Srila Gopala Bhatta Gosvami
25 LUGLIO 2024 - Scomparsa
Srila Gopala Bhatta Gosvami
Prima di scrivere la Caitanya-caritamrita, Srila Krishnadasa Kaviraja chiese le benedizioni di tutti i devoti anziani di Vrindavana. Naturalmente, Srila Gopala Bhatta Gosvami (1503-1578) era uno di questi devoti. Tuttavia, Gopala Bhatta chiese specificamente che in cambio delle sue benedizioni egli non usasse il suo nome nella Caitanya-caritamrita. Come risultato della sua umiltà, il nome di Gopala Bhatta è menzionato soltanto in uno o due passi di quella grande opera, e a proposito di lui si conosce poco altro. Le informazioni biografiche, tuttavia, sono ancora reperibili nel Bhakti-ratnakara, e molto di più può essere reperito studiando la vita di Sri Caitanya.
Secondo la Caitanya-caritamrita di Krishnadasa Kaviraja, Sri Caitanya cominciò il Suo cammino di viaggio per il sud dell’India nell’estate del 1510. Dopo diversi giorni Egli giunse a Sri Rangam, una piccola città situata sulle rive del fiume Kaveri, nel distretto di Tanjore (circa dieci miglia ad ovest di Kumbhakoram). La città era famosa per essere uno dei più importanti centri di tutta l’India per l’adorazione di Krishna, e può essere considerato più precisamente un centro per l’adorazione di Laksmi e Narayana, un’espansione della divina coppia, Radha e Krishna. Ciò nonostante, il tempio principale di Sri Rangam è il più grande tempio di Visnu (Narayana) di tutta l’India, e i pellegrini arrivano da centinaia di miglia di distanza per vedere Ranganath Svami, la Divinità di Narayana dell’altare principale.
Fu qui che Sri Caitanya incontrò Vyenkata Bhatta e i suoi fratelli, Prabhodananda Sarasvati e Tirumalla Bhatta. Essi erano brahmana di vasta erudizione ed accolsero Sri Caitanya, il sannyasi mendicante che si trovava in viaggio, come ospite a casa loro. In quel periodo Sri Caitanya incontrò anche il figlio di sette anni di Vyenkata, Gopala Bhatta, che un giorno sarebbe stato conosciuto come Gopala Bhatta Gosvami. I tre fratelli e il giovane Gopala Bhatta vivevano nei pressi del tempio di Ranganath e, per conseguenza, in quanto brahmana, erano fedeli servitori della Divinità. Stando così le cose, essi erano naturalmente annoverati nella Sri (Ramanuja) Sampradaya, una delle catene autentiche della successione di maestri perché privilegiavano l’aspetto aisvarya del Signore, adorando la Sua magnificenza e la Sua maestà.
Infatti, la loro sincera devozione verso l’opulenta manifestazione di Laksmi-Narayana del Supremo, che incute un timore reverenziale, era talmente pura che Sri Caitanya ne trasse una enorme soddisfazione (prabhura tusthta haila mana), sebbene Egli stesse insegnando l’adorazione di Radha e Krishna. Benché fosse soddisfatto del loro elevato livello di devozione, Sri Caitanya non poteva aiutarli a promuovere la prospettiva vedica originaria della posizione suprema e originale di Sri Krishna. Per conseguenza Egli scherzando disse una volta a Vyenkata Bhatta: “La tua adorabile dea della fortuna, Laksmi, rimane sempre sul petto di Narayana, ed Ella è sicuramente la donna più casta della creazione. Comunque, il Mio Signore è Sri Krishna, un pastorello impegnato ad accudire le mucche.” “Com’è possibile” continuò Sri Caitanya, “Che Laksmi, essendo una moglie tanto casta, desideri associarsi col Mio Signore? Soltanto per associarsi con Krishna, Laksmi abbandonò ogni felicità trascendentale di Vaikuntha (il regno di Dio) e per molto tempo accettò di seguire voti e principi regolatori, e compì austerità davvero illimitate”.
Vyenkata Bhatta si oppose affermando che Krishna e Narayana in realtà sono una sola medesima persona, e che quindi è naturale che Laksmi voglia avvicinare Krishna. Dopo tutto, Krishna è Narayana sotto altre sembianze. Qual era il problema se avvicinava Suo marito in una delle Sue altre manifestazioni? Si tratta, in essenza, della stessa persona. Perciò, la sua azione non può essere considerata mancanza di castità. Vyenkata ammise, tuttavia, che Krishna è una manifestazione superiore. “Sebbene in un certo senso non vi sia alcuna differenza tra le forme di Narayana e di Krishna”, disse Vyenkata, “in Krishna vi è una speciale attrazione trascendentale grazie al rasa (“relazione”) trascendentale, e per conseguenza Egli supera Narayana.”
Sri Caitanya rispose: “So che non vi è alcun errore da parte di Laksmi, la dea della fortuna, ma Ella non può comunque entrare a far parte della danza rasa. Questa era riservata soltanto ai più intimi amici di Krishna. Questo è ciò che apprendiamo dalle Scritture rivelate.” Vyenkata Bhatta, ora lievemente irritato, disse: “Non riesco a comprendere perché a Laksmi non sia stato permesso di unirsi alla danza rasa. Io sono un essere umano ordinario. Poiché la mia intelligenza è assai limitata e mi agito facilmente, la mia mente non è in grado di entrare nel profondo oceano dei divertimenti del Signore.”
Vyenkata, in seguito, riconobbe la divinità di Sri Caitanya e quindi Gli chiese di rivelare il mistero dell’impossibilità, per Laksmi, di far parte della danza rasa. Dopo tutto, egli (Vyenkata Bhatta), quale ordinario essere vivente, poteva essere soggetto a fraintendimenti o interpretazioni errate, ma Sri Caitanya, egli sapeva, era Dio, la Persona Suprema, e in quanto tale, aveva accesso a ogni informazione riferita a questi argomenti esoterici. Sri Caitanya rispose: “Sri Krishna ha una caratteristica specifica. Egli attrae il cuore di tutti con le dolci relazioni interpersonali d’amore coniugale. Queste dolci relazioni raggiungono lo zenit a Vraja, il più elevato livello del regno di Dio, e là esse possono manifestarsi in ognuno dei rasa primari, come quelli di servizio, di amicizia, di relazione parentale, o alla fine, di amore coniugale. A quel punto, la Divinità di Dio perde importanza, e il risultato che ne deriva è uno scambio incomparabilmente dolce.”
“Solo coloro che seguono le orme di questi abitanti di Vraja”, continuò Sri Caitanya, “ottengono il Signore nel Suo aspetto più elevato e originale. Là, Egli è conosciuto come Vrajendra-nandana, ossia ‘il figlio di Maharaja Nanda’. E là, Egli è conquistato dall’amore spontaneo dei Suoi servitori più intimi. I più elevati tra loro sono le gopi (le pastorelle amiche di Krishna), il cui superlativo amore per Krishna è completamente incondizionato e immotivato. Per partecipare alla danza rasa bisogna seguire le loro orme”. “La dea della fortuna “, concluse Sri Caitanya, “desiderava godere dell’associazione di Krishna e nello stesso tempo voleva conservare il suo corpo spirituale nella forma di Laksmi. Questa forma è sicuramente magnifica dal punto di vista spirituale, provvista di ogni opulenza e potenza di maestà divina. Ella tuttavia non seguì le orme delle gopi nella Sua adorazione di Krishna. Per conseguenza tutta l’opulenza e la potenza del mondo non possono garantirle la partecipazione al più esoterico divertimento di Krishna.”
In questa maniera Sri Caitanya riuscì a dimostrare a Vyenkata Bhatta la superiorità dell’amore rispetto alla potenza, della dolcezza rispetto all’opulenza, di Krishna rispetto a Narayana. Furono queste conversazioni che convertirono non solamente Vyenkata Bhatta e i suoi fratelli al vaisnavismo caitanyta, ma convertirono anche il giovane Gopala Bhatta Gosvami, che era solito sedersi regolarmente ad ascoltare questi discorsi. Così, al fine di comprendere la reazione di Gopala Bhatta al dialogo di Sri Caitanya con suo padre, sarà utile penetrare più a fondo nella comprensione scritturale di base per capire perché l’aspetto aisvarya (“maestoso”) del Signore è soggetto al Suo aspetto madhurya (“amorevole”).
Secondo la tradizione vedica, gli abitanti di Vraja non sono interessati alla forma maestosa di Krishna, la Sua aisvarya-rupa. Questa forma è riservata agli adoratori simili a quelli di Sri Rangam, che venerano l’aspetto di Visnu (Narayana). Se essi raggiungono la perfezione, dopo la morte si recano in uno degli innumerevoli pianeti Vaikuntha, e adorano il Signore del loro cuore con timore e reverenza, perché essi sono inclini a questo genere di adorazione. Ma timore e reverenza sono parole strane per gli abitanti di Vraja. Essi sono amanti confidenziali del Signore, e partecipano a uno scambio speciale, privo della distanza creata dalla formalità e dal rigore. La loro destinazione è la Vraja celeste, dove la madhurya-rupa di Dio —Krishna, l’amante Divino— Si diverte assieme a loro in una varietà di relazioni intime. L’intimità è a tal punto profonda che essi dimenticano la Sua Signoria e in questo modo gustano una relazione ancor più intensa con Lui. L’aspetto aisvarya viene quindi considerato inferiore perché enfatizza la maestosa e distante Divinità del Signore. Il Suo dolce carattere e i Suoi attributi personali perdono significato. Nella madhurya-rupa del Signore, invece, lo scambio personale d’amore ha una posizione preminente, e la Sua Divinità perde d’importanza.
In tutta la letteratura vedica vi sono accenni a queste riflessioni. Nel decimo canto dello Srimad Bhagavatam, per esempio, troviamo la descrizione di una scena in cui la madre adottiva del piccolo Krishna, Yasoda, sospetta che Lui abbia mangiato la terra. Quando ella scrutò nella Sua bocca per vedere se l’avesse effettivamente mangiata, vide nella Sua bocca l’intero universo. Il terrore s’impadronì del suo cuore. Yasoda perse la calma, e il suo naturale affetto materno fu sostituito dapprima dalla paura e quindi dal timore e dalla reverenza, per il fatto di aver realizzato la Divinità del suo specialissimo figlio. Quasi immediatamente, tuttavia, Krishna la rese capace di dimenticare l’esperienza, ed ella Lo apprezzò ancora una volta come il suo ordinario figliolo. Il Bhagavatam spiega che nel ricevere la misericordia di Krishna in questo modo, il cuore di madre Yasoda si riempì di nuovo di un intenso affetto.
