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Sri Vamanadeva

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15 SETTEMBRE 2024 - Apparizione

vamana 

Sri Vamanadeva, l'avatara nano

Sommario del 18° capitolo dell'ottavo Canto dello Srimad Bhagavatam

Sri Vamanadeva, l'avatara-nano

Questo capitolo descrive come Sri Vamanadeva apparve e come si recò nell'arena del sacrificio di Maharaja Bali, il quale Lo ricevette degnamente e Lo soddisfece offrendoGli benedizioni.

Sri Vamanadeva apparve in questo mondo dal grembo di Aditi, portando la conchiglia, il disco, la mazza e il fiore di loto. Il Suo corpo aveva un colore scuro ed era vestito di abiti gialli. Sri Visnu apparve in un momento fvorevole, in sravana-dvadasi, nel momento in cui sorgeva la stella Abhijit. In quel momento tutti i tre mondi (compresi i sistemi planetari superiori, lo spazio e la Terra), tutti gli esseri celesti, le mucche, i brahmana e perfino le stagioni, provarono una grande felicità per lapparizione del Signore.  Per questa ragione il giorno favorevole della Sua apparizione è chiamato Vijaya. Quando Dio, la Persona Suprema, dotato di un corpo sad-cid-ananda, apparve come figlio di Kasyapa e di Aditi, i Suoi genitori rimasero stupefatti. Dopo esserSi manifestato, il Signore prese la forma di un nano (Vamana). Tutti i grandi saggi espressero il loro giubilo e con Kasyapa Muni davanti a loro compirono la cerimonia per la nascita di Sri Vamana. Al momento della cerimonia per la consegna del filo sacro a Sri Vamanadeva Egli fu onorato dal dio del sole, Brihaspati, dalla dea del pianeta Terra,dalle divinità dei pianeti superiori, da Sua madre, da Brahma, da Kuvera e da altri ancora. Poi Vamanadeva si recò all'arena del sacrificio che si trovava sulla riva settentrionale del fiume Narmada, nel campo conosciuto come Bhrigukaccha, dove i brahmana della dinastia Bhrigu erano impegnati nel compimento degli yajna. Indossando una cintura di erba munja, una pelle di cervo, un filo sacro, e portando nella mano un danda, un ombrello e un vaso per l'acqua (kamandalu), Sri Vamanadeva apparve nell'arena del sacrificio di Bali Maharaja. La Sua presenza trascendentale e luminosa eclissò lo splendore di tutti i sacerdoti, i quali si alzarono dai loro seggi per offrire preghiere a Sri Vamanadeva. Perfino Siva accetta sulla propria testa l'acqua del Gange scaturita dal piede del Signore Vamanadeva. Perciò, dopo aver lavato i piedi del Signore, Bali Maharaja accettò immediatamente sulla propria testa l'acqua dei piedi del Signore e sentì di aver ottenuto una grande gloria, insieme con tutti i suoi predecessori. Poi, Bali Maharaja s'informò sul benessere di Sri Vamanadeva e disse al Signore che poteva chiedergli denaro, gioielli o qualunque altra cosa desiderasse.

 

Sommario del 19° capitolo dell'ottavo Canto dello Srimad Bhagavatam

Sri Vamanadeva chiede la carità a Bali Maharaja

Il diciannovesimo capitolo racconta che il Signore Vamanadeva chiese la carità di tre passi  e bali Maharaja decise di esaudire la Sua richiesta, nonostante la proibizione di Sukracarya.

