Metempsicosi
Metempsicosi
"I principi della reincarnazione"
L'autore, Svarupa Damodara Gosvami (Dr. Thouram D. Singh) era laureato in Chimica e aveva ricevuto il Ph.D. in Chimica organica dall'Università della California. Inoltre fu uno dei coordinatori Mondiali delle attività del Bhaktivedanta Institute, un Centro di Studi che dal 1974 opera nell'ambito delle scienze cognitive con un approccio interdisciplinare. Lo studio scientifico della reincarnazione può portare una nuova luce su molti fenomeni di natura non grossolana che risultano inspiegabili con le teorie scientifiche correntemente accettate. Alcuni fenomeni, come quello dell'esistenza di una grande varietà di forme viventi, oppure su quello delle innate capacità dei vari individui che evidentemente non sono acquisite dall'ambiente circostante, oppure sulle esperienze del predecesso (Near Death Experience). Negli ultimi anni studiosi di varie discipline hanno mostrato un interesse sempre crescente nello studio della reincarnazione, ma per studiarla in modo significativo prima dobbiamo decidere se la vita è un entità eterna che trascende il corpo fisico temporaneo, oppure una semplice combinazione di molecole che agiscono muovendosi in accordo a leggi fisiche e chimiche.
L'idea riduzionista: atomi e vuoto.
La scienza moderna tratta principalmente degli aspetti oggettivi della natura. Avvalendosi dell'approccio sperimentale (sistema ipotetico deduttivo contestato da Kurt Godel con il suo teorema dell'incompletezza in riferimento al linguaggio formale dell'aritmetica fondamento della ricerca scientifica), basato sulle limitate informazioni sensoriali, ha inseguito l'obbiettivo di schiudere le leggi segrete della natura e scoprire alla fine la causa ultima del mondo percepibile. Una buona parte degli scienziati moderni oggi crede che cieche leggi fisiche e la legge del caso governino il cosmo. Essi dicono che non c'è un disegno, un creatore o un'intelligenza, dietro i fenomeni dell'intero cosmo. Seguendo questa ipotesi cercano di ridurre tutto, incluso la vita, a un interazione di atomi e molecole, familiari oggetti di studio della fisica e della chimica.
Cos'è la vita?
L'attuale teoria scientifica predominante, di per sé basata su una montagna di dati di laboratorio, sostiene che la vita è una serie di reazioni chimiche coordinate. Questa teoria implica l'assunzione di base che le varie forme di vita che vediamo oggi siano state originate dal caso in un ancestrale ambiente chimico, la zuppa primordiale, e che si siano sviluppate per l'influenza del caso e di cieche leggi meccaniche operanti in lunghi periodi di tempo. Le seguenti parole di Jacques Monod esemplificano questo concetto "Soltanto il caso è la sorgente di ogni innovazione e di tutte le creazioni nella biosfera. Puro caso, assolutamente libero ma cieco, questa è la vera radice dello stupendo edificio dell'evoluzione: questo concetto centrale della moderna biologia non è più uno tra altre possibili o anche concepibili ipotesi. E' la sola ipotesi concepibile ad oggi, l'unica che quadra con i fatti osservati e provati." Questo è il concetto neoDarwiniano. In accordo a quest'idea col passare del tempo l'azione di varie forme di energia (i raggi ultravioletti del sole, la luce, le radiazioni ionizzanti e il calore) piccole molecole di natura elementare si sono assemblate fino a formare i biomonomeri (come gli aminoacidi per esempio), e questi biomonomeri a loro volta hanno dato origine ai biopolimeri (come le proteine e gli acidi nucleici). E' stato dato per assunto che attraverso una interazione corretta l'auto organizzazione di queste molecole ebbe luogo, e che alla fine la vita nacque. Sfortunatamente questa teoria per quanto attraente possa essere, rimarrà un modello teorico fino a quando i suoi promulgatori sapranno realmente produrre qualche forma di vita in laboratorio attraverso reazioni chimiche.