Un altro esempio si trova nell’undicesimo capitolo della Bhagavad-gita, dove Arjuna dice a Krishna: “Desidero vedere il Tuo aspetto maestoso (aisvarya-rupa).” Sri Krishna soddisfa il desiderio di Arjuna mostrandogli la ‘forma universale’. Nel vedere questa manifestazione di Krishna, tuttavia, Arjuna trema per il terrore. Egli è sopraffatto dall’angoscia e tutta l’amicizia che una volta provava per Krishna lo abbandona. Quando supplicò Krishna di tornare alla Sua forma più simile a quella umana, e Krishna accondiscese, Arjuna ritrovò il suo sentimento di intima amicizia con Lui e riuscì a riprendere la sua relazione. In questo episodio, inoltre, dopo aver mostrato la Sua ‘forma universale’, Krishna manifesta il Suo imponente aspetto di Narayana come preludio alla Sua forma originale. Tuttavia, anche quella forma non soddisfece Arjuna. Soltanto quando Krishna, alla fine, tornò alla forma primordiale a tre curve e con due braccia —Krishna come Syamasundara— Arjuna si sentì di nuovo abbastanza calmo per gustare la propria relazione con Lui.
Osservando questi due avvenimenti tratti dallo Srimad Bhagavatam e dalla Bhagavad-gita, David L. Haberman, autore e professore di religione al William’s College, scrive:
Ciò che rende possibile le relazioni emotive con Dio è la dissimulazione della forma maestosa, a favore della delicata forma umana. Questa è la caratteristica distintiva della relazione tra Krishna e i più elevati modelli esemplari, gli abitanti di Vraja. Krishna appare loro in una dolce, amorevole, e infinitamente accessibile forma umana definita “madhurya-rupa”, la forma che più conduce all’attrazione e all’amore. Questa qualità di Krishna, conduce a una vicinanza libera da qualsiasi esitazione.”
Haberman poi, si dice d’accordo con Sri Caitanya e Vyenkata Bhatta, quando concordano che l’aspetto madhurya supera di gran lunga l’aisvarya. Le parole conclusive di Haberman a questo proposito sono le seguenti:
“La rivelazione della forma maestosa (aisvarya-rupa) sottrae la possibilità di un intima relazione emotiva, e per conseguenza, il suo occultamento all’interno della dolce forma umana (madhurya-rupa) permette il ritorno dell’affetto. I Gaudiya vaisnava hanno sviluppato la distinzione delle due forme a un livello dottrinale, e hanno continuato analizzando le varie figure esemplari presentate nel Bhagavat Purana sulla base della propria consapevolezza di queste forme. Coloro che erano consapevoli solo della dolce forma umana di Krishna erano inclini a vederLo come un loro possesso (mamata) ed erano quindi in grado di instaurare una relazione più intima con Lui.”
Naturalmente, la tesi di Haberman, proposta dal raganuga-bhakti-sadhana, la via che segue le orme degli abitanti di Vraja, è stata minuziosamente esposta in origine da Rupa Gosvami, e a questa ci si riferirà in maniera più elaborata nel capitolo successivo. Ma per ora va perlomeno menzionato che questo genere di sadhana (“procedura”) è assai avanzato e, come nella forma più fondamentale di sadhana, Rupa Gosvami ha raccomandato la vaidhi-sadhana-bhakti, secondo la quale si seguono le norme e le regole delle Scritture sotto la guida di un maestro spirituale autentico. Quindi, dopo aver ricevuto le benedizioni del guru, è possibile continuare a seguire attivamente le orme dei devoti di Vraja e a sviluppare l’amore spontaneo (raganuga) per Dio. La procedura graduale è stata raccomandata e descritta minuziosamente dai sei Gosvami. Se si aderisce prematuramente alla raganuga-sadhana-bhakti, invece, si rischia un crollo imminente dal sentiero spirituale.
Quindi Sri Caitanya spiegò a Vyenkata Bhatta l’incapacità di Laksmi di prendere parte alla danza rasa, perché sebbene la sua fosse considerata una posizione estremamente avanzata nella vita spirituale, Laksmi era comunque incapace di seguire le orme delle gopi, che sono situate al livello più elevato di spiritualità. Ciò può servire anche come avvertimento per coloro che cercano di imitare prematuramente le gopi, come i prakrita-sahajiya (“imitatori a buon mercato”). Se perfino Laksmi è incapace di prendere parte a questi passatempi, l’uomo comune deve considerare molto seriamente la via della vaidhi-sadhana-bhakti. Sicuramente questa è una conclusione più cauta rispetto al tentativo di saltare immediatamente alla raganuga-bhakti.
Nella teologia dei Gosvami questo punto non potrebbe essere precisato con maggiore incisività: Bisogna formarsi gradualmente una posizione grazie alla vaidhi-sadhana-bhakti, seguendo le orme dei devoti di Vraja. Naturalmente, può darsi che una persona possa immediatamente provare lolyam (“l’avidità” spirituale) e intraprendere il sentiero della spontaneità raganuga, soprattutto perché, in definitiva, questa particolare via non “dipende” da alcuna qualifica precedente. Tuttavia una cosa del genere è rara, e in questa era la cosa più probabile consiste nell’essere sfruttati. Qualunque sia il caso, quando il lila (“divertimento”) manifestato da Sri Caitanya fu esibito, Laksmi non era pronta a seguire le sante orme delle gopi di Vraja.
Utilizzando queste logiche basi scritturali, Sri Caitanya convinse Vyenkata che la concezione di Krishna è superiore a quella di Narayana, e dopo essere stato convinto, lui, i suoi fratelli, e il giovane Gopala Bhatta, presero l’impegno di diventare Gaudiya vaisnava (caitanyti). Dopo aver discusso questi argomenti con Vyenkata Bhatta durante i quattro mesi della stagione delle piogge (Caturmasya), e aver permesso al giovane Gopala Bhatta di servirLo per tutto il tempo del Suo soggiorno, Sri Caitanya decise di continuare il Suo viaggio nel sud dell’India. Quando sentirono che Egli stava per partire, Vyenkata Bhatta svenne a causa della separazione, e Gopala pianse lacrime d’amore. Per rappacificare Gopala Bhatta, Sri Caitanya acconsentì a fermarsi ancora qualche giorno.
Durante quel periodo, Gopala Bhatta ebbe un sogno, anche se in realtà si trattò più che altro di una visione spirituale. Mosso da un intenso desiderio di vedere Sri Caitanya prima che Egli iniziasse a praticare le rigide austerità del rinunciante, al fine di vederLo nei giorni che precedevano il Suo sannyasi, Gopala Bhatta fu abbastanza fortunato da prendere visione dell’intera esperienza dei divertimenti di Navadvipa, e grazie alla misericordia di Sri Caitanya, egli poté entrare realmente in quei divertimenti come partecipante. Anche in questo sogno, Caitanya Mahaprabhu rivelò a Gopala Bhatta che Egli, in realtà, non differiva da Syamasundara, conosciuto anche come Vrajendra-nandana, la forma originale di Krishna a due braccia, che suona il flauto. Egli rivelò questa verità a Gopala Bhatta, apparendo nella forma a due braccia di Krishna, e trasformandosi poi di nuovo nella Sua forma personale come Sri Caitanya.
In quello stesso stato simile a un sogno, Gopala Bhatta venne istruito da Sri Caitanya: “Tu incontrerai due persone, due veri gioielli, Rupa e Sanatana. Io ho conferito loro la Mia mentalità (mano-vritti) affinché essi rendano pubblici i Miei insegnamenti. Ma questi insegnamenti saranno diffusi in ogni città e villaggio dai tuoi discepoli.” Al risveglio, Gopala Bhatta si recò direttamente da Sri Caitanya per servirLo, ma in quel momento Sri Caitanya gli impartì le seguenti istruzioni: “Per ora rimani qui e servi tua madre e tuo padre. Quando loro avranno lasciato questo mondo, potrai andare a Vrindavana e unirti a Rupa e a Sanatana. Impégnati sempre nell’ascolto e nel canto delle glorie di Krishna.” Con queste parole Sri Caitanya lasciò Sri Rangam. Il giovane Gopala Bhatta non dimenticò mai queste istruzioni personali, né il sogno a cui Sri Caitanya tanto gentilmente gli aveva concesso di partecipare e dove gli aveva rivelato la Sua divinità.
Col passare degli anni Gopala Bhatta accettò suo zio, Prabhodananda Sarasvati, come maestro spirituale. Da lui Gopala Bhatta imparò la poesia, la retorica, la grammatica sanscrita e il Vedanta. Il ricordo di Sri Caitanya, tuttavia, era la forza centrale che guidava la sua vita, e lo rendeva idoneo a sconfiggere ogni visione opposta alle conclusioni teistiche dei Gaudiya vaisnava. Il Bhakti-ratnakara afferma che con le risorse associate che egli aveva acquisito dai vasti insegnamenti di Prabhodananda Sarasvati, e la memoria ispirante dell’esempio e delle istruzioni di Sri Caitanya, Gopala Bhatta diventò famoso per la sua erudizione e per la sua devozione. Quando la sua reputazione raggiunse proporzioni senza precedenti, egli decise che era pronto a mettere in pratica l’ordine che Sri Caitanya gli aveva impartito: era pronto a recarsi a Vrindavana. Quando finalmente Gopala Bhatta giunse in quella terra, la più santa delle terre, fu accolto con grande amore da Rupa e Sanatana.
Nel frattempo, a Jagannatha Puri, Sri Caitanya fu incuriosito di sapere se l’ormai famoso Gopala Bhatta era arrivato a Vrindavana. Le leggende locali e le dicerie viaggiavano rapidamente, ma Mahaprabhu voleva una conferma. Egli inviò quindi una lettera dal Suo quartier generale di Puri a Rupa e a Sanatana, che si trovavano già a Vrindavana, e chiese loro se Gopala Bhatta fosse effettivamente arrivato. Presto arrivò a Puri un messaggero con la risposta di Rupa e Sanatana: “Sì, egli si trova qui! Tutti i residenti di Vrindavana, come Lokanatha, Bhugarbha, Kasisvara Gosani, Paramananda, e Krishnadasa, traggono grande piacere dalla presenza di Gopala Bhatta, che narra del Tuo soggiorno a Sri Rangam e del Tuo viaggio in tutto il Sud. Noi accettiamo Gopala Bhatta come nostro fratello, perché egli, appena giunto a Vrindavana, si è completamente dedicato alla rinuncia.”
