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Sri Srivasa Pandita

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1 LUGLIO 2024 - Scomparsa

Sri Srivasa Pandit

jaya jaya shrivasadi yata bhakta-gana,
shri-krishna-caitanya prabhu-yanra prana-dhana

"Tutte le glorie ai molti devoti del mondo, guidati da Srivasa Thakura. Sri Caitanya è la loro vita e la loro anima."

Srivasa Pandita in Mayapur

Nel Caitanya-candrodaya-natakam (Atto Primo) di Kavi Karnapura, troviamo una storia interessante in cui il Signore chiede a Srivasa Thakura se egli ricorda come fu salvato dalla morte, e come, in quel momento, fu infusa in lui la shakti di Narada. Srivasa rispose che lo ricordava e continuò col racconto che segue.

"Prima che il Signore entrasse nella mia vita," disse Srivasa, "dall'infanzia fino ai sedici anni, ero selvaggio, spietato, offensivo nei confronti del guru e dei brahmana, e solitamente agivo con un cuore agitato, duro come un pezzo di legno. Ero orgoglioso, inventivo, e nemmeno in sogno avevo mai ascoltato o cantato le glorie del Signore. Poi, grazie forse a qualche atto virtuoso del passato, una persona dal cuore generoso venne da me in sogno e disse: "O brahmana solo di nome, O persona dal cuore inquieto, chi ti può consigliare? Tu non ascolterai nessuno! Tuttavia io ti dico direttamente: Hai soltanto un anno di vita dinanzi a te. Poi morirai prematuramente. Non sprecare il breve periodo di tempo che ti rimane in cose futili."

Il giorno successivo, risvegliatosi all'alba, Srivasa rammentò il buon consiglio che aveva ricevuto in sogno, e si sentì infelice poichè la sua vita sarebbe stata breve. Egli disse: "In quel momento decisi che avrei abbandonato tutti i miei misfatti, feci voto di cercare di comprendere il fine supremo della vita umana, e di lì a breve, nel Narada Purana, trovai questo verso: harer nama harer nama harer namaiva kevalam kalau nasty eva nasty eva nasty eva gatir anyatha, "In quest'era di ipocrisia e di discordia l'unico metodo di liberazione è il canto del santo nome del Signore. Non c'è altro modo, non c'è altro modo, non c'è altro modo."

"Lo considerai un messaggio diretto da parte del Signore, Shri Krishna," proseguì Srivasa, "lasciai immediatamente ogni materialismo e, dimenticando tutto il resto, presi rifugio solo nel nome del Signore Hari. Ciò mi conferì una grande pace mentre attendevo il momento della morte, che era prevista entro meno di un anno. Fu durante quel periodo che mi recai nella casa di Devananda Pandita, un rinomato insegnante dello Shrimad Bhagavatam, sperando di ascoltare il suo lucido commentario su vari temi."

"Mentre ascoltavo la storia di Prahlada Maharaja," disse Srivasa al Signore, "giunse il momento previsto per la mia morte. Persi coscienza e, sotto l'incantesimo di quel momento finale, caddi dal balcone di Devananda nel cortile sottostante. Poi, in un prezioso momento, qualcuno mi salvò dalle fauci della morte. Comprendendo di essere ancora vivo, fui sopraffatto dalla gratitudine. Stavo ancora in piedi, cercando di mantenere l'equilibrio. I miei cari amici mi portarono a casa. Realizzai che in quel momento, O Signore, Tu mi riportasti alla coscienza sensoriale. Tu mi salvasti, e mi infondesti la Narada shakti !"

Il Signore confermò che ciò era vero, e Advaita Acarya fu d'accordo, e aggiunse: "Srivasa è glorioso. Egli è la casa (vasa) della gloria (shri), per questo è chiamato Srivasa Thakura." Bisogna comprendere che la suddetta storia, così com'è raccontata da Kavi Karnapura, è soltanto lila grazie al quale è possibile comprendere che Srivasa è Narada. Sebbene sembri che Srivasa avesse ricevuto la shakti di Narada in un particolare momento temporale, tale visione è soltanto un espressione del modo in cui si manifesta una verità eterna nel mondo delle tre dimensioni.