Ma quanto è probabile questo? Ipotizzando che l'atmosfera primitiva fosse di tipo riducente Stanley Miller passò una scarica elettrica su una mistura gassosa di ammoniaca, vapore acqueo, di ossido di carbonio e idrogeno. Il prodotto della reazione conteneva aldeidi, acidi carbossilici e alcuni aminoacidi. Poiché gli aminoacidi sono i mattoni che compongono le fondamenta delle molecole proteiche, che a loro volta sono i componenti fondamentali delle cellule viventi, l'esperimento di Miller è stato considerato come la pietra miliare dell'idea della combinazione casuale degli elementi chimici come origine della vita. Ulteriori esperimenti di studio sull'origine della vita comportano alcune varianti nei componenti degli agenti di reazione. Quando la semplice molecola di Idrogeno (HCN) veniva sottoposta a radiazioni ultraviolette, i basilari mattoni della struttura molecolare degli acidi nucleici (purina, adenina e guanine) venivano sintetizzati. Nell'esperimento che simulava la presunta atmosfera primitiva della terra, la semplice molecola di formaldeide (CH20) si generava, e questa semplice molecola formaldeide a sua volta sottostava a diverse reazioni di condensazioni catalitiche producendo innumerevoli zuccheri. Questi sono considerati come i progenitori degli zuccheri biologici. L'azione della luce ultravioletta e di radiazioni ionizzanti in soluzioni di formaldeide, produce le molecole di zucchero ribosio e deossiribosio, che sono i componenti degli acidi nucleici. Praticamente parlando quindi, a questo stadio di conoscenza scientifica la maggior parte degli elementi chimici importanti presenti nelle cellule viventi (inclusi i geni) possono essere sintetizzati in un laboratorio chimico.
E coloro che costituiscono l'avanguardia della Microbiologia e della Biochimica, hanno fatto un vigoroso sforzo per mettere insieme tutti gli ingredienti chimici necessari, per preparare poi la prima "vita sintetica in provetta". Sfortunatamente non ci sono sintomi di vita visibili al momento in cui tutti questi ingredienti vengono combinati insieme. Anche senza farsi così tanti problemi nel sintetizzare tutti gli ingredienti, gli scienziati possono in realtà isolare gli elementi necessari da un corpo già vivente e poi ricombinarli insieme. Se la vita fosse una combinazione chimica, gli scienziati avrebbero potuto realmente produrre la vita in provetta semplicemente assemblando tutti i più importanti ingredienti. Ma in un modo o nell'altro, non riescono a farlo. Così ci sono abbondanti ragioni per dubitare che la vita sia il prodotto di un processo chimico. Indubbiamente negli ultimi decenni si sono fatti notevoli progressi nel campo della Biologia cellulare, della Biologia molecolare e alla Biochimica. Infatti le scoperte del codice genetico e di molti processi metabolici del sistema vivente, sono i prodotti di brillanti e dedicati ricercatori. Dovuto al fatto di aver conseguito, con la scienza e la tecnologia, notevoli successi in molti campi dello scibile umano (medicina, agricoltura e ricerca spaziale), alcune menti inquisitive ed entusiaste della scienza sono tentate di credere che la brillante ambizione di sintetizzare la vita in provetta, sarà un giorno soddisfatta. Così alcuni popolari giornali scientifici hanno a volte proclamato che determinati arrangiamenti molecolari possono dar nascita alla vita. Essi presentano, per esempio le goccioline coacervate di Oparin e le microsfere protenoidi di Fox, come predecessori delle cellule viventi. Ma una visione ravvicinata di queste entità rivela che essi sono un fenomeno puramente fisicochimico.
