Dove la scienza incontra l'anima
ESPERIENZE DI PRE-MORTE
Dove la Scienza Incontra L’Anima
La ricerca scientifica sulle esperienze pre-morte sostiene la spiegazione vedica della coscienza e della percezione.
di Caitanya Carana Dasa
La scienza può continuare a dire: “Queste cose sono semplicemente impossibili’; tuttavia finché questi avvenimenti si moltiplicano in differenti paesi e per così pochi di essi esiste una giustificazione razionale, non è un buon metodo ignorarli.” Lo psicologo americano William James. C’è una prova scientifica dell’esistenza dell’anima’” è la domanda ricorrente che i devoti devono affrontare ogni qualvolta condividono la filosofia della coscienza di Krsna con altri. Si, c’è. La ricerca scientifica in campi quali la coscienza, i ricordi delle vite passate e le esperienze pre-morte (EPM) offrono prove persuasive. In questo articolo tratterò il fenomeno delle EPM.
Insolito ma Universale
Le esperienze pre-morte sono esperienze di visioni e percezioni straordinarie durante momenti d’incoscienza di persone che da un punto di vista medico erano morte e quasi per cause varie quali incidenti, malattie interventi chirurgici o tentativi di suicidio. Queste persone sono tornate da stati di morte e di pre-morte a raccontarci le loro sorprendenti esperienze. Esperienze pre-morte sono state testimoniate da tempo immemorabile nelle culture di tutto il mondo. In uno studio multiculturale pubblicato nel Journal of the Society for Psychical Research nel marzo del 1978, il ricercatore Dean Sheils riferiva che le credenze relative alle esperienze pre-morte sono presenti in circa il novantacinque per cento delle culture del pianeta e colpiscono per la loro uniformità anche se espresse da culture diverse per struttura e localizzazione. Nei tempi moderni, l’interesse popolare per le esperienze pre-morte è stato inizialmente suscitato dal libro del 1975 di Raymond Moody Life after Life che riportava numerose esperienze pre-morte riferite a un ampia rappresentanza di persone. Secondo l’inchiesta Gallup e Proctor del 1980-1981, il quindici per cento di tutti gli americani che si sono trovati in situazioni di pre-morte, hanno avuto un’esperienza pre-morte. Da un punto di vista più clinico, Pim van Lommel, un cardiologo olandese, ha trovato che, tra i pazienti che erano stati rianimati con successo dopo arresti cardiaci, il diciotto per cento aveva avuto un’esperienza pre-morte.
La Prova Elimina lo Scetticismo
Durante gli stadi di pre-morte, i pazienti riferiscono di aver vissuto molte esperienze straordinarie – incontro con esseri luminosi, visione di tutta la propria vita, viaggio in una dimensione piena di colori meravigliosi – molte delle quali hanno cambiato profondamente la loro vita. Dal punto di vista della prova scientifica, le più importanti tra queste esperienze sono quelle autoscopiche, cioè fuori dal corpo, in cui il pazienti riferiscono di aver visto il proprio corpo dall’esterno (in genere dall’alto del tavolo operatorio) e danno anche descrizioni verificabili degli interventi chirurgici messi in essere dallo staff medico. Secondo l’attuale prevalente visione scientifica, i pazienti in stato d’incoscienza non possono essere consapevoli di questi dettagli e pertanto le loro descrizioni non sono altro che allucinazioni o, nel migliore dei casi, ipotesi plausibili. Questa fu l’attitudine del dott. Michael Saborm, un cardiologo americano che aveva iniziato con scetticismo le sue ricerche sulle esperienze pre-morte negli ultimi anni del ’70. Nel suo libro Recollections of Death: A Medical Investigation, Sabom metteva in evidenza il suo progetto iniziale d’invalidare le percezioni dichiarate dai pazienti autoscopici: “Giocherei la mia esperienza di esperto cardiologo contro i ricordi visivi dichiarati da persone profane. Così facendo, ero convinto che sarebbero apparse ovvie contraddizioni per ridurre queste osservazioni visive riferite a niente di più che a “un’ipotesi plausibile” da parte del paziente.”