Con il passare degli anni, Srivasa e i suoi tre fratelli (Sri Rama, Sripati, Srinidhi e, secondo il Prema-vilasa, ve ne era un quarto, Nalina) aiutarono Mahaprabhu a mettere in scena i Suoi divertimenti del sankirtana offrendo la loro casa come Sua umile dimora. Questi quattro fratelli adorarono Shri Krishna cantando profusamente il Suo nome, grazie all'influenza positiva dovuta al cambiamento di cuore di Srivasa, e furono famosi perché si bagnavano nel Gange tre volte al giorno.

Srivasa e i suoi fratelli erano stati cresciuti dal loro padre, Jaladhara Pandita, nel distretto di Shri Hatta. In seguito essi si trasferirono ad ovest del Gange e diventarono famosi in tutta l'area di Navadvipa come grandi devoti del Signore. Mentre si trovavano nel Bengala occidentale partecipavano regolarmente ai raduni devozionali in casa di Advaita Acarya, dove veniva recitato lo Shrimad Bhagavatam, e dove essi tenevano il canto congregazionale dei santi nomi di Krishna. I fratelli diventarono gradualmente amici intimi di Jagannatha Mishra, insieme al quale cantavano e ascoltavano il Bhagavatam, ma non sapevano che Mahaprabhu sarebbe presto nato dalla moglie di questo brahmana virtuoso.

Soltanto Srivasa, che era la guida naturale degli altri tre fratelli, comprendeva ciò che stava per accadere, perché grazie alla forza della sua devozione poteva comprendere che Shri Krishna sarebbe presto apparso nella casa di Jagannatha Mishra.

La moglie di Srivasa Pandita era nota come Malinidevi. Ella era un'amica molto intima di Sacidevi, la madre di Mahaprabhu, e le fu sempre d'aiuto, soprattutto quando ella mise al mondo il Signore. Srivasa e Malini consigliarono a Sacidevi e Jagannatha la maniera di allevare il loro figliolo appena nato. In effetti, essi furono proprio come un secondo padre e una seconda madre per Shri Caitanya.

Quando Nimai (Mahaprabhu) passò dall'infanzia all'adolescenza, talvolta poneva all'attempato Srivasa Pandita delle domande difficili e contorte solo per fargli da antagonista, ma Srivasa, non volendo sprecare parole, si limitava a lasciare il luogo senza preoccuparsi di discutere con Lui. Questi divertimenti di erudizione cominciarono ad agitare i devoti di Navadvipa, i quali consideravano una sfortuna che un ragazzo brillante come Nimai trascorresse il proprio tempo in discussioni inutili piuttosto che in una vita di devozione. Comprendendo la mente dei vaishnava, il Signore offrì rispetti a Srivasa ogni qualvolta lo incontrava; questo gesto di umiltà servì a calmare i devoti.

Un giorno Nimai stava camminando con cinque o sei dei Suoi studenti. Egli indossava raffinati abiti di seta gialla, che Lo facevano sembrare il gemello di Krishna. Le Sue labbra erano rese rosse dalla masticazione di una noce di betel. Nel vedere il Suo volto di loto, più meraviglioso di dieci milioni di lune, la gente di Navadvipa osservava, "Questa persona è indubbiamente più attraente di Cupido!" Accadde che Srivasa Pandita provenisse dall'altra strada. Quando vide Nimai, egli rise tra sé, colpito dal fatto che qualcuno potesse essere bello in maniera così disarmante. Come al solito, Nimai offrì i propri rispetti a Srivasa, il quale disse al Signore: "Possa tu vivere a lungo e prosperare!"