Le goccioline coacervate di Oparin sono completamente spiegabili nell'ambito della chimica, e le microsfere proteinoidi di Fox sono spiegabili nei termini della chimica dei peptidi e dei polipeptidi. Perciò nonostante le grandi scoperte scientifiche e i raggiungimenti, la luminosa speranza e l'entusiasmo per comprendere la vita in termini molecolari sembra che stia perdendo terreno. Inoltre molti scienziati prominenti nei vari settori stanno cominciando a dubitare della validità di questo concetto. In un libro intitolato Biologia oggi il vincitore del premio Nobel per la chimica Albert SzentGyorgyi sottolinea: "Nella mia ricerca del segreto della vita ho concluso con atomi e elettroni, che non hanno vita per niente. Da qualche parte, lungo la strada la vita mi è sfuggita tra le dita. Così, nella mia vecchiaia, sto tornando sui miei passi..." Non solo alle molecole di atomi ed elettroni mancano i sintomi della vita, ma i sintomi della vita, così come vengono descritti nei termini della chimica, mancano di corrispondenza con le caratteristiche sottili della vita così come si possono osservare, per esempio, nei sentimenti unicamente umani, la volontà, l'intenzionalità, la ricerca della soddisfazione, la non accettazione dell'insoddisfazione e la capacità di pensare. Se la vita fosse soltanto una interazione di molecole, allora dovremmo essere in grado di spiegare totalmente questi sottili caratteristiche della vita nei termini della realtà molecolare. Quale potrebbe essere la componente genetica o la molecola che induce gli amichevoli scambi di amore e di rispetto fra la gente? Quale molecola o codice genetico potrebbe essere stata responsabile per le sottili sfumature artistiche dell'Amleto o delle elaborate messe di Bach? Può la visione meccanicistica della esistenza avere rilevanza sul valore della vita, o su di una natura orientata verso degli obiettivi, così come avviene in particolare fra gli esseri umani? Il fatto che non ci siano plausibili meccanismi molecolari in grado di spiegare questi sottili aspetti della vita, rende ragionevole la formulazione dell'idea che la vita trascenda la chimica e la fisica.
Un nuovo paradigma per la vita e la verità assoluta.
Se la vita venisse accettata unicamente come un fenomeno temporaneo e materiale, allora l'idea di una vita precedente o di una vita futura sarebbe eliminata, e con essa la questione della reincarnazione. Naturalmente, come abbiamo visto, ci sono molte ragioni per credere che la vita trascenda la materia e, di conseguenza sia indipendente dalle leggi fisicochimiche che governano la materia. Quello di cui abbiamo bisogno ora, per poter studiare la reincarnazione da un punto di vista scientifico, è di un nuovo paradigma scientifico che possa spiegare l'origine della vita, le sue caratteristiche, e come si comporta nel mondo della materia. Prima di discutere di questo nuovo paradigma scientifico sarà utile discutere brevemente sulla natura della Verità Assoluta. Come abbiamo menzionato precedentemente in accordo alla scienza moderna, la Verità Assoluta (definita come la causa prima di tutti i fenomeni) sembra essere vagamente incorporata nelle leggi fisiche naturali. In altre parole la scienza moderna stabilisce il postulato che la verità assoluta sia cieca, impersonale e interamente all'interno del quadro di riferimento dei meccanismi "tira e molla" di atomi e molecole. Ora se la natura fosse semplicemente una serie di particelle che si muovono in accordo a equazioni matematiche, sarebbe possibile predire avvenimenti come la nascita, la morte, gli incidenti, e le guerre, con l'aiuto di queste equazioni. Infatti sarebbe possibile comprendere tutte le intricatezze della vita, passate, presenti e future, nei termini di equazioni matematiche. Però qualsiasi pensatore attento, specialmente scienziato, sa che questo è impossibile, che un avvicinamento puramente matematico per comprendere la vita è troppo restrittivo e largamente insoddisfacente. Per questo abbiamo bisogno di un nuovo paradigma per l'origine e la natura della vita.
