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Chignolo d'isola - Villag. Hare Krishna (BG)
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La storia del Tempio

lastoria

Ente Religioso

In contatto con Srila Prabhupada

27 ottobre 1976, Vrindavana

Hari Sauri: Srila Prabhupada era seduto alla sua scrivania e si stava applicando il tilaka in preparazione della sua passeggiata mattutina quando sentì il canto forte e melodioso delle preghiere di Brahma, la Brahma-samhita, provenire dalla stanza della Divinità, che era adiacente al suo appartamento. Chiedendo chi fosse il devoto che stava cantando, gli fu detto da Akshayananda Swami che era Yashodanandana Swami, che aveva imparato le preghiere e quella particolare melodia mentre era in viaggio nel sud dell'India. Egli entrava nella stanza della Divinità ogni giorno e cantava gli shloka mentre le Divinità venivano vestite. Prabhupada fu così contento che chiese a Yashodanandana Swami non solo di continuare ogni mattina con questa pratica ma anche di addestrare alcuni dei ragazzi della gurukula.

Srila Raghunatha Dasa Gosvami

14 OTTOBRE 2024 - Scomparsa

RaghunathCaitanya

Srila Ragunatha Dasa Gosvami

 

Raghunatha dasa Gosvami (1495-1571)1 è conosciuto come uno dei sei Gosvami di Vrindavana, il primo tra i discepoli di Sri Caitanya Mahaprabhu. Sebbene oggi vi siano maestri che usano il titolo di “Gosvami” o il suo derivato “svami” (letteralmente, “colui che ha dominato i propri sensi”), generalmente essi falliscono nel tentativo di applicare il livello stabilito dai sei Gosvami cui ci stiamo interessando; essi, sulla base della tradizione vaisnava, sono considerati più che dei semplici teologi o anche dei grandi santi. Essi sono degli eterni associati del Signore, discesi per assisterLo nella Sua missione di redimere le anime condizionate, cadute.

In questo contesto, i sei Gosvami sono considerati manjari, le servitrici e le assistenti intime di Radharani nel mondo spirituale. Là essi sono impegnati nel servizio più elevato al Signore compiendo i vari preparativi per il Suo piacere, e, nello stesso tempo, nel regno terrestre, essi assistono Sri Caitanya per rendere la Sua missione accessibile al mondo in generale. Ricordando costantemente che i sei Gosvami sono davvero dei nitya-siddha, ossia “anime eternamente liberate”, diventerà più facile comprendere i loro lila (o divertimenti). Sebbene esteriormente ognuno di loro adotti le sembianze di un essere umano ordinario, la loro meditazione interiore è sempre fissa sui piedi di loto del Signore. Offerta questa reverenziale prospettiva, potrebbero essere utili alcune informazioni biografiche, e ciò non devierà i nostri lettori dalla comprensione tradizionale della posizione ontologica dei Gosvami.

Raghunatha dasa, il primo dei sei Gosvami a incontrare Sri Caitanya, era nato in un piccolo villaggio chiamato Chandpur (ai giorni nostri Sri Krishnapur), situato a due miglia dal distretto Saptagrama di Hugli, Bengala occidentale. Erede di una vasta opulenza, Raghunatha dasa era il fortunato figlio del facoltoso Govardhana Majumdara, che era considerato, anche per quel tempo, un pluri-milionario. Govardhana era il fratello minore di Hiranya, un potente proprietario terriero che, sebbene fosse un kayasta-sudra (di casta inferiore), godeva di un grande rispetto da parte dei suoi pari. Infatti, Hussein Shah, l’imperatore musulmano del Bengala, fu prodigo nell’affittare Saptagrama e i villaggi vicini ai due facoltosi fratelli, Govardhana e Hiranya, anche se non erano di fede islamica. In cambio, i due fratelli dovevano pagare annualmente un importo, che era pari al loro reddito annuo (circa 1.200.000 rupie) e dovevano occuparsi della corretta amministrazione delle proprietà terriere. Perché Govardhana e Hiranya accettavano di versare i propri guadagni lordi in oneri di proprietà, di tasse, e fondi regali? 

Il primo motivo era quello di ammansire il Governo Islamico di occupazione, affinché essi e i loro cari potessero adorare Sri Krishna senza impedimenti. Soddisfatti per i loro vasti contributi finanziari, il Nawab Hussein Shah lasciò l’amministrazione interna di tutto il distretto sotto la loro abile cura, senza alcuna interferenza, neanche di carattere nominale. Secondariamente, alla luce di questa nuova situazione, Govardhana e Hiranya avevano incrementato ampiamente il proprio reddito annuo, fino a 2.000.000 di rupie, e anche di più, grazie alle tasse accumulate con importazioni ed esportazioni. I fratelli avevano una reputazione conosciuta in quasi tutto il Bengala, non solo a causa del loro potere e della loro ricchezza, ma anche grazie alla loro devozione e alla loro carità. Sri Caitanya Stesso era solito riferirSi a loro come ai Suoi “zii”, forse a causa della loro intima amicizia col nonno materno, Sri Nilambara Cakravarti. Tuttavia è improbabile che esistesse un vero legame di sangue, perché essi erano kayastha e Sri Caitanya era un brahmana. Ciò nonostante, il giovane Raghunatha dasa, l’unico tra i sei Gosvami a non essere nato in una famiglia di brahmana, era il solo bambino della famiglia Majumdar.

Durante la sua infanzia, egli era stato istruito sui principi del vaisnavismo da Balarama Acarya, uno dei più avanzati devoti di Saptagrama. Avendo ricevuto l’associazione di Haridasa Thakura, un intimo devoto di Sri Caitanya, Balarama Acarya era ansioso di presentare il suo giovane allievo al santo. Fu così che Raghunatha assorbì dal Thakura lo spirito devozionale. Cresciuto fino all’adolescenza, la devozione e l’introspezione spirituale di Raghunatha crebbero di pari passo. Presto, nel 1510, la notizia del sannyasa di Sri Caitanya raggiunse Saptagrama. Avendolo saputo, Nityananda Prabhu aveva fatto deviare Sri Caitanya dal Suo pellegrinaggio a Vrindavana, e lo aveva invece condotto nella vicina Santipur. Raghunatha aveva supplicato il padre di portarlo a vedere il grande Sri Caitanya, di cui aveva tanto sentito parlare dal santo Haridasa Thakura, ma il ragazzo era giovane, aveva soltanto quindici anni, e il suo ricco padre era esitante, scettico all’idea di permettere l’associazione del proprio ben educato figliolo con rinuncianti comuni. Govardhana non voleva che il suo unico figlio rinunciasse al mondo e lasciasse la famiglia. Tuttavia, Raghunatha dasa scappò di casa per incontrare Sri Caitanya a Santipur.

L’incontro fu commovente e intenso. Sri Caitanya riconobbe il Suo eterno associato che finalmente, in questa vita, era tornato da Lui, e Raghunatha dasa cadde entusiasticamente ai piedi del Signore, toccandoli con grande devozione in segno di umiltà. La scena venne descritta da Svami Pradip Tirtha Maharaja, un discepolo di Srila Bhaktivinoda Thakura. “Quando il Signore si recò a Santipur dopo aver accettato il sannyasa, Raghunatha dasa cadde prostrato ai Suoi piedi di loto, in un raptus d’amore, quando Mahaprabhu lo ebbe toccato con un dito del piede.” Questo scambio li toccò entrambi profondamente. Ma, dopo dieci giorni di associazione intima con i devoti di Navadvipa a Santipur, Sri Caitanya partì per Jagannatha Puri, e Raghunatha dasa tornò a casa.

Quattro anni dopo, quando Raghunatha dasa aveva quasi diciannove anni, Sri Caitanya tornò a Santipur. Raghunatha dasa era più entusiasta che mai di ottenere l’associazione di Sri Caitanya. Quando Govardhana realizzò di non essere in grado di controllare il figlio, si rassegnò al destino del ragazzo e gli permise di abbandonarsi alla vita di rinuncia e alla spiritualità. Ma egli avvertì Raghunatha dasa di stare in guardia e di tornare a casa dopo una breve visita. Si deve notare che a questo punto della Sua carriera, Sri Caitanya aveva completato il Suo famoso viaggio nell’India del Sud e aveva incontrato Rupa e Sanatana Gosvami a Ramakeli. Quindi Egli aveva ottenuto una ragguardevole notorietà come santo e perfino come avatara. Govardhana, dunque, si sentiva un po’ più sicuro nel permettere al suo giovane Raghunatha dasa di associarsi con Sri Caitanya e i suoi seguaci.

Il ragazzo fu inviato a Santipur con una scorta principesca. All’arrivo si recò immediatamente a casa di Advaita Acarya, dove Sri Caitanya era stato ospitato durante il loro primo incontro, e dove era ospite anche in questa occasione. Lacrime d’amore fluirono dagli occhi di Raghunatha dasa appena vide la forma di Sri Caitanya, il quale gli sorrise come se vedesse un vecchio amico. Sebbene Raghunatha dasa fosse ancora impaziente di rinunciare alla famiglia e alle ricchezze, Sri Caitanya lo incoraggiò a far ritorno a casa. “Sri Krishna ti guiderà verso la rinuncia al momento opportuno,” gli disse Sri Caitanya: “Per ora, vivi come se fossi un uomo di mondo.” E così, approssimativamente dopo sei giorni, Raghunatha dasa tornò a Saptagrama.

Il giovane Raghunatha dasa, una persona completamente cambiata, continuò a ricevere le istruzioni di Sri Caitanya dall’interno del cuore. Egli diresse responsabilmente le proprietà del padre e sposò una ragazza di impareggiabile bellezza. In questo modo egli, esteriormente, viveva una vita incantevole e opulenta, mentre nel profondo della sua anima ambiva a raggiungere il giorno in cui avrebbe potuto rinunciare a ogni cosa e vivere la semplice vita dell’asceta. La vita mondana di Raghunatha, tuttavia, sarebbe durata soltanto due anni, a causa di una calamità che aveva colpito la famiglia Majumdar. L’antico Governatore di Saptagrama, un turco, era invidioso di Hiranya e Govardhana, perché quando essi avevano assunto il controllo del distretto avevano involontariamente usurpato i suoi possedimenti. Desiderando la vendetta, e cercando di ingraziarsi il Nawab Hussein Shah, l’ex Governatore informò il Nawab che, sebbene Hiranya e Govardhana stessero pagando annualmente 1.200.000 rupie, in realtà trattenevano molto per sé stessi. Inoltre egli avvertì il Nawab che essi stavano diventando molto potenti e si sarebbero rivelati pericolosi per il Governo Islamico di occupazione.

Per conseguenza il Nawab inviò una squadra di soldati ad arrestare la famiglia Majumdar. Govardhana era in viaggio e Hiranya era fuggito dopo essere stato avvertito della imminente arrivo delle truppe. Raghunatha dasa era ancora presente all’arrivo dei soldati. Hiranya aveva informato Raghunatha dasa della sorte incombente, ma il fedele Raghunatha dasa era incurante. Egli confidava che il suo Signore lo avrebbe protetto. Tuttavia, quando i soldati arrivarono, fu arrestato, e quietamente si recò con loro a Gauda, la capitale del Bengala.