Quando Bali Maharaja, pensando che Vamanadeva fosse il figlio di un brahmana, Gli disse che poteva chiedere ciò che desiderava, Sri Vamanadeva lodò Hiranyakasipu e Hiranyaksa per le loro gesta valorose, e dopo aver così glorificato la famiglia nella quale Bali Maharaja era nato, chiese al re la carità di tre passi di terra. Bali Maharaja, acconsentì a donarGli la terra che aveva chiesto considerandolo un dono insignificante, ma Sukracarya, avendo capito che Vamanadeva era in realtà Visnu, l'amico degli esseri celesti, proibì a bali Maharaja di acconsentire a questa insolita richiesta. Sukracarya giunse persino a consigliare a Bali Maharaja di ritirare la sua promessa, sostenendo che non c'è nulla di male nel ritirare una promessa al fine di sottomettere altri, oppure per scherzo, per affrontare un pericolo, o per il bene di altri, e via dicendo. Con questa filosofia Sukracarya cercava di dissuadere Bali Maharaja dal consegnare la terra a Sri Vamanadeva.

 

Sommario del 20° capitolo dell'ottavo Canto dello Srimad Bhagavatam

Bali Maharaja consegna l'Universo

Pur sapendo che Sri Vamanadeva aveva l'intenzione d'ingannarlo, Bali Maharaja offrì in carità  al Signore tutto ciò che possedeva; il Signore cominciò allora ad espandere il proprio corpo, assumendo la gigantesca forma di Sri Visnu.

Dopo aver ascoltato le istruzioni e i consigli di Sukracarya, Bali Maharaja si mise a riflettere. Poiché l'uomo sposato ha il dovere di seguire i principi della religione, dello sviluppo economico e della soddisfazione dei sensi, Bali Maharaja pensò che non fosse giusto ritirare la promessa fatta al brahmacari. Mentire o non mantenere la parola data a un brahmacari non è mai un'azione lodevole, perché la menzogna è considerata la colpa più grave. Tutti dovrebbero temere le reazioni karmike dovute alla menzogna, perché madre Terra non sopporta nemmeno il peso di un mentitore. L'espansione di un regno o di un impero è temporanea; se non serve al bene del popolo, non ha alcun valore. Un tempo, tutti i grandi re e gli imperatori ampliavano i propri domini tenendo ben presente il benessere del popolo. Infatti, talvolta, grandi personalità impegnate in tali opere per il bene del popolo arrivarono a sacrificare la propria vita, E' detto che una persona che si comporta in modo glorioso vive in etrno e non muore mai.  Perciò la gloria deve essere lo scopo della vita, e nemmeno cadere in miseria per salvare la propria reputazione può essere considerato una sconfitta. Bali Maharaja peansave che anche se questo brahmacari, Vamanadeva, fosse stato Sri Visnu, anche se dopo aver accettato la sua carità avesse voluto ugualmente arrestarlo, non Gli avrebbe serbato rancore. Facendo queste considerazioni, Bali Maharaja si decise a offrire in carità tutto ciò che possedeva.

Immediatamente Sri Vamanadeva cominciò ad espanderSi in un corpo universale. Per misericordia di Sri Vamanadeva, Bali Maharaja poté vedere che il Signore è onnipresente e che sul Suo corpo tutto riposa. Poté vederLo come il Visnu supremo, col Suo elmetto, vestito di abiti gialli, con il segno dello Srivatsa, la gemma Kaustubha, una ghirlanda di fiori e ornamenti su tutto il corpo. Il Signore coprì gradualmente l'intera superficie del mondo, ed espandendo il Suo corpo occupò anche tutto lo spazio. Con le Sue mani coprì tutte le direzioni, e con il secondo passo coprì tutto il sistema planetario superiore. Non rimaneva dunque altro posto per fare il terzo passo.

 

 

Sommario del 21° capitolo dell'ottavo Canto dello Srimad Bhagavatam

Il Signore cattura Bali Maharaja

Questo capitolo narra come Sri Visnu, nel desiderio di far conoscere a tutti le glorie di Bali Maharaja, lo arrestò perché non aveva potuto mantenere la promessa di concedere al Signore anche il terzo passo di terra.