Ma ciò non fu tutto quello che disse. Sempre sorridendo, Srivasa guardò il Signore dritto negli occhi e Gli chiese: "Dimmi, dove stai andando, O gemma della corona di chi è vano ed arrogante?! Senza adorare Krishna, che cosa Ti aspetti di conseguire, trascorrendo il tempo come fai Tu? Com'è che sei assorto giorno e notte soltanto in acquisizioni accademiche e mondane? Pensa a questo: Perché la gente studia? In definitiva lo scopo dello studio è la felicità, e la felicità può essere acquisita soltanto attraverso il servizio a Krishna. Se grazie alla cultura non si raggiunge la devozione al Signore, come potrà tale erudizione essere d'aiuto? Essa diventa soltanto uno sforzo tedioso, che alla fine non è altro che uno spreco di tempo. Se hai effettivamente imparato qualcosa di sostanzioso, allora intraprendi la Tua adorazione a Shri Krishna ora! Per favore, non sprecare inutilmente il Tuo tempo in questa vana ricerca. Hai studiato tanto! Ora utilizza la Tua conoscenza per adorare il Signore."

Queste idee soddisfecero Nimai fin nel profondo del Suo essere. Ascoltando le parole di Srivasa, il Signore sorrise e gli rispose: "Ascoltami, Srivasa. Grazie alla tua misericordia, un giorno giungerò ad adorare Krishna. Se i devoti sono gentili con Me, alla fine otterrò la devozione ai piedi di loto di Shri Krishna." Così dicendo, con il cuore leggero, si diresse verso la riva del Gange accompagnato dai Suoi studenti.

Poco tempo dopo questo avvenimento, Nimai si recò a Gaya e ricevette l'iniziazione al vaishnava dharma. Un giorno, dopo il Suo ritorno, Srivasa arrivò alla casa di Saci, e Mahaprabhu offrì i Suoi saluti più rispettosi. Alla vista di un devoto del calibro di Srivasa, i sentimenti devozionali di Mahaprabhu aumentavano. I peli sul Suo corpo si rizzavano, le lacrime fluivano dai Suoi occhi, e il Suo corpo tremava. Questi sintomi di estasi, ora apparivano regolarmente in Lui. Insieme a Srivasa e ai suoi fratelli, il Signore decise di trasformare la casa di Srivasa in una seconda Vrindavana, dove l'amore per Radha e Krishna risuonava in kirtana roboanti e incontrollabili. Ogni volta che il Signore visitava la casa di Srivasa per cantare e danzare, il Suo amore per Dio aumentava di un migliaio di volte. Per un anno intero, Egli tenne là dei kirtana giornalieri!

Il comprensorio di Srivasa Pandita, chiamato anche Khol Banga Danga , è situato a circa 600 piedi a nord del luogo di nascita di Mahaprabhu. Qui, nel Srivasa Angan ("cortile"), come giunse ad essere chiamata l'area, Caitanya Mahaprabhu, insieme a tutti i Suoi associati confidenziali di Navadvipa, inaugurò inizialmente il Suo movimento del sankirtana. Srivasa e i suoi fratelli erano soliti tenere il kirtana per tutta la notte, con mridanga e karatala, in un estasi indescrivibile, e dopo l'iniziazione di Mahaprabhu, Lui e altri si unirono ad essi. Srivasa Angan è "l'area del rasa " -qui Mahaprabhu e Nityananda danzavano in un forsennato abbandono e scambiavano intensi sentimenti d'amore con i Loro devoti. È detto che la forza dei passi ritmati di Nityananda mentre danzava, erano tanto poderosi da risuonare come un terremoto. Mahaprabhu danzava sia sulla terra che nell'aria. A volte Egli si toccava il capo con i piedi, e altre volte fluttuava liberamente, non soggetto alla legge gravitazionale della materia. Sia Nitai che Nimai si assorbivano totalmente uno nell'altro, completamente dimentichi del mondo esterno. Quando uno di Essi rovinava a terra, a causa del Loro saltare e danzare, sembrava che la Terra fosse entrata in collisione con un altro pianeta. Essi ridevano e piangevano e danzavano e gridavano. È impossibile calcolare la felicità dei devoti che furono abbastanza fortunati da associarsi con il Signore a Srivasa Angan.

