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Chignolo d'isola - Villag. Hare Krishna (BG)
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La storia del Tempio

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Ente Religioso

In contatto con Srila Prabhupada

27 ottobre 1976, Vrindavana

Hari Sauri: Srila Prabhupada era seduto alla sua scrivania e si stava applicando il tilaka in preparazione della sua passeggiata mattutina quando sentì il canto forte e melodioso delle preghiere di Brahma, la Brahma-samhita, provenire dalla stanza della Divinità, che era adiacente al suo appartamento. Chiedendo chi fosse il devoto che stava cantando, gli fu detto da Akshayananda Swami che era Yashodanandana Swami, che aveva imparato le preghiere e quella particolare melodia mentre era in viaggio nel sud dell'India. Egli entrava nella stanza della Divinità ogni giorno e cantava gli shloka mentre le Divinità venivano vestite. Prabhupada fu così contento che chiese a Yashodanandana Swami non solo di continuare ogni mattina con questa pratica ma anche di addestrare alcuni dei ragazzi della gurukula.

Ramacandra Vijayotsava

12 OTTOBRE 2024

ramaesilio

Sri Ramcandra Vijayotsava (Dassera)


Nel decimo giorno della luna calante del mese di Padmanabha (Asvina), ricorre Vijayotsava. In questo giorno il Signore Ramacandra apprese da Hanuman sotto un albero sami che egli aveva trovato e visto Sita nell’isola del regno di Lanka. Udendo ciò, Ramacandra organizzò un festival e poi partì per lo Sri Lanka. In questo giorno si può celebrare una speciale puja, adorazione, per il Signore Ramacandra e in Suo onore si offre cibo ai vaisnava. Questo è un festival molto popolare nel Nord dell’India, dove, in quest’occasione, grandi raffigurazioni cartacee del demone Ravana vengono date alle fiamme al suono dei canti gloriosi della vittoria di Rama.

Nei passatempi di Sri Caitanya Mahaprabhu, Lui stesso era immerso nei lila trascendentali del Signore Ramacandra nel modo seguente come racconta Srila Krishna dasa Kaviraj Gosvami.

Sri Caitanya Caritamrita Madhya-lila Capitolo 15 Versi 31-35.

Madhya 15.31

parama-avese prabhu aila nija-ghara
ei-mata lila kare gauranga-sundara

TRADUZIONE

In grande estasi, Sri Caitanya Mahaprabhu tornò alla Sua residenza. In questo modo Sri Caitanya Mahaprabhu, conosciuto come Gauranga-sundara, compì vari divertimenti.

Madhya 15.32
vijaya-dasami——lanka-vijayera dine>vanara-sainya kaila prabhu lana bhakta-gane

TRADUZIONE

Nel giorno vittorioso della conquista di Lanka -giorno celebrato come Vijaya-dasami-Sri Caitanya Mahaprabhu vestì tutti i Suoi devoti come scimmie-guerriere.

 

Madhya 15.33
hanuman-avese prabhu vriksha-sakha lana
lanka-gade cadi’ phele gada bhangiya

TRADUZIONE

Manifestando le emozioni di Hanuman, Sri Caitanya Mahaprabhu afferrò un grosso ramo d'albero, e salendo sugli spalti del forte di Lanka cominciò a smantellarli.

Madhya 15.34
‘kahanre ravna’ prabhu kahe krodhavese
jagan-mata hare papi, marimu savamse’

TRADUZIONE

Nell'estasi di Hanuman, Sri Caitanya Mahaprabhu gridò incollerito: "Dov'è quel farabutto di Ravana? Ha rapito la madre dell'universo, Sita. Ora lo ucciderò, lui e tutta la sua famiglia."

Madhya 15.35
gosanira avesa dekhi’ loke camatkara
sarva-loka jaya’ jaya’ bale bara bara

TRADUZIONE

Ognuno si stupiva nel vedere l'emozione estatica di Sri Caitanya Mahaprabhu, e tutti cominciarono a cantare: "Tutte le glorie! Tutte le glorie!"

 

Dal riassunto del libro di S.G. Purnaprajna Prabhu sul Ramayana di Shri Valmiki, Yuddha-khanda:


... Il Signore Rama ordinò quindi, “Matali, vai velocemente al luogo dove risiede Ravana, ma allo stesso tempo sii molto cauto”

Allora, ricordando che stava parlando al cocchiere di Indra, il Signore Rama si sentì imbarazzato e si scusò così: “Sono molto dispiaciuto di averti dato un’istruzione come fossi il tuo padrone. E’ solo che sono ansioso di uccidere Ravana, perciò ti prego di scusare la Mia offesa." Matali fu molto toccato dalla meravigliosa dimostrazione di umiltà del Signore Rama. Appena manovrò il carro di Indra in modo da accostarlo a quello di Ravava, il Signore Rama e il suo avversario iniziarono a scagliarsi frecce. Presto la lotta divenne intensa. Dalle nuvole pioveva sangue sul carro di Ravana e stormi di avvoltoi lo seguivano da dietro. Una enorme meteora cadde vicino e così tutti i Rakshasa si scoraggiarono moltissimo, mentre Ravana si convinse che sarebbe morto presto.

Dall’altra parte, molti segni favorevoli apparvero al Signore Rama, e così si convinse che presto avrebbe vinto. Nel duello che seguì, il Signore Rama e Ravana gradualmente mostrarono tutta la vastità delle loro rispettive abilità. La competizione divenne così intensa che entrambi gli eserciti rimasero molto stupiti. Infatti tutti i soldati rimasero immobili, come dei dipinti, poiché erano completamente assorti nel guardare la lotta, non pensarono nemmeno di attaccarsi l’un l’altro. Quando Ravana tentò di abbattere la bandiera di Indra, il Signore Rama deviò le sue frecce con le Proprie. Allora, poiché Egli era determinato a corrispondere, freccia dopo freccia, il Signore Rama abbatté la bandiera del re rakshasa. Ravana quindi trafisse i cavalli di Indra, ma i cavalli celesti non barcollarono nemmeno ed egli si infuriò e si frustrò.

Alla fine Ravana, ricorse al potere di illusione rakshasa e tirò mazze, enormi dischi shuriken, alberi e picchi di montagne. Il Signore Ramacandra fu in grado di contrastare tutti questi prima che raggiungessero il Suo carro, e così essi caddero sull’esercito delle scimmie. Il Signore Rama e Ravana continuarono a inviare migliaia di armi l’un l’altro, e quando si colpivano nell’aria, esse cadevano sul campo di battaglia. In questo modo la battaglia continuò per circa un’ora. Il Signore Rama si oppose a Ravana, freccia dopo freccia, mentre tutti gli esseri del creato stavano a guardare, le loro menti si stupivano con meraviglia.

Anche i due conducenti dimostrarono grande abilità. Ma, quando i carri furono a fianco, il Signore Rama costrinse i quattro cavalli di Ravana ad allontanarsi trafiggendoli con quattro frecce. Ciò aumentò la rabbia di Ravana, che trafisse ripetutamente il Signore Rama per ritorsione. Il Signore Rama rimase imperturbato, e in seguito, lo scambio di tutte le varietà di armi divenne così febbrile che la battaglia che ebbe luogo fu senza precedenti nella storia delle guerre. A volte Ravana combatteva nella sua forma a dieci teste, altre nella sua forma normale, a una testa. In un’occasione, il Signore Rama, fece in modo di staccare la testa di Ravana con una freccia. Ma, una volta caduta a terra, miracolosamente essa si duplicò e un’altra sorse al suo posto. Il Signore Rama quindi staccò quella testa, ma nuovamente, un’altra immediatamente si manifestò e sostituì la precedente. Ripetutamente il Signore Rama tagliò la testa di Ravana fino a che sul campo di battaglia giacevano un centinaio di teste.

Poiché ogni volta compariva una nuova testa per sostituirne una vecchia, il Signore Rama iniziò a pensare, “Con queste frecce ho precedentemente ucciso Marcha, Khara e Viradha. Ho trafitto sette alberi Sal e ucciso l’invincibile Vali. Queste frecce hanno umiliato grandi montagne e agitato il mare insondabile. Come è possibile che esse siano ora impotenti contro Ravana?”

Il duello continuò a ritmo furioso. Entrambi i combattenti erano ossessionati dal desiderio di uccidere l’altro. Infatti, diversi giorni e notti passarono senza pause nel combattimento. Alla fine, quando Matali vide che il Signore Rama non stava ottenendo la Sua desiderata vittoria, egli chiese, “Perché combatti semplicemente sulla difensiva? Mio Signore, non sei a conoscenza delle Tue potenze illimitate? L’ora della morte del re dei rakshasa è ora giunta. Perché non usi il divino brahmastra?” Dopo averGli ricordato la Sua ultima arma, il Signore Rama raccolse la freccia che Agastya Rishi Gli aveva precedentemente dato nel loro incontro nella foresta di Dandaka. Quella freccia era stata personalmente costruita dal Signore Brahma perché Indra ne facesse uso, e più tardi fu data ad Agastya. Garuda fornì l’impennaggio della magnifica freccia e la punta affilata combinava insieme l’energia del re del fuoco, Agni, e del re del Sole. I monti Meru e Mandara contribuirono con la loro imponenza al peso della freccia, e il suo stelo era fatto con l’elemento etereo sottile.

Quest’arma brahmastra era onnipotente e infallibile, e la sua brillante effulgenza rivaleggiava con lo splendore del sole. Dopo aver potenziato il brahmastra con i mantra richiesti, il Signore Rama la pose sulla corda del Suo arco. Mentre le scimmie contemplavano quella freccia fiammeggiante, i loro cuori si riempivano di gioia, mentre una terribile paura penetrava nel centro dei cuori di tutti i rakshasa. Come il Signore Rama tirò la corda dell’arco dietro il Suo orecchio, le terra tremò e i cieli anche sembravano agitarsi. Quanto il Signore Rama lanciò il brahmastra, attraversò a grande velocità l’aria come la morte stessa e infine cadde violentemente sul petto del malvagio Ravana. Dopo aver trafitto precisamente in cuore del re dei rakshasa, la freccia effulgente entrò nelle profondità della terra, portando con se la sua vita peccaminosa. Appena quel maestoso brahamastra tornò, esso rientrò nella faretra del Signore Rama, Ravana fece cadere l’arco dalla sua mano e cadde a terra dal suo carro morto.

Con grande, trascendentale estasi, le scimmie guerriere proclamarono a gran voce la vittoria del Signore Rama mentre attaccavano l’esercito dei rakshasa che si dava alla fuga. Dal cielo, gli essere celesti urlavano, “Sadhu! Sadhu!” (“Ben fatto! Eccellente!”), coprendo completamente con piogge di fiori il carro del Signore Rama, e suonando i loro celestiali tamburi. Ora che Ravana alla fine era morto, gli esseri celesti e i grandi rishi provavano un beato sollievo una pace mentale che non avevano assaporato per molto tempo. Iniziò a soffiare una fresca, gentile e profumata brezza, e il sole sprigionava i suoi raggi molto serenamente, cosicché sembrava che la felicità pervadesse tutte le direzioni. Sugriva, Angada, Vibhishana e Lakshmana furono i primi ad arrivare e a fare i loro omaggi al Signore Rama. Ma quando Vibhishana vide suo fratello maggiore giacere morto sul terreno, cadde a terra e pianse in un’esplosione di intenso dolore. Nel frattempo, la notizia della morte di Ravana si diffuse all’interno degli appartamenti del palazzo reale. Le mogli di Ravana vennero fuori dalla città ed entrarono nel campo di battaglia, i loro capelli erano arruffati e le vesti e gli ornamenti in disordine. Sopraffatte da un insopportabile dolore e lamentandosi ad alta voce, alcune delle donne si rotolavano nella polvere come pazze, mentre altre andavano ad abbracciare differenti parti del corpo morto di Ravana.

Gridando, “O mio signore! O marito mio!” una delle donne indugiava accanto al collo di Ravana, mentre altre si aggrappavano ai suoi piedi, strofinavano il petto ferito, alzavano le braccia in segno di disperazione, svenivano non riuscendo a sopportare il dolore. Tra i suoni dei forti gemiti, furono uditi questi lamenti: “Oh, caro marito, ignorando i nostri buoni consigli, come quello che ti diede Vibhishana, ti sei causato la tua stessa distruzione. Adesso che sei morto, anche le nostre vite sono finite, per una moglie non vi è altro supporto se non il marito. Questo è la fine inevitabile per una persona crudele e dal cuore duro come te. Chi altro avrebbe mai osato rapire Sita e trattenerla con la forza contro la sua volontà?” La regina favorita di Ravana, Mandodari, si lamentava: “Mio caro marito, anche se tu eri così potente, non potevi stare innanzi al Signore Rama. Tu eri troppo orgoglioso del tuo valore acquisito, e così sei diventato un grande fardello per la terra. La tua stupidità non poteva comprendere che era il Signore Vishnu stesso che era sceso sulla terra come Signore Rama, per liberarla da quel fardello.”