Con il Suo secondo passo Dio, la Persona Suprema,, raggiunse il pianeta più alto dell'universo, Brahmaloka, che perse molta della sua bellezza a contatto con la radiosità delle unghie dei piedi del Signore. Allora Brahma, accompagnato da grandi saggi come Marici e dalle divinità incaricate di tutti i pianeti superiori, offrì le sue umili preghiere e la sua adorazione al Signore. Essi lavarono i Suoi piedi di loto e Lo adorarono con tutti gli oggetti di culto. Riksaraja, Jambavan, soffiò nel suo corno per celebrare le glorie del Signore. Nel vedere che Bali Maharaja era stato privato di tutto ciò che possedeva, i demoni furono presi da una grande collera. Essi rivolsero le armi contro Sri Visnu, benché Bali Maharaja li ammonisse di non farlo. Tutti i demoni, però, furono sconfitti dai compagni eterni di Sri Visnu, e secondo l'ordine di Bali Maharaja entrarono tutti nei pianeti inferiori dell'universo. Comprendendo le intenzioni di Sri Visnu, Garuda, il Suo portatore catturò immediatamente Bali Maharaja con le corde di Varuna. Quando Bali Maharaja fu così ridotto all'impotenza, Sri Visnu gli chiese dove avrebbe posato il Suo terzo passo. Poiché apprezzava la determinazione e l'onestà di Bali Maharaja, quando vide che questi non era in grado di mantenere la sua promessa, Sri Visnu decise che il pianeta adatto a lui sarebbe stato Sutala, che è il migliore dei pianeti celesti.

 

Sommario del 22° capitolo dell'ottavo Canto dello Srimad Bhagavatam

Bali Maharaja offre la propria vita

Dio, la Persona Suprema, fu soddisfatto del comportamento di Bali Maharaja e lo mandò sul pianeta Sutala; là, dopo avergli concesso le sue benedizioni, il Signore accettò di diventare il suo portiere.

Bali Maharaja era estremamente veritiero. Il pensiero di non aver potuto mantenere la sua promessa lo spaventava perché era consapevole che una persona che si allontana dalla verità perde ogni valore agli occhi degli uomini. Una persona elevata può tollerare le sofferenze di una vita infernale, ma teme molto di essere diffamata per il fatto di essersi allontanata dalla veridicità. Bali Maharaja accettò con piacere la punizione assegnatagli da Dio, la Persona Suprema. La dinastia di Bali Maharaja aveva visto molti asura raggiungere posizioni più elevate di quelle degli yogi mistici, proprio grazie alla loro inimicizia verso Sri Visnu. In particolare, Bali Maharaja, pensava alla determinazione di Prahlada Maharaja nel nel servizio devozionale al Signore. Facendo queste considerazioni, decise di offrire la propria testa in carità affinché Sri Visnu potesse appoggiarvi il Suo terzo passo. Bali Maharaja pensò anche alle numerose grandi personalità che avevano abbandonato ogni legame con la famiglia e tutti i beni materiali per soddisfare Dio, la Persona Suprema. In verità, talvolta avevano perfino sacrificato la propria vita per la soddisfazione del Signore, al fine di diventare i Suoi servitori personali. Così, seguendo l'esempio degli acarya e dei devoti che l'avevano preceduto, Bali Maharaja sentì d'aver raggiunto il successo.

Mentre Bali Maharaja, legato dalle corde di varuna, offriva le sue preghiere al Signore, apparve Prahlada Maharaja e spiegò che Dio, la Persona Suprema, aveva liberato Bali Maharaja togliendogli con un trucco tutto ciò che possedeva. In presenza di Prahlada Maharaja, Brahma e la mogli di Bali, Vindhyavali, parlarono della supremazia del Signore Sovrano. Poiché Bali Maharaja aveva dato tutto al Signore, essi pregarono affinché venisse liberato, Allora il Signore disse che le ricchezze di un non-devoto sono un pericolo, mentre l'opulenza di un devoto dev'essere considerata una benedizione del Signore. Poi, soddisfatto di Bali Maharaja, il Signore Supremo gli offrì il Suo disco come protezione e promise di rimanere accanto a lui.