Questi divertimenti venivano svolti mentre i dolci suoni dei Raga kirtana erano costantemente ascoltati all'interno del comprensorio di Srivasa Pandita. Ad accompagnare Nityananda Prabhu, Mahaprabhu, Srivasa Thakura e i suoi fratelli, vi erano Advaita Acarya, Gadadhara Pandita, Svarupa Damodara, Pundarika Vidyanidhi, Haridasa Thakura, Murari, Jagadananda, Nandana, Buddhimanta Khan, Narayana, Govinda, Gopinatha, Jagadisha, Shridhara, Sadashiva, Suklambhara, Brahmananda, Shrigarbha e molti altri. Nessuno di essi riusciva a vivere senza il sankirtana che si teneva nel cortile di Srivasa Thakura.

Qui, a Srivasa Angan, Nityananda Prabhu compì il Vyasa puja, ossia l'adorazione al maestro Spirituale, a Shri Caitanya. Srivasa seguì rigidamente tutte le ingiunzioni delle Scritture, organizzando tutto secondo il desiderio del Signore. Egli ottenne in abbondanza prodotti del latte, riso, frutta, cereali, vegetali, ghee, incensi, oli profumati, canfora, sandalo, foglie e manjari di Tulasi, e tutta la paraphernalia necessaria al compimento di un Vyasa puja elaborato. A Srivasa Angan, inoltre, Shri Caitanya rivelò a Nityananda Prabhu la Sua forma a sei braccia, che regge arco e frecce, un flauto, un bastone da rinunciante e un vaso per l'acqua. Immediatamente, al vedere questa forma trascendentale, Nityananda Rama entrò in una trance estatica e prese a danzare come un pazzo. Alla fine, Egli cadde al suolo, perdendo coscienza. Quando Si riprese, Lui e Mahaprabhu iniziarono a danzare forsennatamente come se niente fosse accaduto. Talvolta Essi piangevano pietosamente, e dai Loro occhi fluivano fiumi di lacrime, e ruggivano fragorosamente come migliaia di leoni. Poi, con attitudine scherzosa, ognuno di Loro cercava di prendere la polvere degli altrui piedi di loto. Ma poiché sia Nitai che Mahaprabhu erano abili e svelti, nessuno di Loro vi riusciva. Era una competizione infinita che non avrebbe mai raggiunto la realizzazione. E tuttavia Essi rimanevano felici, come se lo scopo di toccare i piedi altrui potesse essere raggiunto semplicemente grazie allo sforzo. Tutto ciò venne compiuto in uno spirito di affettuoso divertimento.

Fu qui a Srivasa Angan che Mahaprabhu mostrò la Propria divinità ai Suoi associati più confidenziali. Egli esibì la Sua Mahabhava-prakasha, il che significa che per ventun'ore, Egli rimase costantemente assorto nel sentimento di Signore Supremo (in opposizione alla Sua abituale attitudine nell'identità di un devoto). Durante questo divertimento, il Signore esibì le Sue diverse incarnazioni. In quel momento, i devoti, guidati da Nityananda Prabhu, da Advaita Acarya, Gadadhara, e Srivasa, svolsero un'elaborata adorazione di Shri Caitanya. I devoti portarono dell'acqua del Gange in grandi anfore d'argilla, e, dopo averla filtrata, vi aggiunsero canfora, muschio, olio di rosa, zafferano, e foglie di Tulasi. Nityananda bagnò per primo il Signore versando pura acqua del Gange profumata sulla testa del Signore, mentre Advaita Acarya e Srivasa Thakura recitavano le propizie preghiere del Purusha-sukta, tratte dalla letteratura vedica.