Condotto dinanzi al re, gli fu chiesto di rivelare dove si trovavano il padre e lo zio. Ma egli onestamente non ne era al corrente, e lo riferì ai suoi carcerieri. Dapprima il re decise di farlo torturare, ma dopo aver ascoltato Raghunatha dasa che aveva pronunciato un meraviglioso monologo sulle virtù della bontà e della fratellanza di un uomo sottomesso a Dio, il re si commosse fino alle lacrime. Resosi conto che Raghunatha era un grande devoto del Signore, il re comprese che le sue parole provenivano dal cuore, e quindi, non solo lo rilasciò, ma lo considerò un proprio figlio. Fu raggiunta così una soluzione amichevole rispetto alla posizione finanziaria di Hiranya e Govardhana, il che aveva dato origine all’intero problema.

Poco tempo dopo questo avvenimento, uno dei più intimi associati di Sri Caitanya, Nityananda Prabhu, arrivò a Panihati, un villaggio a quattro miglia a nord di Calcutta, molto vicino a Saptagrama. Un seguito di centinaia di devoti si raccolse per glorificare Dio “con i tamburi e per danzare al suono acuto dei cembali”. In questo modo Nityananda Prabhu trascorse tre mesi, diffondendo la missione dell’amore devozionale di Sri Caitanya, e ottenendo così seguaci dai villaggi vicini. Raghunatha dasa sentì del successo di Nityananda Prabhu a Panihati. Il giovane Gosvami desiderò incontrare Nityananda Prabhu per servire i Suoi piedi di loto; egli sapeva che si può ottenere la misericordia di Sri Caitanya soltanto soddisfacendo dapprima il Suo eterno associato. A questo punto Raghunatha dasa continuava a cercare di fuggire di casa, ma veniva ricondotto regolarmente indietro da suo padre. Facendosi alla fine meno severo, Govardhana accordò a Raghunatha il permesso di vedere il grande Nityananda, e Raghunatha partì rapidamente per Panihati.

Quando Raghunatha dasa arrivò, trovò Nityananda seduto su di una grande roccia ai piedi di un magnifico albero baniano. Egli appariva radioso, circondato da centinaia di zelanti devoti. Avvicinando quelle grandi anime, Raghunatha dasa si sentiva imbarazzato perché, nella sua umiltà, si sentiva colpevole di comportarsi come un materialista ordinario. Intuendo lo stato mentale di Raghunatha dasa, Nityananda Prabhu decise di scherzare affettuosamente con lui. Così appena Raghunatha si avvicinò, dalle labbra di Nityananda Prabhu emanarono le seguenti parole: ”Tu sei un ladro, Raghunatha dasa. Vieni qui, ora ti punirò.”

Naturalmente Raghunatha dasa si fece riluttante ad avvicinarsi a Lui. Ciò nonostante, Nityananda Prabhu afferrò Raghunatha dasa e pose energicamente i suoi piedi sul suo capo. Tutti i devoti risero nel vedere la punizione di Nityananda Prabhu trasformata in una divertente benedizione. “Punendo” ulteriormente Raghunatha dasa, Nityananda Prabhu gli impartì il seguente ordine: “Prepara un grande festival e sfama tutti i devoti con yogurt e riso spezzato.” Nel sentire ciò Raghunatha dasa fu assai soddisfatto. Finalmente in grado di usare la propria ricchezza al servizio del Signore, inviò subito alcuni dei suoi servitori ad acquistare gli ingredienti necessari.

resto l’area fu inondata da una grande quantità di riso spezzato, yogurt, e pietanze assortite. Sacerdoti, laici e altri pellegrini arrivarono da miglia di distanza solo per partecipare ai trionfali festeggiamenti. Vedendo che la folla aumentava, Raghunatha dasa dispose l’acquisto di altre provviste dai villaggi vicini. Egli portò anche circa quattrocento grandi recipienti di terracotta per macerare il riso spezzato. Assieme, in uno spirito cooperativo, i devoti prepararono la festa, e nel frattempo cantavano il santo nome in grande estasi.

Oltre agli innumerevoli devoti, al festival parteciparono Nityananda Prabhu e altri intimi associati di Sri Caitanya. A ognuno di questi associati intimi venne offerto un seggio su una piattaforma rialzata, secondo l’etichetta, e gli altri devoti sedettero attorno a loro. Poi, a tutti furono offerti due recipienti di terracotta. Uno conteneva riso spezzato con latte condensato, l’altro riso spezzato con yogurt. I devoti mangiarono fino alla piena soddisfazione ed esclamarono:” Haribol! Cantate i santi nomi di Hari. Cantate i santi nomi del Signore!” In quel momento, per desiderio di Nityananda Prabhu, Sri Caitanya apparve misticamente sulla scena. Soltanto quei devoti che avevano raggiunto la realizzazione spirituale furono in grado di percepire la presenza di Sri Caitanya. Entrambi, Sri Caitanya e Nityananda erano felici di vedere i devoti che mangiavano il riso dolce, lo yogurt e il latte condensato. Camminando lungo il sentiero dove i devoti stavano seduti a mangiare, Nityananda prese un pizzico di cibo dal piatto di ognuno di loro e allegramente lo metteva in bocca a Sri Caitanya. Reciprocando, Sri Caitanya fece lo stesso con Nityananda Prabhu. Raghunatha dasa gustava nell’osservare questo scambio.

Dopo la festa, Raghunatha dasa distribuì generosamente oro e gioielli ai devoti presenti, ma essi erano indifferenti a ogni cosa, tranne che alla propria affettuosa relazione con Raghunatha dasa e Nityananda Prabhu. Questo intero divertimento è conosciuto come il Danda Mahotsava, che significa, ironicamente, “Il Festival della punizione”. In questo giorno, annualmente, i pellegrini si recano a Panihati per commemorare il Festival Danda Mahotsava del riso spezzato. Esso viene celebrato il tredicesimo giorno della luna piena del mese di Jayista (maggio-giugno). Prima di tornare a Saptagrama, Raghunatha dasa fu tanto fortunato da avere una conversazione intima con Nityananda Prabhu, mentre erano presenti solo alcuni altri devoti. Avvicinandosi umilmente, Raghunatha dasa pronunciò queste parole: “Io sono il più basso degli uomini, il più caduto e condannato. Tuttavia, desidero veramente ottenere il rifugio di Sri Caitanya Mahaprabhu. Come un nano che vuole catturare la luna, ho cercato di fare del mio meglio parecchie volte, ma non ho mai avuto successo. Ogni volta che ho cercato di fuggire per lasciare le relazioni familiari, sfortunatamente i miei genitori mi hanno costretto a tornare, a volte con la forza.

“Senza la Tua misericordia”, continuò Raghunatha dasa, “nessuno può ottenere il rifugio di Sri Caitanya Mahaprabhu, ma se Tu sei misericordioso, anche l’uomo più basso può rifugiarsi ai Suoi piedi di loto. Sebbene io sia inadatto e assai impaurito nel sottoporti questa richiesta, tuttavia, Ti chiedo, Nityananda Prabhu, di essere particolarmente misericordioso verso di me, concedendomi il rifugio ai piedi di loto di Sri Caitanya Mahaprabhu.” Alla fine, Raghunatha dasa pianse: “Collocando i Tuoi piedi sul mio capo, concedimi la benedizione di poter ottenere il rifugio di Sri Caitanya Mahaprabhu senza difficoltà. Ti prego con grande fervore di poter ricevere questa benedizione.”

Sentendo questa umile e devozionale supplica, Nityananda Prabhu sorrise, per la grande soddisfazione. Voltandosi verso gli altri devoti, Egli disse: “Raghunatha dasa è abituato a un livello di felicità materiale simile a quello di Indra (un opulento essere celeste). A causa della misericordia già conferitagli da Caitanya Mahaprabhu, Raghunatha dasa, sebbene situato in tale felicità materiale, non l’apprezza affatto. Tutti voi, dunque, siate misericordiosi nei suoi confronti e concedetegli la benedizione di poter ottenere molto presto il completo rifugio ai piedi di loto di Sri Caitanya Mahaprabhu.” Fu così che Nityananda Prabhu acquisì le benedizioni di tutti i devoti riuniti per Raghunatha dasa, poi Egli citò le Scritture affinché i devoti potessero constatare il livello di avanzamento spirituale di Raghunatha.

Nityananda Prabhu poi chiamò Raghunatha dasa accanto a Sé e pose i Suoi piedi sul suo capo. Benedicendo Raghunatha dasa in questa maniera, Nityananda Prabhu gentilmente gli fece sapere che Sri Caitanya era apparso a Panihati solo per mostrargli un favore. Inoltre Nityananda Prabhu lo informò che Caitanya Mahaprabhu aveva mangiato veramente il riso spezzato e il latte che Raghunatha dasa stesso aveva preparato. Per finire, Nityananda Prabhu gli diede un’indicazione a proposito di ciò che sarebbe accaduto nel prossimo futuro: “Sri Caitanya Mahaprabhu ti accetterà e ti affiderà alle cure del Suo segretario, Svarupa Damodara. Così tu diventerai uno dei servitori più intimi e confidenziali del Signore. Sicuro di ciò, torna tranquillo a casa tua. Molto presto, senza impedimenti, otterrai il completo rifugio di Sri Caitanya Mahaprabhu.” Udito queste parole, Raghunatha dasa tornò a Saptagrama.

Questa volta egli non poté nemmeno fingere un interesse materiale. Precedentemente, dietro ordine di Sri Caitanya, egli aveva finto di essere un uomo che si preoccupa del denaro, ma ora, avendo ricevuto la misericordia di Nityananda Prabhu, egli era “intossicato” di Dio, e non riusciva a controllarsi. Cercava continuamente di fuggire dal palazzo di suo padre, per predicare tra la gente comune e vivere la semplice vita dell’asceta. Tutti i suoi tentativi però furono vani. Govardhana assunse un’imponente quantità di guardie del corpo per controllare Raghunatha dasa, e quegli abili uomini lo riportavano sempre al palazzo.

Lamentandosi, sua madre una volta suggerì in totale frustrazione che forse egli avrebbe dovuto essere legato a un pilastro con una corda. Dopo tutto, ella disse, un giorno potrebbe sfuggire all’attenzione delle guardie. Ma a questo impraticabile suggerimento fece eco l’ormai storica risposta di Govardhana: “Se l’attrazione di una vasta ricchezza e di una moglie la cui bellezza è di proporzioni celestiali, non riescono a legarlo a questo regno, credi davvero che possa farlo una misera corda?” A tempo debito, Raghunatha dasa ricevette l’opportunità di scappare. Yadunandana Acarya era il guru e il sacerdote di famiglia, e durante un’occasione particolare portò con sé Raghunatha dasa per compiere un rituale religioso. La famiglia, naturalmente, aveva piena fiducia nel proprio guru, quindi le guardie andarono a dormire presto quella sera, sicuri che Raghunatha dasa si trovava in mani sicure.

Ma Raghunatha dasa non andava sottovalutato. Egli riuscì a convincere il guru che avrebbe potuto continuare il rituale prescritto anche da solo, e il semplice, fiducioso insegnante glielo permise. Questa fu l’occasione di Raghunatha, ed egli lo sapeva. Poiché nessuna guardia o alcun familiare preoccupato era all’orizzonte, decise di cogliere l’occasione, sebbene fosse notte inoltrata. Viaggiando inizialmente di villaggio in villaggio, Raghunatha dasa alla fine decise di passare attraverso la giungla, perché in questo caso suo padre e le guardie della famiglia non sarebbero riusciti a seguirlo. Meditando su Sri Caitanya e Nityananda Prabhu, decise di andare verso Jagannatha Puri, perché in quel periodo dell’anno (Luglio) tutti i devoti si sarebbero riuniti là in occasione dell’annuale Festival del Ratha-yatra. Egli camminò per circa trenta miglia, finché giunse a una stalla dove decise di riposare.