Lo scetticismo iniziale di Sabom svanì subito, mentre l’evidenza delle prove continuava a crescere nella sua ricerca sulle esperienze pre-mortem durata più di trent’anni. Ecco alcuni casi tratti dai libri di Sabom che hanno cambiato la sua comprensione della vita e della morte ed anche quella di migliaia dei suoi lettori. Un pilota dell’Air Force in pensione che aveva avuto un forte attacco cardiaco riferì con molti dettagli lo svolgimento della rianimazione. Egli descrisse perfino il movimento dei due aghi del defibrillatore, un apparecchio elettronico usato per dare scosse elettriche nel tentativo di recuperare il normale funzionamento cardiaco: “Esso (il misuratore della defibrillazione) era quadrato e aveva due aghi, uno fisso e uno che si muoveva … il primo ago si muoveva ogni volta che essi premevano. Penso che muovessero l’ago fisso e allora si calmava … Sembrava che l’ago che si muoveva in realtà venisse su piuttosto lentamente. Non compariva all’improvviso come in un amperometro o un voltmetro o qualche altro tipo di apparecchio di registrazione … La prima volta si posizionò tra un terzo e metà del fondo scala. Allora lo fecero di nuovo e questa volta l’ago superò la metà del fondo scala e la terza volta arrivò quasi ai tre quarti.”
Sabom spiega il significato di questa particolare osservazione: “Ero particolarmente affascinato dalla sua descrizione di unago ‘fisso’ e un altro che ‘si muoveva’ sulla parte anteriore del defibrillatore come se fosse carico di elettricità. Il movimento di questi due aghi non è niente che egli possa aver osservato senza aver veramente visto lo strumento in uso. Questi due aghi sono usati separatamente (1) per preselezionare la quantità di elettricità da mandare al paziente (la descrizione del paziente: “Essi muovevano l’ago fisso ed allora si calmava”) e (2) per indicare che il defibrillatore viene caricato con la quantità preselezionata (la descrizione del paziente: “L’ago che si muoveva sembrava venir su piuttosto lentamente in verità. Non appariva improvvisamente come in un amperometro o in un voltmetro o in uno strumento di misurazione. Questo metodo di carica viene compiuto soltanto immediatamente prima della defibrillazione, perché una volta caricato, questo strumento comporta un serio rischio elettrico se non viene scaricato correttamente con un metodo molto particolare. Inoltre, i misuratori del tipo descritto da quest’uomo non si trovano nei modelli più recenti di defibrillatori, ma venivano comunemente usati nel 1973, al momento del suo arresto cardiaco.” Come poteva una persona che si trovava
1) ad affrontare un arresto cardiaco,
2) che stava per essere scosso da uno shock elettrico
3) mentre era quasi certamente incosciente e
4non in una posizione fisica da poter vedere il defibrillatore
5), osservare con metodo il movimento degli aghi sul quadrante?
In un altro caso riferito dal dott. Sabom una donna diede una descrizione dettagliata ed accurata da un punto di vista medico della sua operazione ad un disco lombare, eseguita con la paziente in posizione supina. Ella riferì che l’operazione, con sua grande sorpresa, non era stata eseguita dal suo chirurgo ma dal primario della neurochirurgia, un dettaglio esatto che non le era stato riferito. Seguendo Sabom, molti altri ricercatori sono stati coinvolti in esperienze premorte che hanno presentato percezioni accurate o esatte.
Incosciente ma Cosciente?
Come potevano queste persone acquisire tali informazioni accurate su ciò che accadeva mentre erano incoscienti da un punto di vista medico? Potevano aver avuto le informazioni sulle procedure mediche conoscendole in precedenza? Sembrava che questa conoscenza esatta fosse impossibile per pazienti non collegati direttamente alla professione medica. Tuttavia Sabom, essendo un rigoroso ricercatore scientifico, decise di valutare questa possibilità. Propose un questionario di controllo a un gruppo di venticinque cardiopatici i cui casi erano simili a quelli di coloro che avevano riferito esperienze pre-morte. Quando alle persone sotto controllo fu chiesto d’immaginare quello che sarebbe accaduto nella sala operatoria quando i dottori risuscitavano un paziente con arresto cardiaco, due di loro non dettero alcuna descrizione e venti tra i rimanenti ventitre fecero errori grossolani. In netto contrasto, delle trentadue persone che avevano riferito di aver avuto esperienze pre-morte, ventisei dettero delle descrizioni generiche che non contenevano alcun errore grossolano e sei diedero riferimenti dettagliati, in esatto accordo con gli interventi medici che non avevano visto. Basandosi su questo studio, Sabom concluse: “E’ molto probabile che questi resoconti di pre-morte non siano invenzioni sottili basate su una conoscenza generica precedente.” Potevano queste persone essere state parzialmente coscienti e aver acquisiti queste informazioni per mezzo di esperienze sonore e tattili?