“O Ravana, la tua peccaminosa passione per Sita si è rivelata la causa della distruzione di tutti i rakshasa. Ti sei sempre mascherato come un grande eroe, ma ti sei rivelato in realtà un grande codardo quando con l’inganno hai rapito Sita. Eppure, nonostante il tuo abominevole carattere, non so come potrò sopravvivere in tua assenza.” Alla fine, Mandodari svenne con la sua testa sul petto di Ravana. Le altre mogli la tirarono su e la rianimarono. In quel momento, il Signore Rama ordinò a Vibhishana, “Dovresti iniziare i riti funebri per tuo fratello maggiore senza ulteriori ritardi. Solo dopo la cremazione del corpo di Ravana sarà possibile dare conforto alle vedove.” Vibhishana rispose: “Non desidero celebrare le cerimonie funebri per un uomo che ha rapito le mogli di altri, che era senza pietà e tiranno, che era incline alla irreligione. Naturalmente Ravana era mio fratello maggiore e così è mio dovere rispettarlo. Ma d’altro canto, poiché le sue azioni erano come quelle di un nemico, sento che egli non merita la mia adorazione.”

Il Signore Rama disse, “Vibhishana, approvo le tue parole perché esse sostengono la causa della virtù. Però, vorrei che tu cremassi il corpo di tuo fratello. Dopo tutto, nonostante i suoi errori, Ravana era un grande eroe. E ne è prova il fatto che con la morte del suo corpo, tutte le ostilità sono ora finite.” Vibhishana entrò in città e organizzò il funerale di Ravana. Dopo aver portato suo nonno materno, Malyavana, Vibhishana pose il corpo di Ravana sul carro funebre e quindi procedette, insieme ad altri rakshasa che portavano la legna per il fuoco. Andando verso sud, il gruppo arrivò a un luogo consacrato dove cremarono il corpo di Ravana secondo le ingiunzioni vediche. Di conseguenza le mogli di Ravana si consolarono e dopo tutto tornarono a Lanka. Avendo abbandonato la Sua rabbia trascendentale, il Signore Rama assunse ora un’apparenza gentile e mise da parte il Suo arco, le frecce e gli armamenti. Gli esseri celesti partirono alla volta delle loro posizioni nel cielo e ritornarono alle loro dimore cantando le glorie del Signore Rama, con grande gioia. Dopo aver ricevuto i dovuti onori dal Signore Rama, e il permesso a partire, Matali salì in cielo sul carro di Indra e tornò al regno celeste.

Dopo esse tornato al Loro campo, il Signore Rama ordinò a Lakshmana di celebrare la cerimonia d'insediamento di Vibhishana. A sua volta, Lakshmana diede vasi d’oro ai capi delle scimmie e ordinò loro di andare velocemente e raccogliere acqua dai quattro mari. Poco dopo, Lakshmana celebrò la cerimonia di insediamento perfettamente in accordo alle ingiunzioni vediche, e tutti i cittadini di Lanka si recarono all’arena sacrificale con oggetti di buon auspicio. Dopo aver ricevuto questi doni, Vibhishana li offrì al Signore Rama. Quindi il Signore Rama disse ad Hanuman che era in piedi vicino con le mani giunte, “Per favore vai e scopri dove si trova Sita, e informala che ho ucciso Ravana. Dopo averlo fatto, torna qui con il messaggio che ti potrà dare.” Dopo aver avuto il permesso dal re Vibhishana, Hanuman andò nel boschetto di Ashoka. Là, trovò Sita in preda al dolore, circondata dalle ripugnanti rakshasi.

In piedi umilmente di fronte a Sita, Hanuman disse, “Tuo marito mi ha mandato da te per darti questo messaggio: ‘Dopo molti mesi senza dormire, sono stato finalmente in grado di assolvere il Mio voto di salvarti. Ora che il tuo oppressore, il re dei rakshasa, è morto, puoi abbandonare tutta la sua ansia.’” Dopo aver udito ciò, Sita divenne così felice che non riuscì a rispondere per molto tempo. Quando Hanuman le chiese il motivo per cui rimaneva in silenzio, Sita disse, “Posso parlare a fatica perché sono così euforica. Hanuman, ciò che mi hai detto è illimitatamente più prezioso di ogni quantità di oro e gioielli.”

Con le mani giunte, Hanuman suggerì, “Se lo desideri, posso uccidere queste orribili donne rakshasa che ti hanno tormentato per così tanto tempio. Infatti, trarrei grande piacere nel vendicare tutte la sofferenza che hai dovuto patire. Aspetto semplicemente il tuo permesso.” Per natura Sita era molto gentile verso gli oppressi. Così rispose: “Sono solo stupide serve che hanno seguito gli ordini del re. Qualsiasi cosa io abbia sofferto è stato il risultato delle mie cattive azioni, e queste rakshasi hanno agito solo come strumento nelle mani del destino.” “Hanuman forse hai sentito questa vecchia massima che fu una volta pronunciata da un orso: ‘Un grande uomo non tiene mai conto delle offese che sono commesse contro di lui. Invece egli giura che a tutti i costi egli non risponderà al male con il male.’ La storia è questa:

C’era un cacciatore inseguito da una tigre e per sfuggirle salì su un grande albero. Su uno dei rami di quell’albero vi era un orso. Vedendo ciò, la tigre disse: “Questo cacciatore è nostro comune nemico. Quindi, dovresti spingerlo via dall’albero così che io passa mangiarlo.” L’orso rispose, “Questo cacciatore si è rifugiato nella mia casa e quindi non farò nulla che possa danneggiarlo. Agire in quel modo sarebbe molto ingiusto.” Dopo aver pronunciato queste parole l’orso andò a dormire. La tigre allora disse al cacciatore, “Se spingi l’orso giù dall’albero così che io possa mangiarlo, non ti farò del male.” Facendosi influenzare dalle parole della tigre, il cacciatore spinse l’orso che stava dormendo. Ma, mentre stava cadendo, l’orso riuscì ad aggrapparsi a un ramo e a salvarsi. La tigre allora disse all’orso, “Dato che questo cacciatore ha tentato di ucciderti, dovresti reagire spingendolo fuori dall’albero.” E tuttavia, anche se la tigre fece appello all’orso in questo modo ripetutamente, egli rifiutò dicendo, “Una grande persona non tiene conto dei peccati di chi lo ha offeso. Invece, a tutti i costi, lui mantiene il suo voto di non rispondere al male con il male, poiché egli sa che una buona condotta è l’ornamento delle persone virtuose.”

Prima di partire, Hanuman chiese a Sita se avesse un messaggio per il Signore Rama. Sita rispose, “Le mie uniche parole sono queste – ‘Desidero ardentemente vedere il mio caro marito, che è noto per essere sempre molto affettuoso verso i Suoi puri devoti.’” Hanuman disse, “Stai certa che vedrai il Signore Rama, insieme a Lakshmana, proprio questo giorno. Adesso, per favore dammi il tuo permesso perché io possa tornare dal Signore Rama senza ulteriore ritardo.”

Hanuman partì e riferì il messaggio di Sita e dopo aver fatto ciò, esortò il Signore Rama ad andare a trovare Sita subito. “Poiché ella ha sofferto così tanto e desidera ardentemente vedertTi, dovresTi andare immediatamente al boschetto di Ashoka,” intercedette Hanuman. Dopo aver ascoltato questo appello, lacrime scesero dagli occhi del Signore Rama. Quindi, con i Suoi occhi abbassati, il Signore Rama ordinò a Vibhisaha, “PortateMi Sita dopo averla lavata, vestita e abbellita con ornamenti celesti.” Vibhishan si recò presso il boschetto Ashoka e attraverso le donne Rakshasa si presentò a Sita. Quindi dopo averla avvicinata umilmente, egli disse, “Il Signore Rama desidererebbe vederti. Prima di tutto per favore lavati e vestiti con questi abiti e ornamenti celesti. Poi, sali sul palanchino che ho portato perché questo è il desiderio del Signore Rama.” Sita rispose, “Desidero vedere immediatamente il Signore Rama. Non voglio lavarmi prima.”

Comunque Vibhishana la avvisò, “E’ meglio che tu faccia ciò che Tu marito ha ordinato, perché ti donerà grande fortuna.” Sita allora andò a lavarsi e dopo essersi molto graziosamente vestita, fu posta sul palanchino e portata dinnanzi a suo marito. Quando Vibhishana tornò dinanzi al Signore Rama, egli vide che la testa del Signore era inclinata verso il basso, come se fosse assorto in pensieri profondi. Vibhishana annunciò l’arrivo di Sita, e in risposta il Signore Rama chiese che lei venisse portata subito da Lui. Orde di scimmie si erano recate là per curiosità, giusto per vedere di sfuggita madre Sita. Vibhishana e i suoi quattro assistenti iniziarono a spingerli indietro così che madre Sita potesse incontrare privatamente il Signore Rama. Per questo motivo vi fu una grande confusione.

A causa del Suo grande affetto per i Suoi fedeli servitori, il Signore Rama comunque si irritò a vedere ciò e disse così a Vibhishana, “Non molestare queste scimmie. Non c’è nulla di male se una donna casta viene vista in pubblico durante tempi di avversità o guerra, durante uno svayamvara, un sacrificio o un matrimonio. Per favore permetti alle scimmie di vedere Sita se lo desiderano.” Così ordinò il Signore Rama, “Lascia che Sita scenda dal palanchino e venga da Me a piedi.” Quando Vibhishana scortò madre Sita, tutti i capi scimmia poterono capire che il Signore Rama era in uno stato d’animo severo e grave. Loro erano molto sorpresi non solo che il Signore Rama facesse camminare Sita bene in vista, ma che il Suo comportamento fosse così severo. Sita avvicinò innocentemente il Signore Rama con grande timidezza, come se fosse ritratta in se stessa. Dopo, quando Sita vide il bellissimo volto del suo amato marito, le sue sofferenze immediatamente svanirono e il suo volto si illuminò splendente come la luna piena.

Poi, mentre Sita Lo contemplava con grande amore e affetto, il Signore Rama iniziò a dare sfogo ai Suoi sentimenti repressi più profondi. Il cuore del Signore Rama era tormentato dalla paura di una macchia sulla impeccabile reputazione della Sua dinastia e, a causa di questo, Si rivolse a Sita come segue, con tono di voce arrabbiato. Il Signore Rama disse, “Io ho mantenuto il Mio voto di riconquistarti e così vendicare l’insulto di Ravana al mio onore. Ma, devi capire che la Mia grande impresa di uccidere il re dei Rakshasa non era realmente per il tuo bene. L’ho fatto per vendicare il Mio buon nome e quello della dinastia Ikshvaku.” “In realtà, il tuo essere dinnanzi a Me non è affatto piacevole. Tu sei libera di andare ovunque tu desideri. Nessun uomo colto accetterà una donna che è stata abbracciata da un altro uomo o che ha vissuto in casa di qualcun altro. Sono sicuro che nessuna avrebbe potuto stare con Ravana così a lungo senza essere stata apprezzata da lui. Ravana era ossessionato dalla lussuria verso di te. Come avrebbe potuto controllarsi e frenarsi dal godere di te con la forza? Uccidendo Ravana ho riguadagnato il Mio onore. Ma non ho nessun bisogno di avere più alcun attaccamento verso di te. Tu ora sei libera di fare ciò che vuoi. Scegli Lakshmana, Bharata o chiunque altro tu voglia.” Mentre ascoltava questo discorso, Sita abbassò il suo capo con vergogna. Avendo precedentemente udito solo parole d’amore dal Signore Rama, le Sue parole sembravano frecce che trafiggevano il suo cuore, e così iniziò a piangere amaramente. Essendo in presenza di così tanti spettatori, era molto difficile per Sita resistere ai rimproveri di suo marito.

Finalmente, dopo aver asciugato le lacrime dai suoi occhi, Sita rispose con voce tremante e disse, “Come osi parlare di me in questo modo irresponsabile? Nemmeno per un momento ho abbandonato la mia castità col corpo, con la mente o con le parole. La mia natura è pura e quindi non dovresti giudicarmi come fossi una donna ordinaria. Benché sono chiamata Janaki, la figlia del re Janaka, la mia nascita fu trascendentale poiché apparvi da dentro la terra. Signore Rama, se per tutto questo tempo hai crudelmente pianificato di respingermi in questo modo, allora perché non mi hai informata quando Hanuman è venuto da me come messaggero? Se avessi saputo che non avevi intenzione di portarmi indietro, mi sarei immediatamente tolta la vita e così avrei evitato molti mesi di insopportabili sofferenze. Avresti potuto evitare questa spaventosa guerra che ha tolto la vita di innumerevoli rakshasa e vanara. Quale era la necessità di richiedere un così grande servizio ai tuoi alleati? Signore Rama, perché Ti comporti in questo modo? La mia pura devozione per Te non significa nulla?”