In quella stessa lettera Rupa descriveva un sogno in cui la sua Divinità di Govindadeva gli aveva affettuosamente chiesto che Gopala Bhatta diventasse il Suo pujari (“sacerdote”). La tradizione di Vrindavana asserisce che Gopala Bhatta possa aver servito realmente la Divinità di Govindadeva per qualche tempo, ma si sa che alla fine egli iniziò ad adorare la propria Divinità, che chiamò Sri Radha-Ramana. Inoltre, egli fece costruire un magnifico tempio in onore della Divinità. Questo tempio, il Radha-Ramana Mandir, è attualmente considerato uno dei templi Gaudiya vaisnava più importanti all’esterno del Bengala. Tuttavia, nel momento in cui la lettera di Rupa e Sanatana arrivò a Puri, le Divinità (e il tempio) di Radha-Ramana, non erano ancora state installate. A beneficio della narrativa biografica, quindi, la storia che si riferisce a queste Divinità e a questo tempio, sarà rivelata in seguito.
Quando Sri Caitanya ricevette la lettera di Rupa e Sanatana ne condivise felicemente il contenuto con i devoti di Puri, Nityananda Prabhu, Advaita Acarya, Haridasa Thakura, e Gadadhara Pandita. Egli iniziò a descrivere le buone qualità di Gopala Bhatta Gosvami, e parlò loro dei quattro mesi da Lui trascorsi insieme alla famiglia di Gopala Bhatta a Sri Rangam. Sopraffatto dalla gioia, Sri Caitanya spedì immediatamente un messaggero con una lettera per Rupa e Sanatana Gosvami. Insieme a questa lettera, Egli spedì a Gopala Bhatta un pacco che conteneva un Suo perizoma ed altri oggetti personali. Tradizionalmente, questi oggetti sono considerati degni di adorazione da parte dei devoti. Un oggetto in particolare —un piccolo seggio di legno, alto circa 30 centimetri, e largo 25, usato da Sri Caitanya Stesso— è tuttora visibilmente adorato nel tempio di Sri Radha-Ramana.
Quando quella prima lettera e il pacco arrivarono a Vrindavana, tutti i sadhu, specialmente Rupa e Sanatana, andarono in estasi. Gopala Bhatta era profondamente grato che Sri Caitanya avesse mandato il Suo indumento, e custodì la sacra paraphernalia per il resto della sua vita. Inoltre, quando Sri Rupa Gosvami lesse la lettera, trovò istruzioni specifiche per Gopala Bhatta: “Non dipendere dal desiderio di protezione e non adottare una residenza permanente. Ti prego di trascorrere la maggior parte del tuo tempo assistendo Rupa e Sanatana nel compilare la letteratura trascendentale, e nello studiarla.” Egli prese a cuore queste istruzioni, e presto scrisse un libro intitolato Sat-kriya-sara-dipika, un classico sui princìpi del vaisnavismo Gaudiya. Poi compilò l’Hari-bhakti-vilasa, che era stato scritto da Sanatana Gosvami. In aggiunta, egli scrisse una colta introduzione al Sat-sandarbha di Jiva Gosvami e un commentario al Krishna-karnamrita di Bilvamangala Thakura.
Poiché il suo più importante contributo alla letteratura del vaisnavismo Gaudiya servì a definire i riti e i rituali del graduale progresso spirituale, qui di seguito riportiamo una breve ricerca di queste particolari opere: Il Sat-kriya-sara-dipika, tradotto approssimativamente come “La torcia che illumina l’essenza dei rituali spirituali”, opera che tratta principalmente della vita matrimoniale. Esso delinea molto accuratamente i dieci samskara, ossia i rituali sacri: dal matrimonio, alla fecondazione, alla cerimonia del taglio dei capelli, fino all’inizio dell’apprendimento e allo studio delle Scritture. Con questo lavoro Gopala Bhatta Gosvami cercò di aiutare le persone comuni offrendo loro una valida guida rispetto al matrimonio e alla ricerca graduale della vita spirituale, sia per se stessi sia per la loro prole. In seguito, egli compose un opera chiamata Samskara Dipika, che illustra le regole del comportamento e la condotta dei sannyasi, o rinuncianti. Esso offre particolari che spiegano i nomi dei sannyasi vaisnava e i rituali basati sulle Scritture, con i quali si può adottare ufficialmente la vita del mendicante errante. Sia il Sat-kriya-sara-dipika sia il Samskara Dipikaelaborano il concetto di sacrificio del fuoco e dell’iniziazione così come essi erano stati insegnati originariamente nella tradizione vedica.
Naturalmente, la sua opera più importante, l’Hari-bhakti-vilasa, viene generalmente attribuita a Sanatana Gosvami, almeno nella sua forma originale. È detto che Gopala Bhatta in seguito ne produsse una versione abbreviata, e ad essa aggiunse il Dig-darshini-tika, che è il commentario di Sanatana Gosvami. Alcuni affermano che il piano originale per l’Hari-bhakti-vilasa aveva avuto origine da Gopala Bhatta, ma esso venne comunque iniziato da Sanatana Gosvami. A causa di questa confusione, la reale paternità è controversa. Tuttavia, la mastodontica opera è inevitabilmente associata a entrambi i loro nomi.
La prova storica a proposito della paternità è per ammissione confusa. Per quanto si riferisce a Srila Gopala Bhatta, l’Hari-bhakti-vilasastesso asserisce che egli scriveva per la soddisfazione di Raghunatha dasa, di Rupa e Sanatana, ma negli scritti di Jiva Gosvami e di Krishnadasa Kaviraja, la paternità dell’opera viene inequivocabilmente attribuita a Sanatana. Nel suo Bhakti-ratnakara, Narahari Chakravarti afferma che in realtà Sanatana scrisse l’Hari-bhakti-vilasama attribuì il lavoro al suo più giovane contemporaneo. Ciò nonostante, il nome di Gopala Bhatta nel testo stesso, non può essere ignorato. Per conseguenza, i moderni storici vaisnava hanno naturalmente concluso che l’opera fu il frutto di una cooperazione. Sriman Manohardas, nel suo Anuragavalli, afferma a sua volta che Sanatana scrisse il trattato originale, ma aggiunge che Gopala Bhatta deve averne scritto i passi illustrativi (p. es., le citazioni tratte dalle Scritture).
Alcuni storici suggeriscono che Sanatana voleva che la sua smriti fosse rispettata dai brahmana ortodossi, e poiché alcuni di essi lo disapprovavano a causa della sua associazione con i musulmani, (infatti, Sanatana stesso non poteva entrare nel tempio di Jagannatha per ragioni analoghe), egli permise che il suo libro venisse “pubblicato” da Gopala Bhatta, che proveniva da una famiglia di vaisnava pucka dell’India del sud. Che questo sia realmente avvenuto o no, la visione ortodossa è giunta ad accettare tale cooperazione. Secondo Sua Divina Grazia A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada: “Il materiale che costituisce il tema dell’Hari-bhakti-vilasa di Sanatana Gosvami fu raccolto da Srila Gopala Bhatta Gosvami ed è conosciuto come una smriti vaisnava.”
L’Hari-bhakti-vilasa è conosciuta come una smriti vaisnava, e in quanto tale, ha un ruolo importante nello studio e nella pratica del vaisnavismo Gaudiya. Composto di venti capitoli, ognuno dei quali è definito vilasa, il libro rivela tutti i tranelli e i pericoli sulla via della bhakti. Con un analisi scientifica graduale, il lettore accompagna Gopala Bhatta mentre egli lo conduce attraverso le norme e le regole fondamentali, fino ai più elevati livelli dell’etichetta vaisnava. Si deve tuttavia notare che l’Hari-bhakti-vilasa è adatto in particolar modo all’India, ed è possibile che vi siano stati apportati cambiamenti secondo il tempo, il luogo e la circostanza. Queste correzioni, comunque, devono essere compiute soltanto da un acaryainvestito di potere che faccia parte della successione di maestri. Questo è il verdetto di Gopala Bhatta Gosvami.
Vivendo la sua vita come una incarnazione delle Scritture, la fama di Gopala Bhatta si diffuse in tutta l’India, dove egli fu conosciuto come il fratello minore di Rupa e Sanatana. A Vrindavana la sua reputazione di maestro nel procedimento della bhakti diventò preminente in modo particolare dopo una visita al fiume Gandaki, in Nepal. Lassù, egli si procurò dodici shila (pietre che sono considerate sacre incarnazioni di Krishna) e le portò a Vrindavana. Il viaggio verso il Nepal e ritorno furono ardui, considerando che a quel tempo si viaggiava a piedi, ma Gopala Bhatta era imperturbabile. Arrivato a Vrindavana, tuttavia, egli si sentì squalificato per adorare le sue sacre pietre. Con cura, mise le shila nel sacro fiume, mentre recitava i mantra appropriati, ma le pietre sacre con un balzo tornarono spontaneamente nelle sue mani. Cercando due o tre volte di lasciarle nel fiume, egli scoprì di non riuscire nel suo intento, perché lo stesso fenomeno mistico si ripeteva di continuo. Egli lo accettò come un segno di Krishna che gli indicava di portarle a Vrindavana e di adorarle. Così fece, e presto fu conosciuto a Vrindavana come il Gosvami che adorava dodici shila eccezionali. Egli le portava sempre con sé in una borsa di stoffa appesa al collo.
Nel 1542, otto anni dopo la scomparsa di Sri Caitanya, Gopala Bhatta sentì il bisogno di adorare una Divinità più simile alla Divinità di Govindaji di Rupa Gosvami. Questo bisogno si fece particolarmente acuto quando un ricco mercante gli diede dei gioielli, degli ornamenti, e stoffe eleganti per l’adorazione del Signore. Poiché le shila non hanno una forma simile a quella umana, Gopala Bhatta pensò che questi ornamenti non potevano essere usati appropriatamente nella loro adorazione. Quindi collocò tutti quegli articoli davanti alle sue shila e pregò con fervore di ricevere l’indicazione giusta, cosa che, almeno per quella particolare sera, non gli fu accordata.