Nel frattempo, tornate a Saptagrama, le guardie, i servitori, e le sentinelle si recarono da Yadunandana Acarya a chiedere dove fosse Raghunatha dasa. Quando l’anziano guru ingenuamente, raccontò la storia, tutti realizzarono ciò che era accaduto: “Stavolta Raghunatha ha colto l’occasione per fuggire!” Il padre di Raghunatha, Govardhana, era furbo. Egli sapeva che i devoti di tutto il Bengala sarebbero andati a Puri per il Festival del Ratha-yatra. Disse alle sue guardie: “Raghunatha dasa è fuggito a Puri per stare con Sri Caitanya Mahaprabhu. Dieci dei nostri uomini migliori devono andare immediatamente a prenderlo e riportarlo qui. Senza dubbio starà viaggiando con Sivananda Sena, perché è lui che si preoccupa del pellegrinaggio dei devoti verso Puri.” Così, Govardhana scrisse una lettera a Sivananda Sena, chiedendogli: “Per favore riporta mio figlio.” Questa lettera fu inviata con i dieci uomini.

Ma Sivananda rispose che Raghunatha dasa non si era mai unito a lui e ai suoi pellegrini, il che naturalmente era vero, quindi le dieci guardie tornarono a mani vuote. La madre e il padre di Raghunatha erano sopraffatti dall’angoscia. A chi potevano rivolgersi? Dovevano mandare le loro guardie a Jagannatha Puri? Forse Raghunatha dasa non era mai andato a Puri. Forse era ferito. Forse aveva bisogno di loro. Nel frattempo Raghunatha dasa aveva lasciato la stalla in cui aveva trascorso la notte, e aveva ripreso a viaggiare per dieci giorni prima di arrivare finalmente a Puri. È detto che, a causa della scarsità di cibo nella giungla e per la sua fissa meditazione sul Signore, Raghunatha dasa riuscì a mangiare solo due pasti in quei dodici giorni. Ciò instillò in lui il senso di austerità per cui più tardi diventò famoso. Come scrive un biografo: “Il corpo digiuna, ma lo spirito nutrito è in festa per la gioia alla prospettiva di incontrare il Maestro —Sri Caitanya Mahaprabhu.”

Arrivato finalmente a Puri, Raghunatha dasa avvicinò Sri Caitanya Mahaprabhu, che era seduto con i Suoi devoti intimi, guidati da Sri Svarupa Damodara. Quando Sri Caitanya vide Raghunatha dasa, gli chiese immediatamente di avvicinarsi, proprio come aveva fatto Nityananda Prabhu. Ma ancora prima che le parole emanassero dalla Sua bocca, Raghunatha dasa afferrò i piedi di loto di Sri Caitanya in un sentimento d’amore spirituale. Sri Caitanya si alzò e grazie alla Sua misericordia senza causa abbracciò Raghunatha dasa. Poi Sri Caitanya Si rivolse al Suo esperto servitore, Svarupa Damodara, e disse: “Mio caro Svarupa, ti affido Raghunatha dasa. Per favore accettalo come se fosse tuo figlio o il tuo servitore. Da oggi in poi, questo Raghunatha dovrà essere conosciuto come il Raghu di Svarupa Damodara.” Come servitore di Svarupa Damodara, egli venne considerato l’aiuto-segretario di Sri Caitanya (Svarupa era il segretario). Così, accettando appieno Raghunatha dasa tra i Suoi fedeli, Sri Caitanya lo benedisse e gli mostrò una misericordia particolare. Meravigliati, tutti i devoti lodarono la buona fortuna di Raghunatha dasa Gosvami.

Grazie alle cure di Sri Svarupa Damodara, Raghunatha dasa riceveva quotidianamente gli ambíti avanzi di Sri Caitanya, e li assaporava con pieno gusto trascendentale. Essendo stato toccato da Dio, questo cibo era spiritualmente potente perciò elevò Raghunatha dasa a vette di estasi spirituali ancor più cospicue. Per cinque giorni egli accettò quegli avanzi, ma il sesto giorno, sentendosi inutile, interruppe questa abitudine e cominciò a chiedere l’elemosina stando in piedi alla porta principale del tempio di Jagannatha. Quando gli fu chiesto perché preferisse le semplici briciole di cibo del tempio di Jagannatha ai gustosi avanzi delle preparazioni offerte a Sri Caitanya, egli rispose: “Quel cibo era troppo opulento per me. La mia visione spirituale viene offuscata da questa indulgenza. Preferisco quindi prendere qualche briciola al solo scopo di mantenere insieme anima e corpo.” Soddisfatto dal senso di austerità di Raghunatha dasa, Sri Caitanya lo elogiò apertamente per questo.

Anche la sua umiltà venne lodata da Sri Caitanya, sebbene essa a volte raggiungesse dimensioni controverse. Raghunatha dasa, per esempio, si sentiva tanto caduto che, per alcuni anni non avvicinò direttamente Sri Caitanya. Quando era necessario comunicava le proprie idee con l’intercessione di Govinda (il servitore di Sri Caitanya) o per il tramite del suo maestro, Svarupa Damodara. Tuttavia, gradualmente egli sentì la necessità di avvicinare direttamente Sri Caitanya, e quindi ne chiese il permesso a Svarupa Damodara. Udendo la richiesta di Raghunatha, Sri Caitanya chiamò Raghunatha dasa nella sua stanza e gli parlò in questo modo: “Sri Svarupa Damodara ti può istruire meglio di Me. Tuttavia, se vuoi ascoltarMi potrai verificare i tuoi doveri da questa mia affermazione. Non parlare come i materialisti e non ascoltare ciò che essi dicono. Non devi mangiare cibi troppo gustosi né vestirti secondo la moda senza necessità. Non aspettarti onori, ma offri ogni rispetto a tutti gli altri. Canta sempre il santo nome di Sri Krishna, e nella tua mente offri servizio a Radha e Krishna a Vrindavana. Queste sono, in poche parole le Mie istruzioni. Sri Svarupa Damodara ti darà tutti i particolari e i dettagli.” Fu così che, Sri Caitanya incoraggiò Raghunatha dasa nel suo sentimento di ascesi e nella sua sottomissione a Svarupa Damodara.

Quando i piacevoli mesi estivi si annunciarono, arrivò di nuovo il momento del Festival del Ratha-yatra. I devoti giunsero da tutto il Bengala, e Raghunatha dasa provò una grande felicità nell’incontrare quegli intimi associati del Signore. Tra i devoti che arrivarono c’era Sivananda Sena, il quale raccontò a Raghunatha dasa delle dieci sentinelle inviate da suo padre. Raghunatha dasa provò pietà per i suoi angosciati parenti, ma era convinto della propria decisione. Non desiderando tornare a casa, chiese a Sivananda di consolare i suoi genitori una volta tornato in Bengala, la loro patria comune. Dopo quattro mesi, Sivananda e gli altri devoti fecero ritorno a casa. Sentendo del loro ritorno in Bengala, Govardhana inviò uno dei suoi uomini a chiedere di Raghunatha dasa. “Hai incontrato Raghunatha a Puri?” Chiese il messaggero di Govardhana. “Si trovava là con Caitanya Mahaprabhu?”

Sivananda Sena rispose: “Sì. Raghunatha dasa è un servitore intimo di Sri Caitanya Mahaprabhu, e ha raggiunto una grande fama per questo. Tutti lo conoscono. Egli è stato affidato alle cure di Svarupa Damodara e canta il santo nome di Krishna giorno e notte. È diventato la vita di tutti i devoti. “Egli è completamente dedito alla rinuncia”, continuò Sivananda, “non si preoccupa del cibo e degli abiti. Prende qualche briciola dal tempio di Jagannatha, e se nessuno gli offre qualcosa in carità, digiuna. Egli è totalmente dedicato al servizio del Signore. Dopo aver ascoltato ciò, il messaggero tornò da Govardhana Majumdar.

Esponendo tutti i dettagli al padre e alla madre di Raghunatha, il messaggero poté vedere il loro dolore. Tuttavia, essi ormai avevano compreso di non poter cambiare la mente del figlio. Decisero invece di inviare alcuni uomini con oggetti utili per la sua comodità. Essi vollero iniziare inviando quattrocento monete, con due servitori, e un cuoco brahmana (sacerdote) da Sivananda Sena, che li doveva consegnare quando fosse tornato a Puri. Come al solito, l’anno successivo Sivananda Sena si recò a Puri, e portò i doni da parte dei genitori di Raghunatha dasa. Dapprima Raghunatha dasa non toccò quei tesori, perché li considerava ostacoli sul cammino spirituale. Tuttavia, gradualmente diventò meno severo, ma prese solo ciò che era sufficiente ad ospitare Sri Caitanya per due giorni al mese. Per due anni, egli continuò ad accettare i regali al fine di servire Sri Caitanya, e poi bruscamente interruppe questa abitudine.

Dopo due mesi che non veniva invitato da Raghunatha dasa, Sri Caitanya Mahaprabhu parlò con Svarupa Damodara. Di comune accordo, conclusero che Raghunatha dasa stava pensando in questo modo: “Quando una persona mangia il cibo offertogli da un materialista, la sua mente si contamina, e diventa incapace di pensare a Krishna in modo puro. Sri Caitanya Mahaprabhu ha accettato i miei inviti per questi ultimi due anni a causa della Sua misericordia incondizionata, ma Egli preferirebbe che abbandonassi ogni connessione con la ricchezza e con le persone dalla mentalità mondana.” Infatti, si verificò che proprio questo era il pensiero di Raghunatha dasa Gosvami.

Sentendo che Raghunatha dasa aveva completamente compreso i Suoi insegnamenti, e apprezzando ulteriormente il senso di rinuncia di Raghunatha, Caitanya Mahaprabhu gli donò una piccola pietra della sacra collina Govardhana e una ghirlanda di piccole conchiglie di Vrindavana. (Questa stessa pietra della collina Govardhana si trova attualmente al tempio di Sri Sri Radha-Gokulananda di Vrindavana.) Questi oggetti avevano un valore incalcolabile per Sri Caitanya. Egli li aveva tenuti accanto alla Sua Persona costantemente per tre anni. I devoti rimasero sorpresi quando Egli donò quegli oggetti a Raghunatha dasa Gosvami, ed essi per conseguenza compresero che il Gosvami non era un’anima ordinaria. Infatti, il profondo livello di coscienza di Krishna raggiunto da Raghunatha è rivelato nella Caitanya-caritamrita:

sade sat prahara yaya kirtan-smarane
ahar-nidra chari danda deha nahe kona dine

“Raghunatha dasa trascorreva più di ventidue ore su ventiquattro recitando il maha-mantra Hare Krishna e ricordando i piedi di loto del Signore. Per mangiare e dormire egli impiegava meno di un’ora e mezza, e in realtà, alcuni giorni anche questo breve tempo veniva compromesso.”