 

Sommario del 23° capitolo dell'ottavo Canto dello Srimad Bhagavatam

Gli esseri celesti ottengono di nuovo i pianeti superiori

Questo capitolo racconta l'ingresso al pianeta Sutala di Balli Maharaja, che era accompagnato da suo nonno Prahlada Maharaja, e spiega come Dio, la Persona Suprema, permise a Indra di tornare nel regno celeste.

Bali Maharaja, che era una grande anima, aveva sperimentato che il bene più grande nella vita consiste nel raggiungere il servizio devozionale al rifugio dei piede di loto del Signore, in piena sottomissione. Fisso in questa decisione, con il cuore pieno d'estasi devozionale e gli occhi inondati di lacrime, offrì i suoi omaggi alla persona di Dio ed entrò con i suoi compagni nel pianeta conosciuto come Sutala. Così, Dio la Persona Suprema, soddisfece il desiderio di Aditi e restituì la sua posizione a Indra. Prahlada Maharaja, sapendo che Bali era stato rilasciato, descrisse allora i divertimenti trascendentali di Dio, la Persona Suprema, in questo mondo materiale. Prahlada Maharaja lodò il Signore per aver creato il mondo materiale, per l'equanimitò che manifesta verso tutti gli esseri, e per il fatto di essere generoso verso i Suoi devoti, proprio come un albero dei desideri. In realtà, Prahlada Maharaja disse che il Signore non manifesta la Sua bontà solo verso i Suoi devoti, ma anche verso i demoni. In questo modo descrisse l'illimitata e incondizionata misericordia di Dio, la Persona Suprema; poi a mani giunte, offrì i suoi rispettosi omaggi al Signore, e dopo aver girato intorno a Lui in segno di rispetto entrò nel pianeta Sutala, come il Signore aveva ordinato. Il Signore allora ordinò a Sukracarya d'informarLo sulle mancanze di Bali Mahraja nel corso dell'esecuzione del sacrificio. Sukracarya si liberò dalle reazioni delle attività interessate pronunciando il santo nome di Dio, e spiegò che la recitazione del santo nome può diminuire tutti i difetti delle anime condizionate; quindi terminò la cerimonia sacrificale di Bali Maharaja. Tutti i grandi santi accettarono Sri Vamanadeva come il benefattore di Indra perché gli aveva restituito i pianeti celesti e Lo glorificarono come il sostegno dell'amministrazione dell'universo. Con grande gioia Indra, accompagnato da tutto il suo seguito, desiderò avere Vamanadeva accanto a sé e rientrò col suo aeroplano nella capitale. Dopo essere stati testimoni delle meravigliose gesta di Sri Visnu nell'arena del sacrificio di Bali Maharaja, tutti gli esseri celesti, i santi, i Pita, i Bhuta e i Siddha glorificarono ripetutamente il Signore. Il capitolo si conclude con l'affermazione che la funzione più propizia per l'anima condizionata è quella di cantare e ascoltare le gloriose attività di Sri Visnu.

 SB 8.23.1

 sri-suka uvaca
ity uktavantam purusham puratanam
mahanubhavo ’khila-sadhu-sammatah
baddhanjalir bashpa-kalakulekshano
bhakty-utkalo gadgadaya girabravit

 

TRADUZIONE

Sukadeva Gosvami disse: Quando la suprema, antica ed terna Persona di Dio ebbe così parlato a Bali Maharaja, il quale è universalmente considerato un puro devoto del Signore, e quindi anche una grande anima, Bali Maharaja, con gli occhi pieni di lacrime e le mani giunte, rispose al Signore con voce spezzata per l'estasi devozionale.