Il nuovo paradigma scientifico che vogliamo proporre, e che tiene conto sia delle sottili complessità della vita sia della natura apparentemente nonfisica della verità assoluta, si basa sul background scientifico e teologico dei Veda. In accordo all'antica saggezza delineata nella BhagavadGita (un testo vedico di base) la Verità Assoluta è la Suprema Persona, che possiede la suprema coscienza e la suprema intelligenza. In altre parole, la Verità Assoluta è un Essere supremamente senziente. Dalla Verità Assoluta emanano due energie: l'energia inferiore (chiamata prakrti in sanscrito) caratterizzata dalla materia inerte; e l'energia superiore composta di atma, entità viventi. Gli atma sono chiamati energia superiore perché possiedono la coscienza che è la caratteristica principale che distingue la vita dalla materia. Il comportamento della materia inanimata può essere descritto, entro certi limiti, nei termini dei meccanismi tira e molla che operano sui livelli delle molecole e degli atomi, e questi meccanismi possono a loro volta essere descritti usando semplici equazioni matematiche. Come abbiamo già indicato però non ci sono leggi matematiche che possono descrivere il fenomeno della vita e le sue varie attività. Per questa ragione la vita è chiaramente trascendente alle leggi materiali e può essere definita, in accordo ai Veda, come "la particella fondamentale nonfisica" chiamata atma che è caratterizzata dalla coscienza. Poiché la vita è non fisica e non chimica, le leggi della materia che governano le attività della materia inerte non si applicano alla vita. Però è ragionevole supporre che devono esserci delle leggi che governino la vita. In accordo alla BhagavadGita queste sono leggi naturali di carattere superiore che comprendono il libero arbitrio (come vedremo il libero arbitrio gioca un ruolo molto importante nella reincarnazione). E' chiaro che i modelli scientifici e gli strumenti esistenti non possono cogliere queste leggi naturali di ordine superiore, ma e concepibile che esperimenti di carattere parapsicologico, ad oggi eseguiti in molti dipartimenti Universitari, possono aiutarci almeno a dare un'occhiata alla natura di queste leggi. Così c'è una vasta area per ulteriori ricerche nel campo della parapsicologia e della psicologia, che può aiutarci a comprendere la scienza della vita e le sue varie attività.
Le varie proprietà della vita (atma)
Ci sono innumerevoli atma, o entità viventi, ognuna delle quali è un'unità di coscienza. Ogni atma risiede temporaneamente in un'effimera forma biologica, in accordo al suo stato di coscienza. La coscienza è dovuta solo alla presenza dell'atma, ma lo status della coscienza, dell'atma, è dovuto all'interazione con il particolare corpo che occupa. Il corpo materiale può essere suddiviso in due categorie: corpo grossolano e corpo sottile. Il corpo sottile è costituito dalla mente, dall'intelligenza e dal sé apparente (o la falsa identificazione del sé reale con il corpo materiale). Il corpo materiale è invece costituito dai 5 elementi grossolani ovvero la materia grossolana, i liquidi, l'energia radiante, i gas e la sostanza eterea. L'interazione del sé individuale con i corpi, grossolano e sottile, produce delle complesse ed inconcepibili reazioni, che non si possono semplicemente spiegare in termini di cellule viventi e in accordo alle leggi della Fisica e della Chimica. Questo è uno dei motivi per cui la chimica e la fisica non possono spiegare come mai c'è così tanta differenza tra un corpo morto e uno in vita.
Coscienza e forme biologiche.
In accordo alle informazioni contenute nei Veda, la varietà delle forme di vita è prodotta dalla combinazione delle tre influenze della natura materiale (virtù, passione e ignoranza). Le forme di vita sono come residenze temporanee e appartamenti di varia misura, stile e colore, all'interno delle quali il sé o l'entità vivente, abita solo temporaneamente. Tali forme biologiche governate dalle tre influenze vincolano e costringono le attività e le qualità dell'essere, che sono l'espressione della coscienza dell'entità vivente. Così l'essere individuale in un corpo di tigre vagherà ruggendo e uccidendo animali per il suo nutrimento, mentre l'essere individuale in un corpo di cigno volerà in un modo aggraziato sfiorando la superficie cristallina di uno specchio d'acqua. Anche all'interno di una stessa famiglia si possono osservare delle differenze causate dall'intervento delle tre influenze materiali. Sebbene tutte le specie animali subiscono l'influenza dell'ignoranza, a vari livelli alcune di esse sono influenzate anche da virtù e passione. Per esempio la mucca è molto semplice e il suo comportamento è molto mite, appare chiaro da ciò che in una certa misura la virtù è presente, mentre la ferocia e l'aggressività dei leoni e delle tigri rivelano la predominanza della passione. Il cammello è quasi completamente sotto l'influenza dell'ignoranza. Continuando le osservazioni si nota che all'interno della stessa famiglia degli uccelli vi sono i cigni nobili e eleganti, sintomi questi dell'influenza della virtù, i falchi, le aquile e i pavoni prevalentemente influenzati dalla passione, e infine gli avvoltoi e i corvi decisamente influenzati dall'ignoranza. Quindi, nonostante le forme biologiche nella stessa famiglia siano di natura simile, la coscienza e il comportamento di questi uccelli sono diversi l'uno dall'altro. Ci sono perciò milioni di forme all'interno delle quali l'entità vivente risiede, il cui particolare comportamento è il risultato dell'effetto delle influenze materiali sulla coscienza.