Le sue austerità incrementarono con gli anni, e presto egli smise quasi del tutto di mangiare e di bere, sostenendosi solo con qualche goccia di siero di latte al giorno. Meravigliati che fosse in grado di mantenersi in vita in quel modo, i devoti arrivavano da miglia di distanza solo per vedere il grande Raghunatha dasa. Quando egli li vedeva avvicinarsi, tuttavia, era solito offrire loro i suoi omaggi con umiltà. E come risultato, si dice che egli offrisse ogni giorno i propri rispetti a duemila devoti; inoltre offriva quotidianamente mille omaggi al Signore e recitava almeno mille santi nomi. Nessuno riusciva a comprendere il profondo livello della sua coscienza di Krishna.

Grazie alle sue intense austerità, egli diventò un grande mistico e fu conosciuto nella maggior parte dell’India. I saggi partivano da grandi distanze per ricevere la sua associazione; gli eruditi arrivavano da molti importanti centri soltanto per informarsi sull’interpretazione delle Scritture; e i ricercatori spirituali giungevano da lontano per studiare sotto la sua guida. Raghunatha dasa era vissuto a Puri per circa sedici anni quando, nel 1534, Sri Caitanya lasciò questo mondo mortale. Poco prima di andarsene, Sri Caitanya gli aveva chiesto di recarsi a Vrindavana e di lavorare accanto a Rupa e a Sanatana, che si trovavano già sul posto per compilare studi accademici riguardanti il vaisnavismo caitanyta, per scoprire importanti luoghi santi e costruire templi imponenti.

Tuttavia egli rimase a Puri altri due o tre anni, fino al decesso di Svarupa Damodara, il suo amato maestro spirituale. Dopo questo avvenimento, quando aveva quasi quarant’anni, Raghunatha dasa partì, diretto a Vrindavana per assistere Rupa e Sanatana nel loro servizio, come Sri Caitanya aveva chiesto. Egli però era tanto afflitto per la morte prematura dei suoi due maestri da decidere di togliersi la vita gettandosi dalla collina Govardhana. Sri Rupa e Sanatana non gli permisero di tentare il suicidio. Poiché egli aveva ricevuto l’associazione intima di Sri Caitanya, lo convinsero invece a continuare a vivere e a recitare quotidianamente i divertimenti del Signore, ed egli seguì questo consiglio, recitandoli per tre ore al giorno durante il resto della sua vita. Perciò Rupa e Sanatana erano soliti sentir parlare regolarmente di Sri Caitanya Mahaprabhu dalla bocca di Raghunatha dasa. Così, tra i vaisnava devoti del Signore, il nome di Raghunatha dasa è inseparabilmente associato a quelli di Rupa e Sanatana; essi diventarono amici intimi continuando a compiere il loro servizio a Vrindavana fino al loro ultimo giorno.

Mentre Rupa e Sanatana trascorrevano la maggior parte del tempo proprio a Vrindavana, Raghunatha dasa si recò nella città di Govardhana, che si trova a sua volta nell’area di Vraja, e là egli meditava accanto al meraviglioso lago, ora noto come Radha-kunda (un importante luogo santo di Vrindavana scoperto da Sri Caitanya Stesso). A tempo debito il Radha-kunda divenne famoso tra i vaisnava come la dimora di Raghunatha dasa Gosvami, o “Dasa Gosvami”, come veniva chiamato, e questo è il luogo dove, alla fine, egli si stabilì a vivere in una piccola capanna.

Non ebbe sempre una capanna, perché al suo arrivo si limitava a sedersi e si assorbiva in meditazione sulla coppia divina, Sri Sri Radha e Krishna. La famosa storia della residenza iniziale di Dasa Gosvami accanto al Radha-kunda, senza alcuna protezione è ora immortale. Il Bhakti-ratnakara descrive l’episodio: “Una volta, mentre il Gosvami era assorto in meditazione, un maschio di tigre e la sua compagna giunsero a bere l’acqua dello Syama-kunda, che si trova proprio accanto al Radha-kunda. Sebbene Dasa Gosvami stesso fosse incurante delle feroci tigri, Sri Krishna discese e rimase di guardia nelle vicinanze, perché non voleva che il Gosvami venisse disturbato nella sua meditazione e, inoltre non voleva che la vita del Gosvami fosse messa in pericolo. In quel momento Sanatana Gosvami passava di là e vide tutto ciò che stava accadendo. Quando le due tigri e Sri Krishna se ne furono andati, Sri Sanatana si avvicinò a Dasa Gosvami, insistendo affinché egli costruisse una capanna, per non costringere Krishna in persona a occuparsi della sua protezione. Ma Dasa Gosvami era preoccupato solo della sua meditazione, e non prese troppo seriamente il consiglio di Sanatana.

Col passare del tempo, tuttavia, accadde un altro avvenimento simile, che Raghunatha dasa non poté ignorare. Appena si fu seduto assorbendosi in meditazione, i devoti si preoccuparono per la sua vita perché Raghunatha trascorse ore ed ore, immobile sotto l’ardente sole di mezzogiorno. Si dice che in quel momento, Radharani Stessa arrivò in quel luogo, restando in piedi dietro al Suo grande devoto Raghu, e usò il Suo scialle per ripararlo dai cocenti raggi del sole. A tempo debito, Sanatana Gosvami apparve di nuovo sulla scena e notò che Srimati Radharani stava sudando nel tentativo di proteggere il Suo fedele devoto. I Suoi abiti erano completamente bagnati del Suo sudore trascendentale mentre Ella svolgeva quell’amorevole austerità a favore di Raghunatha dasa. Volgendosi verso Sanatana, Srimati Radharani sorrise e quindi Se ne andò.

Accettandolo come un dovere solenne, Sanatana Gosvami andò direttamente da Raghunatha dasa e lo rimproverò severamente per aver causato quel disturbo superfluo alla divina consorte del Signore. Fu dopo questo avvenimento che Raghunatha dasa costruì una piccola capanna, di modo che Radhika, mossa dal Suo amore per lui, non dovesse prenderSi il disturbo di ripararlo dall’intenso calore del sole a picco. Questo, in realtà fu l’inizio del sistema dei kutir, e da quel momento i sadhu ebbero delle piccole capanne costruite per loro, dove avrebbero potuto proseguire le loro lunghe meditazioni. I divertimenti sovrannaturali di Sri Raghunatha dasa Gosvami al Radha-kunda sono diventati pressoché leggendari, e ogni episodio è ricco di istruzioni spirituali. Le storie precedenti, per esempio, servono a illustrare la mancanza di preoccupazione da parte di Raghunatha per il proprio benessere materiale e il suo costante assorbimento nella coscienza di Krishna. Inoltre queste storie mostrano che entrambi, Radha e Krishna, si sentivano in debito nei confronti della devozione di Raghunatha dasa Gosvami. In definitiva, ciò dimostra il particolare interesse di Dasa Gosvami per Sri Radhika.

Un altro famoso divertimento al Radha-kunda indica la preoccupazione di Raghunatha dasa Gosvami per il carattere sacro del luogo stesso. Preoccupato che i devoti dovessero lavare i propri indumenti e le pentole nelle sue sacre acque, Raghunatha dasa decise di scavare un pozzo per sopperire a queste necessità. Ma mentre i devoti stavano scavando, urtarono qualche cosa che iniziò a sanguinare. Temendo di aver commesso qualche offesa, Raghunatha dasa insistette affinchè gli operai interrompessero quello scavo. Quella notte, a Raghunatha, fu rivelato che gli operai avevano urtato “la lingua di Govardhana”, e il Gosvami eresse un altare in Suo onore, altare che ancora oggi è adorato.

Il suo livello di elevata spiritualità e di rinuncia si sviluppò sempre più, e culminò in un assoluto assorbimento celeste. Raghunatha dasa Gosvami mostrò, con le azioni e le parole, che le capacità del corpo possono essere estese grazie al desiderio dell’anima. Egli trascese le proprie necessità fisiche fino al punto in cui queste non furono più un ostacolo nella sua vita spirituale. Da questo grande santo, dunque, possiamo imparare la preziosa lezione del controllo dei sensi, non per far mostra di coraggio fisico, ma per il fine supremo dell’amore per Dio.

Oggi, al Radha-kunda si erge il samadhi di Raghunatha dasa Gosvami, la sua tomba, e i pellegrini da tutto il mondo vanno a rendere omaggio a questo illustre maestro spirituale. Le sue parole vengono ancora recitate dai ricercatori spirituali, così come furono compilate dai suoi seguaci diretti. Durante la sua vita Raghunatha dasa compose versi di immensa profondità, sia in poesia sia in prosa, ricordando i divertimenti intimi di Radha e Krishna. I suoi versi furono raccolti in tre volumi, Stava-mala (o Stava-mali), Dana-charita (o Dana-keli-cintamani), e Mukta-charita. Ma oltre a queste composizioni, egli viene ricordato anche come l’emblema vero e proprio della rinuncia. La Caitanya-caritamrita conferma: “Raghunatha dasa Gosvami si era completamente disinteressato del godimento materiale fin dall’infanzia.” Non sorprende quindi che egli sia conosciuto come il prayojana acarya, ossia “colui che insegna il fine della vita con il proprio esempio.”

(da I sei Gosvami di Vrindavana di Satyaraja dasa, Steven Rosen - All rights reserved)

FAQ

Che cos'è il bhakti-yoga?

Bhakti deriva dalla parola sanscrita bhaj, che significa servizio amorevole. Yoga in sanscrito significa connessione. Bhakti yoga significa connettersi al supremo per mezzo dell'amore del puro servizio devozionale.Tutti noi abbiamo amore o Bhakti dentro di noi; tuttavia, è in uno stato dormiente. C'è un modo semplice per risvegliare questo servizio d'amore dormiente a Dio, la Persona Suprema. Questo processo è stabilito dal Signore Sri Krishna nella Bhagavad Gita. Il Signore, Sri Chaitanya Mahabrabhu, l'incarnazione del Signore Krishna in questa era attuale ha misericordiosamente reso questo processo molto semplice e piacevole. Srila prabhupada, il fondatore dell'ISKCON, ha reso questo processo famoso in tutto il mondo. Il processo del risveglio dell'amore non è solo purificante ma anche pienamente soddisfacente. Questo processo di purificazione consiste in tre principi principali: canto, danza e festa. Il canto dei puri nomi del Signore può essere fatto semplicemente cantando regolarmente l'Hare Krishna mahamantra - Hare Krishna Hare Krishna / Krishna Krishna Hare Hare / Hare Rama Hare Rama / Rama Rama Hare Hare. Il canto può essere fatto come giri minimi fissi sul japa mala o può essere fatto insieme in congregazione con strumenti musicali. La danza è anche una parte importante della purificazione per raggiungere l'amore. La danza è fatta con grazia davanti al Signore. La danza impegna tutto il nostro corpo nella glorificazione di Dio, la Persona Suprema. Banchettare significa solo mangiare cibo che è stato specificamente cucinato e offerto amorevolmente a Sri Krishna. Tale cibo o anche chiamato prasadam è privo di karma e non ci intrappola nel ciclo di nascite e morti ripetute.

Che cos'è la I.S.K.Con.?