Il mattino seguente, tuttavia, egli si rese conto che una delle shila, conosciuta come la Damodara-shila, si era trasformata in una Divinità di Krishna incomparabilmente bella, proprio come aveva desiderato. Sopraffatto dalla felicità, cadde a terra in tutta umiltà e cominciò a offrire umili preghiere e profondi elogi. Informati del miracoloso evento, Rupa, Sanatana, e molti altri vaisnava anziani accorsero nella sacra zona dove Gopala Bhatta stava offrendo omaggi d’amore. Tutti loro si trovavano là quando egli conferì il nome alla Divinità: Sri Radha-Ramanadev. La tradizione locale asserisce che alla Divinità fu conferito questo nome (che si riferisce a “Krishna che dà piacere a Radharani”), perché l’area in cui la Divinità era apparsa si trova vicino a quella della danza rasa, dove Krishna incrementò l’attaccamento e l’amore di Radharani per Lui, scomparendo.
Questa Divinità di Radha-Ramana è adorata ancora oggi nello stesso luogo, sebbene il moderno tempio di Radha-Ramana di Vrindavana ora vanti un imponente muro di cinta che venne costruito appena fuori dal muro settentrionale di Nidhivan. La struttura originale del tempio è stata ricostruita molte volte, l’ultima delle quali fu completata nel 1826 da Shah Kundan Lal e da suo fratello Shah Phundan. Sebbene Sri Radha-Ramanadev Stesso non sia alto più di 30 centimetri, i pellegrini giungono ancora da ogni parte dell’India appositamente per vedere la Sua sbalorditiva bellezza. In effetti, la Sua misura minuta contribuisce alla Sua speciale bellezza. Inoltre, tra tutte le Divinità originali dei Gosvami, soltanto Radha-Ramana si trova ancora a Vrindavana. Anche questo può essere attribuito alla misura della Divinità: le sentinelle del tempio dedussero che i soldati musulmani, che stavano distruggendo tutti gli “idoli indu’”, avrebbero fortunatamente trascurato Radha-Ramanadev, a causa della Sua misura troppo piccola. I benefattori della Divinità ebbero ragione, e i musulmani non distrussero mai la Divinità originale.
Curiosamente, non vi è alcuna Divinità di Radharani nel tempio, ma alla sinistra di Radha-Ramana, c’è una coroncina d’argento, che rende palese la Sua presenza. Una volta, molti anni dopo la prima apparizione di Radha-Ramana a Gopala Bhatta, il Bhatta stava adorando la Divinità e fu sopraffatto dal desiderio di Sri Caitanya, provando intensamente il sentimento dell’amore in separazione. Ricordando di avere, una volta, espresso a suo padre il suo desiderio di adorare Sri Caitanya, cominciò a sentire una mancanza di castità nella adorare la sua Divinità di Radha-Ramana. Dopo tutto, sebbene in un certo senso la Divinità fosse non differente da Sri Caitanya, Essa era comunque una manifestazione di “Krishna” che suona il Suo flauto.
Appena Gopala Bhatta Gosvami iniziò a sentire queste emozioni, la Divinità manifestò il Suo aspetto di Sri Caitanya. Le lacrime d’amore di Gopala Bhatta presero a fluire simili al fiume Ganga, quando realizzò, ancora una volta, l’identità di Sri Caitanya con Krishna, ora nella forma di Radha-Ramanadev. Gopala Bhatta Gosvami giunse così ad essere accettato come una tra le grandi autorità del vaisnavismo caitanyta e iniziò a quest’ordine luminari come Srinivasa Acarya e Gopinatha Pujari; quest’ultimo funse da sacerdote capo al tempio di Radha-Ramana, considerandola la missione della sua vita.
Egli desiderava che la propria famiglia si prendesse cura della Divinità di Radha-Ramana per il futuro, tuttavia, dovette affrontare un problema serio: aveva accettato il voto di celibato a vita! Gopala Bhatta Gosvami risolse il problema chiedendo al fratello minore di Gopinatha, Sri Damodara, di sposarsi e di creare una progenie. La linea dei servitori di Radha-Ramana, di questa famiglia continua tuttora ininterrotta. Si scoprì presto che Gopala Bhatta Gosvami era un incarnazione di Ananga Manjari, la giovane, divina, sorella di Radharani, sebbene a volte si dica che egli era un incarnazione di Guna Manjari. Il suo intenso studio e l’elaborata conoscenza delle Scritture gli conferirono la reputazione di uno dei più importanti eruditi religiosi dell’India, mentre il suo amore e la sua devozione per Sri Caitanya e Radha-Ramanadev lo hanno fatto assurgere allo status di santo. Ora egli viene ricordato come uno dei sei Gosvami di Vrindavana, e fino ai giorni nostri, seguaci reverenti commemorano la sua vita esemplare visitando regolarmente la sua tomba (samadhi) al Mandir di Radha-Ramana.
(da I sei Gosmvami di Vrindavana di Satyaraja dasa, Steven Rosen - All rights reserved)
FAQ
Che cos'è il bhakti-yoga?
Bhakti deriva dalla parola sanscrita bhaj, che significa servizio amorevole. Yoga in sanscrito significa connessione. Bhakti yoga significa connettersi al supremo per mezzo dell'amore del puro servizio devozionale.Tutti noi abbiamo amore o Bhakti dentro di noi; tuttavia, è in uno stato dormiente. C'è un modo semplice per risvegliare questo servizio d'amore dormiente a Dio, la Persona Suprema. Questo processo è stabilito dal Signore Sri Krishna nella Bhagavad Gita. Il Signore, Sri Chaitanya Mahabrabhu, l'incarnazione del Signore Krishna in questa era attuale ha misericordiosamente reso questo processo molto semplice e piacevole. Srila prabhupada, il fondatore dell'ISKCON, ha reso questo processo famoso in tutto il mondo. Il processo del risveglio dell'amore non è solo purificante ma anche pienamente soddisfacente. Questo processo di purificazione consiste in tre principi principali: canto, danza e festa. Il canto dei puri nomi del Signore può essere fatto semplicemente cantando regolarmente l'Hare Krishna mahamantra - Hare Krishna Hare Krishna / Krishna Krishna Hare Hare / Hare Rama Hare Rama / Rama Rama Hare Hare. Il canto può essere fatto come giri minimi fissi sul japa mala o può essere fatto insieme in congregazione con strumenti musicali. La danza è anche una parte importante della purificazione per raggiungere l'amore. La danza è fatta con grazia davanti al Signore. La danza impegna tutto il nostro corpo nella glorificazione di Dio, la Persona Suprema. Banchettare significa solo mangiare cibo che è stato specificamente cucinato e offerto amorevolmente a Sri Krishna. Tale cibo o anche chiamato prasadam è privo di karma e non ci intrappola nel ciclo di nascite e morti ripetute.
Che cos'è la I.S.K.Con.?
La Società Internazionale per la Coscienza di Krishna è stata fondata nel 1966 da Prabhupada A.C. Bhaktivedanta Swami, venuto dall'India su ordine del suo Maestro Spirituale per predicare l'amore di Dio al popolo dell'Occidente. Prabhupada è in una linea di successione disciplica che risale direttamente a 500 anni fa, quando Sri Chaitanya apparve in India, e da lì ancora più indietro di 5000 anni, al tempo in cui Krishna parlò per la prima volta La Bhagavad Gita al Suo discepolo Arjuna. La Coscienza di Krishna è vissuta come un processo di auto purificazione. I suoi mezzi e il suo fine sono un segreto di Pulcinella, e non vi è alcun onere finanziario per imparare la Coscienza di Krishna o ricevere l'iniziazione al canto del mantra Hare Krishna. L'essenza del servizio devozionale a Krishna è che si prende qualunque capacità o talento si abbia e lo si combina con gli interessi del Supremo Goditore, il Signore, Sri Krishna. Lo scrittore, scrive articoli per Krishna e noi pubblichiamo periodici in questo modo. L'uomo d'affari, fa affari per fondare molti templi in tutto il paese. I capifamiglia, allevano i figli nella scienza di Dio, e marito e moglie vivono in mutua cooperazione per il progresso spirituale. Queste attività sono svolte sotto la sanzione dell'esperto Maestro Spirituale e in linea con le Scritture. Il servizio devozionale nella Coscienza di Krishna significa cantare regolarmente nel tempio, ascoltare discorsi sui passatempi di Krishna dallo Srimad Bhagavatam e prendere cibi preparati e offerti a Dio, la Persona Suprema. Con libri, letteratura e documenti, la Società si dedica a risvegliare il pubblico mondiale allo stato normale ed estatico della Coscienza di Krishna, in modo che tutti possano riguadagnare la loro posizione eterna di servire favorevolmente la volontà di Krishna. Il canto congregazionale del Sankirtan viene portato alla gente: nei parchi pubblici, nelle scuole, in televisione, a teatro, per le strade. La Coscienza di Krishna non è la filosofia di un pigro. Piuttosto, cantando e impegnandosi nel servizio di Krishna, chiunque partecipi sperimenterà lo stato di "Samadhi", l'assorbimento estatico nella coscienza di Dio, 24 ore al giorno! Poiché la filosofia della Coscienza di Krishna non è settaria, qualsiasi uomo, indù o cristiano, migliorerà nella sua fede cantando il Santo Nome di Dio e ascoltando la Bhagavad Gita. Senza conoscenza, realizzazione e servizio amorevole all'Unico Dio Supremo, non può esserci religione. Che tutti si rallegrino nel Movimento del Sankirtan, e potremo così vedere l'adempimento della predizione fatta da Sri Caitanya 500 anni fa: che il canto dei Santi Nomi di Dio, Hare Krishna, sarebbe stato portato in ogni città e villaggio del mondo. Solo così potrà prevalere la vera pace. È' sublime e facile.
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Chi è Krishna?