Reincarnazione e cambiamento del corpo
Sorge a questo punto la domanda; ma cos'è che determina la particolare forma biologica e il particolare tipo di coscienza acquisite dall'entità vivente?
Per rispondere a questa domanda investighiamo prima all'interno delle trasformazioni che avvengono nella coscienza e nella forma durante la durata della vita di un corpo. Come è stato menzionato precedentemente, esiste un'interrelazione tra la coscienza e le forme biologiche dovuta alle influenze della natura materiale. Così gli sviluppi del corpo e della coscienza di un bambino differiscono da quelli che avvengono in un adolescente, e così via. Il principio, quindi, è che come il corpo cambia dall'infanzia sino alla vecchiaia, così l'entità vivente, o atma, passa attraverso molti corpi, ognuno dei quali ha una particolare forma ed età e un diverso livello di sviluppo della coscienza. Così il corpo cambia, ma l'eterna entità vivente all'interno del corpo rimane la stessa. Prendiamo, a sostegno di questo fatto, un contributo dalla Biologia. Nel suo libro "Il Cervello Umano" John Pfeiffer sottolinea: "Il vostro corpo non contiene più neanche una delle molecole che conteneva sette anni fa." Gli spostamenti dell'entità vivente attraverso numerosi corpi durante una vita, noi tutti possiamo verificarli grazie ad una semplice introspezione, e possono essere considerati "reincarnazioni o trasmigrazioni interne (o continue)". Ma che cosa si può dire a proposito del passaggio dell'entità vivente in un nuovo corpo all'istante della morte? I riferimenti nella letteratura sullo studio della reincarnazione sono basati principalmente su alcuni dati sparsi riguardanti ricordi di esistenze precedenti nella memoria di bambini. Queste informazioni vengono per la maggior parte dal Nord dell'India, Sri Lanka, Birmania, Thailandia, Vietnam e altri paesi dell'Asia Orientale. Sebbene queste informazioni sostengono di certo la teoria della reincarnazione, non ci forniscono dei fondamenti scientifici poiché la maggior parte della popolazione non può ricordare le esperienze di vite precedenti.
Per questo motivo noi dobbiamo rivolgerci a una sorgente di informazioni più attendibile della nostra memoria approssimativa. Queste informazioni sono disponibili nei Veda. Nella Bhagavad Gita Krsna spiega molto bene la reincarnazione al Suo amico e devoto Arjuna. Il Signore dice: "Proprio come una persona che indossa nuovi abiti lasciando quelli vecchi e logori, così l'essere individuale accetta un nuovo corpo materiale e lascia quello vecchio ormai inutile." (B.g. 2.22.) "Come l'anima incarnata passa in questo corpo dall'infanzia alla giovinezza e alla vecchiaia, così l'anima passa in un altro corpo all'istante della morte." (B.g. 2.13) Sri Krsna spiega inoltre come la mente sia il meccanismo che muove il processo della trasmigrazioni: "Sono i ricordi che si hanno all'istante della morte che determinano il corpo della prossima vita." (B.g. 8.6) Così l'essere vivente in un corpo umano può, sulla base di questo principio, decidere al momento della morte di risiedere in un corpo di mammifero, di uccello, di insetto, di pianta o ancora in un corpo umano. Questo viaggio del sé nei differenti corpi può essere definito come l'esterna trasmigrazione (o discontinua). Per illustrare come agisce questo principio della reincarnazione esterna, riporteremo brevemente la storia del re Bharata, grande protagonista della Cultura Vedica, tratta dallo SrimadBhagavatam che è uno dei maggiori diciotto Purana.
