Il dito del Re
Storia tratta da testi vedici
Il Dito del Re
Raccontato da Ananta Sakti Dasa
Molto tempo fa viveva un re che aveva un suo ministro di fiducia. Il re, benché forte e generoso aveva un temperamento rude. Il ministro era saggio, paziente, ed era devoto di Dio. Nelle attività giornaliere il re generalmente pensava di essere colui che causava ogni cosa. Il ministro invece vedeva la mano di Dio in ogni situazione. Nonostante queste differenze, il re apprezzava il ministro; così essi erano solidi amici.
Per proteggere i cittadini dalle bestie pericolose, il re armato di arco e frecce, spesso cavalcava nella foresta con un piccolo gruppo di uomini. Il suo ministro era sempre con loro. Un giorno, durante una partita di caccia, il re orgogliosamente superò un boschetto col suo cavallo, quando un grosso cobra si parò di fronte al cavallo sputando veleno dai suoi denti velenosi. Il cavallo spaventato, scalciò con violenza sbalzando in aria il re. Il re piombò sul terreno accanto al serpente e subito il serpente conficcò i suoi denti in un suo dito, strisciando poi nel sottobosco. Il re comprese che se non avesse subito provveduto a tagliare il dito, il veleno avrebbe viaggiato nel suo corpo raggiungendo il cuore e uccidendolo. Senza esitare un attimo, sfoderò la sua spada e troncò il dito.
Il ministro del re medicò la sua mano e cercò di placarlo con le sue sagge parole. "Considera questo soltanto una misericordia di Dio. Accettala come parte del Suo piano." Scosso e arrabbiato com'era, il re non apprezzò il punto di vista del ministro. "Sta zitto!" Gli disse. Ma il ministro continuò a parlare della misericordia del Signore. Questo atteggiamento fece incollerire a tal punto il re che rivolgendosi ai suoi uomini ordinò: "Riportate subito in città questo sciocco ministro e chiudetelo in prigione."
Determinato a non cambiare il suo progetto di caccia per quel giorno, con la mano accuratamente bendata, il re attraversò da solo la foresta, alla ricerca delle bestie feroci. Dopo un po' di tempo il re fu accerchiato da una squadra di malviventi. Essi lo catturarono e lo legarono. Poi il capo, con un sogghigno, parlò con voce burbera. "Questo è il tuo giorno fortunato: ho l'intenzione di sacrificarti alla dea Kali. Non ogni giorno lei può godere di sangue reale". Il re, invece si considerava molto sfortunato. Legato con le funi e solo, non aveva modo di salvarsi dalla sanguinosa morte sull'altare di Kali. Puntando il dito sul re, il capo ordinò ai suoi uomini: "La nostra offerta umana deve essere svestita, lavata e coperta da vesti nuove e profumate."
Mentre gli uomini lo svestivano, uno di loro gridò: "Guardate, non ha un dito." Osservando la mano del re, il capo della banda restò deluso. "Non è possibile offrire alla dea Kali un uomo incompleto", borbottò. "Lasciatelo, sciocchi, e trovate qualcun altro."
Inaspettatamente libero dai legami, il re montò a cavallo e tornò spedito in città recandosi direttamente alla prigione dove ordinò di rilasciare il ministro. Abbracciando il suo amico, il re si scusò. "Per la misericordia di Krishna ho perso un dito, e come risultato mi è stata risparmiata la vita!" Dopo aver spiegato l'incredibile episodio al suo ministro, il re si fermò pensieroso. "Sono ancora un po' turbato. Se tutto ciò è accaduto per la misericordia di Krishna, per quale ragione tu sei stato messo in prigione?"
Con un guizzo di consapevolezza negli occhi, il ministro rispose: "Se non mi avessi ordinato di andare in prigione, sarei rimasto vicino a te, quando sei stato catturato. Poiché non ero privo di nessun arto, indubbiamente la banda avrebbe usato me come offerta umana." Il re e il suo ministro risero di gusto, mentre le lacrime rigavano le loro guance. Contenti di essere vivi, essi furono entrambi d'accordo che si trattava certo della misericordia del Signore.
Estratto dal testo: Storie vediche dell'India antica.