qua e là, mentre una violenta pioggia cadeva incessantemente.
Quella pioggia orribile portava con sé sangue, muco, escrementi, pus, urine e dal cielo cadevano anche tronchi umani. Poi una grande montagna fu visibile nello spazio e dall'alto iniziarono a cadere grandine, lance, mazze, spade, clave di ferro e grandi massi di pietra. Grandi serpenti con gli occhi di fuoco, avanzavano e minacciavano Dhruva, c'erano tigri ed elefanti impazziti. Era come se il mondo intero fosse giunto al momento della distruzione.
Però, i grandi saggi che conoscevano il potere magico degli Yaksa incoraggiarono Dhruva ricordandogli che il canto del Santo Nome del Signore è potente quanto il Signore stesso e può annientare ogni maleficio. Infatti, quando Dhruva ebbe fissato al suo arco la freccia Narayana-astra, ogni illusione scomparve ed egli poté sconfiggere ogni avversario. Suo nonno però, Svayambhuva Manu, governatore dell'universo, lo distolse dal compiere una strage dicendogli: "Non è bene incollerirsi senza ragione, questa è la strada che porta a una vita infernale. Ora stai oltrepassando i limiti, uccidendo anche gli Yaksa che non sono colpevoli. Per l'offesa di uno Yaksa, ne hai uccisi altri che erano innocenti; questi atti sono proibiti soprattutto alle persone sante. Tu sei un puro devoto perciò sono stupito che tu ti sia assunto un compito così detestabile."
Srimad Bhagavatam - 4.11.20
na vai svapakso 'sya vipaksa eva va
parasya mrtyor visatah samam prajah
tam dhavamanam anudhavanty anisa
yatha rajamsy anilam bhutasanghah
TRADUZIONE
Dio, la Persona Suprema, nel Suo aspetto di tempo eterno, è presente nel mondo materiale e Si comporta in modo neutrale verso tutti. Nessuno è Suo alleato e nessuno è Suo nemico. Sotto il controllo dell'elemento tempo, ognuno gode e soffre dei risultati delle proprie attività interessate, ossia del karma. Come, al soffiare del vento, piccole particelle di polvere volano nel cielo, così secondo il proprio particolare karma si soffre o si gode della vita materiale.
SPIEGAZIONE
Benché Dio, la Persona Suprema, sia la causa originale di tutte le cause, non è responsabile delle sofferenze o delle gioie materiali di nessuno. Nel Signore Supremo non si trova una simile parzialità. Le persone meno intelligenti accusano il Signore di essere parziale sostenendo che questa è la ragione per cui nel mondo materiale una persona gode e un'altra soffre. Ma questo verso afferma categoricamente che da parte del Signore Supremo non c'è simile parzialità. Tuttavia gli esseri viventi non possono diventare indipendenti. Non appena dichiarano la loro indipendenza dal controllore supremo, sono immediatamente inviati in questo mondo materiale per cercare liberamente di far fortuna, per quanto è possibile.
Il mondo materiale è destinato a questi esseri sviati, i quali creano il loro proprio karma (le attività interessate) e approfittando dell'elemento tempo, costruiscono la propria fortuna o la propria sfortuna. Tutti sono creati, sono mantenuti e saranno uccisi alla fine. Per quanto riguarda questi tre aspetti, il Signore è equanime verso tutti, e ciascuno soffre o gode in relazione al proprio karma. La posizione superiore o inferiore di ogni essere vivente, le sue sofferenze e il suo piacere sono dovute al karma individuale.
A questo proposito la parola esatta nel verso è anisah che significa "dipendente dal proprio karma." Per esempio, il governo dà a tutti la possibilità di agire e dirigere nell'ambito dello Stato, ma per la propria scelta l'essere vivente si crea una situazione che lo obbliga a vivere a differenti livelli di coscienza. Esaminiamo il paragone contenuto nel verso: il vento soffia, portando con sé granelli di polvere che turbinano nell'aria, sopraggiungono poi fulmini e torrenti di pioggia; così la stagione delle piogge crea le varie situazioni nella foresta. Dio è molto buono Egli dà a tutti uguali possibilità, ma a causa delle azioni risultanti dal proprio karma si soffre o si gode in questo mondo materiale.
* * *
Dhruva allora calmò la sua collera e gli esseri celesti approvarono il suo comportamento. Kuvera, il tesoriere degli dei disse: "In realtà non sei tu che hai ucciso gli Yaksa, né loro hanno ucciso tuo fratello perché la causa prima di ogni generazione e distruzione è il tempo eterno che è un aspetto del Signore Supremo. Noi non siamo il nostro corpo, ed è questa errata concezione del corpo come vero sé che ci costringe al continuo peregrinare nell'esistenza materiale. Ora impegnati pienamente nel servizio d'amore al Signore e liberati dalle trappole dell'esistenza materiale. Io ti concederò qualunque benedizione tu desideri da me".
Dhruva, che era un devoto molto puro, pregò di poter mantenere sempre una fede incrollabile nel Signore, di ricordarsi sempre di Lui e di non dimenticarLo mai. Quindi Dhruva, che aveva ormai raggiunto il dominio del sé, trascorse moltissimi anni compiendo solo attività favorevoli. Poi affidò il regno a suo figlio e si recò nella foresta dell'Himalaya a Badarikasrama; là, concentrando la mente sull'arca-vigraha la copia perfetta del Signore entrò in perfetto samadhi e si liberò da ogni legame materiale. Non appena si manifestarono in lui i sintomi della liberazione, egli vide un meraviglioso aeroplano scendere dal cielo, e Nanda e Sunanda, due intimi servitori del Signore lo invitarono a salire per raggiungere la sua destinazione finale. Incurante della morte che si avvicinava, Dhruva mise un piede sulla sua testa per aiutarsi a salire.
Seduto sull'aeroplano, che era grande come un palazzo, egli ricordò con affetto la madre Suniti, che per prima lo aveva guidato sulla via del servizio devozionale. Nanda e Sunanda lessero i suoi pensieri e gli mostrarono Suniti che stava viaggiando su un altro aeroplano. Così Dhruva Maharaja superò i sistemi planetari conosciuti come saptarsi, e al di là di questa regione, raggiunse il pianeta dove vive Sri Visnu. Ascoltando la storia di Dhruva è possibile appagare tutti i desideri di ricchezza, fama e lunga vita, e cancellare inoltre le conseguenze degli atti colpevoli commessi nel corso dell'esistenza.
Chiunque ascolti la storia di Dhruva Maharaja e cerchi ripetutamente, con fede e devozione, di capirne il carattere puro, raggiunge la pura devozione e compie puro servizio devozionale.