La Società Internazionale per la Coscienza di Krishna è stata fondata nel 1966 da Prabhupada A.C. Bhaktivedanta Swami, venuto dall'India su ordine del suo Maestro Spirituale per predicare l'amore di Dio al popolo dell'Occidente. Prabhupada è in una linea di successione disciplica che risale direttamente a 500 anni fa, quando Sri Chaitanya apparve in India, e da lì ancora più indietro di 5000 anni, al tempo in cui Krishna parlò per la prima volta La Bhagavad Gita al Suo discepolo Arjuna. La Coscienza di Krishna è vissuta come un processo di auto purificazione. I suoi mezzi e il suo fine sono un segreto di Pulcinella, e non vi è alcun onere finanziario per imparare la Coscienza di Krishna o ricevere l'iniziazione al canto del mantra Hare Krishna. L'essenza del servizio devozionale a Krishna è che si prende qualunque capacità o talento si abbia e lo si combina con gli interessi del Supremo Goditore, il Signore, Sri Krishna. Lo scrittore, scrive articoli per Krishna e noi pubblichiamo periodici in questo modo. L'uomo d'affari, fa affari per fondare molti templi in tutto il paese. I capifamiglia, allevano i figli nella scienza di Dio, e marito e moglie vivono in mutua cooperazione per il progresso spirituale. Queste attività sono svolte sotto la sanzione dell'esperto Maestro Spirituale e in linea con le Scritture. Il servizio devozionale nella Coscienza di Krishna significa cantare regolarmente nel tempio, ascoltare discorsi sui passatempi di Krishna dallo Srimad Bhagavatam e prendere cibi preparati e offerti a Dio, la Persona Suprema. Con libri, letteratura e documenti, la Società si dedica a risvegliare il pubblico mondiale allo stato normale ed estatico della Coscienza di Krishna, in modo che tutti possano riguadagnare la loro posizione eterna di servire favorevolmente la volontà di Krishna. Il canto congregazionale del Sankirtan viene portato alla gente: nei parchi pubblici, nelle scuole, in televisione, a teatro, per le strade. La Coscienza di Krishna non è la filosofia di un pigro. Piuttosto, cantando e impegnandosi nel servizio di Krishna, chiunque partecipi sperimenterà lo stato di "Samadhi", l'assorbimento estatico nella coscienza di Dio, 24 ore al giorno! Poiché la filosofia della Coscienza di Krishna non è settaria, qualsiasi uomo, indù o cristiano, migliorerà nella sua fede cantando il Santo Nome di Dio e ascoltando la Bhagavad Gita. Senza conoscenza, realizzazione e servizio amorevole all'Unico Dio Supremo, non può esserci religione. Che tutti si rallegrino nel Movimento del Sankirtan, e potremo così vedere l'adempimento della predizione fatta da Sri Caitanya 500 anni fa: che il canto dei Santi Nomi di Dio, Hare Krishna, sarebbe stato portato in ogni città e villaggio del mondo. Solo così potrà prevalere la vera pace. È' sublime e facile.

HARE KRISHNA, HARE KRISHNA, KRISHNA KRISHNA, HARE HARE HARE RAMA, HARE RAMA, RAMA RAMA, HARE HARE

Chi è Krishna?

Nella filosofia del Bhakti Yoga, la Verità Assoluta è conosciuta come una persona. Il suo nome è Krishna, una parola sanscrita che significa “coLui che attrae tutti”. Krishna è l'oggetto più attraente dell'amore della tua anima. Ogni essere vivente cerca il piacere. L'essenza del piacere è il piacere dell'amore. Ne abbiamo bisogno. Senza amare qualcuno ed essere amati da qualcuno, la vita è molto vuota e superficiale. L'origine di quell'amore è l'amore dell'anima per Dio e l'amore di Dio per l'anima. Siamo attratti da qualcuno che è bello, potente, colto, famoso, rinunciato, ricco. Queste sono opulenze che attirano il nostro cuore. Il nome Krishna significa che possiede tutte le opulenze nella loro totalità. Egli è la fonte di tutta la bellezza, di tutta la forza, di tutta la conoscenza, di tutta la ricchezza, di tutta la fama e di ogni rinuncia. E l'amore di Krishna per l'anima è illimitato e incondizionato. Questo è Krishna. Egli è il nostro eterno padre, la nostra eterna madre, il nostro eterno amico, il nostro eterno amante. Potremmo servire Krishna attraverso il sentiero della bhakti. Bhakti è il processo che Dio ci ha dato attraverso il quale possiamo servirlo 24 ore al giorno. Krishna è nei nostri cuori. Krishna è nel cuore di ogni essere vivente. Krishna è dentro ogni atomo e tra gli atomi attraverso le sue varie energie. Ma alla fine, la fonte di tutto è quella persona divina, quella persona onnipotente, amorevole e attraente con cui desideriamo eternamente ricongiungerci. Bhakti Yoga significa ricongiungersi con la nostra fonte, con Dio, attraverso atti di devozione, ricordandoci di lui, cantando i Suoi nomi e le Sue glorie, pregandolo, adorando la divinità, rendendo servizio a Lui, ai Suoi devoti e a tutti gli esseri viventi. Questi sono i modi attraverso i quali potremmo sempre sentire la presenza di Dio.

Chi ha iniziato il Movimento Hare Krishna?

Nel 1965, Sua Divina Grazia A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada viaggiò da solo dall'India agli Stati Uniti d'America per stabilire la tradizione senza tempo della coscienza di Krishna nel mondo occidentale. Ha fondato da solo l'International Society for Krishna Consciousness (I.S.K.CON.), una società mondiale di oltre 500 templi, comunità agricole e scuole, con un'adesione di oltre tre milioni di membri in Occidente, cinquanta milioni in tutto il mondo. Srila Prabhupada ha tradotto oltre 50 libri sulla coscienza di Krishna, ora disponibili in oltre 65 lingue. Prima di morire nel 1977, fece in modo che il movimento fosse guidato da una Commissione del Corpo Direttivo composta dai suoi discepoli più anziani. Inoltre, dopo la dipartita di Srila Prabhupada, i suoi stessi discepoli iniziarono ad accettare discepoli, portando avanti l'antico sistema della successione disciplica. Pertanto, ha toccato abbastanza persone che possono trasmettere questa conoscenza ad altri che questo movimento continuerà anche nel futuro.

Chi sono io?

Queste sono le domande secolari che ogni filosofo nel corso dei secoli ha cercato di comprendere e comprendere. Dopo tutto, come saprai cosa fare nella vita se non sai nemmeno chi o cosa sei? " Tuttavia, l'antica letteratura vedica dell'India ha fornito le risposte più chiare che sono state trovate ovunque per rispondere a queste domande. Ad esempio, il Mundaka Upanishad (3.1.9) spiega che l'essere vivente è l'anima e che: "L'anima è di dimensioni atomiche e può essere percepita dalla perfetta intelligenza. Questa anima atomica è situata nel cuore e diffonde la sua influenza su tutto il corpo delle entità viventi incorporate. Quando l'anima viene purificata dalla contaminazione dei cinque tipi di aria materiale, la sua influenza spirituale viene esibita.

"Il Chandogya Upanishad (6.11.3) afferma anche che sebbene il corpo avvizzisca e muoia quando il sé o l'anima lo abbandonano, il sé vivente non muore. Ulteriore illuminazione è data nello Srimad-Bhagavatam (7.2.22) in cui spiega che l'anima spirituale non ha morte ed è eterna ed inesauribile. È completamente diverso dal corpo materiale, ma per essere stato fuorviato dall'abuso della sua leggera indipendenza, è obbligato ad accettare corpi sottili e grossolani creati dall'energia materiale e quindi essere sottoposti alla cosiddetta felicità materiale e angoscia.La natura eterna del sé viene anche spiegata nella Bhagavad-gita dal Signore Sri Krishna, dove Egli dice specificamente che non c'è mai stato un tempo in cui Lui non esistesse, né alcuno degli esseri viventi, incluso te. L'anima incarnata passa continuamente dalla fanciullezza alla giovinezza fino alla vecchiaia in questo corpo. ">Ma per chi si è realizzato da solo, non c'è sconcerto in un simile cambiamento. Si spiega inoltre che dovremmo sapere che ciò che pervade l'intero corpo attraverso la coscienza è indistruttibile. Nessuno è in grado di distruggere l'anima imperitura. Solo il corpo materiale dell'eterno essere vivente è soggetto alla distruzione. Per l'anima non c'è mai nascita né morte. Non viene ucciso quando il corpo muore o viene ucciso. Come una persona indossa nuovi indumenti, rinunciando a quelli vecchi, allo stesso modo, l'anima accetta nuovi corpi materiali, rinunciando a quelli vecchi e inutili. Certamente questa conoscenza può alleviare chiunque dall'ansia che viene dal pensare che la nostra esistenza sia finita alla morte. Spiritualmente, non moriamo; tuttavia, il corpo viene utilizzato fino a quando non è più adatto per continuare. A quel tempo, potrebbe sembrare che moriamo, ma non è così. L'anima continua il suo viaggio verso un altro corpo secondo il suo destino.