Nella filosofia del Bhakti Yoga, la Verità Assoluta è conosciuta come una persona. Il suo nome è Krishna, una parola sanscrita che significa “coLui che attrae tutti”. Krishna è l'oggetto più attraente dell'amore della tua anima. Ogni essere vivente cerca il piacere. L'essenza del piacere è il piacere dell'amore. Ne abbiamo bisogno. Senza amare qualcuno ed essere amati da qualcuno, la vita è molto vuota e superficiale. L'origine di quell'amore è l'amore dell'anima per Dio e l'amore di Dio per l'anima. Siamo attratti da qualcuno che è bello, potente, colto, famoso, rinunciato, ricco. Queste sono opulenze che attirano il nostro cuore. Il nome Krishna significa che possiede tutte le opulenze nella loro totalità. Egli è la fonte di tutta la bellezza, di tutta la forza, di tutta la conoscenza, di tutta la ricchezza, di tutta la fama e di ogni rinuncia. E l'amore di Krishna per l'anima è illimitato e incondizionato. Questo è Krishna. Egli è il nostro eterno padre, la nostra eterna madre, il nostro eterno amico, il nostro eterno amante. Potremmo servire Krishna attraverso il sentiero della bhakti. Bhakti è il processo che Dio ci ha dato attraverso il quale possiamo servirlo 24 ore al giorno. Krishna è nei nostri cuori. Krishna è nel cuore di ogni essere vivente. Krishna è dentro ogni atomo e tra gli atomi attraverso le sue varie energie. Ma alla fine, la fonte di tutto è quella persona divina, quella persona onnipotente, amorevole e attraente con cui desideriamo eternamente ricongiungerci. Bhakti Yoga significa ricongiungersi con la nostra fonte, con Dio, attraverso atti di devozione, ricordandoci di lui, cantando i Suoi nomi e le Sue glorie, pregandolo, adorando la divinità, rendendo servizio a Lui, ai Suoi devoti e a tutti gli esseri viventi. Questi sono i modi attraverso i quali potremmo sempre sentire la presenza di Dio.
Chi ha iniziato il Movimento Hare Krishna?
Nel 1965, Sua Divina Grazia A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada viaggiò da solo dall'India agli Stati Uniti d'America per stabilire la tradizione senza tempo della coscienza di Krishna nel mondo occidentale. Ha fondato da solo l'International Society for Krishna Consciousness (I.S.K.CON.), una società mondiale di oltre 500 templi, comunità agricole e scuole, con un'adesione di oltre tre milioni di membri in Occidente, cinquanta milioni in tutto il mondo. Srila Prabhupada ha tradotto oltre 50 libri sulla coscienza di Krishna, ora disponibili in oltre 65 lingue. Prima di morire nel 1977, fece in modo che il movimento fosse guidato da una Commissione del Corpo Direttivo composta dai suoi discepoli più anziani. Inoltre, dopo la dipartita di Srila Prabhupada, i suoi stessi discepoli iniziarono ad accettare discepoli, portando avanti l'antico sistema della successione disciplica. Pertanto, ha toccato abbastanza persone che possono trasmettere questa conoscenza ad altri che questo movimento continuerà anche nel futuro.
Chi sono io?
Queste sono le domande secolari che ogni filosofo nel corso dei secoli ha cercato di comprendere e comprendere. Dopo tutto, come saprai cosa fare nella vita se non sai nemmeno chi o cosa sei? " Tuttavia, l'antica letteratura vedica dell'India ha fornito le risposte più chiare che sono state trovate ovunque per rispondere a queste domande. Ad esempio, il Mundaka Upanishad (3.1.9) spiega che l'essere vivente è l'anima e che: "L'anima è di dimensioni atomiche e può essere percepita dalla perfetta intelligenza. Questa anima atomica è situata nel cuore e diffonde la sua influenza su tutto il corpo delle entità viventi incorporate. Quando l'anima viene purificata dalla contaminazione dei cinque tipi di aria materiale, la sua influenza spirituale viene esibita.
"Il Chandogya Upanishad (6.11.3) afferma anche che sebbene il corpo avvizzisca e muoia quando il sé o l'anima lo abbandonano, il sé vivente non muore. Ulteriore illuminazione è data nello Srimad-Bhagavatam (7.2.22) in cui spiega che l'anima spirituale non ha morte ed è eterna ed inesauribile. È completamente diverso dal corpo materiale, ma per essere stato fuorviato dall'abuso della sua leggera indipendenza, è obbligato ad accettare corpi sottili e grossolani creati dall'energia materiale e quindi essere sottoposti alla cosiddetta felicità materiale e angoscia.La natura eterna del sé viene anche spiegata nella Bhagavad-gita dal Signore Sri Krishna, dove Egli dice specificamente che non c'è mai stato un tempo in cui Lui non esistesse, né alcuno degli esseri viventi, incluso te. L'anima incarnata passa continuamente dalla fanciullezza alla giovinezza fino alla vecchiaia in questo corpo. ">Ma per chi si è realizzato da solo, non c'è sconcerto in un simile cambiamento. Si spiega inoltre che dovremmo sapere che ciò che pervade l'intero corpo attraverso la coscienza è indistruttibile. Nessuno è in grado di distruggere l'anima imperitura. Solo il corpo materiale dell'eterno essere vivente è soggetto alla distruzione. Per l'anima non c'è mai nascita né morte. Non viene ucciso quando il corpo muore o viene ucciso. Come una persona indossa nuovi indumenti, rinunciando a quelli vecchi, allo stesso modo, l'anima accetta nuovi corpi materiali, rinunciando a quelli vecchi e inutili. Certamente questa conoscenza può alleviare chiunque dall'ansia che viene dal pensare che la nostra esistenza sia finita alla morte. Spiritualmente, non moriamo; tuttavia, il corpo viene utilizzato fino a quando non è più adatto per continuare. A quel tempo, potrebbe sembrare che moriamo, ma non è così. L'anima continua il suo viaggio verso un altro corpo secondo il suo destino.
Viene anche spiegata l'indistruttibilità dell'anima. L'anima individuale è infrangibile e insolubile, e non può essere né bruciata né secca. L'anima è eterna, immutabile e eternamente uguale. Sapendo questo, non dovremmo addolorarci per il corpo temporaneo. Quindi, il corpo si assottiglia e muore ma l'anima non muore: semplicemente cambia corpo. Pertanto, il corpo è come una camicia o un cappotto che indossiamo per qualche tempo, e quando è consumato, lo cambiamo per uno nuovo. Pertanto, la letteratura vedica, come la Chandogya Upanishad (8.1.1), menziona che la conoscenza del sé interiore è ciò che dovrebbe essere cercato e compreso da tutti. Realizzare la propria identità spirituale risolve i problemi e i misteri della vita. Più realizziamo la nostra identità spirituale, più vedremo che siamo oltre questi corpi materiali temporanei e che la nostra identità non è semplicemente un corpo bianco, o nero, o giallo, o grasso, magro, intelligente, stupido, vecchio , giovane, forte, debole, cieco, ecc. La cecità reale significa non essere in grado di vedere attraverso le condizioni corporee temporanee e superficiali e nella persona reale interiore. Vedere la realtà significa riconoscere la natura spirituale di tutti. Lo Srimad-Bhagavatam (11.28.35) spiega che l'anima è auto-luminosa, al di là della nascita e della morte, e illimitata dal tempo o dallo spazio e, quindi, oltre ogni cambiamento. Il Bhagavatam (11.22.50) sottolinea anche che come si assiste alla nascita e alla morte di un albero ed è separato da esso, allo stesso modo la testimonianza della nascita, della morte e delle varie attività del corpo è dentro ma separata da esso. La dimensione dell'anima è descritta anche nella Svetasvatara Upanishad (5.9): "Quando il punto superiore di un capello è diviso in cento parti e ancora ciascuna di tali parti è ulteriormente suddivisa in cento parti, ciascuna di tali parti è la misura della dimensione dell'anima spirituale. "Quindi considerando che il diametro di un tipico pelo è largo circa tre-millesimi di pollice, allora dividerlo in cento parti, e poi dividere una di quelle parti di nuovo in cento parti significa che sarebbe microscopico. E poiché è spirituale e non fatto di sostanza materiale, percepire la presenza dell'anima non è così facile. È invisibile alla nostra visione materiale. La Katha Upanishad riferisce che all'interno del corpo, più in alto dei sensi e degli oggetti dei sensi, esiste la mente. Più sottile della mente è l'intelligenza, e più alto e più sottile di quanto l'intelletto sia il sé. Quel sé è nascosto in tutti gli esseri e non brilla, ma è visto dai sottili veggenti attraverso il loro acuto intelletto. Da questo possiamo capire che all'interno del corpo fisico grossolano, composto da vari elementi materiali, come terra, aria, acqua, ecc., c'è anche il corpo sottile composto dai sottili elementi sottili della mente, dell'intelligenza e del falso ego. Le attività psichiche si svolgono all'interno del corpo sottile. È anche all'interno del corpo sottile in cui esistono i ricordi delle vite passate, per quanto profonde possano essere. Tuttavia, l'essere vivente ha la sua forma spirituale che è più profonda di questa sottigliezza, altrimenti non potrebbe aver ripetuto nascite. Una persona vede effettivamente il suo sé spirituale così come la presenza dell'Essere Supremo quando percepisce che sia il corpo grossolano sia quello sottile non hanno nulla a che fare con il puro sé spirituale interiore. Pertanto, si potrebbe chiedere che, poiché siamo separati dai corpi grossolani e sottili, perché ci identifichiamo così fortemente con il corpo materiale? Si spiega che sebbene il corpo materiale sia diverso dall'anima, è a causa dell'ignoranza dovuta all'associazione materiale che ci si identifica erroneamente con le condizioni corporee alte e basse. È ulteriormente elaborato che solo a causa della mente e dell'ego tale sperimentiamo felicità materiale e angoscia. Tuttavia, in realtà, l'anima spirituale è al di sopra di tale esistenza materiale e non può mai essere realmente influenzata dalla felicità materiale e dall'angoscia in qualsiasi circostanza. Una persona che percepisce veramente questo non ha nulla da temere dalla creazione materiale o dall'apparizione di nascite e morti. Così, può ottenere una vera pace. Il Chandogya Upanishad (8.1.5-6) continua a spiegare che il sé è libero dal peccato e dalla vecchiaia, dalla morte e dal dolore, dalla fame e dalla sete, dalla lamento e dalla tristezza e da tutte le forme corporee identificazione. Desidera solo ciò che dovrebbe desiderare e non immagina altro che ciò che dovrebbe immaginare. Chi si allontana da questa vita senza aver scoperto il sé e quei desideri veri o spirituali non ha libertà in tutti i mondi. Ma quelli che partono da qui dopo aver realizzato la propria vera identità spirituale e quelle inclinazioni spirituali hanno la libertà in tutti i mondi. Quindi, per riassumere, l'anima è una particella di coscienza e beatitudine nel suo stato purificato di essere. Non è materiale in alcun modo. È ciò che parte dal corpo al momento della morte e, nel corpo sottile, trasporta le sue impressioni, i desideri e le tendenze mentali, insieme ai risultati karmici delle sue attività da un corpo all'altro. Comprendere e percepire questo sé, che è la nostra autentica identità spirituale, è il vero obiettivo della vita. Tale realizzazione allevia uno di ulteriore esistenza materiale. Come è spiegato, coloro che hanno purificato la loro coscienza, sono stati assorbiti dalla conoscenza spirituale e hanno assolto ogni impurità nella mente, sono liberati dal karma che li libera da qualsiasi nascita futura. Sono liberi da altre nascite nel mondo materiale e vengono liberati nell'atmosfera spirituale. Come fare questo è il risultato finale dell'esistenza umana.