Allora Sita si rivolse a Lakshmana e disse, “Per favore crea un grande fuoco per me affinché io vi entri, perché questa è l’unica strada che rimane a chi è stata rifiutata dal marito in pubblico.” Mentre reprimeva la Sua agitazione, Lakshmana guardò il Signore Rama, e quando Egli vide che il Suo fratello maggiore approvava le parole di Sita, andò a preparare il fuoco. Infatti, il Signore Rama appariva così severo e intenso che nessuno osava persino parlarGli, e così che dire per cercare di calmarLo. Più tardi quando il fuoco divampò vivacemente, Sita prima di tutto fece un giro intorno al Signore Rama. Poi, dopo essere arrivata di fronte al fuoco a mani giunte, Sita si inchinò davanti ai brahmana e agli esseri celesti. Poi offrì ad Agni la seguente preghiera: “O dio del fuoco, poiché il mio cuore non si è mai allontanato dal Signore Rama, ti prego di proteggermi. Sebbene non sia mai stata infedele al Signore Rama con il pensiero, la parole e le azioni, Egli mi accusa di essere contaminata. Perciò, o dio del fuoco, profeta di tutti nei tre mondi, ti chiedo di essere testimone della mia purezza.”

Dopo aver detto questo, Sita giro attorno al fuoco. Mentre una grande folla contemplava con meraviglia, lei entrò nelle fiamme con la mente libera dalla paura. All’interno del fuoco ardente, Sita che era abbellita con ornamenti di oro scintillanti, brillava con una radiosità dorata. Appena Sita fu nella fiamme, tutte le donne presenti urlarono con orrore e un grido forte di angoscia si alzò dalle scimmie riunite e dai rakshasa. In mezzo a tutti quei suoni, il Signore Rama sembrava diventare molto pensieroso. In quel momento tutti gli esseri celesti apparvero rapidamente davanti a lui, sui loro veicoli celesti. Poi, dato che il Signore Rama era in piedi davanti a loro, con le mani giunte, gli esseri celesti, cappeggiati dal Signore Brahma e dal Signore Siva, dissero, “O Suprema Personalità di Dio, Signore Ramacandra, siamo molto in pena a vedere come stai trascurando la Tua eterna consorte, Madre Sita. Tu sei il creatore dell’universo e il Signore di tutti gli esseri celesti. Perché non riconosci la Tua divinità invece di rifiutare Sita, come se Tu fossi un essere comune?”

Il Signore Rama rispose, “Considero Me Stesso come un essere ordinario, il figlio di Maharaja Dasharatha. Ma, se c’è qualcosa in più che va detto, allora forse, il Signore Brahma, può svelarlo.” Il Signore Brahma disse, “Mio caro Signore Rama, rivelerò ora la Tua reale identità. Tu sei direttamente il Signore Narayana, e perciò Tu sei identico a tutte le forme del Visnu-tattva. Tu sei un’espansione plenaria del Signore Sri Krishna, la Suprema Personalità di Dio originale, e perciò Tu sei la causa di tutte le cause. Tu sei la forma universale, il supporto della manifestazione cosmica, e tutti gli esseri celesti sono Tue parti e particelle, o in altre parole, Tuoi eterni servitori. Sita non è altro che Laksmi stessa, la suprema Dea della Fortuna. Entrambi siete apparsi sulla terra per portare a termine la distruzione di Ravana. Ora che questa missione è stata compiuta, Tu puoi tornare nella Tua dimora trascendentale nel cielo spirituale, dopo aver regnato sulla terra tutto il tempo che desideri.”

Appena il Signore Brahma finì di parlare, il dio del fuoco, Agni, emerse dalle fiamme portando Sita nelle sue braccia. Come Agni posò Sita davanti al Signore Rama, tutti si stupirono vedendo come il suo corpo, il vestito rosso brillante, gli ornamenti e i capelli non mostrassero nemmeno alcun segno di leggere bruciature. Poi, nel suo ruolo di testimone universale, Agni annunciò, “Signore Rama, qui c’è la Tua cara moglie Sita. Lei è completamente pura e priva della minima sfumatura di peccato. Sita non è mai stata minimamente infedele a Te con la parola, il pensiero o lo sguardo, e così anche con le azioni. Perciò, Mio caro Signore Rana, devi accettare Sita senza riserve e rinunciare al Tuo duro discorso e atteggiamento.” Il Signore Rama era molto compiaciuto di sentire questa testimonianza, e dai Suoi occhi scendevano lacrime di gioia, Egli rispose, “Agni, era necessario per Sita essere sottoposta al processo del fuoco per convincere tutte le persone della sua purezza. Se avessi impedito a Sita di entrare nel fuoco, la gente Mi avrebbe criticato per averla accettata senza provare prima la sua castità. Loro avrebbero concluso che l’avessi presa indietro come me solo perché ero sotto l’influenza del desiderio di stare con lei.”

“In realtà, sapevo tutto della castità di Sita e sapevo che Ravava non avrebbe mai potuto contaminarla, perché lei è protetta totalmente dal coraggio e dalla sua rettitudine. Era solo per provare la castità di Sita al mondo che io apparentemente l’ho trascurata. Di fatto, Sita non è differente da Me, perché lei è direttamente la Mia potenza interna, la hladhini-sakti. Così come la luce del sole non è differente dal sole, è inseparabile da sole, così non c’è possibilità che Io rifiuti Sita.” In realtà, il Signore Rama sentiva una grande beatitudine trascendentale mentre si riuniva con Sita, poiché i Suoi passatempi erano tutte manifestazioni della Sua potenza interna, ed erano messi in atto per il piacere della relazioni spirituali. Il Signore Siva poi si rivolse al Signore Rama dicendo, “Mio caro Signore, uccidendo l’incomparabilmente potente Ravana, Tu hai messo in atto una magnifica battaglia che sarà glorificata nei tre mondi fino al tempo della dissoluzione.” Poi, rivolgendosi verso il cielo, il Signore Siva disse, “Signore Rama, guarda su e vedi come Tuo padre sta aspettando, seduto su un carro celeste. Dopo essere stato liberato dalla Tua misericordia, ora risiede nel pianeta di Indra, il re del cielo. Vai velocemente, insieme a Lakshmana, e riunitevi con Maharaja Dasharath perché lui è venuto qui solo per vederTi.”

Il Signore Rama e Lakshmana andarono e si inchinarono davanti al Loro Padre. Sentendosi molto felice, Maharaja Dasharatha prese il Signore Rama sulle sue ginocchia e disse, “La mia residenza in cielo non mi da nessun reale piacere, Rama, solo adesso che posso vederTi mi sento felice. Le parole di Kaikeyi, che chiedevano il Tuo esilio, sono sempre rimaste impresse nel mio cuore. Solo ora che il Tuo periodo di esilio è finito mi sento in qualche modo sollevato. Io ardo dal desiderio di vedere il Tuo ritorno a Ayodhya e il tuo insediamento come Imperatore, dopo esserti riunito con Bharata. Ora posso comprendere che Tu sei il Signore Supremo, Visnu, e che sei sceso sulla terra con lo scopo di sconfiggere Ravana.” Il Signore Rama rispose, “Mio caro padre, anch’Io mi sento molto sollevato ora che il Mio periodo di esilio è finito e la mia missione è stata compiuta. Ma ancora c’è una cosa che Io desidero che tu Mi garantisca. Possa tu ora ritirare le dure parole che hai proferito al tempo del Mio esilio, rinnegando Kaikeyi e Bharata.”

Maharaja Dasharatha prontamente acconsentì dicendo, “Che ciò sia.” Dopo egli abbracciò amorevolmente Lakshmana e dichiarò, “Mio caro figlio, per il tuo dedicato servizio verso Rama, mi sento eternamente in debito con Te. Tu dovresti sapere Tuo fratello maggiore è direttamente la Suprema Personalità di Dio, apparsa sotto forma umana per il benessere del mondo. Egli è adorato persino dai più grandi esseri celesti, e quindi che dire di noi.” Maharaja Dasharatha poi disse a Sita, “Per favore non serbare nessun rancore verso Rama per aver testato la tua purezza. Tu puoi essere certa che il tuo comportamento eccezionale ti farà guadagnare in posto nella storia delle più gloriose donne che il mondo abbia mai visto.” Avendo così parlato, Maharaja Dasharatha rimontò sul suo carro celeste e salì in cielo. Poi, poiché il Signore Rama era in piedi davanti a lui con le mani giunte, Indra disse, “La mia partecipazione non può essere vana e quindi mi auguro che Tu voglia ricevere la mia benedizione.”

Il Signore Rama fu compiaciuto nell’udire questo e chiese, “Re degli esseri celesti, per favore riporta in vita tutte le scimmie guerriere che sono morte al Mio servizio. In più, fa in modo che tutti gli alberi nei luoghi in cui questi grandi eroi hanno combattuto siano carichi di frutti anche fuori stagione.” Indra rispose, “Sebbene questo dono sia persino per me difficile da garantire, lo farò felicemente di sicuro.” Immediatamente tutte le scimmie che erano morte in battaglia iniziarono ad alzarsi da terra e poiché tutte le loro ferite erano completamente guarite, a loro sembrava che si fossero svegliate da un sonno profondo. Ma quando videro il Signore Rama e tutti gli esseri celesti davanti a loro, le scimmie furono in grado di capire che avevano riavuto indietro le loro vite perdute e così provarono una gioia immensa. Indra salì quindi in cielo seguito da tutti gli esseri celesti. Il Signore Rama e le scimmie passarono la notte in quel luogo. Il mattino seguente, Vibhishana venne per vedere il Signore Rama insieme a numerosi servitori che portavamo tutti i tipi di accessori per il Suo bagno.

Il Signore Rama ordinò, “Mio caro Vibhishana, convoca tutte le scimmie, con a capo Sugriva, lascia che esse utilizzino questo sfarzo reale. Fino a che sono separato da Bharata che sta praticando severe austerità per Mio conto, questa opulenza non Mi interessa. La Mia unica richiesta è che tu organizzi per Me un veloce viaggio di ritorno a Ayodhya, perché viaggiare fino a là a piedi sarebbe un’impresa ardua.” Vibhishana replicò, “Ti posso far raggiungere Ayodhya proprio oggi usando il carro Pushpaka. Ma, chiedo che Tu, Sita e Lakshmana rimaniate qui per un po’ di tempo, insieme con l’esercito delle scimmie, così che io vi possa intrattenere regalmente tutti, prima della Vostra partenza.” Il Signore Rama rispose, “Certamente Io non posso rifiutare la tua ospitalità ma poiché la Mia impazienza di incontrare Bharata, Mia madre e le Mie matrigne è così grande, ti imploro che tu mi permetta di partire senza ritardo.”

 

 

Vibhishana velocemente se ne andò e portò il carro Pushpaka. Questo magnifico veicolo era originariamente appartenuto a Kuvera, prima che esso venisse con la forza portato via da Ravana. Il carro Pushpaka fu costruito da Vishvakarma ed era costituito per la maggior parte di oro, i suoi sedili erano fatti con gemme vaidurya. Questo carro aereo poteva viaggiare ovunque, seguendo le indicazioni mentali del suo guidatore. Quando il Signore Rama e Lakshmana videro il carro attendere i Loro comandi, Essi rimasero stupefatti. Ma, prima di partire, il Signore Rama chiese a Vibhishana di offrire regali di oro e gioielli a tutte le scimmie soldato. Poi, dopo essere salito sul carro Pushpaka, insieme con Lakshmana e Sita, il Signore Rama si rivolse a coloro che Lo circondavano. Il Signore Rama disse, “Non c’è nessun modo in cui io possa ripagare tutte voi scimmie guerriere per la vostra lotta eroica in Mio nome. Il vostro irremovibile servizio devozionale sarà sempre di ispirazione per i futuri devoti. Le vostre glorie brilleranno luminose per sempre. Ora, per favore tornare a Kishkindha e vivete felicemente sotto il comando di Sugriv. Vibhshana, tu dovresti accettare la responsabilità di governare su Lanka subito perché i cittadini sono privi del loro re.”