Un giorno Bharata Maharaja, dopo aver fatto il suo consueto bagno nelle sacre acque del fiume Gandaki, si apprestò a recitare dei mantra, ma la sua attenzione fu rapita dall'arrivo di una cerbiatta gravida che si accingeva a bere dell'acqua dalla sponda del fiume. Proprio in quell'istante il fragoroso ruggito di un leone risuonò per tutta la foresta. La cerbiatta nell'udire tale boato su sconvolta dalla paura, e a causa della forte emozione partorì il suo cucciolo, poi in tutta fretta attraversò il fiume, ma essendo duramente provata non riuscì a sopravvivere. A questo punto Bharata Maharaja, in qualità di unico testimone dell'accaduto, si sentì in dovere di soccorrere il cucciolo, ormai orfano, tirandolo fuori dalle acque del fiume e ricoverandolo con cura e affetto all'interno del suo asrama. Gradualmente con il trascorrere del tempo si preoccupava sempre più del cucciolo e pensando a lui molto amorevolmente. Man mano che cresceva il piccolo divenne il compagno costante del re, che a sua volta era pieno di attenzioni per il cerbiatto. Ma la mente del re si stava assorbendo sempre più in questi pensieri, sino al punto di divenire agitata riducendo così la sua capacità di meditare e allontanandolo sempre più dalla disciplina e dalla pratica dello yoga mistico.
Una volta accadde che il cervo non si presentò per alcuni giorni, e il re fu preso dall'agitazione al punto che iniziò una ricerca che si estese per tutta la foresta. Assorto nella sua ricerca e profondamente turbato per l'assenza del cervo, inavvertitamente cadde in un burrone e morì. All'istante della morte la sua mente era totalmente assorta sul cervo, quindi in accordo alla dinamica della trasmigrazione egli ottenne, nella vita successiva, di nascere nel grembo di una cerva. Com'è stato precedentemente menzionato, esiste il corpo sottile che è composto dall'intelligenza, dalla mente e dal sé apparente. In ogni tipo di reincarnazione, sia interna sia esterna, l'entità vivente è trasportata dal corpo sottile in accordo alle leggi del karma. La parola karma è un termine in lingua sanscrita che può essere definito come: "le funzioni e le attività dell'entità vivente all'interno della struttura del suo libero arbitrio, e sotto l'effetto delle tre influenze della natura materiale, il tutto svolto in un lasso di tempo". Per ogni azione che l'essere vivente compie, deve sottostare ad una appropriata e debita reazione. Per esempio, se qualcuno si mostra caritatevole verso un'istituzione educativa, nella prossima vita potrebbe nascere in una situazione economicamente agiata, e ricevere un'eccellente educazione. Dall'altra parte, colui che si fa responsabile di un aborto, dovrà subire lo stesso destino nella sua prossima vita. Siamo quindi giunti alla definizione di Reincarnazione o Trasmigrazione, in accordo alle informazione forniteci dalla letteratura Vedica. "Il continuo viaggio dell'entità vivente da un corpo all'altro, sia internamente sia esternamente, sotto l'inesorabile spinta delle leggi del suo bagaglio karmico individuale."
Evoluzione e regressione della coscienza
L'evoluzione Darwiniana, o ai tempi nostri l'evoluzione chimica, dichiara che il processo evolutivo riguarda strettamente la morfologia dell'organismo, ma la letteratura vedica sostiene che non è il corpo ad evolversi ma piuttosto la coscienza dell'entità vivente, e che questa evoluzione di coscienza ha luogo attraverso il processo di trasmigrazione da un corpo all'altro. L'entità viventi che risiedono nelle forme di vita inferiori alla forma umana, non violano mai le leggi della natura, poiché non hanno altra alternativa se non quella di seguirle, e quindi la loro trasmigrazione è strettamente unidirezionale, dalle forme meno coscienti alle forme più progredite. Così, seguendo il principio sopra esposto, i microbi, le piante, gli uccelli e i mammiferi si evolvono progressivamente (seguendo la dinamica del destino predeterminato e non predestinato) sino a che non raggiungono la forma di vita umana. Comunque, quando l'entità vivente giunge alla forma di vita umana, la sua coscienza è al suo pieno regime di sviluppo, così è anche per il suo libero arbitrio. L'essere vivente nella forma umana può ostinatamente ribellarsi alle leggi della natura, oppure può condurre un'esistenza in totale armonia con esse. In altre parole può esercitare le facoltà del suo libero arbitrio sia per evolversi a livelli più elevati della coscienza, sia per retrocedere a livelli più bassi. Inoltre, nella forma di vita umana, se l'essere vivente lo desidera, può definitivamente venir fuori dal ciclo di nascite e morti che si ripetono all'interno dei corpi materiali. Questo può essere realizzato se si usa propriamente il libero arbitrio, tuttavia se tale facoltà viene utilizzata impropriamente condurrà di nuovo nelle specie meno sviluppate. Questo processo di passaggio da una coscienza più elevata ad una inferiore viene definito regressione di coscienza, e un uomo intelligente dovrebbe cercare di evitarlo.