 SB 8.23.2

 sri-balir uvaca
aho pranamaya kritah samudyamah
prapanna-bhaktartha-vidhau samahitah
yal loka-palais tvad-anugraho ’marair
alabdha-purvo ’pasade ’sure ’rpitah

 

TRADUZIONE

Quando Vamanadeva apparve davanti a Bali Maharaja, questi volle immediatamente offrirGli il suo rispettoso omaggio, ma ne fu incapace a causa della presenza di Sukracarya e degli altri demoni presenti. Il Signore, però, è così misericordioso che sebbene Bali Maharaja praticamente non avesse potuto offrirGli i suoi omaggi, e si fosse limitato a farlo mentalmente, Dio, la Persona Suprema, lo aveva benedetto con una misericordia più grande di quella che potevano aspettarsi gli esseri celesti. Come conferma la Bhagavad-gita (2.40), svalpam apy asya dharmasya trayate mahato bhayat: "Anche un piccolo progresso su questa via ci protegge dalla pura più temibile." Dio, la Persona Suprema, è detto bhava-grahi janardana perché coglie soltanto l'essenza dell'atteggiamento del devoto. Se un devoto si sottomette sinceramente, il Signore, che è l'Anima Suprema nel cuore di ogni essere, lo capisce immediatamente. Così, anche se esternamente il devoto può non compiere un servizio completo, se interiormente è molto serio e sincero, il Signore accetta ugualmente il suo servizio. Il Signore è conosciuto quindi come bhava-grahi janardana perché accetta l'essenza della mentalità devozionale.

 SB 8.23.15

 sri-sukra uvaca
kutas tat-karma-vaishamyam
yasya karmesvaro bhavan
yajneso yajna-purushah
sarva-bhavena pujitah

 

TRADUZIONE

Sukracarya disse: Mio Signore, Tu sei il beneficiario e il legislatore di tutte le cerimonie sacrificali, e sei anche lo yajna-purusala persona alla Quale vengono offerti tutti i sacrifici. Per chi Ti ha soddisfatto pienamente come si può parlare di difetti nel compimento del sacrificio?


SPIEGAZIONE


Nella Bhagavad-gita (5.29) il Signore dice, bhoktaram yajna-tapasam sarva-loka-mahesvaram: il Signore, il proprietario supremo, è davvero la persona al cui piacere sono destinate le cerimonie dello yajna. Il Visnu Purana (3.8.9) dice:

varnasramacaravata
purushena parah puman
vishnur aradhyate pantha
nanyat tat-tosha-karanam

Tutti i risultati del sacrificio previsti dai Veda sono compiuti allo scopo di soddisfare Sri Visnu, lo yajna-purusa. Le divisioni della società -brahmana, ksatriya, vaisya, sudra, brahmacarya, grihastha, vanaprasta e sannyasa- sono tutte destinate a soddisfare Sri Visnu. Agire conformemente a questo principio dell'istituzione del varnasrama è detto varnasramacarana. Nello Srimad-Bhagavatam (1.2.13) Suta Gosvami dice:

atah pumbhir dvija-sreshtha
varnasrama-vibhagasah
svanushthitasya dharmasya
samsiddhir hari-toshanam

“O migliore tra i nati-due-volte, è stato così concluso che la più alta perfezione della vita può essere raggiunta compiendo il proprio dovere prescritto nell'ambito delle divisioni del varnasrama per soddisfare Dio, la Persona Suprema." Ogni cosa è destinata alla soddisfazione di Dio, la Persona Suprema, perciò, dal momento che Bali Maharaja aveva saputo soddisfare il Signore,era chiaro che non aveva difetti, e Sukracarya ammise di non avere agito bene colpendolo con una maledizione.

 

SB 8.23.16

 mantratas tantratas chidram
desa-kalarha-vastutah
sarvam karoti nischidram
anusankirtanam tava

TRADUZIONE

Possono esserci delle imperfezioni nella pronuncia deimantra e nell'osservanza dei principi regolatori, e inoltre ci possono essere irregolarità che riguardano il tempo, il luogo, la persona e gli oggetti necessari. Ma quando il santo nome di Tua Grazia è pronunciato, ogni cosa diventa perfetta.