Mentre stavano di fronte al Signore Rama con le mani giunte, Sugriva e Vibhishana implorarono, “O Signore, per favore permettici di accompagnarTi a Ayodhya. Dopo aver assistito alle cerimonie di incoronazione, noi torneremo a casa.” Il Signore Rama rispose, “Non ci sarebbe altro che mi farebbe più piacere che tornare a Ayodhya insieme a tutti i Miei cari amici. Entrambi potete salire sul carro Pushpaka e lasciate che pure tutti le eroiche scimmie e i rakshasa vengano insieme.” Finalmente, dopo che tutti si furono seduti confortevolmente, il carro Pushpaka di alzò maestosamente in aria. Mentre le scimmie, gli orsi e i rakshasa si stavano godendo il volo, il Signore Rama indicava tutte le cose da vedere a Sita. Il Signore Rama disse, “Guarda semplicemente il grande campo di battaglia dove tutti gli eroici Rakshasa giacciono morti, uccisi solo per il tuo bene. Là c’è Ravana, quello è Kumbhakarma, quello è Indrajit e là c’è Prahasta. Sopra c’è il ponte chiamato Nalasetu, sopra il quale abbiamo attraversato l’oceano di Lanka. Là, su quella spiaggia lontana, c’è Setubandha, dove il Signore Siva mi apparve e dove iniziò la costruzione del ponte. Da questo momento in poi, Setubandha sarà un luogo molto sacro, in grado di lavare via tutte le reazioni peccaminose accumulate da ognuno.”

Poi, quando il Signore Rama indicò Kishkindha, Sita disse, “Sarei molto contenta se potessi far ritorno a Ayodhya in compagnia di tutte le mogli dei capi delle scimmie.” Il Signore Rama realizzò il desiderio di Sita e dopo aver fermato il carro, diede l’istruzione a Sugriva e agli altri di partire velocemente e portare le loro mogli. Quando tutti furono di nuovo seduti, il viaggio continuò. Il Signore Rama poi indicò, “Quello è il monte Rishyashringa, dove incontrai Sugriva e vicino puoi vedere il lago celestiale Pampa, che è pieno di fiori di loto azzurrognoli. Più avanti puoi vedere il fiume Godavari e sulle sue sponde, l’asrama di Agastya Rishi. Sita, quello è il luogo dove Ravana ti ha rapita! Quello è Chitrakoot, dove Bharata venne a trovarMi. Quello è il fiume Yamuna e quello il potente Ganga, dove si può vedere la capitale del re Guha, Shringaverapur.”

In questo modo, Sita, il Signore Rama e Lakshman ricordavano la Loro vita nella foresta mentre ripercorrevano la strada di ritorno verso Ayodhya. Finalmente, scorsero il fiume Sarayu e infine la periferia di Ayodhya, il Signore Rama si fermò nell’asrama di Bharadvaja Rishi, per informarsi sulla salute dei Suoi parenti prima di incontrarli. Dopo aver ricevuto affettuosamente il Signore Rama e ricevuto i Suoi omaggi, Rishi Bharadvaja disse, “In Tua assenza, Bharata ha vissuto una vita di dure austerità, indossando pelle di daino e cortecce di albero e tenendo i capelli arruffati. Ha governato il regno come Tuo sottoposto tenendo le Tue scarpe sul trono reale. Signore Rama, per mezzo del mio potere mistico io so tutto quello che è successo durante il Tuo esilio. Sono molto felice che Tu abbia rimosso il fardello della terra e così io vorrei premiarTi con qualsiasi benedizione tu possa desiderare.” Il Signore Rama rispose con gioia, “Fa che tutti gli alberi sulla via per Ayodhya divengano ricchi di frutti e fiori. Fa che ruscelli di miele sgorghino da questi alberi diffondendo la fragranza del nettare.”

Appena furono proferite queste parole, tutti gli alberi sulla via per Ayodhya immediatamente si riempirono di frutti sontuosi. Quando videro questa miracolosa trasformazione migliaia di scimmie saltarono velocemente giù dal carro Pushpaka e iniziarono a festeggiare con grande soddisfazione. Il Signore Rama continuava a pensare come avrebbe potuto premiare le scimmie per il personale servizio che avevano reso, e così fu molto felice nell’avere questa opportunità di renderle felici. Poi, rivolgendosi ad Hanuman, il Signore Rama disse, “Vorrei che tu andassi ad informare Guha del Mio arrivo. Dopo vai a Nandigram. Voglio che tu descriva a Bharata tutti gli eventi riguardanti il rapimento di Sita e il suo successivo recupero. Osserva molto attentamente il volto di Bharata quanto apprenderà del Mio arrivo. Poi, torna e raccontaMi tutto prima che lasciamo questo luogo. Se Bharata desidera regnare, sia per l’attaccamento per la posizione e il suo conseguente potere, sia per l’attaccamento ai lussi regali, e persino per le insistenze di Kaikeyi, Io sono felice di permetterGlielo.” Hanuman prese una forma umana e partì, volando. Per prima cosa andò ad informare Guha che il Signore Rama sarebbe venuto ad incontrarlo dopo aver passato la notte nell’asrama di Rishi Bharadvaja. Poi, dopo il suo arrivo a Nandigram, Hanuman vide Bharata vestito con cortecce di albero e i capelli arruffati. Bharata viveva in una piccola casetta rustica, sostenendosi solo con frutta e radici, e appariva molto infelice ed deperito.

Hanuman avvicinò Bharata e gli annunciò, “Sono venuto come messaggero del Signore Rama. Egli chiede informazioni sulla tua salute e desidera informarti che sarà di ritorno a Ayodhya molto presto.” Quando Bharata udì quelle parole nettaree, il suo volto si illuminò per la grande felicità. Essendo diventato euforico per l’emozione trascendentale, improvvisamente svenne a terra. Dopo aver ripreso i sensi, Bharata si alzò e abbracciò Hanuman con grande gioia. Mentre bagnava Hanuman con torrenti di lacrime, Bharata disse, “Poiché mi hai portato questa meravigliosa notizia, ti premierò con 100.000 mucche, 100 villaggi e 16 giovani vergini da sposare. Per favore siediti e raccontami tutto quello che è successo durante l’esilio del Signore Rama.” Hanuman raccontò tutto. Quando apprese del ritorno imminente del Signore Rama, Bharata esclamò, “Il mio tanto caro desiderio si sta finalmente realizzando!”

Bharata ordinò quindi a Shatrughna di dare tutte le disposizioni per il ricevimento del Signore Rama. Sumantra e gli altri ministri arrivarono presto a Nandigram, cavalcando elefanti, e Kaushalya, Sumitra e Kaikeyi arrivarono su palanchini. Arrivarono anche ingegneri e operai per iniziare a costruire una nuova strada che collegasse Nandigram a Ayodhya. Quando tutto fu pronto, Bharata raccolse i sandali del Signore Rama, un ombrello reale bianco e i camara. Poi, accompagnato da molti brahmana, uscì dalla sua casetta in mezzo al suono delle conchiglie e dei tamburi per aspettare l’arrivo del Signore Rama. Nel frattempo, poiché la notizia si era diffusa in un baleno, praticamente tutta la popolazione di Ayodhya venne a Nandigram in attesa di vedere il Signore Rama. Ma, dopo un po’ di tempo, quando non vi erano ancora segni del Suo arrivo, Bharata disse ad Hanuman, “Spero che tu non sia dimostrando la tua natura frivola di scimmia scherzando con me.”

Hanuman allora indicò a Bharata nuvole di polvere a distanza che si alzavano per l’avvicinarsi delle scimmie. Proprio in quel momento, tumultuosi e fragorosi suoni divennero distintamente udibili. Quando Hanuman avvistò il carro Pushpaka a distanza, urlò, “Ecco, sta arrivando Sri Rama!” Un forte clamore si innalzò quando la folla irrequieta vide il carro Pushpaka apparire come la luna piena nel cielo. Poi, quando tutti scesero dai loro cavalli, elefanti e carri, in segno di rispetto, Bharata iniziò ad adorare il Signore Rama a distanza. Con le mani giunte, Bharata recitò molte preghiere al Signore, e poi Gli offrì diversi oggetti. Finalmente, quando Bharata poté vedere distintamente il Signore Rama che brillava magnificamente mentre sedeva davanti nel carro Pushpaka, Si prostrò con grande reverenza.

Quando il celestiale aeromobile atterrò, Bharata si precipitò davanti e salì a bordo per salutare Suo fratello maggiore. Il Signore Rama immediatamente si alzò dal suo posto e dopo aver abbracciato Bharata con grande affetto, Lo prese sulle Sue ginocchia. Dopo, Bharata salutò Lakshmana e Sita e dopo mentre abbracciava Sugriva disse, “Anche se siamo quattro, ora tu sei come il Nostro quinto fratello.” In quel momento, il Signore Rama si avvicinò a Sua madre, Kaushalya, e le strinse con amore i piedi. Poi, uno dopo l’altro, salutò Sumitra, Kaikeyi e Vasistha e tutti i cittadini che erano venuti a dargli il benvenuto con le mani giunte. Bharata avvicinò il Signore Rama, portando in mano le Sue scarpe di legno. Posando attentamente quelle scarpe ai piedi di loto del Signore Rama, Bharata disse, “Questo è il regno che ho sorvegliato in Tua assenza. Per la Tua misericordia, Ayodhya è prosperosa e il tesoro, i magazzini e l’esercito sono aumentati di dieci volte. Il mio dovere ora è finito e quindi cedo tutto a Te.” Quindi il Signore Rama ordinò che il carro Pushpaka ritornasse al suo proprietario originale, il dio dell’opulenza, Kuvera. Il veicolo celeste salì quindi in cielo, diretto verso Nord. Quando il Signore Rama si sedette ai piedi di loto del Suo maestro spirituale, Vasistha, Bharata venne e chiese, “Mio caro fratello maggiore, per favore insediaTi sul trono reale senza ulteriore ritardo, e ricomincia una vita di lussi regali.”

Il Signore Rama diede il Suo consenso così vennero immediatamente convocati i barbieri e i Suoi capelli arruffati furono tagliati. Dopo il bagno, il Signore Rama si vestì in stile reale mentre le tre madri vestirono Sita e le mogli delle scimmie. Poi, al comando di Satrughna, Sumatra venne dal Signore Rama con un carro decorato in modo fastoso. Il Signore Rama salì elegantemente sul carro, Bharat prese le redini e Satrughna reggeva il bianco ombrello reale. Dall’altro lato del Signore Rama vi erano Lakshmana e Vibhishana, che agitavano un ventaglio e un chamara, e dal cielo gli esseri e i rishi celesti Lo glorificavano con parole attentamente scelte. Mentre il Signore Rama procedeva verso Ayodhya, una grande processione Lo seguiva, e tutte le scimmie, sotto forma umana, cavalcavano degli elefanti. Quando il Signore Rama entrò nella Sua capitale vide tutti i cittadini uscire fuori dalle loro case e allinearsi sulle strade per darGli il benvenuto. Uomini e donne, anziani e bambini lo contemplavano come se a loro venissero restituite le loro vite perse di vista. Mentre sventolava le vesti e saltava con entusiasmo, il popolo gridava, “Il Nostro amato principe è tornato! Tutte le glorie al Signore Rama, il sostenitore di tutti i Suoi devoti!” Tra le esecuzioni dei musicisti e il canto dei mantra vedici dei brahmana, il Signore Rama reciprocava gettando uno sguardo amorevole sui Suoi sudditi. Mentre si stavano avvicinando il palazzo del padre, il Signore Rama salutò i Suoi ministri e descrisse loro le alleanze politiche che aveva fatto con le scimmie e con Vibhishana.

Il Signore Rama ordinò che il Suo palazzo fosse utilizzato da Sugriva e così Bharata prese il re delle scimmie per mano e lo condusse là. Poi, su richiesta di Bharata, Jambavan, Hanuman, Gavaya e Risabha portarono l’acqua dai quattro mari mentre cinquecento altre potenti scimmie portarono l’acqua da cinquecento fiumi sacri. Questi vasi di acqua furono posti davanti a Vasishtha. Poco dopo, il rishi fece sedere il Signore Rama insieme a Sita sul trono reale. Poi, con l’assistenza di Vamadeva, Jabali, Kashyapa, Katyayana, Sujagya, Gautama e Vijaya Rishis, Vasishtha eseguì l’abhiseka, e il primo bagno fu fatto dai brahmana. Successivamente, le giovani vergini nubili ebbero la fortuna di bagnare il Signore Rama, e poi i ministri, i capi guerrieri, e infine i vaisyas, uno dopo l’altro. Dopo il bagno finale, Vasishtha fece cospargere il Signore Rama con le erbe dai quattro Lokapalas e da altri capi degli esseri celesti, che stavano testimoniando l’incoronazione dal cielo. Quando il Signore Rama si sedette sul trono dorato ornato con inestimabili gioielli, Vasishtha arrivò e pose la corona reale sul Suo capo e decorò il Suo corpo con ornamenti d’oro. Questa corona era stata indossata da tutti i re della dinastia Ikshvaku, ed era stata forgiata dal Signore Brahama appositamente per l’incoronazione di Vaivasvata Manu.