Da dove provengono le vostre Scritture?
Sebbene il movimento Hare Krishna sia stato fondato in Occidente solo nel 1966, le sue radici si estendono per migliaia di anni nel passato, nella tradizione vedica dell'India. I Veda erano originariamente una tradizione vocale, ma poi furono scritti in sanscrito più di 5000 anni fa. Il compilatore della letteratura vedica, Srila Vyasadeva, divise la conoscenza vedica in vari dipartimenti di conoscenza, materiale e spirituale, affidando ai suoi discepoli sezioni particolari. In questo modo, le scritture si sono sviluppate nei quattro Veda, nei Vedanta Sutra, nelle 108 Upanishad principali, nel grande Mahabharata che include la Bhagavad-gita e nei 18 Purana principali, tra gli altri testi. Dei Purana, il Bhagavata Purana o Srimad-Bhagavatam è descritto come il frutto più maturo di tutta la letteratura vedica. È accettato dalla tradizione vedica come la conclusione dei principi e della comprensione vedantica, e mette in relazione i passatempi e le caratteristiche del Signore Supremo. Il processo di sviluppo spirituale descritto nella letteratura vedica è un processo graduale di realizzazione di Dio e amore per Dio. Questa saggezza è stata attentamente preservata e tramandata attraverso i secoli attraverso il veicolo della successione di maestri autorealizzati. Questa antica saggezza spirituale viene ora nuovamente presentata in Occidente attraverso il Movimento Hare Krishna. Invitano persone di ogni tipo a visitare i loro templi, comunità e siti web e a partecipare in qualsiasi modo desiderino a questo sublime e facile processo di <em>bhakti-yoga</em> e Coscienza di Krishna. Ci sono anche molti libri che possono aiutare a comprendere come puoi iniziare questo processo spirituale.
Hare Krishna mantra, che cos'è?
Hare Krishna Hare Krishna Krishna Krishna Hare Hare Hare Rama Hare Rama Rama Rama Hare Hare
Un mantra è una vibrazione sonora spirituale che purifica la coscienza e risveglia l'amore di Dio. Il canto del maha-mantra Hare Krishna - Hare Krishna, Hare Krishna, Krishna Krishna, Hare Hare / Hare Rama, Hare Rama, Rama Rama, Hare Hare - è raccomandato nella letteratura vedica come il metodo più facile per quest'epoca (il kali-yuga), per raggiungere la realizzazione spirituale. Krishna è il nome sanscrito di Dio che significa "CoLui che attrae tutti", e Rama è un altro nome per Dio che significa "riserva di ogni piacere". Hare si riferisce all'energia divina del Signore. Quindi il mantra Hare Krishna significa: "O onnipotente, onnipotente Signore, o energia del Signore, per favore impegnami nel Tuo servizio". Ci sono due modi per cantare questo mantra: canto di gruppo (kirtana) e canto individuale su corona (japa). Per entrambi i metodi non si applicano regole rigide e chiunque può recitare in qualsiasi momento.
Ascolta il commento di Srila Prabhpada
Karma, che cos'è?
Il karma è uno di quegli argomenti che molte persone conoscono poco, ma pochi ne comprendono le complessità. Per cominciare, la terza legge del moto di Newton afferma che per ogni azione c'è una reazione uguale e contraria. Sulla scala universale, questa è la legge del karma. La legge del karma afferma fondamentalmente che ogni azione ha una reazione e qualsiasi cosa tu faccia agli altri, in seguito, tornerà da te. Inoltre, l'ignoranza della legge non è una scusa. Siamo ancora responsabili per tutto ciò che facciamo, indipendentemente dal fatto che lo comprendiamo o meno. Pertanto, la cosa migliore è imparare come funziona. Se tutti capissero la legge del karma, vivremmo tutti una vita più felice in un mondo più luminoso. Perché? Perché potremmo sapere come regolare le nostre vite in modo da non subire le continue reazioni di ciò che abbiamo fatto a causa dei falsi obiettivi della vita. Secondo la letteratura vedica, il karma è la legge di causa ed effetto. Per ogni azione c'è una causa oltre che una reazione. Il karma viene prodotto eseguendo attività interessate allo sviluppo fisico o mentale. Si possono compiere attività pie che produrranno buone reazioni o un buon karma per il futuro divertimento. Oppure si può compiere egoismo o ciò che alcuni chiamano attività peccaminose che producono cattivo karma e sofferenza futura. Questo segue una persona ovunque vada in questa vita o in una vita futura. Tale karma, così come il tipo di coscienza che una persona sviluppa, stabilisce reazioni che è necessario sperimentare. La Svetashvatara Upanishad (5.12) spiega che l'essere vivente, l'anima jiva, acquisisce molti corpi fisici e sottili grossolani a causa delle azioni che compie, come è motivato dalle qualità materiali a cui ottiene. Questi corpi acquisiti continuano ad essere una fonte di illusione finché egli è ignorante della sua vera identità. Il Brihadaranyaka Upanishad (4.45) chiarisce ulteriormente che come l'atma o l'anima nei corpi grossolani e sottili agisce, così in tal modo ottiene condizioni diverse. Agendo santo diventa un santo e agendo immoralmente diventa soggetto alle conseguenze karmiche. In questo modo, acquisisce di conseguenza la pietà o il peso dell'empietà. Allo stesso modo, si afferma che come un uomo semina, così mieterà. Pertanto, mentre le persone vivono la loro vita presente, coltivano un particolare tipo di coscienza con i loro pensieri e attività, che possono essere buoni o cattivi. Questo crea il karma di una persona. Questo karma ci indirizzerà verso un corpo più appropriato per le reazioni che dobbiamo affrontare, o le lezioni che dobbiamo imparare. Quindi, la causa della nostra esistenza deriva dalle attività delle nostre vite precedenti. Poiché tutto è basato su una causa, è il karma di uno che determinerà la propria situazione, come razza, colore, sesso o area del mondo in cui uno apparirà, o se uno è nato in una famiglia ricca o povera, o essere sani o malsani, ecc. ecc. Grazie per aver letto Hare Krishna [learn_more caption = "Ulteriori informazioni"] Quindi, quando gli esseri viventi rinascono, ottengono un certo tipo di corpo che è più adatto al tipo di coscienza che hanno sviluppato. Pertanto, secondo il Padma Purana, ci sono 8.400.000 specie di vita, ognuna delle quali offre una particolare classe di corpo per qualsiasi tipo di desiderio e coscienza che l'essere vivente possa avere in questo mondo. In questo modo, l'essere vivente è il figlio del suo passato e il padre del suo futuro. Quindi, è attualmente influenzato dalle attività della sua vita precedente e crea la sua esistenza futura dalle azioni che compie in questa vita. Una persona si reincarnerà in varie forme di corpi che sono più adatti per la coscienza, i desideri e la dignità dell'essere vivente e per ciò che merita. Quindi l'essere vivente continua inevitabilmente in questo ciclo di nascita e morte e le conseguenze per le sue varie attività buone o cattive finché è materialmente motivato. Ciò che crea il karma buono o cattivo è anche la natura dell'intento dietro l'azione. Se si usano le cose egoisticamente o per rabbia, avidità, odio, vendetta, ecc., Allora la natura dell'atto è oscurità. Uno incorrerà in un cattivo karma che in seguito si manifesterà come un'inversione nella vita, eventi dolorosi, malattie o incidenti. Mentre le cose che sono fatte a beneficio degli altri, per gentilezza e amore, senza alcun pensiero di ritorno, o per adorare Dio, sono tutte azioni di bontà e pietà, che porteranno l'elevazione o la fortuna a voi. Tuttavia, se fai qualcosa di male che accade a causa di un incidente o di un errore, senza l'intenzione di arrecare alcun danno agli altri, il karma non è così pesante. Forse eri destinato a essere uno strumento nel karma di qualcun altro, che è anche tuo. Prenderà in considerazione la tua motivazione. Tuttavia, maggiore è l'intento o la consapevolezza di fare qualcosa di sbagliato, maggiore sarà il grado di reazione negativa che ci sarà. Quindi è tutto basato sull'intento che sta dietro l'azione. Tuttavia, dovremmo capire che, essenzialmente, il karma è per correggere una persona, non per una semplice retribuzione delle azioni passate. L'universo è basato su compassione. Ognuno ha certe lezioni e modi in cui deve svilupparsi, e la legge del karma in effetti la dirige in un modo per farlo. Nondimeno, non si è condannati a rimanere in questo ciclo di ripetute nascite e morti per sempre. C'è una via d'uscita. Nella forma umana si può acquisire la conoscenza della realizzazione spirituale e ottenere la liberazione dal karma e da ulteriori cicli di nascita e morte. Questo è considerato il risultato più importante che si possa ottenere nella vita. Questo è il motivo per cui ogni processo religioso nel mondo incoraggia le persone che vogliono la libertà dall'esistenza terrena a non desiderare attaccamenti materiali o piaceri sensuali che li legano a questo mondo, ma a lavorare verso ciò che può liberarli da ulteriori cicli di nascita e morte.Tutti il karma può essere negato quando si aspira veramente a comprendere o realizzare lo scopo superiore nella vita e nella verità spirituale. Quando si raggiunge quel punto, la sua vita può essere veramente spirituale che dà l'eterna libertà dal cambiamento. Cercando la Verità Assoluta o servendo Dio nel servizio devozionale, specialmente nel bhakti-yoga, una persona può raggiungere il punto in cui è completamente sollevato da tutti gli ostacoli o le responsabilità karmiche. Il Signore Krishna dice nella Bhagavad-gita (18.66): "Abbandona ogni varietà di religione e arrenditi a Me. Ti libererò da ogni reazione peccaminosa. Non temere ". Senza essere allenati in questa scienza spirituale, è molto difficile capire come l'essere vivente lascia il suo corpo o quale tipo di corpo otterrà in futuro, o perché ci sono varie specie di vita che accolgono tutte le persone gli innumerevoli livelli di coscienza delle entità viventi. Come riferito nella Bhagavad-gita, coloro che sono spiritualmente ignoranti non possono capire come un'entità vivente può lasciare il corpo al momento della morte, né possono capire quale tipo di corpo godrà sotto l'influenza dei modi di natura. Tuttavia, chi è stato addestrato alla conoscenza può percepirlo. Quindi, incoraggiamo tutti a comprendere la legge del karma in modo più completo e come si può impegnarsi nel servizio di devozione del Signore per liberarsi da ogni karma buono o cattivo e sviluppare una coscienza puramente spiritualizzata. Questa è vera libertà e liberazione da tutti i limiti materiali attraverso i quali si può raggiungere lo strato spirituale.