Viene anche spiegata l'indistruttibilità dell'anima. L'anima individuale è infrangibile e insolubile, e non può essere né bruciata né secca. L'anima è eterna, immutabile e eternamente uguale. Sapendo questo, non dovremmo addolorarci per il corpo temporaneo. Quindi, il corpo si assottiglia e muore ma l'anima non muore: semplicemente cambia corpo. Pertanto, il corpo è come una camicia o un cappotto che indossiamo per qualche tempo, e quando è consumato, lo cambiamo per uno nuovo. Pertanto, la letteratura vedica, come la Chandogya Upanishad (8.1.1), menziona che la conoscenza del sé interiore è ciò che dovrebbe essere cercato e compreso da tutti. Realizzare la propria identità spirituale risolve i problemi e i misteri della vita. Più realizziamo la nostra identità spirituale, più vedremo che siamo oltre questi corpi materiali temporanei e che la nostra identità non è semplicemente un corpo bianco, o nero, o giallo, o grasso, magro, intelligente, stupido, vecchio , giovane, forte, debole, cieco, ecc. La cecità reale significa non essere in grado di vedere attraverso le condizioni corporee temporanee e superficiali e nella persona reale interiore. Vedere la realtà significa riconoscere la natura spirituale di tutti. Lo Srimad-Bhagavatam (11.28.35) spiega che l'anima è auto-luminosa, al di là della nascita e della morte, e illimitata dal tempo o dallo spazio e, quindi, oltre ogni cambiamento. Il Bhagavatam (11.22.50) sottolinea anche che come si assiste alla nascita e alla morte di un albero ed è separato da esso, allo stesso modo la testimonianza della nascita, della morte e delle varie attività del corpo è dentro ma separata da esso. La dimensione dell'anima è descritta anche nella Svetasvatara Upanishad (5.9): "Quando il punto superiore di un capello è diviso in cento parti e ancora ciascuna di tali parti è ulteriormente suddivisa in cento parti, ciascuna di tali parti è la misura della dimensione dell'anima spirituale. "Quindi considerando che il diametro di un tipico pelo è largo circa tre-millesimi di pollice, allora dividerlo in cento parti, e poi dividere una di quelle parti di nuovo in cento parti significa che sarebbe microscopico. E poiché è spirituale e non fatto di sostanza materiale, percepire la presenza dell'anima non è così facile. È invisibile alla nostra visione materiale. La Katha Upanishad riferisce che all'interno del corpo, più in alto dei sensi e degli oggetti dei sensi, esiste la mente. Più sottile della mente è l'intelligenza, e più alto e più sottile di quanto l'intelletto sia il sé. Quel sé è nascosto in tutti gli esseri e non brilla, ma è visto dai sottili veggenti attraverso il loro acuto intelletto. Da questo possiamo capire che all'interno del corpo fisico grossolano, composto da vari elementi materiali, come terra, aria, acqua, ecc., c'è anche il corpo sottile composto dai sottili elementi sottili della mente, dell'intelligenza e del falso ego. Le attività psichiche si svolgono all'interno del corpo sottile. È anche all'interno del corpo sottile in cui esistono i ricordi delle vite passate, per quanto profonde possano essere. Tuttavia, l'essere vivente ha la sua forma spirituale che è più profonda di questa sottigliezza, altrimenti non potrebbe aver ripetuto nascite. Una persona vede effettivamente il suo sé spirituale così come la presenza dell'Essere Supremo quando percepisce che sia il corpo grossolano sia quello sottile non hanno nulla a che fare con il puro sé spirituale interiore. Pertanto, si potrebbe chiedere che, poiché siamo separati dai corpi grossolani e sottili, perché ci identifichiamo così fortemente con il corpo materiale? Si spiega che sebbene il corpo materiale sia diverso dall'anima, è a causa dell'ignoranza dovuta all'associazione materiale che ci si identifica erroneamente con le condizioni corporee alte e basse. È ulteriormente elaborato che solo a causa della mente e dell'ego tale sperimentiamo felicità materiale e angoscia. Tuttavia, in realtà, l'anima spirituale è al di sopra di tale esistenza materiale e non può mai essere realmente influenzata dalla felicità materiale e dall'angoscia in qualsiasi circostanza. Una persona che percepisce veramente questo non ha nulla da temere dalla creazione materiale o dall'apparizione di nascite e morti. Così, può ottenere una vera pace. Il Chandogya Upanishad (8.1.5-6) ​​continua a spiegare che il sé è libero dal peccato e dalla vecchiaia, dalla morte e dal dolore, dalla fame e dalla sete, dalla lamento e dalla tristezza e da tutte le forme corporee identificazione. Desidera solo ciò che dovrebbe desiderare e non immagina altro che ciò che dovrebbe immaginare. Chi si allontana da questa vita senza aver scoperto il sé e quei desideri veri o spirituali non ha libertà in tutti i mondi. Ma quelli che partono da qui dopo aver realizzato la propria vera identità spirituale e quelle inclinazioni spirituali hanno la libertà in tutti i mondi. Quindi, per riassumere, l'anima è una particella di coscienza e beatitudine nel suo stato purificato di essere. Non è materiale in alcun modo. È ciò che parte dal corpo al momento della morte e, nel corpo sottile, trasporta le sue impressioni, i desideri e le tendenze mentali, insieme ai risultati karmici delle sue attività da un corpo all'altro. Comprendere e percepire questo sé, che è la nostra autentica identità spirituale, è il vero obiettivo della vita. Tale realizzazione allevia uno di ulteriore esistenza materiale. Come è spiegato, coloro che hanno purificato la loro coscienza, sono stati assorbiti dalla conoscenza spirituale e hanno assolto ogni impurità nella mente, sono liberati dal karma che li libera da qualsiasi nascita futura. Sono liberi da altre nascite nel mondo materiale e vengono liberati nell'atmosfera spirituale. Come fare questo è il risultato finale dell'esistenza umana.

Da dove provengono le vostre Scritture?

Sebbene il movimento Hare Krishna sia stato fondato in Occidente solo nel 1966, le sue radici si estendono per migliaia di anni nel passato, nella tradizione vedica dell'India. I Veda erano originariamente una tradizione vocale, ma poi furono scritti in sanscrito più di 5000 anni fa. Il compilatore della letteratura vedica, Srila Vyasadeva, divise la conoscenza vedica in vari dipartimenti di conoscenza, materiale e spirituale, affidando ai suoi discepoli sezioni particolari. In questo modo, le scritture si sono sviluppate nei quattro Veda, nei Vedanta Sutra, nelle 108 Upanishad principali, nel grande Mahabharata che include la Bhagavad-gita e nei 18 Purana principali, tra gli altri testi. Dei Purana, il Bhagavata Purana o Srimad-Bhagavatam è descritto come il frutto più maturo di tutta la letteratura vedica. È accettato dalla tradizione vedica come la conclusione dei principi e della comprensione vedantica, e mette in relazione i passatempi e le caratteristiche del Signore Supremo. Il processo di sviluppo spirituale descritto nella letteratura vedica è un processo graduale di realizzazione di Dio e amore per Dio. Questa saggezza è stata attentamente preservata e tramandata attraverso i secoli attraverso il veicolo della successione di maestri autorealizzati. Questa antica saggezza spirituale viene ora nuovamente presentata in Occidente attraverso il Movimento Hare Krishna. Invitano persone di ogni tipo a visitare i loro templi, comunità e siti web e a partecipare in qualsiasi modo desiderino a questo sublime e facile processo di <em>bhakti-yoga</em> e Coscienza di Krishna. Ci sono anche molti libri che possono aiutare a comprendere come puoi iniziare questo processo spirituale.

Hare Krishna mantra, che cos'è?

Hare Krishna Hare Krishna Krishna Krishna Hare Hare Hare Rama Hare Rama Rama Rama Hare Hare

Un mantra è una vibrazione sonora spirituale che purifica la coscienza e risveglia l'amore di Dio. Il canto del maha-mantra Hare Krishna - Hare Krishna, Hare Krishna, Krishna Krishna, Hare Hare / Hare Rama, Hare Rama, Rama Rama, Hare Hare - è raccomandato nella letteratura vedica come il metodo più facile per quest'epoca (il kali-yuga), per raggiungere la realizzazione spirituale. Krishna è il nome sanscrito di Dio che significa "CoLui che attrae tutti", e Rama è un altro nome per Dio che significa "riserva di ogni piacere". Hare si riferisce all'energia divina del Signore. Quindi il mantra Hare Krishna significa: "O onnipotente, onnipotente Signore, o energia del Signore, per favore impegnami nel Tuo servizio". Ci sono due modi per cantare questo mantra: canto di gruppo (kirtana) e canto individuale su corona (japa). Per entrambi i metodi non si applicano regole rigide e chiunque può recitare in qualsiasi momento.

Ascolta il commento di Srila Prabhpada

Karma, che cos'è?

Il karma è uno di quegli argomenti che molte persone conoscono poco, ma pochi ne comprendono le complessità. Per cominciare, la terza legge del moto di Newton afferma che per ogni azione c'è una reazione uguale e contraria. Sulla scala universale, questa è la legge del karma. La legge del karma afferma fondamentalmente che ogni azione ha una reazione e qualsiasi cosa tu faccia agli altri, in seguito, tornerà da te. Inoltre, l'ignoranza della legge non è una scusa. Siamo ancora responsabili per tutto ciò che facciamo, indipendentemente dal fatto che lo comprendiamo o meno. Pertanto, la cosa migliore è imparare come funziona. Se tutti capissero la legge del karma, vivremmo tutti una vita più felice in un mondo più luminoso. Perché? Perché potremmo sapere come regolare le nostre vite in modo da non subire le continue reazioni di ciò che abbiamo fatto a causa dei falsi obiettivi della vita. Secondo la letteratura vedica, il karma è la legge di causa ed effetto. Per ogni azione c'è una causa oltre che una reazione. Il karma viene prodotto eseguendo attività interessate allo sviluppo fisico o mentale. Si possono compiere attività pie che produrranno buone reazioni o un buon karma per il futuro divertimento. Oppure si può compiere egoismo o ciò che alcuni chiamano attività peccaminose che producono cattivo karma e sofferenza futura. Questo segue una persona ovunque vada in questa vita o in una vita futura. Tale karma, così come il tipo di coscienza che una persona sviluppa, stabilisce reazioni che è necessario sperimentare. La Svetashvatara Upanishad (5.12) spiega che l'essere vivente, l'anima jiva, acquisisce molti corpi fisici e sottili grossolani a causa delle azioni che compie, come è motivato dalle qualità materiali a cui ottiene. Questi corpi acquisiti continuano ad essere una fonte di illusione finché egli è ignorante della sua vera identità. Il Brihadaranyaka Upanishad (4.45) chiarisce ulteriormente che come l'atma o l'anima nei corpi grossolani e sottili agisce, così in tal modo ottiene condizioni diverse. Agendo santo diventa un santo e agendo immoralmente diventa soggetto alle conseguenze karmiche. In questo modo, acquisisce di conseguenza la pietà o il peso dell'empietà. Allo stesso modo, si afferma che come un uomo semina, così mieterà. Pertanto, mentre le persone vivono la loro vita presente, coltivano un particolare tipo di coscienza con i loro pensieri e attività, che possono essere buoni o cattivi. Questo crea il karma di una persona. Questo karma ci indirizzerà verso un corpo più appropriato per le reazioni che dobbiamo affrontare, o le lezioni che dobbiamo imparare. Quindi, la causa della nostra esistenza deriva dalle attività delle nostre vite precedenti. Poiché tutto è basato su una causa, è il karma di uno che determinerà la propria situazione, come razza, colore, sesso o area del mondo in cui uno apparirà, o se uno è nato in una famiglia ricca o povera, o essere sani o malsani, ecc. ecc. Grazie per aver letto Hare Krishna [learn_more caption = "Ulteriori informazioni"] Quindi, quando gli esseri viventi rinascono, ottengono un certo tipo di corpo che è più adatto al tipo di coscienza che hanno sviluppato. Pertanto, secondo il Padma Purana, ci sono 8.400.000 specie di vita, ognuna delle quali offre una particolare classe di corpo per qualsiasi tipo di desiderio e coscienza che l'essere vivente possa avere in questo mondo. In questo modo, l'essere vivente è il figlio del suo passato e il padre del suo futuro. Quindi, è attualmente influenzato dalle attività della sua vita precedente e crea la sua esistenza futura dalle azioni che compie in questa vita. Una persona si reincarnerà in varie forme di corpi che sono più adatti per la coscienza, i desideri e la dignità dell'essere vivente e per ciò che merita. Quindi l'essere vivente continua inevitabilmente in questo ciclo di nascita e morte e le conseguenze per le sue varie attività buone o cattive finché è materialmente motivato. Ciò che crea il karma buono o cattivo è anche la natura dell'intento dietro l'azione. Se si usano le cose egoisticamente o per rabbia, avidità, odio, vendetta, ecc., Allora la natura dell'atto è oscurità. Uno incorrerà in un cattivo karma che in seguito si manifesterà come un'inversione nella vita, eventi dolorosi, malattie o incidenti. Mentre le cose che sono fatte a beneficio degli altri, per gentilezza e amore, senza alcun pensiero di ritorno, o per adorare Dio, sono tutte azioni di bontà e pietà, che porteranno l'elevazione o la fortuna a voi. Tuttavia, se fai qualcosa di male che accade a causa di un incidente o di un errore, senza l'intenzione di arrecare alcun danno agli altri, il karma non è così pesante. Forse eri destinato a essere uno strumento nel karma di qualcun altro, che è anche tuo. Prenderà in considerazione la tua motivazione. Tuttavia, maggiore è l'intento o la consapevolezza di fare qualcosa di sbagliato, maggiore sarà il grado di reazione negativa che ci sarà. Quindi è tutto basato sull'intento che sta dietro l'azione. Tuttavia, dovremmo capire che, essenzialmente, il karma è per correggere una persona, non per una semplice retribuzione delle azioni passate. L'universo è basato su compassione. Ognuno ha certe lezioni e modi in cui deve svilupparsi, e la legge del karma in effetti la dirige in un modo per farlo. Nondimeno, non si è condannati a rimanere in questo ciclo di ripetute nascite e morti per sempre. C'è una via d'uscita. Nella forma umana si può acquisire la conoscenza della realizzazione spirituale e ottenere la liberazione dal karma e da ulteriori cicli di nascita e morte. Questo è considerato il risultato più importante che si possa ottenere nella vita. Questo è il motivo per cui ogni processo religioso nel mondo incoraggia le persone che vogliono la libertà dall'esistenza terrena a non desiderare attaccamenti materiali o piaceri sensuali che li legano a questo mondo, ma a lavorare verso ciò che può liberarli da ulteriori cicli di nascita e morte.Tutti il karma può essere negato quando si aspira veramente a comprendere o realizzare lo scopo superiore nella vita e nella verità spirituale. Quando si raggiunge quel punto, la sua vita può essere veramente spirituale che dà l'eterna libertà dal cambiamento. Cercando la Verità Assoluta o servendo Dio nel servizio devozionale, specialmente nel bhakti-yoga, una persona può raggiungere il punto in cui è completamente sollevato da tutti gli ostacoli o le responsabilità karmiche. Il Signore Krishna dice nella Bhagavad-gita (18.66): "Abbandona ogni varietà di religione e arrenditi a Me. Ti libererò da ogni reazione peccaminosa. Non temere ". Senza essere allenati in questa scienza spirituale, è molto difficile capire come l'essere vivente lascia il suo corpo o quale tipo di corpo otterrà in futuro, o perché ci sono varie specie di vita che accolgono tutte le persone gli innumerevoli livelli di coscienza delle entità viventi. Come riferito nella Bhagavad-gita, coloro che sono spiritualmente ignoranti non possono capire come un'entità vivente può lasciare il corpo al momento della morte, né possono capire quale tipo di corpo godrà sotto l'influenza dei modi di natura. Tuttavia, chi è stato addestrato alla conoscenza può percepirlo. Quindi, incoraggiamo tutti a comprendere la legge del karma in modo più completo e come si può impegnarsi nel servizio di devozione del Signore per liberarsi da ogni karma buono o cattivo e sviluppare una coscienza puramente spiritualizzata. Questa è vera libertà e liberazione da tutti i limiti materiali attraverso i quali si può raggiungere lo strato spirituale.