SPIEGAZIONE


Sri Caitanya Mahaprabhu ha racommandato:

harer nama harer nama
harer namaiva kevalam
kalau nasty eva nasty eva
nasty eva gatir anyatha

"In questa era di discordia e d'ipocrisia l'unico metodo di liberazione è il canto del santo nome del Signore. Non c'è altro modo, non c'è altro modo, non c'è altro modo." (Brihan-naradiya Purana 38.126) In quest'era di Keli è molto difficle compiere le cerimonie rituali vediche o i sacrifici in modo perfetto. Quasi nessuno è in grado di cantare i mantra vedici con una pronuncia perfetta o di accumulare gli oggetti necessari per il compimento del sacrificio. Per questa ragione il sacrificio raccomandato per l'era di Kali è il sankirtana, il canto costante del santo nome del Signore. Yajnaih sankirtana-prayair yajanti hi sumedhasah (S.B. 11.5.29). Invece di perdere tempo nel compimento di sacrifici vedici, le persone intelligenti, coloro che sono dotati di cervello, dovrebbero dedicarsi al canto del santo nome del Signore, compiendo così il perfetto sacrificio. Ho visto che molti capi religiosi si danno una gran da fare per compiere yajna e spendono centinaia di migliaia di rupie per compiere cerimonie sacrificali che rimangono tuttavia imperfette. Questa è una lezione per le persone che si dedicano inutilmente al compimento di sacrifici imperfetti. Dovremmo invece seguire il consiglio di Sri Caitanya Mahaprabhu (yajnaih sankirtana-prayair yajanti hi sumedhasah). Sukracarya era un brahmana ortodosso, attaccato alle cerimonie, ma anch'egli dovette ammettere, nischidram anusankirtanam tava: "Mio Signore, il canto costante del santo nome di Tua Grazia rende perfetta ogni cosa." Nel kali-yuga le cerimonie rituali non possono più essere compiute perfettamente come un tempo, perciò Srila Jiva Gosvami ha raccomandato di seguire con grande attenzione tutti i principi che regolano ogni attività spirituale, specialmente nell'adorazione delle Divinità, ma poiché è sempre presente la possibilità che si verifichino delle irregolarità nella procedura, è necessario porre rimedio a a queste mancanze col canto del santo nome di Dio, la Persona Suprema. Nel nostro Movimento per la Coscienza di Krishna attribuiamo quindi un'importanza particolare al canto del mantra  Hare Krishna in tutte le nostre attività.

 

SB 8.23.26-27

 brahma sarvah kumaras ca bhrigv-adya munayo nripa
pitarah sarva-bhutani siddha vaimanikas ca ye
sumahat karma tad vishnor gayantah param adbhutam
dhishnyani svani te jagmur aditim ca sasamsire


TRADUZIONE

Brahma, Siva, Karttikeya, il grande saggio Bhrigu, altre sante personalità, gli abitanti di Pitriloka e tutti gli altri esseri presenti, compresi gli abitanti di Siddhaloka e gli esseri che viaggiano nello spazio con le loro aeronavi, si accinsero tutti insieme a glorificare le eccezionali imprese di Sri Vamanadeva. O re, mentre tornavano nelle loro dimore, sui pianeti celesti, tutti glorificavano il Signore cantando. Essi glorificarono anche la posizione di Aditi.

 

SB 8.23.28

 sarvam etan mayakhyatam
bhavatah kula-nandana
urukramasya caritam
srotriinam agha-mocanam

 

TRADUZIONE


O Maharaja Pariksit, gioia della tua dinastia, ora ti ho descritto tutto ciò che riguarda le meravigliose imprese di Dio, la Persona Suprema, Sri Vamanadeva. Coloro che le ascoltano sono certamente liberati dalle reazioni dei loro peccati.