Poi, su suggerimento di Indra, Vayu venne e pose una ghirlanda fatta di 100 fiori di loto dorati attorno al collo del Signore Rama. Anche il dio dell’aria offrì una collana celestiale fatta di perle e gioielli. Satrughna teneva l’ombrello sul capo del Signore Rana mente Sugriva e Vibhisana lo sventagliavano da ambo i lati. Al termine della cerimonia, mentre i Gandharva cantavano e gli Apsaras danzavano in estasi, il Signore Rama diede 100.000 mucche in carità ai brahmana, come 300 milioni di monete d’oro e tutte le varietà di gioielli preziosi. Il Signore Rama diede una collana celestiale fatta di perle e gioielli a Sugriva e diede ad Angada un paio di braccialetti che erano ornati con diamanti e pietre vaidurya. A Sita, il Signore Rama offrì una collana che Gli era stata data da Vayu, così come molti vestiti fastosamente decorati.

Madre Sita provava un grandissimo desiderio di dare qualcosa ad Hanuman come pegno del suo apprezzamento per tutto quello che lui aveva fatto per lei. Con questo pensiero in mente, slacciò la collana che il Signore Rama le aveva donato e poi guardò il Signore in modo interrogativo. Capendo la sua intenzione, il Signore Rama chiese a Sita di dare la collana ad Hanuman e così lei felicemente andò e la mise attorno al suo collo. A tutti i capi scimmie vennero donati vesti e ornamenti di valore, e così l’incoronazione del Signore Rama si avviò ad una conclusione di successo. Essendo molto soddisfatte nel profondo, tutte le scimmie tornarono ai loro rispettivi regni e anche Vibhisana ritornò a Lanka. Dopo che tutti partirono, il Signore Rama disse a Lakshmana, “Mio caro fratello, adesso che sono insediato sul trono reale, voglio proclamarti Mio successore.” E tuttavia dopo che ripetutamente il Signore Rama gli rivolse queste parole, Laskshmana rimase in silenzio, perché rifiutava di accettare la proposta. Il Signore Rama poteva capire bene il pensiero di Lakshmana e così, alla fine, conferì il titolo a Bharata.

Da allora in poi, il Signore Rama governò la terra dalla Sua capitale, Ayodhya, per 11.000 anni. Durante questo periodo, il Signore Rama eseguì numerosi sacrifici, inclusi un centinaio di asvamedha-yajnas. Durante il regno del Signore Rama, non vi fu nessuna vedova che lamentasse la perdita del proprio marito, non vi furono malattie, né ladri. Infatti, persino gli animali selvaggi abbandonarono la loro naturale animosità e non uccisero nessuno. Tutti i cittadini erano molto giusti, e consideravano il Signore Rama il loro Signore e Maestro e, oltre a ciò, la loro stessa vita e anima. Tutti quanti vivevano migliaia di anni ed avevano molti figli. Tutti i discorsi erano centrati esclusivamente sul Signore Rama. Così tutto il pianeta sembrava essere stato trasformato nel regno di Dio, Vaikunthaloka. Lava e Kusha conclusero la loro narrazione dicendo, “Chiunque ascolti ogni giorno questa trascendentale storia, conosciuta come Ramayana, si libererà completamente dalle reazioni colpevoli. Questo racconto sacro garantisce coraggio, longevità e vittoria a coloro che dominano le loro passioni e ascoltano con fede.”

Jai Sri Ram

FAQ

Che cos'è il bhakti-yoga?

Bhakti deriva dalla parola sanscrita bhaj, che significa servizio amorevole. Yoga in sanscrito significa connessione. Bhakti yoga significa connettersi al supremo per mezzo dell'amore del puro servizio devozionale.Tutti noi abbiamo amore o Bhakti dentro di noi; tuttavia, è in uno stato dormiente. C'è un modo semplice per risvegliare questo servizio d'amore dormiente a Dio, la Persona Suprema. Questo processo è stabilito dal Signore Sri Krishna nella Bhagavad Gita. Il Signore, Sri Chaitanya Mahabrabhu, l'incarnazione del Signore Krishna in questa era attuale ha misericordiosamente reso questo processo molto semplice e piacevole. Srila prabhupada, il fondatore dell'ISKCON, ha reso questo processo famoso in tutto il mondo. Il processo del risveglio dell'amore non è solo purificante ma anche pienamente soddisfacente. Questo processo di purificazione consiste in tre principi principali: canto, danza e festa. Il canto dei puri nomi del Signore può essere fatto semplicemente cantando regolarmente l'Hare Krishna mahamantra - Hare Krishna Hare Krishna / Krishna Krishna Hare Hare / Hare Rama Hare Rama / Rama Rama Hare Hare. Il canto può essere fatto come giri minimi fissi sul japa mala o può essere fatto insieme in congregazione con strumenti musicali. La danza è anche una parte importante della purificazione per raggiungere l'amore. La danza è fatta con grazia davanti al Signore. La danza impegna tutto il nostro corpo nella glorificazione di Dio, la Persona Suprema. Banchettare significa solo mangiare cibo che è stato specificamente cucinato e offerto amorevolmente a Sri Krishna. Tale cibo o anche chiamato prasadam è privo di karma e non ci intrappola nel ciclo di nascite e morti ripetute.

Che cos'è la I.S.K.Con.?

La Società Internazionale per la Coscienza di Krishna è stata fondata nel 1966 da Prabhupada A.C. Bhaktivedanta Swami, venuto dall'India su ordine del suo Maestro Spirituale per predicare l'amore di Dio al popolo dell'Occidente. Prabhupada è in una linea di successione disciplica che risale direttamente a 500 anni fa, quando Sri Chaitanya apparve in India, e da lì ancora più indietro di 5000 anni, al tempo in cui Krishna parlò per la prima volta La Bhagavad Gita al Suo discepolo Arjuna. La Coscienza di Krishna è vissuta come un processo di auto purificazione. I suoi mezzi e il suo fine sono un segreto di Pulcinella, e non vi è alcun onere finanziario per imparare la Coscienza di Krishna o ricevere l'iniziazione al canto del mantra Hare Krishna. L'essenza del servizio devozionale a Krishna è che si prende qualunque capacità o talento si abbia e lo si combina con gli interessi del Supremo Goditore, il Signore, Sri Krishna. Lo scrittore, scrive articoli per Krishna e noi pubblichiamo periodici in questo modo. L'uomo d'affari, fa affari per fondare molti templi in tutto il paese. I capifamiglia, allevano i figli nella scienza di Dio, e marito e moglie vivono in mutua cooperazione per il progresso spirituale. Queste attività sono svolte sotto la sanzione dell'esperto Maestro Spirituale e in linea con le Scritture. Il servizio devozionale nella Coscienza di Krishna significa cantare regolarmente nel tempio, ascoltare discorsi sui passatempi di Krishna dallo Srimad Bhagavatam e prendere cibi preparati e offerti a Dio, la Persona Suprema. Con libri, letteratura e documenti, la Società si dedica a risvegliare il pubblico mondiale allo stato normale ed estatico della Coscienza di Krishna, in modo che tutti possano riguadagnare la loro posizione eterna di servire favorevolmente la volontà di Krishna. Il canto congregazionale del Sankirtan viene portato alla gente: nei parchi pubblici, nelle scuole, in televisione, a teatro, per le strade. La Coscienza di Krishna non è la filosofia di un pigro. Piuttosto, cantando e impegnandosi nel servizio di Krishna, chiunque partecipi sperimenterà lo stato di "Samadhi", l'assorbimento estatico nella coscienza di Dio, 24 ore al giorno! Poiché la filosofia della Coscienza di Krishna non è settaria, qualsiasi uomo, indù o cristiano, migliorerà nella sua fede cantando il Santo Nome di Dio e ascoltando la Bhagavad Gita. Senza conoscenza, realizzazione e servizio amorevole all'Unico Dio Supremo, non può esserci religione. Che tutti si rallegrino nel Movimento del Sankirtan, e potremo così vedere l'adempimento della predizione fatta da Sri Caitanya 500 anni fa: che il canto dei Santi Nomi di Dio, Hare Krishna, sarebbe stato portato in ogni città e villaggio del mondo. Solo così potrà prevalere la vera pace. È' sublime e facile.

HARE KRISHNA, HARE KRISHNA, KRISHNA KRISHNA, HARE HARE HARE RAMA, HARE RAMA, RAMA RAMA, HARE HARE

Chi è Krishna?

Nella filosofia del Bhakti Yoga, la Verità Assoluta è conosciuta come una persona. Il suo nome è Krishna, una parola sanscrita che significa “coLui che attrae tutti”. Krishna è l'oggetto più attraente dell'amore della tua anima. Ogni essere vivente cerca il piacere. L'essenza del piacere è il piacere dell'amore. Ne abbiamo bisogno. Senza amare qualcuno ed essere amati da qualcuno, la vita è molto vuota e superficiale. L'origine di quell'amore è l'amore dell'anima per Dio e l'amore di Dio per l'anima. Siamo attratti da qualcuno che è bello, potente, colto, famoso, rinunciato, ricco. Queste sono opulenze che attirano il nostro cuore. Il nome Krishna significa che possiede tutte le opulenze nella loro totalità. Egli è la fonte di tutta la bellezza, di tutta la forza, di tutta la conoscenza, di tutta la ricchezza, di tutta la fama e di ogni rinuncia. E l'amore di Krishna per l'anima è illimitato e incondizionato. Questo è Krishna. Egli è il nostro eterno padre, la nostra eterna madre, il nostro eterno amico, il nostro eterno amante. Potremmo servire Krishna attraverso il sentiero della bhakti. Bhakti è il processo che Dio ci ha dato attraverso il quale possiamo servirlo 24 ore al giorno. Krishna è nei nostri cuori. Krishna è nel cuore di ogni essere vivente. Krishna è dentro ogni atomo e tra gli atomi attraverso le sue varie energie. Ma alla fine, la fonte di tutto è quella persona divina, quella persona onnipotente, amorevole e attraente con cui desideriamo eternamente ricongiungerci. Bhakti Yoga significa ricongiungersi con la nostra fonte, con Dio, attraverso atti di devozione, ricordandoci di lui, cantando i Suoi nomi e le Sue glorie, pregandolo, adorando la divinità, rendendo servizio a Lui, ai Suoi devoti e a tutti gli esseri viventi. Questi sono i modi attraverso i quali potremmo sempre sentire la presenza di Dio.

Chi ha iniziato il Movimento Hare Krishna?

Nel 1965, Sua Divina Grazia A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada viaggiò da solo dall'India agli Stati Uniti d'America per stabilire la tradizione senza tempo della coscienza di Krishna nel mondo occidentale. Ha fondato da solo l'International Society for Krishna Consciousness (I.S.K.CON.), una società mondiale di oltre 500 templi, comunità agricole e scuole, con un'adesione di oltre tre milioni di membri in Occidente, cinquanta milioni in tutto il mondo. Srila Prabhupada ha tradotto oltre 50 libri sulla coscienza di Krishna, ora disponibili in oltre 65 lingue. Prima di morire nel 1977, fece in modo che il movimento fosse guidato da una Commissione del Corpo Direttivo composta dai suoi discepoli più anziani. Inoltre, dopo la dipartita di Srila Prabhupada, i suoi stessi discepoli iniziarono ad accettare discepoli, portando avanti l'antico sistema della successione disciplica. Pertanto, ha toccato abbastanza persone che possono trasmettere questa conoscenza ad altri che questo movimento continuerà anche nel futuro.

Chi sono io?

Queste sono le domande secolari che ogni filosofo nel corso dei secoli ha cercato di comprendere e comprendere. Dopo tutto, come saprai cosa fare nella vita se non sai nemmeno chi o cosa sei? " Tuttavia, l'antica letteratura vedica dell'India ha fornito le risposte più chiare che sono state trovate ovunque per rispondere a queste domande. Ad esempio, il Mundaka Upanishad (3.1.9) spiega che l'essere vivente è l'anima e che: "L'anima è di dimensioni atomiche e può essere percepita dalla perfetta intelligenza. Questa anima atomica è situata nel cuore e diffonde la sua influenza su tutto il corpo delle entità viventi incorporate. Quando l'anima viene purificata dalla contaminazione dei cinque tipi di aria materiale, la sua influenza spirituale viene esibita.