Qual è lo scopo della vita?

Gli esseri viventi sono anime spirituali. Come tali, siamo parte integrante dell'assoluto supremo, Sri Krishna. Lo scopo della nostra vita è stabilire la connessione perduta con la Persona Suprema - Sri Krishna. Tutti noi stiamo cercando l'amore. Tuttavia, stiamo cercando di trovare il cosiddetto amore in questo mondo materiale - un mondo che è pieno di avidità, invidia, lussuria, rabbia, falso ego, illusione. Questo mondo materiale è pieno di tristezza e miseria. È' un mondo temporaneo. Si può venire sommersi da problemi in qualsiasi momento. Quindi i nostri tentativi di trovare la vera felicità in questo mondo materiale invariabilmente finiscono con la frustrazione. La vera felicità può essere trovata quando risvegliamo l'amore dormiente o la coscienza di Krishna. La vita umana è una possibilità per noi di ristabilire questa relazione. La coscienza di Krishna si ottiene pensando sempre a Lui, cantando il Suo santo nome, servendoLo, servendo i Suoi devoti e diffondendo le glorie del santo nome. Quindi, quando siamo impegnati nella coscienza di Krishna, sperimentiamo il più alto amore trascendentale: l'amore per Krishna, la Suprema personalità di Dio o prema bhakti. Raggiungere la prema bhakti è l'obiettivo della vita. Una vita di eternità, conoscenza e beatitudine!

Reinarnazione, che cos'è?

La reincarnazione è chiamata samsara nei classici testi vedici dell'India. La parola samsara è sanscrito e significa essere legati al ciclo di ripetute nascite e morti attraverso numerose vite. Il modo in cui funziona è che coloro che sono condizionati materialmente trasmigrano attraverso corpi diversi in base ai propri desideri e attività (o karma) passate e familiarità. I loro desideri, se materialmente motivati, richiedono un corpo fisico per consentire loro di continuare a elaborare i loro desideri materiali in varie condizioni di vita. Generalmente, nelle tradizioni orientali si considera che tutte le forme di vita o di specie hanno un'anima, che è l'entità che si reincarna. Prima di quando un'entità è pronta a incarnarsi come essere umano sulla Terra, l'anima può aver attraversato un'intera serie di vite per sperimentare vari livelli di esistenza e di coscienza. Il principio è che un'entità può effettivamente progredire attraverso le diverse specie di vita, gradualmente salendo fino a raggiungere la forma umana. Certo, il corpo è solo la copertura dell'anima in cui appare. L'essere vivente si muoverà continuamente verso l'alto nei suoi cicli di reincarnazione finché non avrà sperimentato tutte le principali varietà di esistenze che il regno materiale ha da offrire. In questo modo l'essere vivente è pienamente esperto nell'elaborare desideri o desideri materiali in tutti i tipi di forme quando raggiunge il livello umano. Naturalmente, non tutti gli esseri potrebbero dover affrontare tutto questo. Come funziona la reincarnazione è descritto più dettagliatamente nei testi vedici dell'India. La Bhagavad-gita (8.6) spiega che qualunque stato di coscienza si raggiunge quando lui o lei abbandona questo corpo, uno stato simile sarà raggiunto nella prossima vita. Ciò significa che dopo che la persona ha vissuto la sua vita, le numerose attività variegate della persona formano una coscienza aggregata. Tutti i nostri pensieri e azioni nella nostra vita influenzeranno collettivamente lo stato di essere in cui siamo al momento della morte. Questa coscienza determinerà a cosa sta pensando quella persona alla fine della propria vita. Quest'ultimo pensiero e coscienza dirigeranno quindi dove quella persona molto probabilmente andrà nella prossima vita perché questo stato di essere passa da questa vita alla successiva. Come viene ulteriormente spiegato, l'entità vivente nel mondo materiale trasporta i diversi livelli di coscienza da un corpo all'altro nello stesso modo in cui l'aria porta aromi. In altre parole, non possiamo vedere gli aromi trasportati dall'aria, ma può essere percepito dal senso dell'olfatto. In modo simile, non possiamo vedere i tipi di coscienza che l'essere vivente si è sviluppato, ma è trasportato da questo corpo al momento della morte e procede verso un altro corpo nella prossima vita per riprendere da dove era stato interrotto dal precedente esistenza. Naturalmente, la prossima vita potrebbe essere in un altro corpo fisico o in un corpo sottile tra le nascite, o anche negli stati d'essere celesti o infernali. Dopo la morte, si continua la coscienza che è stata coltivata durante la vita. Sono i nostri modelli di pensiero che costruiscono la coscienza, che poi ci indirizza verso l'esperienza richiesta dopo la morte. Il proprio stato di coscienza o concezione della vita esiste nel corpo sottile, che consiste nella mente, nell'intelligenza e nel falso ego. L'anima è coperta da questo corpo sottile, che esiste all'interno della forma materiale grossolana. Quando il veicolo fisico non può più funzionare, il corpo e l'anima sottili ne sono costretti a uscire. Poi, quando è il momento giusto, sono collocati in un'altra struttura fisica che adatta adeguatamente lo stato della mente dell'entità vivente. È così che lo stato mentale che attira l'uomo morente determina come inizia la sua prossima vita. Se il morente è assorto in pensieri di guadagno materiale o di piaceri sensuali di moglie, famiglia, parenti, casa, ecc., Allora deve, a un certo punto, ottenere un altro corpo materiale per continuare a perseguire i suoi interessi mondani. Dopo tutto, come si può soddisfare i suoi desideri materiali senza un corpo materiale? Per questo motivo, è meglio che una persona coltivi sempre attività pie e pensieri spirituali per aiutarlo a entrare in una vita migliore dopo la morte. Se una persona ha provato a tagliare i nodi dell'attaccamento alla vita materialistica e si è impegnata in attività spirituali, al grado di avanzamento che la persona ha fatto, lui o lei può andare in un regno celeste dopo la morte, o persino raggiungere il regno di Dio . In ogni caso, possiamo cominciare a capire che morire nella coscienza giusta per liberarsi dal ciclo di nascita e morte è un'arte che richiede pratica. Dobbiamo prepararci per il momento della morte in modo da non essere presi alla sprovvista o in uno stato mentale inadatto. Questo è uno degli scopi dello yoga. Dopo quello che può essere milioni di nascite e morti attraverso molte forme di vita, cercando di soddisfare tutti i desideri materiali, l'anima può cominciare a stancarsi di questi continui tentativi di felicità che spesso si rivelano così temporanei. Allora la persona può tuper trovare un significato spirituale nella vita. Nella ricerca del significato più alto, a seconda del livello di coscienza che una persona sviluppa, lui o lei può gradualmente entrare in livelli sempre più alti di sviluppo. Infine, se una persona scopre che in realtà non è questo corpo ma un essere spirituale al suo interno, e raggiunge un livello spirituale di coscienza, può perfezionare la sua vita in modo che entri negli strati spirituali e non debba più incarnarsi nel fisico mondo. Quindi, la liberazione è raggiunta attraverso la realizzazione del Sé e lo sviluppo del servizio di devozione a Dio, che è la perfezione del sentiero spirituale. Attraverso l'esistenza umana sulla Terra, è possibile accedere a molti altri piani di esistenza, incluso l'ingresso nel mondo spirituale. Dipende solo da come usiamo questa vita. L'idea che una persona abbia una sola vita per diventare qualificata per entrare in paradiso o per entrare nella dannazione eterna non offre all'anima alcun mezzo per la riabilitazione e solo una infinita sofferenza. Questo non è ragionevole. La dottrina della reincarnazione offre a chiunque ampie possibilità di correggere e rieducarsi nelle future nascite. Un'eternità all'inferno significa che un effetto infinito è prodotto da una causa finita, che è illogica. Dio non ha creato gli uomini per diventare niente più che un combustibile duraturo per nutrire i fuochi dell'inferno. Un tale scopo nella sua creazione non proviene da un Dio sempre amorevole, ma deriva dalle idee difettose dell'uomo e dalle sue concezioni imperfette di Dio. Dopo tutto, quanti uomini senza macchia potevano esserci in questo mondo? Chi ha un personaggio così puro da ricevere un passaggio immediato in paradiso? La Bhagavad-gita spiega che anche il peggiore peccatore può attraversare l'oceano della nascita e della morte salendo la barca della conoscenza trascendentale. Dobbiamo semplicemente essere sinceri nel raggiungere quella barca. Inoltre, una persona raccoglie i risultati delle sue azioni peccaminose per un periodo di tempo limitato. Dopo essere stato purgato dai propri peccati, cioè soffrendo le reazioni dolorose delle proprie cattive attività, una persona, sapendo il bene dal male, può avere una nuova possibilità di lavorare liberamente per la sua emancipazione da un ulteriore intreccio nella vita materiale. Quando merita e ottiene tale libertà, l'anima può godere della felicità perfetta ed eterna nella sua unione devozionale con l'Essere Supremo. Questo è il motivo per cui è sempre incoraggiato uno a cercare la conoscenza spirituale e la pratica dell'illuminazione. Sviluppando devozione sincera e purificata per il Signore, non ci si deve preoccupare della propria futura nascita. Una volta che una persona ha iniziato questo percorso di devozione, ogni vita si avvicina alla perfezione spirituale, in qualunque situazione si trovi. Così una persona è incoraggiata a pentirsi dei propri peccati o delle cattive scelte che sono state fatte sotto l'influenza di lussuria, rabbia o avidità e coltivare il perdono, la purezza e la generosità. Una persona dovrebbe anche impegnarsi in carità, penitenza, meditazione, japa (canto personale dei santi nomi del Signore), kirtan (canto congregazionale dei santi nomi del Signore) e altre pratiche spirituali, che distruggono tutti i peccati e rimuovono tutti i dubbi sulla conoscenza spirituale . Quindi attraverso la pratica costante si può raggiungere gradualmente il mondo spirituale ed essere liberi da ogni ulteriore entanglement nella reincarnazione.