Qual è lo scopo della vita?
Gli esseri viventi sono anime spirituali. Come tali, siamo parte integrante dell'assoluto supremo, Sri Krishna. Lo scopo della nostra vita è stabilire la connessione perduta con la Persona Suprema - Sri Krishna. Tutti noi stiamo cercando l'amore. Tuttavia, stiamo cercando di trovare il cosiddetto amore in questo mondo materiale - un mondo che è pieno di avidità, invidia, lussuria, rabbia, falso ego, illusione. Questo mondo materiale è pieno di tristezza e miseria. È' un mondo temporaneo. Si può venire sommersi da problemi in qualsiasi momento. Quindi i nostri tentativi di trovare la vera felicità in questo mondo materiale invariabilmente finiscono con la frustrazione. La vera felicità può essere trovata quando risvegliamo l'amore dormiente o la coscienza di Krishna. La vita umana è una possibilità per noi di ristabilire questa relazione. La coscienza di Krishna si ottiene pensando sempre a Lui, cantando il Suo santo nome, servendoLo, servendo i Suoi devoti e diffondendo le glorie del santo nome. Quindi, quando siamo impegnati nella coscienza di Krishna, sperimentiamo il più alto amore trascendentale: l'amore per Krishna, la Suprema personalità di Dio o prema bhakti. Raggiungere la prema bhakti è l'obiettivo della vita. Una vita di eternità, conoscenza e beatitudine!
Reinarnazione, che cos'è?
La reincarnazione è chiamata samsara nei classici testi vedici dell'India. La parola samsara è sanscrito e significa essere legati al ciclo di ripetute nascite e morti attraverso numerose vite. Il modo in cui funziona è che coloro che sono condizionati materialmente trasmigrano attraverso corpi diversi in base ai propri desideri e attività (o karma) passate e familiarità. I loro desideri, se materialmente motivati, richiedono un corpo fisico per consentire loro di continuare a elaborare i loro desideri materiali in varie condizioni di vita. Generalmente, nelle tradizioni orientali si considera che tutte le forme di vita o di specie hanno un'anima, che è l'entità che si reincarna. Prima di quando un'entità è pronta a incarnarsi come essere umano sulla Terra, l'anima può aver attraversato un'intera serie di vite per sperimentare vari livelli di esistenza e di coscienza. Il principio è che un'entità può effettivamente progredire attraverso le diverse specie di vita, gradualmente salendo fino a raggiungere la forma umana. Certo, il corpo è solo la copertura dell'anima in cui appare. L'essere vivente si muoverà continuamente verso l'alto nei suoi cicli di reincarnazione finché non avrà sperimentato tutte le principali varietà di esistenze che il regno materiale ha da offrire. In questo modo l'essere vivente è pienamente esperto nell'elaborare desideri o desideri materiali in tutti i tipi di forme quando raggiunge il livello umano. Naturalmente, non tutti gli esseri potrebbero dover affrontare tutto questo. Come funziona la reincarnazione è descritto più dettagliatamente nei testi vedici dell'India. La Bhagavad-gita (8.6) spiega che qualunque stato di coscienza si raggiunge quando lui o lei abbandona questo corpo, uno stato simile sarà raggiunto nella prossima vita. Ciò significa che dopo che la persona ha vissuto la sua vita, le numerose attività variegate della persona formano una coscienza aggregata. Tutti i nostri pensieri e azioni nella nostra vita influenzeranno collettivamente lo stato di essere in cui siamo al momento della morte. Questa coscienza determinerà a cosa sta pensando quella persona alla fine della propria vita. Quest'ultimo pensiero e coscienza dirigeranno quindi dove quella persona molto probabilmente andrà nella prossima vita perché questo stato di essere passa da questa vita alla successiva. Come viene ulteriormente spiegato, l'entità vivente nel mondo materiale trasporta i diversi livelli di coscienza da un corpo all'altro nello stesso modo in cui l'aria porta aromi. In altre parole, non possiamo vedere gli aromi trasportati dall'aria, ma può essere percepito dal senso dell'olfatto. In modo simile, non possiamo vedere i tipi di coscienza che l'essere vivente si è sviluppato, ma è trasportato da questo corpo al momento della morte e procede verso un altro corpo nella prossima vita per riprendere da dove era stato interrotto dal precedente esistenza. Naturalmente, la prossima vita potrebbe essere in un altro corpo fisico o in un corpo sottile tra le nascite, o anche negli stati d'essere celesti o infernali. Dopo la morte, si continua la coscienza che è stata coltivata durante la vita. Sono i nostri modelli di pensiero che costruiscono la coscienza, che poi ci indirizza verso l'esperienza richiesta dopo la morte. Il proprio stato di coscienza o concezione della vita esiste nel corpo sottile, che consiste nella mente, nell'intelligenza e nel falso ego. L'anima è coperta da questo corpo sottile, che esiste all'interno della forma materiale grossolana. Quando il veicolo fisico non può più funzionare, il corpo e l'anima sottili ne sono costretti a uscire. Poi, quando è il momento giusto, sono collocati in un'altra struttura fisica che adatta adeguatamente lo stato della mente dell'entità vivente. È così che lo stato mentale che attira l'uomo morente determina come inizia la sua prossima vita. Se il morente è assorto in pensieri di guadagno materiale o di piaceri sensuali di moglie, famiglia, parenti, casa, ecc., Allora deve, a un certo punto, ottenere un altro corpo materiale per continuare a perseguire i suoi interessi mondani. Dopo tutto, come si può soddisfare i suoi desideri materiali senza un corpo materiale? Per questo motivo, è meglio che una persona coltivi sempre attività pie e pensieri spirituali per aiutarlo a entrare in una vita migliore dopo la morte. Se una persona ha provato a tagliare i nodi dell'attaccamento alla vita materialistica e si è impegnata in attività spirituali, al grado di avanzamento che la persona ha fatto, lui o lei può andare in un regno celeste dopo la morte, o persino raggiungere il regno di Dio . In ogni caso, possiamo cominciare a capire che morire nella coscienza giusta per liberarsi dal ciclo di nascita e morte è un'arte che richiede pratica. Dobbiamo prepararci per il momento della morte in modo da non essere presi alla sprovvista o in uno stato mentale inadatto. Questo è uno degli scopi dello yoga. Dopo quello che può essere milioni di nascite e morti attraverso molte forme di vita, cercando di soddisfare tutti i desideri materiali, l'anima può cominciare a stancarsi di questi continui tentativi di felicità che spesso si rivelano così temporanei. Allora la persona può tuper trovare un significato spirituale nella vita. Nella ricerca del significato più alto, a seconda del livello di coscienza che una persona sviluppa, lui o lei può gradualmente entrare in livelli sempre più alti di sviluppo. Infine, se una persona scopre che in realtà non è questo corpo ma un essere spirituale al suo interno, e raggiunge un livello spirituale di coscienza, può perfezionare la sua vita in modo che entri negli strati spirituali e non debba più incarnarsi nel fisico mondo. Quindi, la liberazione è raggiunta attraverso la realizzazione del Sé e lo sviluppo del servizio di devozione a Dio, che è la perfezione del sentiero spirituale. Attraverso l'esistenza umana sulla Terra, è possibile accedere a molti altri piani di esistenza, incluso l'ingresso nel mondo spirituale. Dipende solo da come usiamo questa vita. L'idea che una persona abbia una sola vita per diventare qualificata per entrare in paradiso o per entrare nella dannazione eterna non offre all'anima alcun mezzo per la riabilitazione e solo una infinita sofferenza. Questo non è ragionevole. La dottrina della reincarnazione offre a chiunque ampie possibilità di correggere e rieducarsi nelle future nascite. Un'eternità all'inferno significa che un effetto infinito è prodotto da una causa finita, che è illogica. Dio non ha creato gli uomini per diventare niente più che un combustibile duraturo per nutrire i fuochi dell'inferno. Un tale scopo nella sua creazione non proviene da un Dio sempre amorevole, ma deriva dalle idee difettose dell'uomo e dalle sue concezioni imperfette di Dio. Dopo tutto, quanti uomini senza macchia potevano esserci in questo mondo? Chi ha un personaggio così puro da ricevere un passaggio immediato in paradiso? La Bhagavad-gita spiega che anche il peggiore peccatore può attraversare l'oceano della nascita e della morte salendo la barca della conoscenza trascendentale. Dobbiamo semplicemente essere sinceri nel raggiungere quella barca. Inoltre, una persona raccoglie i risultati delle sue azioni peccaminose per un periodo di tempo limitato. Dopo essere stato purgato dai propri peccati, cioè soffrendo le reazioni dolorose delle proprie cattive attività, una persona, sapendo il bene dal male, può avere una nuova possibilità di lavorare liberamente per la sua emancipazione da un ulteriore intreccio nella vita materiale. Quando merita e ottiene tale libertà, l'anima può godere della felicità perfetta ed eterna nella sua unione devozionale con l'Essere Supremo. Questo è il motivo per cui è sempre incoraggiato uno a cercare la conoscenza spirituale e la pratica dell'illuminazione. Sviluppando devozione sincera e purificata per il Signore, non ci si deve preoccupare della propria futura nascita. Una volta che una persona ha iniziato questo percorso di devozione, ogni vita si avvicina alla perfezione spirituale, in qualunque situazione si trovi. Così una persona è incoraggiata a pentirsi dei propri peccati o delle cattive scelte che sono state fatte sotto l'influenza di lussuria, rabbia o avidità e coltivare il perdono, la purezza e la generosità. Una persona dovrebbe anche impegnarsi in carità, penitenza, meditazione, japa (canto personale dei santi nomi del Signore), kirtan (canto congregazionale dei santi nomi del Signore) e altre pratiche spirituali, che distruggono tutti i peccati e rimuovono tutti i dubbi sulla conoscenza spirituale . Quindi attraverso la pratica costante si può raggiungere gradualmente il mondo spirituale ed essere liberi da ogni ulteriore entanglement nella reincarnazione.
