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La Regina Kunti

La stupenda supplica della Regina Kunti

kunti

Perché una devota elevata chiese a Sri Krishna di continuare a metterla in situazioni pericolose

Di Mukundamala Dasa

La maggior parte delle persone adora Dio per motivazioni materiali. Come Sri Krishna spiega nella Bhagavad-gita (7.16) queste persone possono essere complessivamente classificate in quattro gruppi: gli infelici, i bisognosi, i curiosi e coloro che cercano la conoscenza dell’Assoluto. Nella maggior parte dei casi essi cessano la propria adorazione non appena ottengono il loro scopo; ritengono che Dio sia qualcuno che può alleviare le loro sofferenze e rendere la loro vita felice e serena. Nonostante questo, Sri Krishna li considera più degli altri perché nel momento delle difficoltà scelgono di rivolgersi a Dio e non a qualcosa di materiale. (Bhagavad-gita 7.18)

Tra tutti coloro che Lo adorano, Sri Krishna preferisce coloro che in piena conoscenza sono sempre impegnati nel puro servizio di devozione. Le persone che posseggono una conoscenza completa e sanno che Krishna è la causa di tutte le cause, si arrendono a Lui. Il loro unico scopo è servire Krishna in modo disinteressato con amore e devozione. Perciò Krishna così parla del Suo puro devoto: “Io sono molto caro a Lui e lui è molto caro a Me.” (Bhagavad-gita 7.17) Un devoto che ha sviluppato un intenso amore per Krishna non può vivere neanche un secondo senza vederLo o servirLo, perché per lui il dolore della separazione è intollerabile.

Gli Esemplari Sentimenti Devozionali della Regina Kunti

Una grande devota era la regina Kunti, madre dei cinque fratelli Pandava. Il Mahabharata narra che la regina Kunti fu sottoposta a grandi sofferenze durante tutta la sua vita. Prima di sposarsi generò Karna, il suo primo figlio, ma essendo ancora ragazza, non lo riconobbe per evitare la condanna della società. Subito dopo essersi sposata, suo marito Pandu morì e Kunti allevò da sola i suoi cinque figli. Sebbene Kunti e i suoi figli fossero formalmente affidati al re Dhritarastra, fratello maggiore di Pandu, Duryodhana e gli altri figli del re maltrattarono i Pandava cercando perfino di ucciderli in vari modi. Quando Duryodhana cercò di ucciderli facendoli bruciare in una casa di ceralacca che lui stesso aveva dato loro come residenza, Kunti ed i suoi cinque figli fuggirono di nascosto e si rifugiarono nella foresta.

Quando Duryodhana organizzò un gioco d’azzardo per derubare i Pandava di tutta la loro ricchezza e di tutte le loro proprietà, i Pandava furono obbligati a parteciparvi. Il gioco era truccato e i cinque fratelli persero tutto e furono mandati in esilio nella foresta per tredici anni. Durante questo periodo Kunti rimase nel palazzo e trascorse tutti questi anni senza i suoi cari figli. Infine nella battaglia di Kuruksetra, sebbene i Pandava ne uscissero vittoriosi, Kunti subì la perdita di molti nipoti e di altri parenti e benefattori. Nonostante tutte queste avversità della vita, Kunti mantenne la sua fede in Dio, la Persona Suprema, Sri Krishna, e la sua devozione verso di Lui. In mezzo a tutte le difficoltà ella cercò sempre rifugio in Krishna e non pregò mai Krishna per avere una vita serena o perché i suoi figli riavessero il regno. Non provocò mai Krishna chiedendoGli perché permettesse che la sua famiglia fosse sottoposta a tali sofferenze nonostante che Egli fosse presente. Infatti, dopo la battaglia, quando i suoi figli riconquistarono il regno perduto, pregò Krishna di mandarle altre avversità:

vipadah santu tah salva
tatra tatra jagad-guro
bhavato darsena yat syad
apunar bhava-darsanam

“Vorrei che queste sventure ci colpissero ancora ed ancora in modo da poterci trovare sempre in Tua presenza, perché in Tua presenza si allontana definitivamente la ripetizione delle nascite e delle morti.” (Srimad Bhagavatam 1.8.25)

Le Situazioni Difficili Stimolano l’Amore

In questo mondo l’amore tra due persone risulta evidente in vari modi. In generale all’amante e all’amato piace trascorrere tutto il loro tempo insieme senza alcun ostacolo. Quando le forze esterne – le situazioni, i parenti – minacciano la loro relazione, il loro amore diventa ancora più intenso. Il legame si rafforza e la loro relazione diventa più dolce e più dinamica. I devoti sperimentano un tipo simile di amore dinamico e la loro relazione d'amore, con Krishna, diventa perfetta. I devoti desiderano sempre servire Krishna direttamente, ma per far crescere il loro amore per Lui, Krishna a volte li mette in situazioni difficili. In genere Egli lo fa modificando il carico karmico del devoto per portarlo più vicino a Sé.

I puri devoti liberati, che non hanno alcun peso karmico, vengono messi da Krishna nel mezzo di grandi avversità affinché gli altri possano trarre un insegnamento dal loro comportamento esemplare. In tal modo coloro che sono meno avanzati nel percorso spirituale possono apprendere come affrontare le difficoltà con dignità e onestà. Quando affronta le avversità il puro devoto si arrende completamente a Krishna, certo della Sua protezione. In queste situazioni, davanti alla reciprocazione amorosa del Signore, l’amore del devoto per Lui aumenta moltissimo. I devoti comprendono che tutte le difficoltà del passato erano grandi benedizioni perché il Signore era sempre lì, pronto a proteggerli in ogni momento.