Vegetariani, perché essere o diventare?

Sul sentiero spirituale, ci sono diversi motivi per cui una persona è raccomandata per essere vegetariana. Una ragione principale è che abbiamo bisogno di vedere la natura spirituale all'interno di tutti gli esseri viventi, e ciò include anche gli animali e le altre creature. Fratellanza universale significa nonviolenza sia agli umani che agli animali. Consiste nel comprendere che anche gli animali hanno un'anima. Sono vivi, coscienti e provano dolore. E queste sono le indicazioni della presenza della coscienza, che è il sintomo dell'anima. Persino la Bibbia (Genesi 1,21; 1,24; 1,30; 2,7; e in molti altri luoghi) si riferisce sia agli animali che alle persone come nefesh chayah, anime viventi. Coloro che mangiano carne, tuttavia, a causa del loro desiderio di mangiare animali o di vederli come una fonte di cibo per lo stomaco, non sono così facilmente in grado di comprendere la natura spirituale di tutti gli esseri. Dopo tutto, se sai che tutte le entità viventi sono essenzialmente spirituali e che tutti gli esseri viventi che sono coscienti mostrano i sintomi dell'anima interiore, allora come puoi ucciderli inutilmente? Ogni creatura vivente è anche la stessa di cui siamo nel rispetto che è anche figlia dello stesso padre, una parte dello stesso Essere Supremo. Pertanto, l'uccisione di animali mostra una grande mancanza di consapevolezza spirituale. Molte parti della letteratura Vedica descrivono come l'Essere Supremo sia il mantenitore di innumerevoli entità viventi, gli umani così come gli animali, ed è vivo nel cuore di ogni essere vivente. Solo quelli con coscienza spirituale possono vedere lo stesso Essere Supremo nella Sua espansione come Anima Suprema all'interno di ogni creatura. Essere gentili e spirituali verso gli umani e essere un assassino o un nemico verso gli animali non è una filosofia equilibrata, e mostra la propria ignoranza spirituale. La prossima ragione per essere vegetariani è considerare la quantità di paura e sofferenza che gli animali provano nel settore della macellazione. Ci sono innumerevoli storie di come nella paura le mucche piangono, urlano e talvolta cadono morte mentre sono dentro o anche prima che vengano portate nel macello. O come le vene dei maiali morti sono così grandi da mostrare che sono praticamente esplose dalla paura che il maiale ha provato e dall'adrenalina prodotta mentre veniva portata al macello. Ciò causa certamente un'immensa quantità di violenza per permeare l'atmosfera, che si spegne e ricade su di noi in una qualche forma. Inoltre, l'adrenalina e la paura nell'animale producono anche tossine che poi permeano il corpo di questi animali, che ingeriscono i mangiatori di carne. Le persone che consumano queste cose non possono fare a meno di esserne influenzate. Causa tensioni all'interno di loro individualmente, che poi si diffonde nelle loro relazioni con gli altri. L'antico testo Vedico della Manu-samhita (5,45-8) dice: "Chi ferisce gli esseri infetti dal desiderio di darsi piacere non trova mai la felicità, né vivente né morta. Colui che non cerca di causare la sofferenza dei legami e della morte alle creature viventi, ma desidera il bene di tutti gli esseri, ottiene una felicità infinita. . . La carne non può mai essere ottenuta senza danni alle creature viventi, e la ferita agli esseri senzienti è dannosa per il conseguimento della beatitudine celeste; Lascialo quindi evitare l'uso della carne. " La Bibbia (Romani 14,21) dice anche: "Non è né buono mangiare carne né bere vino". Un altro comandamento biblico (Esodo 23.5) ci istruisce ad aiutare gli animali nel dolore, anche se appartengono a un nemico. Anche le scritture buddhiste (Sutta-Nipata 393) consigliano: "Non distruggere o far distrarre alcuna vita o sanzionare le azioni di coloro che lo fanno. Lascia che si astenga dal ferire persino qualsiasi creatura, sia quelle forti che quelle che tremano nel mondo. "Si dice anche nelle scritture buddiste, il Sutra Mahaparinirvana," Il mangiare carne estingue il seme della grande compassione ".Per gli ebrei, il Talmud (Avodah Zorah 18B) vieta l'associazione con i cacciatori, per non parlare della caccia. Nel Nuovo Testamento Gesù preferì la misericordia al sacrificio (Matteo 9.13, 12.7) e si oppose all'acquisto e alla vendita di animali per il sacrificio (Matteo 21,12-14, Marco 11,15, Giovanni 2,14-15). Una delle missioni di Gesù era di eliminare il sacrificio animale e la crudeltà verso gli animali (Ebrei 10.5-10). Troviamo specialmente in Isaia dove Gesù disprezza il massacro e lo spargimento di sangue di uomini e animali. Dichiara (1,15) che Dio non ascolta le preghiere degli assassini animali: "Ma le tue iniquità hanno separato te e il tuo Dio. E i tuoi peccati ti hanno nascosto la sua faccia, così che Lui non ascolti. Perché le tue mani sono macchiate di sangue. . . I loro piedi corrono verso il male e si affrettano a versare sangue innocente. . . non conoscono le vie della pace ". Isaia si lamenta anche di aver visto," Gioia e allegrezza, macellazione di bestiame e uccisione di pecore, consumo di carne e consumo di vino, come pensavi, 'mangiamo e beviamo, per domani noi moriamo. '"(22.13) È anche stabilito nella Bibbia (Isaia 66,3): "Chi uccide un bue è come se uccidesse un uomo". A questo proposito San Basilio (320-379 d.C.) insegnava: "Il vapore della carne daruccide la luce dello spirito. Difficilmente si può avere virtù se si gustano pasti a base di carne e di carne. "Quindi dovremmo trovare alternative all'uccidere gli animali per soddisfare i nostri appetiti, specialmente quando ci sono molti altri cibi sani disponibili. Altrimenti, devono esserci reazioni a tale violenza. Non possiamo aspettarci la pace nel mondo se continuiamo a uccidere inutilmente tanti milioni di animali per il consumo di carne o per abuso. Il terzo fattore per essere vegetariani è il karma. Come afferma la seconda legge della termodinamica, per ogni azione deve esserci una reazione uguale e contraria. Sulla scala universale questa è chiamata la legge del karma, il che significa che ciò che gira intorno viene fuori. Questo riguarda ogni individuo, così come le comunità e i paesi. Come la nazione semina, così raccoglierà. Questo è qualcosa che dovremmo prendere molto seriamente, specialmente nel nostro tentativo di portare pace, armonia e unità nel mondo. Se tanta violenza viene prodotta dall'uccisione di animali, dove pensi che le reazioni a questa violenza vadano? Ci torna in tanti modi, come la forma del crimine di quartiere e della comunità e le guerre mondiali. La violenza genera violenza. Pertanto, questo proseguirà a meno che non sappiamo come cambiare.Isaac Bashevis Singer, che ha vinto il Premio Nobel per la letteratura, ha chiesto: "Come possiamo pregare Dio con misericordia se noi stessi non abbiamo pietà? Come possiamo parlare di diritti e giustizia se prendiamo una creatura innocente e versiamo il suo sangue? "Continuò dicendo:" Personalmente credo che finché gli esseri umani verseranno il sangue degli animali, non ci sarà mai alcuna pace . "In conclusione, possiamo citare il numero del 10 marzo 1966 de L'Osservatore della Domenica, il settimanale vaticano, in cui mons. Ferdinando Lambruschini ha scritto: "La condotta dell'uomo nei confronti degli animali dovrebbe essere regolata dalla giusta ragione, che proibisce di infliggere loro dolore e sofferenza senza scopo. Maltrattarli e farli soffrire senza ragione è un atto di deplorevole crudeltà da condannare da un punto di vista cristiano. Farli soffrire per il proprio piacere è un'esibizione di sadismo che ogni moralista deve denunciare. "Mangiare gli animali per il piacere della propria lingua quando ci sono molti altri cibi disponibili certamente si adatta a questa forma di sadismo. È ovvio che questo è controproducente per ogni pace, unità o progresso spirituale che desideriamo fare. È una delle cose che dobbiamo considerare seriamente se vogliamo migliorare noi stessi o il mondo. Quindi ecco alcuni motivi per cui una persona sinceramente spirituale sceglierà di essere vegetariana.

VALORE VEGETARIANO

Nel processo di bhakti-yoga, la devozione va oltre il semplice vegetarianismo e il cibo diventa un mezzo per il progresso spirituale. Nella Bhagavad-gita, il Signore Krishna dice: "Tutto ciò che fai, tutto ciò che mangi, tutto ciò che offri e reggi, così come tutte le austerità che puoi compiere, dovrebbero essere fatte come offerta a Me". ciò che mangiamo al Signore è parte integrante del bhakti-yoga e rende il cibo benedetto con potenze spirituali. Allora tale cibo è chiamato prasadam, o la misericordia del Signore. Il Signore descrive anche ciò che accetta come offerta: "Se uno mi offre con amore e devozione una foglia, un fiore, un frutto o acqua, lo accetterò". Così , possiamo vedere che il Signore accetta frutta, cereali e cibi vegetariani. Il Signore non accetta cibi come carne, pesce o uova, ma solo quelli che sono puri e naturalmente disponibili senza danneggiare gli altri. Quindi sul sentiero spirituale mangiare cibo che viene offerto a Dio è la perfezione ultima di una dieta vegetariana. La letteratura Vedica spiega che lo scopo della vita umana è risvegliare la relazione originale dell'anima con Dio, e accettare il prasadam è il modo per aiutarci a raggiungere questo obiettivo.

Ricorrenze del mese

Sri Locana Dasa Thakura

Sri Uddharana Datta Thakura

Sri Mahesa Pandita

Sri Devananda Pandita

Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati Thakura

Gita Jayanti

Odana Sasti

Sri Locana Dasa Thakura

Sri Uddharana Datta Thakura

Sri Mahesa Pandita

Sri Devananda Pandita

Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati Thakura

Gita Jayanti

Odana Sasti