Reincarnazione e scienza dell'auto realizzazione
L'eterna e antica saggezza dei Veda c'insegna che il fine di tutta la conoscenza è quello di permetterci di interrompere il ciclo di nascite e morti ripetute. L'intelligenza di tutte le forme di vita al di sotto di quella umana, non è sufficientemente sviluppata per comprendere la scienza dell'autorealizzazione. E' per questo che il Vedantasutra afferma: "Per colui che possiede la forma umana di vita è d'obbligo farsi domande sulla natura della verità assoluta." Dovremmo così iniziare chiedendoci: "Chi sono io? Da dove vengo? Qual è lo scopo della mia esistenza?" Così dovremmo rivolgere il nostro interesse verso questi soggetti, con l'aspirazione di trovare delle risposte profonde e soddisfacenti. Questo è l'inizio della scienza della auto realizzazione, o la scienza dello studio della vita.
Bhakti Yoga; il mezzo con cui spezzare la catena di nascite e morti
Il processo sistematico che studia il sé è chiamato bhakti-yoga, termine sanscrito che significa "disciplina spirituale grazie alla quale ci è permesso di legarci con il Signore Supremo, la Verità Assoluta, in un rapporto d'amore." I basilari fondamenti del bhakti-yoga contengono una conoscenza accurata per ciò che riguarda la Verità Assoluta, e per poterne cogliere la profondità una persona deve educare la propria mente in modo appropriato, divenendo idonea per ricevere la conoscenza che proviene da sorgenti superiori. Abbiamo già discusso di come i nuovi paradigmi scientifici descrivono la Verità Assoluta definendola supremamente senziente, e come ogni cosa, la materia, la vita, la conoscenza e così via, provenga da questa sorgente Assoluta. Per poter ricevere la reale conoscenza, la propria mente deve essere libera dalle contaminazioni derivate dal contatto con le influenze più basse della natura. Una di queste principali impurità è il falso prestigio, o orgoglio, che ci induce a credere che possiamo capire ogni cosa con il procedimento della conoscenza sperimentale. Ma è necessario abbandonare questo orgoglio, controllare la mente e metterla in armonia con la natura. Per controllare ed educare la mente si devono seguire determinate discipline, tra le quali la più importante è quella di sottoporsi all'ascolto di vibrazioni sonore appropriate, che sono chiamate tecnicamente mantra. Questa parola significa letteralmente "vibrazione sonora che può liberare la mente". All'interno della letteratura Vedica ci sono molti mantra e tra questi il mantra Hare Krsna è considerato il più importante. La pratica regolare del canto di questo mantra è il metodo più semplice ed efficace per riportare la mente allo stato di purezza. L'oro che viene estratto da una miniera è solitamente allo stato impuro, ma grazie a un processo chimico di purificazione viene raffinato fino allo stato di oro puro. Similmente quando la mente è condizionata dalle influenze della natura materiale diventa impura. Queste impurità devono essere rimosse con il processo del canto del mantra Hare Krsna. Si potrà praticamente osservare la graduale purificazione della nostra coscienza e alla fine la nostra reale identità ci sarà rivelata. Quindi sviluppando una pura coscienza giungiamo a ravvivare la nostra identità originale di puri esseri spirituali, liberi dai condizionamenti causati dal contatto con la natura materiale. A questo stadio non si identifica più il sé con il corpo grossolano né con il corpo sottile, poiché si è sul piano della coscienza divina, o coscienza di Krsna, definitivamente liberi dal meccanismo della trasmigrazione.