Questa ipotesi non spiega i casi di premorte in cui le persone riferiscono eventi accurati avvenuti immediatamente vicino a loro informazioni che non potrebbero aver avuto origine da esperienze sonore o tattili o con alcun mezzo normale anche se fossero stati coscienti. Sabom riferisce un caso in cui un paziente in via di guarigione da una malattia aveva subito un arresto cardiaco imprevisto. Dopo che era stato rianimato, egli riferì che aveva avuto un’esperienza fuori dal corpo durante la quale era andato nella hall e aveva visto la moglie il figlio maggiore e la figlia che stavano arrivando lì, cosa che era accaduta realmente. Questa informazione è molto significativa perché
1 quando stava per essere dimesso, non si aspettava che i membri della sua famiglia venissero a trovarlo;
2) anche se avesse saputo che venivano a trovarlo, non poteva sapere chi sarebbe venuto perché egli aveva sei figli adulti, che a turno accompagnavano sua moglie quando veniva a trovarlo;
3 i membri della sua famiglia erano stati fermati nella hall dieci porte prima della stanza dov’egli veniva operato dai dottori e dalla infermiera;
4) il suo viso era girato dall’altra parte rispetto a loro; e
5) stava per essere rianimato dopo l’arresto cardiaco.
Esperienze pre-morte, che riguardano pazienti incoscienti che danno precise informazioni da fuori del corpo ma vicini ad esso, sono state riferite per più di mezzo secolo, come riportato nell’articolo di Hornell Hart pubblicato nel Journal of the American Society for Psychical Resarch (Vol 48, No. 4)
Vere Allucinazioni
Queste esperienze potrebbero essere solo allucinazioni di persone che desiderano evitare la paura della morte? Le esperienze pre-morte sono nettamente diverse dalle allucinazioni sia per i loro contenuti che per i loro effetti, come risulta evidente dalla tabella a sinistra: le esperienze pre-morte differiscono dalle allucinazioni non solo nei loro aspetti empirici, ma anche nel loro meccanismo scientifico causativo. In un articolo della rivista medica The Lancet, Pim van Lomnel e i suoi colleghi ricercatori olandesi presentano un errore determinante in tutte queste spiegazioni fisiologiche dell’esperienza pre-morte: “Con una spiegazione puramente fisiologica (dell’esperienza pre-morte) come l’assenza d’ossigeno al cervello che a causa questa esperienza, la maggior parte dei pazienti che sono morti da un punto di vista clinico ne potrebbero riferire una.” Lomnel mette in evidenza che tra tutte le persone in condizioni fisiologiche simili o dovute ad allucinazioni, solo alcune hanno esperienze pre-morte. Questa selettività delle esperienze pre-morte dimostra che non sono allucinazioni e non sono causate da condizioni fisiologiche. Aggiungete il fatto convincente che molti di coloro che hanno avuto esperienze pre-morte danno informazioni accurate che non sarebbero mai state possibili per mezzo delle allucinazioni e l’ipotesi dell’allucinazione può essere tranquillamente eliminata.
Riflettere sulle Esperienze Pre-morte senza Schemi Fissi
La ricerca sull’esperienze pre-morte non è ristretta ad alcuni scienziati famosi; centinaia di scienziati in tutto il mondo sono impegnati nella ricerca in seri forum globali come la Società Internazionale per gli Studi sulle Esperienze Pre-morte e in pubblicazioni accademiche come The Journal of Near-Death Studies. Se la coscienza scaturisse dal cervello, come la scienza tradizionale vorrebbe farci credere, una persona incosciente non potrebbe avere:
1. Un chiaro sviluppo di pensiero.
2. Una conoscenza di ciò che la circonda.
3. Una conoscenza al di là di ciò che la circonda.
Ma le esperienze pre-morte dimostrano che ciò che è teoricamente impossibile in realtà è accaduto, com’è stato documentato da rigorosi ricercatori in condizioni attentamente monitorate. Secondo la scienza lo scopo della teoria è spiegare i fatti e non contrapporsi ad essi. Ciò che è avvenuto nelle esperienze pre-morte contraddice con forza la teoria dell’origine cerebrale della coscienza. In realtà, anche solo uno dei casi di esperienza pre-morte è sufficiente a confutare questa teoria; se la coscienza di una persona continua ad esserci anche quando il suo cervello non funziona, questo dimostra che la coscienza non ha origine nel cervello. Allora dove ha origine la coscienza? Portando la domanda all’estremo, chi è che percepisce il corpo dall’estremo, chi è che percepisce il corpo dall’esterno, chi è che percepisce il corpo dall’esterno durante questa esperienza? Cercando la risposta a domande come questa, ricercatori d’avanguardia si pongono coraggiosamente il problema al di fuori dei limiti materiali della scienza riduzionista per esplorare spiegazioni scientifiche alternative. Testi vedici come la Bhagavad-gita offrono una promettente via d’uscita da questi schemi con la loro acuta visione dell’origine della coscienza e del meccanismo d’interazione tra corpo e anima.
La Gita (2.17) spiega che l’anima pervade il corpo con la coscienza ed è indistruttibile, indicando così che l’anima continua ad esistere anche quando il corpo è morto o quasi morto. Inoltre la Gita sviluppa il concetto che la coscienza, l’energia dell’anima, pervade il corpo come la luce del sole, l’energia del sole, pervade l’universo. La coscienza nel corpo materiale è incanalata su due tipi di strumenti: grossolano e sottile. Il corpo grossolano o visibile è quello che comunemente chiamiamo il nostro corpo fisico e quello sottile comprende principalmente ciò che chiamiamo mente. Di solito la coscienza dell’anima viene incanalata attraverso la mente al cervello, al corpo e al mondo esterno. Ma poiché l’anima e il corpo sono essenzialmente differenti, in particolari circostanze l’anima può separarsi dal corpo, come quando, in esperienze fuori dal corpo, il corpo ha subito dei danni. In seguito a questa separazione, l’accuratezza delle percezioni durante le esperienze fuori dal corpo rivela che l’anima continua ad essere cosciente per mezzo del corpo sottile anche quando il cervello non funziona. (Questo meccanismo è rappresentato a sinistra.)
Una Spiegazione Olistica e una Vita Olistica
Una valida teoria scientifica spiega con coerenza non solo il fenomeno che intende spiegare, ma anche altri fenomeni connessi. La validità della teoria vedica dell’anima è evidente grazie alla sua capacità di spiegare non solo esperienze pre-morte e fuori dal corpo, ma anche i fenomeni ad esse connessi come la vista della mente. Nel suo libro Mindsight: Near-Death and Out-of-Body Experiences in the Blind, Kenneth Ring descrive come molte persone cieche siano riuscite a vedere solo durante le loro esperienze pre-morte e mai più. I testi vedici spiegano che l’anima incarnata vede con l’aiuto della mente e del meccanismo degli occhi. Per i ciechi, il meccanismo della vista è menomato, ma come anime essi conservano il potere della vista. Quando il loro corpo sottile viene disgiunto da quello grossolano durante le esperienze fuori dal corpo, la vista sottile non più impedita dalla disfunzione della vista grossolana, è capace di vedere. Nello stesso modo il modello vedico può spiegare anche molti altri fenomeni paranormali, come la telepatia, la chiaroveggenza e la facoltà di udire ciò che non è udibile. Le esperienze pre-morte offrono una decisiva e autentica dimostrazione scientifica che la coscienza non dipende dal corpo materiale. Dando ad alcuni di noi esperienze di vita aldilà del corpo temporaneo, gli stati di premorte ci danno l’impulso a lottare per la completa esperienza dell’eternità. La Bhagavad-gita offre un metodo sistematico e pratico per sperimentare la nostra innata spiritualità e rivendicare così il nostro diritto perduto alla vita eterna. In realtà l’importanza delle esperienze pre-morte riecheggia il messaggio universale delle Scritture vediche di rivendicare la vita eterna come nostro diritto di nascita. Mrtyur ma amrtam gama: “Vai dalla morte verso l’eternità.”
Caitanya Carana Dasa è discepolo di Sua Santità Radhanatha Swami. E’ laureato in ingegneria elettronica e delle telecomunicazioni e fa servizio a tempio pieno nel tempio ISKCON di Pune. La sua rivista gratuita. “Lo Scienziato Spirituale” offre una presentazione scientifica della coscienza di Krishna. E’ l’autore di otto libri, compreso Solving the Reincarnation Puzzle di prossima pubblicazione, da cui è stato tratto questo articolo.