"Il Chandogya Upanishad (6.11.3) afferma anche che sebbene il corpo avvizzisca e muoia quando il sé o l'anima lo abbandonano, il sé vivente non muore. Ulteriore illuminazione è data nello Srimad-Bhagavatam (7.2.22) in cui spiega che l'anima spirituale non ha morte ed è eterna ed inesauribile. È completamente diverso dal corpo materiale, ma per essere stato fuorviato dall'abuso della sua leggera indipendenza, è obbligato ad accettare corpi sottili e grossolani creati dall'energia materiale e quindi essere sottoposti alla cosiddetta felicità materiale e angoscia.La natura eterna del sé viene anche spiegata nella Bhagavad-gita dal Signore Sri Krishna, dove Egli dice specificamente che non c'è mai stato un tempo in cui Lui non esistesse, né alcuno degli esseri viventi, incluso te. L'anima incarnata passa continuamente dalla fanciullezza alla giovinezza fino alla vecchiaia in questo corpo. ">Ma per chi si è realizzato da solo, non c'è sconcerto in un simile cambiamento. Si spiega inoltre che dovremmo sapere che ciò che pervade l'intero corpo attraverso la coscienza è indistruttibile. Nessuno è in grado di distruggere l'anima imperitura. Solo il corpo materiale dell'eterno essere vivente è soggetto alla distruzione. Per l'anima non c'è mai nascita né morte. Non viene ucciso quando il corpo muore o viene ucciso. Come una persona indossa nuovi indumenti, rinunciando a quelli vecchi, allo stesso modo, l'anima accetta nuovi corpi materiali, rinunciando a quelli vecchi e inutili. Certamente questa conoscenza può alleviare chiunque dall'ansia che viene dal pensare che la nostra esistenza sia finita alla morte. Spiritualmente, non moriamo; tuttavia, il corpo viene utilizzato fino a quando non è più adatto per continuare. A quel tempo, potrebbe sembrare che moriamo, ma non è così. L'anima continua il suo viaggio verso un altro corpo secondo il suo destino.

Viene anche spiegata l'indistruttibilità dell'anima. L'anima individuale è infrangibile e insolubile, e non può essere né bruciata né secca. L'anima è eterna, immutabile e eternamente uguale. Sapendo questo, non dovremmo addolorarci per il corpo temporaneo. Quindi, il corpo si assottiglia e muore ma l'anima non muore: semplicemente cambia corpo. Pertanto, il corpo è come una camicia o un cappotto che indossiamo per qualche tempo, e quando è consumato, lo cambiamo per uno nuovo. Pertanto, la letteratura vedica, come la Chandogya Upanishad (8.1.1), menziona che la conoscenza del sé interiore è ciò che dovrebbe essere cercato e compreso da tutti. Realizzare la propria identità spirituale risolve i problemi e i misteri della vita. Più realizziamo la nostra identità spirituale, più vedremo che siamo oltre questi corpi materiali temporanei e che la nostra identità non è semplicemente un corpo bianco, o nero, o giallo, o grasso, magro, intelligente, stupido, vecchio , giovane, forte, debole, cieco, ecc. La cecità reale significa non essere in grado di vedere attraverso le condizioni corporee temporanee e superficiali e nella persona reale interiore. Vedere la realtà significa riconoscere la natura spirituale di tutti. Lo Srimad-Bhagavatam (11.28.35) spiega che l'anima è auto-luminosa, al di là della nascita e della morte, e illimitata dal tempo o dallo spazio e, quindi, oltre ogni cambiamento. Il Bhagavatam (11.22.50) sottolinea anche che come si assiste alla nascita e alla morte di un albero ed è separato da esso, allo stesso modo la testimonianza della nascita, della morte e delle varie attività del corpo è dentro ma separata da esso. La dimensione dell'anima è descritta anche nella Svetasvatara Upanishad (5.9): "Quando il punto superiore di un capello è diviso in cento parti e ancora ciascuna di tali parti è ulteriormente suddivisa in cento parti, ciascuna di tali parti è la misura della dimensione dell'anima spirituale. "Quindi considerando che il diametro di un tipico pelo è largo circa tre-millesimi di pollice, allora dividerlo in cento parti, e poi dividere una di quelle parti di nuovo in cento parti significa che sarebbe microscopico. E poiché è spirituale e non fatto di sostanza materiale, percepire la presenza dell'anima non è così facile. È invisibile alla nostra visione materiale. La Katha Upanishad riferisce che all'interno del corpo, più in alto dei sensi e degli oggetti dei sensi, esiste la mente. Più sottile della mente è l'intelligenza, e più alto e più sottile di quanto l'intelletto sia il sé. Quel sé è nascosto in tutti gli esseri e non brilla, ma è visto dai sottili veggenti attraverso il loro acuto intelletto. Da questo possiamo capire che all'interno del corpo fisico grossolano, composto da vari elementi materiali, come terra, aria, acqua, ecc., c'è anche il corpo sottile composto dai sottili elementi sottili della mente, dell'intelligenza e del falso ego. Le attività psichiche si svolgono all'interno del corpo sottile. È anche all'interno del corpo sottile in cui esistono i ricordi delle vite passate, per quanto profonde possano essere. Tuttavia, l'essere vivente ha la sua forma spirituale che è più profonda di questa sottigliezza, altrimenti non potrebbe aver ripetuto nascite. Una persona vede effettivamente il suo sé spirituale così come la presenza dell'Essere Supremo quando percepisce che sia il corpo grossolano sia quello sottile non hanno nulla a che fare con il puro sé spirituale interiore. Pertanto, si potrebbe chiedere che, poiché siamo separati dai corpi grossolani e sottili, perché ci identifichiamo così fortemente con il corpo materiale? Si spiega che sebbene il corpo materiale sia diverso dall'anima, è a causa dell'ignoranza dovuta all'associazione materiale che ci si identifica erroneamente con le condizioni corporee alte e basse. È ulteriormente elaborato che solo a causa della mente e dell'ego tale sperimentiamo felicità materiale e angoscia. Tuttavia, in realtà, l'anima spirituale è al di sopra di tale esistenza materiale e non può mai essere realmente influenzata dalla felicità materiale e dall'angoscia in qualsiasi circostanza. Una persona che percepisce veramente questo non ha nulla da temere dalla creazione materiale o dall'apparizione di nascite e morti. Così, può ottenere una vera pace. Il Chandogya Upanishad (8.1.5-6) ​​continua a spiegare che il sé è libero dal peccato e dalla vecchiaia, dalla morte e dal dolore, dalla fame e dalla sete, dalla lamento e dalla tristezza e da tutte le forme corporee identificazione. Desidera solo ciò che dovrebbe desiderare e non immagina altro che ciò che dovrebbe immaginare. Chi si allontana da questa vita senza aver scoperto il sé e quei desideri veri o spirituali non ha libertà in tutti i mondi. Ma quelli che partono da qui dopo aver realizzato la propria vera identità spirituale e quelle inclinazioni spirituali hanno la libertà in tutti i mondi. Quindi, per riassumere, l'anima è una particella di coscienza e beatitudine nel suo stato purificato di essere. Non è materiale in alcun modo. È ciò che parte dal corpo al momento della morte e, nel corpo sottile, trasporta le sue impressioni, i desideri e le tendenze mentali, insieme ai risultati karmici delle sue attività da un corpo all'altro. Comprendere e percepire questo sé, che è la nostra autentica identità spirituale, è il vero obiettivo della vita. Tale realizzazione allevia uno di ulteriore esistenza materiale. Come è spiegato, coloro che hanno purificato la loro coscienza, sono stati assorbiti dalla conoscenza spirituale e hanno assolto ogni impurità nella mente, sono liberati dal karma che li libera da qualsiasi nascita futura. Sono liberi da altre nascite nel mondo materiale e vengono liberati nell'atmosfera spirituale. Come fare questo è il risultato finale dell'esistenza umana.

Da dove provengono le vostre Scritture?

Sebbene il movimento Hare Krishna sia stato fondato in Occidente solo nel 1966, le sue radici si estendono per migliaia di anni nel passato, nella tradizione vedica dell'India. I Veda erano originariamente una tradizione vocale, ma poi furono scritti in sanscrito più di 5000 anni fa. Il compilatore della letteratura vedica, Srila Vyasadeva, divise la conoscenza vedica in vari dipartimenti di conoscenza, materiale e spirituale, affidando ai suoi discepoli sezioni particolari. In questo modo, le scritture si sono sviluppate nei quattro Veda, nei Vedanta Sutra, nelle 108 Upanishad principali, nel grande Mahabharata che include la Bhagavad-gita e nei 18 Purana principali, tra gli altri testi. Dei Purana, il Bhagavata Purana o Srimad-Bhagavatam è descritto come il frutto più maturo di tutta la letteratura vedica. È accettato dalla tradizione vedica come la conclusione dei principi e della comprensione vedantica, e mette in relazione i passatempi e le caratteristiche del Signore Supremo. Il processo di sviluppo spirituale descritto nella letteratura vedica è un processo graduale di realizzazione di Dio e amore per Dio. Questa saggezza è stata attentamente preservata e tramandata attraverso i secoli attraverso il veicolo della successione di maestri autorealizzati. Questa antica saggezza spirituale viene ora nuovamente presentata in Occidente attraverso il Movimento Hare Krishna. Invitano persone di ogni tipo a visitare i loro templi, comunità e siti web e a partecipare in qualsiasi modo desiderino a questo sublime e facile processo di <em>bhakti-yoga</em> e Coscienza di Krishna. Ci sono anche molti libri che possono aiutare a comprendere come puoi iniziare questo processo spirituale.

Hare Krishna mantra, che cos'è?

Hare Krishna Hare Krishna Krishna Krishna Hare Hare Hare Rama Hare Rama Rama Rama Hare Hare

Un mantra è una vibrazione sonora spirituale che purifica la coscienza e risveglia l'amore di Dio. Il canto del maha-mantra Hare Krishna - Hare Krishna, Hare Krishna, Krishna Krishna, Hare Hare / Hare Rama, Hare Rama, Rama Rama, Hare Hare - è raccomandato nella letteratura vedica come il metodo più facile per quest'epoca (il kali-yuga), per raggiungere la realizzazione spirituale. Krishna è il nome sanscrito di Dio che significa "CoLui che attrae tutti", e Rama è un altro nome per Dio che significa "riserva di ogni piacere". Hare si riferisce all'energia divina del Signore. Quindi il mantra Hare Krishna significa: "O onnipotente, onnipotente Signore, o energia del Signore, per favore impegnami nel Tuo servizio". Ci sono due modi per cantare questo mantra: canto di gruppo (kirtana) e canto individuale su corona (japa). Per entrambi i metodi non si applicano regole rigide e chiunque può recitare in qualsiasi momento.

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Karma, che cos'è?