Vegetariani, perché essere o diventare?
Sul sentiero spirituale, ci sono diversi motivi per cui una persona è raccomandata per essere vegetariana. Una ragione principale è che abbiamo bisogno di vedere la natura spirituale all'interno di tutti gli esseri viventi, e ciò include anche gli animali e le altre creature. Fratellanza universale significa nonviolenza sia agli umani che agli animali. Consiste nel comprendere che anche gli animali hanno un'anima. Sono vivi, coscienti e provano dolore. E queste sono le indicazioni della presenza della coscienza, che è il sintomo dell'anima. Persino la Bibbia (Genesi 1,21; 1,24; 1,30; 2,7; e in molti altri luoghi) si riferisce sia agli animali che alle persone come nefesh chayah, anime viventi. Coloro che mangiano carne, tuttavia, a causa del loro desiderio di mangiare animali o di vederli come una fonte di cibo per lo stomaco, non sono così facilmente in grado di comprendere la natura spirituale di tutti gli esseri. Dopo tutto, se sai che tutte le entità viventi sono essenzialmente spirituali e che tutti gli esseri viventi che sono coscienti mostrano i sintomi dell'anima interiore, allora come puoi ucciderli inutilmente? Ogni creatura vivente è anche la stessa di cui siamo nel rispetto che è anche figlia dello stesso padre, una parte dello stesso Essere Supremo. Pertanto, l'uccisione di animali mostra una grande mancanza di consapevolezza spirituale. Molte parti della letteratura Vedica descrivono come l'Essere Supremo sia il mantenitore di innumerevoli entità viventi, gli umani così come gli animali, ed è vivo nel cuore di ogni essere vivente. Solo quelli con coscienza spirituale possono vedere lo stesso Essere Supremo nella Sua espansione come Anima Suprema all'interno di ogni creatura. Essere gentili e spirituali verso gli umani e essere un assassino o un nemico verso gli animali non è una filosofia equilibrata, e mostra la propria ignoranza spirituale. La prossima ragione per essere vegetariani è considerare la quantità di paura e sofferenza che gli animali provano nel settore della macellazione. Ci sono innumerevoli storie di come nella paura le mucche piangono, urlano e talvolta cadono morte mentre sono dentro o anche prima che vengano portate nel macello. O come le vene dei maiali morti sono così grandi da mostrare che sono praticamente esplose dalla paura che il maiale ha provato e dall'adrenalina prodotta mentre veniva portata al macello. Ciò causa certamente un'immensa quantità di violenza per permeare l'atmosfera, che si spegne e ricade su di noi in una qualche forma. Inoltre, l'adrenalina e la paura nell'animale producono anche tossine che poi permeano il corpo di questi animali, che ingeriscono i mangiatori di carne. Le persone che consumano queste cose non possono fare a meno di esserne influenzate. Causa tensioni all'interno di loro individualmente, che poi si diffonde nelle loro relazioni con gli altri. L'antico testo Vedico della Manu-samhita (5,45-8) dice: "Chi ferisce gli esseri infetti dal desiderio di darsi piacere non trova mai la felicità, né vivente né morta. Colui che non cerca di causare la sofferenza dei legami e della morte alle creature viventi, ma desidera il bene di tutti gli esseri, ottiene una felicità infinita. . . La carne non può mai essere ottenuta senza danni alle creature viventi, e la ferita agli esseri senzienti è dannosa per il conseguimento della beatitudine celeste; Lascialo quindi evitare l'uso della carne. " La Bibbia (Romani 14,21) dice anche: "Non è né buono mangiare carne né bere vino". Un altro comandamento biblico (Esodo 23.5) ci istruisce ad aiutare gli animali nel dolore, anche se appartengono a un nemico. Anche le scritture buddhiste (Sutta-Nipata 393) consigliano: "Non distruggere o far distrarre alcuna vita o sanzionare le azioni di coloro che lo fanno. Lascia che si astenga dal ferire persino qualsiasi creatura, sia quelle forti che quelle che tremano nel mondo. "Si dice anche nelle scritture buddiste, il Sutra Mahaparinirvana," Il mangiare carne estingue il seme della grande compassione ".Per gli ebrei, il Talmud (Avodah Zorah 18B) vieta l'associazione con i cacciatori, per non parlare della caccia. Nel Nuovo Testamento Gesù preferì la misericordia al sacrificio (Matteo 9.13, 12.7) e si oppose all'acquisto e alla vendita di animali per il sacrificio (Matteo 21,12-14, Marco 11,15, Giovanni 2,14-15). Una delle missioni di Gesù era di eliminare il sacrificio animale e la crudeltà verso gli animali (Ebrei 10.5-10). Troviamo specialmente in Isaia dove Gesù disprezza il massacro e lo spargimento di sangue di uomini e animali. Dichiara (1,15) che Dio non ascolta le preghiere degli assassini animali: "Ma le tue iniquità hanno separato te e il tuo Dio. E i tuoi peccati ti hanno nascosto la sua faccia, così che Lui non ascolti. Perché le tue mani sono macchiate di sangue. . . I loro piedi corrono verso il male e si affrettano a versare sangue innocente. . . non conoscono le vie della pace ". Isaia si lamenta anche di aver visto," Gioia e allegrezza, macellazione di bestiame e uccisione di pecore, consumo di carne e consumo di vino, come pensavi, 'mangiamo e beviamo, per domani noi moriamo. '"(22.13) È anche stabilito nella Bibbia (Isaia 66,3): "Chi uccide un bue è come se uccidesse un uomo". A questo proposito San Basilio (320-379 d.C.) insegnava: "Il vapore della carne daruccide la luce dello spirito. Difficilmente si può avere virtù se si gustano pasti a base di carne e di carne. "Quindi dovremmo trovare alternative all'uccidere gli animali per soddisfare i nostri appetiti, specialmente quando ci sono molti altri cibi sani disponibili. Altrimenti, devono esserci reazioni a tale violenza. Non possiamo aspettarci la pace nel mondo se continuiamo a uccidere inutilmente tanti milioni di animali per il consumo di carne o per abuso. Il terzo fattore per essere vegetariani è il karma. Come afferma la seconda legge della termodinamica, per ogni azione deve esserci una reazione uguale e contraria. Sulla scala universale questa è chiamata la legge del karma, il che significa che ciò che gira intorno viene fuori. Questo riguarda ogni individuo, così come le comunità e i paesi. Come la nazione semina, così raccoglierà. Questo è qualcosa che dovremmo prendere molto seriamente, specialmente nel nostro tentativo di portare pace, armonia e unità nel mondo. Se tanta violenza viene prodotta dall'uccisione di animali, dove pensi che le reazioni a questa violenza vadano? Ci torna in tanti modi, come la forma del crimine di quartiere e della comunità e le guerre mondiali. La violenza genera violenza. Pertanto, questo proseguirà a meno che non sappiamo come cambiare.Isaac Bashevis Singer, che ha vinto il Premio Nobel per la letteratura, ha chiesto: "Come possiamo pregare Dio con misericordia se noi stessi non abbiamo pietà? Come possiamo parlare di diritti e giustizia se prendiamo una creatura innocente e versiamo il suo sangue? "Continuò dicendo:" Personalmente credo che finché gli esseri umani verseranno il sangue degli animali, non ci sarà mai alcuna pace . "In conclusione, possiamo citare il numero del 10 marzo 1966 de L'Osservatore della Domenica, il settimanale vaticano, in cui mons. Ferdinando Lambruschini ha scritto: "La condotta dell'uomo nei confronti degli animali dovrebbe essere regolata dalla giusta ragione, che proibisce di infliggere loro dolore e sofferenza senza scopo. Maltrattarli e farli soffrire senza ragione è un atto di deplorevole crudeltà da condannare da un punto di vista cristiano. Farli soffrire per il proprio piacere è un'esibizione di sadismo che ogni moralista deve denunciare. "Mangiare gli animali per il piacere della propria lingua quando ci sono molti altri cibi disponibili certamente si adatta a questa forma di sadismo. È ovvio che questo è controproducente per ogni pace, unità o progresso spirituale che desideriamo fare. È una delle cose che dobbiamo considerare seriamente se vogliamo migliorare noi stessi o il mondo. Quindi ecco alcuni motivi per cui una persona sinceramente spirituale sceglierà di essere vegetariana.
VALORE VEGETARIANO
Nel processo di bhakti-yoga, la devozione va oltre il semplice vegetarianismo e il cibo diventa un mezzo per il progresso spirituale. Nella Bhagavad-gita, il Signore Krishna dice: "Tutto ciò che fai, tutto ciò che mangi, tutto ciò che offri e reggi, così come tutte le austerità che puoi compiere, dovrebbero essere fatte come offerta a Me". ciò che mangiamo al Signore è parte integrante del bhakti-yoga e rende il cibo benedetto con potenze spirituali. Allora tale cibo è chiamato prasadam, o la misericordia del Signore. Il Signore descrive anche ciò che accetta come offerta: "Se uno mi offre con amore e devozione una foglia, un fiore, un frutto o acqua, lo accetterò". Così , possiamo vedere che il Signore accetta frutta, cereali e cibi vegetariani. Il Signore non accetta cibi come carne, pesce o uova, ma solo quelli che sono puri e naturalmente disponibili senza danneggiare gli altri. Quindi sul sentiero spirituale mangiare cibo che viene offerto a Dio è la perfezione ultima di una dieta vegetariana. La letteratura Vedica spiega che lo scopo della vita umana è risvegliare la relazione originale dell'anima con Dio, e accettare il prasadam è il modo per aiutarci a raggiungere questo obiettivo.