 SB 8.23.29

param mahimna uruvikramato grinano
yah parthivani vimame sa rajamsi martyah
kim jayamana uta jata upaiti martya
ity aha mantra-drig rishih purushasya yasya

 

TRADUZIONE

 

Una persona che è soggetta alla morte non può valutare le glorie di Dio, la Persona Suprema, Trivikrama, Sri Visnu, più di quanto non possa contare gli atomi della Terra intera. Nessuno, che sia già nato o che debba ancora nascere, sarebbe in grado di farlo. Questo è ciò che ha affermato il grande saggio Vasistha.

SPIEGAZIONE

Vasishtha Muni ci ha lasciato un mantra che riguarda Sri Visnu: na te visnor jayamano na jato mahimnah param anantam apa. Nessuno può valutare l'estensione delle incredibili gesta di Sri Visnu. Sfortunatamente, molti cosiddetti scienziati che possono morire da un momento all'altro cercano di comprendere con la speculazione mentale la meravigliosa creazione dell'universo. Questo è un tentativo sciocco. Moltissimo tempo fa Vasistha Muni che nessuno nel passato aveva mai potuto misurare le glorie del Signore, e che nessuno mai ci sarebbe riuscito nemmeno futuro. Bisogna soltanto ritenersi soddisfatti di poter contemplare le le gloriose attività della creazione del Signore Supremo. Per questo il Signore afferma nella Bhagavad-gita (10.42), vistabhyaham idam kritsnam ekamsena sthito jagat: "Con un semplice frammento di Me stesso, pervado e sostengo l'universo intero." Il mondo materiale è composto di innumerevoli universi, ognuno dei quali è pieno di innumerevoli pianeti che sono tutti considerati prodotti dell'energia materiale di Dio,la Persona Suprema. Eppure, tutto questo no è che un quarto della creazione di Dio. Gli altri tre quarti della creazione sono rappresentati dal mondo spirituale. Tra gli innumerevoli pianeti che sono contenuti in un solo universo, coloro che sostengono di essere scienziati non riescono nemmeno a capire la Luna o Marte, eppure cercano di sfidare la creazione del Signore Supremo e la Sua eccezionale energia. Queste persone sono definite pazze. Nunam pramattah kurute vikarma (S.B. 5.5.4). Questi pazzi perdono inutilmente illoro tempo, il loro denaro e le loro energie cercando di sfidare le gloriose imprese di Urukrama, Dio, la Persona Suprema.

SB 8.23.30

ya idam deva-devasya
harer adbhuta-karmanah
avataranucaritam
srinvan yati patram gatim

TRADUZIONE

Chi ascolta le attività straordinarie di Dio, la Persona Suprema, nei Suoi diversi avatara, sarà certamente elevato ai pianeti superiori, o perfino a Dio, nella Sua dimora originale.

SB 8.23.31

kriyamane karmanidam
daive pitrye 'tha manuse
yatra yatranukirtyeta
tat tesam sukritam viduh

TRADUZIONE

Ogni volta che nel corso di una cerimonia rituale si racconta la storia di Vamanadeva - che la cerimonia abbia luogo in onore degli esseri celesti, degli antenati di Pitriloka, oppure per festeggiare un lieto evento sociale come il matrimonio - l'intera cerimonia dev'essere considerata estremamente propizia.

SPIEGAZIONE

Esistono tre categorie di cerimonie: in paricolare, le cerimonie che sono destinate a soddisfare Dio, la Persona Suprema, o gli esseri celesti quelle che sono compiute in occasione di avvenimenti sociali, quali il matrimonio o la nascita, e quelle destinate agli antenati, come la cerimonia dello sraddha. In tutte queste cerimonie si spendono grandi omme di denaro destinate a diverse attività, ma questo verso suggerisce che se nel corso della cerimonia si racconterà la meravigliosa storia di Vamanadeva, certamente l'intera cerimonia si realizzerà nel pieno successo e sarà libera da ogni irregolarità

Così terminano gli insegnamenti di Bhaktivedanta sul ventitreesimo capitolo dell'ottavo Canto dello Srimad-Bhagavatam, intitolato: "Gli esseri celesti ottengono di nuovo i pianeti superiori".

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