Il karma è uno di quegli argomenti che molte persone conoscono poco, ma pochi ne comprendono le complessità. Per cominciare, la terza legge del moto di Newton afferma che per ogni azione c'è una reazione uguale e contraria. Sulla scala universale, questa è la legge del karma. La legge del karma afferma fondamentalmente che ogni azione ha una reazione e qualsiasi cosa tu faccia agli altri, in seguito, tornerà da te. Inoltre, l'ignoranza della legge non è una scusa. Siamo ancora responsabili per tutto ciò che facciamo, indipendentemente dal fatto che lo comprendiamo o meno. Pertanto, la cosa migliore è imparare come funziona. Se tutti capissero la legge del karma, vivremmo tutti una vita più felice in un mondo più luminoso. Perché? Perché potremmo sapere come regolare le nostre vite in modo da non subire le continue reazioni di ciò che abbiamo fatto a causa dei falsi obiettivi della vita. Secondo la letteratura vedica, il karma è la legge di causa ed effetto. Per ogni azione c'è una causa oltre che una reazione. Il karma viene prodotto eseguendo attività interessate allo sviluppo fisico o mentale. Si possono compiere attività pie che produrranno buone reazioni o un buon karma per il futuro divertimento. Oppure si può compiere egoismo o ciò che alcuni chiamano attività peccaminose che producono cattivo karma e sofferenza futura. Questo segue una persona ovunque vada in questa vita o in una vita futura. Tale karma, così come il tipo di coscienza che una persona sviluppa, stabilisce reazioni che è necessario sperimentare. La Svetashvatara Upanishad (5.12) spiega che l'essere vivente, l'anima jiva, acquisisce molti corpi fisici e sottili grossolani a causa delle azioni che compie, come è motivato dalle qualità materiali a cui ottiene. Questi corpi acquisiti continuano ad essere una fonte di illusione finché egli è ignorante della sua vera identità. Il Brihadaranyaka Upanishad (4.45) chiarisce ulteriormente che come l'atma o l'anima nei corpi grossolani e sottili agisce, così in tal modo ottiene condizioni diverse. Agendo santo diventa un santo e agendo immoralmente diventa soggetto alle conseguenze karmiche. In questo modo, acquisisce di conseguenza la pietà o il peso dell'empietà. Allo stesso modo, si afferma che come un uomo semina, così mieterà. Pertanto, mentre le persone vivono la loro vita presente, coltivano un particolare tipo di coscienza con i loro pensieri e attività, che possono essere buoni o cattivi. Questo crea il karma di una persona. Questo karma ci indirizzerà verso un corpo più appropriato per le reazioni che dobbiamo affrontare, o le lezioni che dobbiamo imparare. Quindi, la causa della nostra esistenza deriva dalle attività delle nostre vite precedenti. Poiché tutto è basato su una causa, è il karma di uno che determinerà la propria situazione, come razza, colore, sesso o area del mondo in cui uno apparirà, o se uno è nato in una famiglia ricca o povera, o essere sani o malsani, ecc. ecc. Grazie per aver letto Hare Krishna [learn_more caption = "Ulteriori informazioni"] Quindi, quando gli esseri viventi rinascono, ottengono un certo tipo di corpo che è più adatto al tipo di coscienza che hanno sviluppato. Pertanto, secondo il Padma Purana, ci sono 8.400.000 specie di vita, ognuna delle quali offre una particolare classe di corpo per qualsiasi tipo di desiderio e coscienza che l'essere vivente possa avere in questo mondo. In questo modo, l'essere vivente è il figlio del suo passato e il padre del suo futuro. Quindi, è attualmente influenzato dalle attività della sua vita precedente e crea la sua esistenza futura dalle azioni che compie in questa vita. Una persona si reincarnerà in varie forme di corpi che sono più adatti per la coscienza, i desideri e la dignità dell'essere vivente e per ciò che merita. Quindi l'essere vivente continua inevitabilmente in questo ciclo di nascita e morte e le conseguenze per le sue varie attività buone o cattive finché è materialmente motivato. Ciò che crea il karma buono o cattivo è anche la natura dell'intento dietro l'azione. Se si usano le cose egoisticamente o per rabbia, avidità, odio, vendetta, ecc., Allora la natura dell'atto è oscurità. Uno incorrerà in un cattivo karma che in seguito si manifesterà come un'inversione nella vita, eventi dolorosi, malattie o incidenti. Mentre le cose che sono fatte a beneficio degli altri, per gentilezza e amore, senza alcun pensiero di ritorno, o per adorare Dio, sono tutte azioni di bontà e pietà, che porteranno l'elevazione o la fortuna a voi. Tuttavia, se fai qualcosa di male che accade a causa di un incidente o di un errore, senza l'intenzione di arrecare alcun danno agli altri, il karma non è così pesante. Forse eri destinato a essere uno strumento nel karma di qualcun altro, che è anche tuo. Prenderà in considerazione la tua motivazione. Tuttavia, maggiore è l'intento o la consapevolezza di fare qualcosa di sbagliato, maggiore sarà il grado di reazione negativa che ci sarà. Quindi è tutto basato sull'intento che sta dietro l'azione. Tuttavia, dovremmo capire che, essenzialmente, il karma è per correggere una persona, non per una semplice retribuzione delle azioni passate. L'universo è basato su compassione. Ognuno ha certe lezioni e modi in cui deve svilupparsi, e la legge del karma in effetti la dirige in un modo per farlo. Nondimeno, non si è condannati a rimanere in questo ciclo di ripetute nascite e morti per sempre. C'è una via d'uscita. Nella forma umana si può acquisire la conoscenza della realizzazione spirituale e ottenere la liberazione dal karma e da ulteriori cicli di nascita e morte. Questo è considerato il risultato più importante che si possa ottenere nella vita. Questo è il motivo per cui ogni processo religioso nel mondo incoraggia le persone che vogliono la libertà dall'esistenza terrena a non desiderare attaccamenti materiali o piaceri sensuali che li legano a questo mondo, ma a lavorare verso ciò che può liberarli da ulteriori cicli di nascita e morte.Tutti il karma può essere negato quando si aspira veramente a comprendere o realizzare lo scopo superiore nella vita e nella verità spirituale. Quando si raggiunge quel punto, la sua vita può essere veramente spirituale che dà l'eterna libertà dal cambiamento. Cercando la Verità Assoluta o servendo Dio nel servizio devozionale, specialmente nel bhakti-yoga, una persona può raggiungere il punto in cui è completamente sollevato da tutti gli ostacoli o le responsabilità karmiche. Il Signore Krishna dice nella Bhagavad-gita (18.66): "Abbandona ogni varietà di religione e arrenditi a Me. Ti libererò da ogni reazione peccaminosa. Non temere ". Senza essere allenati in questa scienza spirituale, è molto difficile capire come l'essere vivente lascia il suo corpo o quale tipo di corpo otterrà in futuro, o perché ci sono varie specie di vita che accolgono tutte le persone gli innumerevoli livelli di coscienza delle entità viventi. Come riferito nella Bhagavad-gita, coloro che sono spiritualmente ignoranti non possono capire come un'entità vivente può lasciare il corpo al momento della morte, né possono capire quale tipo di corpo godrà sotto l'influenza dei modi di natura. Tuttavia, chi è stato addestrato alla conoscenza può percepirlo. Quindi, incoraggiamo tutti a comprendere la legge del karma in modo più completo e come si può impegnarsi nel servizio di devozione del Signore per liberarsi da ogni karma buono o cattivo e sviluppare una coscienza puramente spiritualizzata. Questa è vera libertà e liberazione da tutti i limiti materiali attraverso i quali si può raggiungere lo strato spirituale.

Qual è lo scopo della vita?

Gli esseri viventi sono anime spirituali. Come tali, siamo parte integrante dell'assoluto supremo, Sri Krishna. Lo scopo della nostra vita è stabilire la connessione perduta con la Persona Suprema - Sri Krishna. Tutti noi stiamo cercando l'amore. Tuttavia, stiamo cercando di trovare il cosiddetto amore in questo mondo materiale - un mondo che è pieno di avidità, invidia, lussuria, rabbia, falso ego, illusione. Questo mondo materiale è pieno di tristezza e miseria. È' un mondo temporaneo. Si può venire sommersi da problemi in qualsiasi momento. Quindi i nostri tentativi di trovare la vera felicità in questo mondo materiale invariabilmente finiscono con la frustrazione. La vera felicità può essere trovata quando risvegliamo l'amore dormiente o la coscienza di Krishna. La vita umana è una possibilità per noi di ristabilire questa relazione. La coscienza di Krishna si ottiene pensando sempre a Lui, cantando il Suo santo nome, servendoLo, servendo i Suoi devoti e diffondendo le glorie del santo nome. Quindi, quando siamo impegnati nella coscienza di Krishna, sperimentiamo il più alto amore trascendentale: l'amore per Krishna, la Suprema personalità di Dio o prema bhakti. Raggiungere la prema bhakti è l'obiettivo della vita. Una vita di eternità, conoscenza e beatitudine!

Reinarnazione, che cos'è?

La reincarnazione è chiamata samsara nei classici testi vedici dell'India. La parola samsara è sanscrito e significa essere legati al ciclo di ripetute nascite e morti attraverso numerose vite. Il modo in cui funziona è che coloro che sono condizionati materialmente trasmigrano attraverso corpi diversi in base ai propri desideri e attività (o karma) passate e familiarità. I loro desideri, se materialmente motivati, richiedono un corpo fisico per consentire loro di continuare a elaborare i loro desideri materiali in varie condizioni di vita. Generalmente, nelle tradizioni orientali si considera che tutte le forme di vita o di specie hanno un'anima, che è l'entità che si reincarna. Prima di quando un'entità è pronta a incarnarsi come essere umano sulla Terra, l'anima può aver attraversato un'intera serie di vite per sperimentare vari livelli di esistenza e di coscienza. Il principio è che un'entità può effettivamente progredire attraverso le diverse specie di vita, gradualmente salendo fino a raggiungere la forma umana. Certo, il corpo è solo la copertura dell'anima in cui appare. L'essere vivente si muoverà continuamente verso l'alto nei suoi cicli di reincarnazione finché non avrà sperimentato tutte le principali varietà di esistenze che il regno materiale ha da offrire. In questo modo l'essere vivente è pienamente esperto nell'elaborare desideri o desideri materiali in tutti i tipi di forme quando raggiunge il livello umano. Naturalmente, non tutti gli esseri potrebbero dover affrontare tutto questo. Come funziona la reincarnazione è descritto più dettagliatamente nei testi vedici dell'India. La Bhagavad-gita (8.6) spiega che qualunque stato di coscienza si raggiunge quando lui o lei abbandona questo corpo, uno stato simile sarà raggiunto nella prossima vita. Ciò significa che dopo che la persona ha vissuto la sua vita, le numerose attività variegate della persona formano una coscienza aggregata. Tutti i nostri pensieri e azioni nella nostra vita influenzeranno collettivamente lo stato di essere in cui siamo al momento della morte. Questa coscienza determinerà a cosa sta pensando quella persona alla fine della propria vita. Quest'ultimo pensiero e coscienza dirigeranno quindi dove quella persona molto probabilmente andrà nella prossima vita perché questo stato di essere passa da questa vita alla successiva. Come viene ulteriormente spiegato, l'entità vivente nel mondo materiale trasporta i diversi livelli di coscienza da un corpo all'altro nello stesso modo in cui l'aria porta aromi. In altre parole, non possiamo vedere gli aromi trasportati dall'aria, ma può essere percepito dal senso dell'olfatto. In modo simile, non possiamo vedere i tipi di coscienza che l'essere vivente si è sviluppato, ma è trasportato da questo corpo al momento della morte e procede verso un altro corpo nella prossima vita per riprendere da dove era stato interrotto dal precedente esistenza. Naturalmente, la prossima vita potrebbe essere in un altro corpo fisico o in un corpo sottile tra le nascite, o anche negli stati d'essere celesti o infernali. Dopo la morte, si continua la coscienza che è stata coltivata durante la vita. Sono i nostri modelli di pensiero che costruiscono la coscienza, che poi ci indirizza verso l'esperienza richiesta dopo la morte. Il proprio stato di coscienza o concezione della vita esiste nel corpo sottile, che consiste nella mente, nell'intelligenza e nel falso ego. L'anima è coperta da questo corpo sottile, che esiste all'interno della forma materiale grossolana. Quando il veicolo fisico non può più funzionare, il corpo e l'anima sottili ne sono costretti a uscire. Poi, quando è il momento giusto, sono collocati in un'altra struttura fisica che adatta adeguatamente lo stato della mente dell'entità vivente. È così che lo stato mentale che attira l'uomo morente determina come inizia la sua prossima vita. Se il morente è assorto in pensieri di guadagno materiale o di piaceri sensuali di moglie, famiglia, parenti, casa, ecc., Allora deve, a un certo punto, ottenere un altro corpo materiale per continuare a perseguire i suoi interessi mondani. Dopo tutto, come si può soddisfare i suoi desideri materiali senza un corpo materiale? Per questo motivo, è meglio che una persona coltivi sempre attività pie e pensieri spirituali per aiutarlo a entrare in una vita migliore dopo la morte. Se una persona ha provato a tagliare i nodi dell'attaccamento alla vita materialistica e si è impegnata in attività spirituali, al grado di avanzamento che la persona ha fatto, lui o lei può andare in un regno celeste dopo la morte, o persino raggiungere il regno di Dio . In ogni caso, possiamo cominciare a capire che morire nella coscienza giusta per liberarsi dal ciclo di nascita e morte è un'arte che richiede pratica. Dobbiamo prepararci per il momento della morte in modo da non essere presi alla sprovvista o in uno stato mentale inadatto. Questo è uno degli scopi dello yoga. Dopo quello che può essere milioni di nascite e morti attraverso molte forme di vita, cercando di soddisfare tutti i desideri materiali, l'anima può cominciare a stancarsi di questi continui tentativi di felicità che spesso si rivelano così temporanei. Allora la persona può tuper trovare un significato spirituale nella vita. Nella ricerca del significato più alto, a seconda del livello di coscienza che una persona sviluppa, lui o lei può gradualmente entrare in livelli sempre più alti di sviluppo. Infine, se una persona scopre che in realtà non è questo corpo ma un essere spirituale al suo interno, e raggiunge un livello spirituale di coscienza, può perfezionare la sua vita in modo che entri negli strati spirituali e non debba più incarnarsi nel fisico mondo. Quindi, la liberazione è raggiunta attraverso la realizzazione del Sé e lo sviluppo del servizio di devozione a Dio, che è la perfezione del sentiero spirituale. Attraverso l'esistenza umana sulla Terra, è possibile accedere a molti altri piani di esistenza, incluso l'ingresso nel mondo spirituale. Dipende solo da come usiamo questa vita. L'idea che una persona abbia una sola vita per diventare qualificata per entrare in paradiso o per entrare nella dannazione eterna non offre all'anima alcun mezzo per la riabilitazione e solo una infinita sofferenza. Questo non è ragionevole. La dottrina della reincarnazione offre a chiunque ampie possibilità di correggere e rieducarsi nelle future nascite. Un'eternità all'inferno significa che un effetto infinito è prodotto da una causa finita, che è illogica. Dio non ha creato gli uomini per diventare niente più che un combustibile duraturo per nutrire i fuochi dell'inferno. Un tale scopo nella sua creazione non proviene da un Dio sempre amorevole, ma deriva dalle idee difettose dell'uomo e dalle sue concezioni imperfette di Dio. Dopo tutto, quanti uomini senza macchia potevano esserci in questo mondo? Chi ha un personaggio così puro da ricevere un passaggio immediato in paradiso? La Bhagavad-gita spiega che anche il peggiore peccatore può attraversare l'oceano della nascita e della morte salendo la barca della conoscenza trascendentale. Dobbiamo semplicemente essere sinceri nel raggiungere quella barca. Inoltre, una persona raccoglie i risultati delle sue azioni peccaminose per un periodo di tempo limitato. Dopo essere stato purgato dai propri peccati, cioè soffrendo le reazioni dolorose delle proprie cattive attività, una persona, sapendo il bene dal male, può avere una nuova possibilità di lavorare liberamente per la sua emancipazione da un ulteriore intreccio nella vita materiale. Quando merita e ottiene tale libertà, l'anima può godere della felicità perfetta ed eterna nella sua unione devozionale con l'Essere Supremo. Questo è il motivo per cui è sempre incoraggiato uno a cercare la conoscenza spirituale e la pratica dell'illuminazione. Sviluppando devozione sincera e purificata per il Signore, non ci si deve preoccupare della propria futura nascita. Una volta che una persona ha iniziato questo percorso di devozione, ogni vita si avvicina alla perfezione spirituale, in qualunque situazione si trovi. Così una persona è incoraggiata a pentirsi dei propri peccati o delle cattive scelte che sono state fatte sotto l'influenza di lussuria, rabbia o avidità e coltivare il perdono, la purezza e la generosità. Una persona dovrebbe anche impegnarsi in carità, penitenza, meditazione, japa (canto personale dei santi nomi del Signore), kirtan (canto congregazionale dei santi nomi del Signore) e altre pratiche spirituali, che distruggono tutti i peccati e rimuovono tutti i dubbi sulla conoscenza spirituale . Quindi attraverso la pratica costante si può raggiungere gradualmente il mondo spirituale ed essere liberi da ogni ulteriore entanglement nella reincarnazione.