La Sofferenza Causata dalla Avversità è Insignificante

I devoti considerano insignificante la sofferenza dovuta alle avversità rispetto a quella della separazione dal Signore. Coloro che nelle difficoltà riescono a percepire l’abbraccio affettuoso del Signore, le accetteranno di buon grado. Essi comprendono che il Signore è un padre affettuoso che li protegge sempre e accettano tutte le vicende della vita con gratitudine considerandole un intervento di Krishna per la propria purificazione. Nelle sue preghiere a Sri Krishna, Kunti ricordava le varie sofferenze che Duryodhana aveva inflitto a lei e ai suoi figli. Quando Draupadi, la moglie dei Pandava, stava per essere spogliata davanti all’assemblea dei Kuru, Krishna la salvò miracolosamente da quella umiliazione dandole un sari che non finiva mai.

Durante il loro esilio nella foresta, su richiesta di Duryodhana, Durvasa Muni con i suoi discepoli arrivò nel luogo dove si trovavano i Pandava e Krishna, con la Sua potenza mistica, li salvò dalla collera del Muni. Nella battaglia di Kuruksetra, Krishna che faceva da auriga ad Arjuna lo guidò ad affrontare potenti guerrieri Kuru come Bhisma, Drona, Karna e Jayadratha. Quando poi Asvatthama lanciò l’arma brahmastra per uccidere il nipote di Arjuna nel grembo di Uttara, Krishna avvolse il suo grembo con la Sua energia personale proteggendo il bambino. Ricordando questi avvenimenti Kunti capì che lei e i suoi figli non avrebbero mai potuto superare quei pericoli senza la presenza di Krishna. Quando Krishna, dopo aver incoronato imperatore del mondo Maharaja Yudhisthira, si preparava a partire per Dwaraka, Kunti Gli offrì la preghiera sopra citata perché temeva di poter dimenticare Krishna ora che insieme ai suoi figli si trova nelle comodità della posizione regale. Perciò pregò Krishna di inviarle altre sofferenze che l’avrebbero aiutata a continuare a ricordarLo.

La Protezione di Krishna nelle Avversità

Krishna aveva salvato Kunti e i Pandava con interventi straordinari, usando i Suoi poteri mistici. Ogni volta che le loro vite erano in pericolo, Krishna li proteggeva dalla morte. Le Scritture riportano molti racconti in cui i devoti, nei momenti di difficoltà, hanno percepito la protezione di Krishna. Anche in tempi recenti in situazioni di pericolo i devoti hanno avvertito l’inconcepibile protezione di Krishna. Nella maggior parte dei casi però la protezione di Krishna può non manifestarsi come protezione dalla morte. Un devoto praticante deve capire chiaramente che il corpo è temporaneo e destinato a morire. Come anime spirituali, siamo distinti dal corpo, perciò non dovremmo aspettarci sempre che Krishna ci protegga dalla morte. La vera protezione è la protezione della nostra coscienza – della nostra fede devozionale e del nostro ricordo di Krishna.

Per la misericordia di Krishna, un devoto che muore, nella vita successiva ottiene un ambiente favorevole e buone opportunità di continuare il servizio devozionale. Il più grande timore per un devoto è dimenticare Krishna perché questa è la causa della sua permanenza nell’ignoranza, nel ciclo delle nascite e delle morti. I devoti non temono di andare nell’infermo se anche lì possono servire Krishna, ma rifiuteranno una vita di delizie paradisiache se priva del servizio a Krishna. Come Siva consiglia a Parvati nello Srimad-Bhagavatam (6.17.28) “I devoti impegnati esclusivamente al servizio di Dio, la Persona Suprema, Narayana, non temono alcuna condizione di vita. Per loro i pianeti celesti, la liberazione i pianeti infernali si equivalgono, perché tali devoti sono interessati soltanto a servire il Signore.”

Una Preghiera Straordinaria

Non tutti possono pregare come Kunti – ci vuole molto coraggio a pregare in quel modo. Dall’esempio di Kunti però possiamo imparare come pregare nel sentimento voluto. Anche Sri Caitanya ci ha mostrato il modello ideale di preghiera: “O Signore onnipotente, non desidero ricchezze, belle donne né un gran numero di seguaci. Desidero solo il Tuo servizio devozionale immotivato, vita dopo vita.” (Siksastaka 4)

Dovremmo smettere di chiedere benefici materiali temporanei e illusori. Talvolta possiamo pregare per beni materiali che aiutino il nostro servizio al Signore, ma anche queste preghiere devono essere accompagnate da altre utili ad intensificare in ogni circostanza il nostro servizio devozionale. Molte persone che si proclamano religiose pregano per necessità materiali della vita. Ignorando uno scopo più elevato, cercano di realizzare i loro sogni in questo mondo materiale. La preghiera di Kunti perciò è molto superiore alle preghiere rivolte a Dio per benefici materiali. La sua preghiera trascende ogni egoismo e tutti gli altri desideri che di solito sono il motivo delle pratiche religiose.

Mukundamala Dasa fa servizio a tempo pieno al tempio ISKCON di Mumbai (Chowpatty). Fa parte del gruppo BTG dell’India ed insegna la coscienza di Krishna agli studenti.

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