Vegetariani, perché essere o diventare?

Sul sentiero spirituale, ci sono diversi motivi per cui una persona è raccomandata per essere vegetariana. Una ragione principale è che abbiamo bisogno di vedere la natura spirituale all'interno di tutti gli esseri viventi, e ciò include anche gli animali e le altre creature. Fratellanza universale significa nonviolenza sia agli umani che agli animali. Consiste nel comprendere che anche gli animali hanno un'anima. Sono vivi, coscienti e provano dolore. E queste sono le indicazioni della presenza della coscienza, che è il sintomo dell'anima. Persino la Bibbia (Genesi 1,21; 1,24; 1,30; 2,7; e in molti altri luoghi) si riferisce sia agli animali che alle persone come nefesh chayah, anime viventi. Coloro che mangiano carne, tuttavia, a causa del loro desiderio di mangiare animali o di vederli come una fonte di cibo per lo stomaco, non sono così facilmente in grado di comprendere la natura spirituale di tutti gli esseri. Dopo tutto, se sai che tutte le entità viventi sono essenzialmente spirituali e che tutti gli esseri viventi che sono coscienti mostrano i sintomi dell'anima interiore, allora come puoi ucciderli inutilmente? Ogni creatura vivente è anche la stessa di cui siamo nel rispetto che è anche figlia dello stesso padre, una parte dello stesso Essere Supremo. Pertanto, l'uccisione di animali mostra una grande mancanza di consapevolezza spirituale. Molte parti della letteratura Vedica descrivono come l'Essere Supremo sia il mantenitore di innumerevoli entità viventi, gli umani così come gli animali, ed è vivo nel cuore di ogni essere vivente. Solo quelli con coscienza spirituale possono vedere lo stesso Essere Supremo nella Sua espansione come Anima Suprema all'interno di ogni creatura. Essere gentili e spirituali verso gli umani e essere un assassino o un nemico verso gli animali non è una filosofia equilibrata, e mostra la propria ignoranza spirituale. La prossima ragione per essere vegetariani è considerare la quantità di paura e sofferenza che gli animali provano nel settore della macellazione. Ci sono innumerevoli storie di come nella paura le mucche piangono, urlano e talvolta cadono morte mentre sono dentro o anche prima che vengano portate nel macello. O come le vene dei maiali morti sono così grandi da mostrare che sono praticamente esplose dalla paura che il maiale ha provato e dall'adrenalina prodotta mentre veniva portata al macello. Ciò causa certamente un'immensa quantità di violenza per permeare l'atmosfera, che si spegne e ricade su di noi in una qualche forma. Inoltre, l'adrenalina e la paura nell'animale producono anche tossine che poi permeano il corpo di questi animali, che ingeriscono i mangiatori di carne. Le persone che consumano queste cose non possono fare a meno di esserne influenzate. Causa tensioni all'interno di loro individualmente, che poi si diffonde nelle loro relazioni con gli altri. L'antico testo Vedico della Manu-samhita (5,45-8) dice: "Chi ferisce gli esseri infetti dal desiderio di darsi piacere non trova mai la felicità, né vivente né morta. Colui che non cerca di causare la sofferenza dei legami e della morte alle creature viventi, ma desidera il bene di tutti gli esseri, ottiene una felicità infinita. . . La carne non può mai essere ottenuta senza danni alle creature viventi, e la ferita agli esseri senzienti è dannosa per il conseguimento della beatitudine celeste; Lascialo quindi evitare l'uso della carne. " La Bibbia (Romani 14,21) dice anche: "Non è né buono mangiare carne né bere vino". Un altro comandamento biblico (Esodo 23.5) ci istruisce ad aiutare gli animali nel dolore, anche se appartengono a un nemico. Anche le scritture buddhiste (Sutta-Nipata 393) consigliano: "Non distruggere o far distrarre alcuna vita o sanzionare le azioni di coloro che lo fanno. Lascia che si astenga dal ferire persino qualsiasi creatura, sia quelle forti che quelle che tremano nel mondo. "Si dice anche nelle scritture buddiste, il Sutra Mahaparinirvana," Il mangiare carne estingue il seme della grande compassione ".Per gli ebrei, il Talmud (Avodah Zorah 18B) vieta l'associazione con i cacciatori, per non parlare della caccia. Nel Nuovo Testamento Gesù preferì la misericordia al sacrificio (Matteo 9.13, 12.7) e si oppose all'acquisto e alla vendita di animali per il sacrificio (Matteo 21,12-14, Marco 11,15, Giovanni 2,14-15). Una delle missioni di Gesù era di eliminare il sacrificio animale e la crudeltà verso gli animali (Ebrei 10.5-10). Troviamo specialmente in Isaia dove Gesù disprezza il massacro e lo spargimento di sangue di uomini e animali. Dichiara (1,15) che Dio non ascolta le preghiere degli assassini animali: "Ma le tue iniquità hanno separato te e il tuo Dio. E i tuoi peccati ti hanno nascosto la sua faccia, così che Lui non ascolti. Perché le tue mani sono macchiate di sangue. . . I loro piedi corrono verso il male e si affrettano a versare sangue innocente. . . non conoscono le vie della pace ". Isaia si lamenta anche di aver visto," Gioia e allegrezza, macellazione di bestiame e uccisione di pecore, consumo di carne e consumo di vino, come pensavi, 'mangiamo e beviamo, per domani noi moriamo. '"(22.13) È anche stabilito nella Bibbia (Isaia 66,3): "Chi uccide un bue è come se uccidesse un uomo". A questo proposito San Basilio (320-379 d.C.) insegnava: "Il vapore della carne daruccide la luce dello spirito. Difficilmente si può avere virtù se si gustano pasti a base di carne e di carne. "Quindi dovremmo trovare alternative all'uccidere gli animali per soddisfare i nostri appetiti, specialmente quando ci sono molti altri cibi sani disponibili. Altrimenti, devono esserci reazioni a tale violenza. Non possiamo aspettarci la pace nel mondo se continuiamo a uccidere inutilmente tanti milioni di animali per il consumo di carne o per abuso. Il terzo fattore per essere vegetariani è il karma. Come afferma la seconda legge della termodinamica, per ogni azione deve esserci una reazione uguale e contraria. Sulla scala universale questa è chiamata la legge del karma, il che significa che ciò che gira intorno viene fuori. Questo riguarda ogni individuo, così come le comunità e i paesi. Come la nazione semina, così raccoglierà. Questo è qualcosa che dovremmo prendere molto seriamente, specialmente nel nostro tentativo di portare pace, armonia e unità nel mondo. Se tanta violenza viene prodotta dall'uccisione di animali, dove pensi che le reazioni a questa violenza vadano? Ci torna in tanti modi, come la forma del crimine di quartiere e della comunità e le guerre mondiali. La violenza genera violenza. Pertanto, questo proseguirà a meno che non sappiamo come cambiare.Isaac Bashevis Singer, che ha vinto il Premio Nobel per la letteratura, ha chiesto: "Come possiamo pregare Dio con misericordia se noi stessi non abbiamo pietà? Come possiamo parlare di diritti e giustizia se prendiamo una creatura innocente e versiamo il suo sangue? "Continuò dicendo:" Personalmente credo che finché gli esseri umani verseranno il sangue degli animali, non ci sarà mai alcuna pace . "In conclusione, possiamo citare il numero del 10 marzo 1966 de L'Osservatore della Domenica, il settimanale vaticano, in cui mons. Ferdinando Lambruschini ha scritto: "La condotta dell'uomo nei confronti degli animali dovrebbe essere regolata dalla giusta ragione, che proibisce di infliggere loro dolore e sofferenza senza scopo. Maltrattarli e farli soffrire senza ragione è un atto di deplorevole crudeltà da condannare da un punto di vista cristiano. Farli soffrire per il proprio piacere è un'esibizione di sadismo che ogni moralista deve denunciare. "Mangiare gli animali per il piacere della propria lingua quando ci sono molti altri cibi disponibili certamente si adatta a questa forma di sadismo. È ovvio che questo è controproducente per ogni pace, unità o progresso spirituale che desideriamo fare. È una delle cose che dobbiamo considerare seriamente se vogliamo migliorare noi stessi o il mondo. Quindi ecco alcuni motivi per cui una persona sinceramente spirituale sceglierà di essere vegetariana.

VALORE VEGETARIANO

Nel processo di bhakti-yoga, la devozione va oltre il semplice vegetarianismo e il cibo diventa un mezzo per il progresso spirituale. Nella Bhagavad-gita, il Signore Krishna dice: "Tutto ciò che fai, tutto ciò che mangi, tutto ciò che offri e reggi, così come tutte le austerità che puoi compiere, dovrebbero essere fatte come offerta a Me". ciò che mangiamo al Signore è parte integrante del bhakti-yoga e rende il cibo benedetto con potenze spirituali. Allora tale cibo è chiamato prasadam, o la misericordia del Signore. Il Signore descrive anche ciò che accetta come offerta: "Se uno mi offre con amore e devozione una foglia, un fiore, un frutto o acqua, lo accetterò". Così , possiamo vedere che il Signore accetta frutta, cereali e cibi vegetariani. Il Signore non accetta cibi come carne, pesce o uova, ma solo quelli che sono puri e naturalmente disponibili senza danneggiare gli altri. Quindi sul sentiero spirituale mangiare cibo che viene offerto a Dio è la perfezione ultima di una dieta vegetariana. La letteratura Vedica spiega che lo scopo della vita umana è risvegliare la relazione originale dell'anima con Dio, e accettare il prasadam è il modo per aiutarci a raggiungere questo obiettivo.

Ricorrenze del mese

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Sri Uddharana Datta Thakura

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Sri Devananda Pandita

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