Una volta Shri Caitanya interruppe la danza durante il kirtana nel cortile di Srivasa e annunciò che non stava provando la solita sensazione di estasi suprema. "Perché non provo felicità?" chiese il Signore ai devoti. "Perché il Mio cuore non straripa di gioia e felicità?" I vaishnava riuniti si guardarono l'un l'altro, sperando che qualcuno si facesse avanti per risolvere il dilemma del Signore. In quel momento Srivasa Pandita cominciò a ispezionare l'intero comprensorio, perché sospettava quale poteva essere il problema. Proprio allora, nascosta dietro una cesta di vimini trovò la madre di sua moglie, che in segreto si era introdotta nel cortile per partecipare al lila del Signore. Non considerando sua suocera qualificata per essere presente, la estromise dal comprensorio. Nel cortile di Srivasa erano ammessi solo i devoti più intimi perché, se non si era sufficientemente avanzati nella vita spirituale, non era possibile comprendere le attività che vi avvenivano e, in effetti era possibile perdere la salute mentale.

In un'altra occasione del genere, un brahmana che risiedeva a Navadvipa, molto noto come l'emblema stesso della rinuncia perché si sostentava soltanto con latte, senza prendere altro cibo, organizzò di introdursi nel cortile intimo di Srivasa. Questi avvenimenti erano rari, perché Mahaprabhu iniziava il kirtana solo dopo aver prima sbarrato la porta in modo che qualche non devoto potesse entrare. Ciò nonostante, il brahmana che si nutriva di latte, ogni giorno chiedeva a Srivasa Thakura se poteva entrare nel cortile per vedere l'estatica danza del Signore. "Se sarai misericordioso con me una sola volta, e mi permetterai di entrare, potrò veder danzare il Signore. Lascia che questo sia il raggiungimento dei miei occhi e anche della mia vita." Egli esprimeva regolarmente così il desiderio di vedere il Signore nel mezzo del kirtana. Un giorno Srivasa disse all'ambizioso brahmana, "So che tu hai sempre condotto una vita virtuosa, che hai praticato correttamente il celibato e come cibo hai preso solo del latte. Non ti si addebita alcun peccato in tutta la vita. Se dipendesse da me, ti lascerei partecipare al kirtana. Tuttavia, l'ordine del Signore è che solo i devoti più dedicati possano unirsi al canto nel mio cortile, quindi, se tu ci vuoi andare, dovrai rimanere nascosto. Questo è il miglior consiglio che ti posso dare." Il brahmana accettò di andare, sebbene in quel modo stabilito, e così Srivasa lo condusse nel cortile e lo celò dietro a un paravento.

La notte, il Signore dell'intero cosmo danzò come un pazzo, i Suoi più fortunati associati Lo circondavano da ogni lato. "Krishna Rama Mukunda Murari Vanamali!" dicevano impazienti i devoti. Nityananda afferrò Gadadhara per le mani e danzò in cerchio, mentre Advaita Prabhu correva in tutte le direzioni, ridendo in un'estasi sfrenata. I devoti erano tutti assorti nella gioia del kirtana , e gridavano, "Hari bol! Hari bol! Hari bol!" Proprio all'apice del canto, il Signore improvvisamente, Si fermò, percependo in qualche modo che vi era un estraneo nascosto. Egli guardò tutti i presenti e cominciò a parlare, "Perché oggi l'amore estatico non ci ha raggiunto a darci il suo rifugio? Ho il sospetto che qualche estraneo si trovi tra noi. Non riesco a capire bene ciò che accade, quindi, per favore, fatemi conoscere la verità il più presto possibile." E il Signore rimase in silenzio.

Srivasa si intimorì nel vedere l'umore del Signore, e cominciò a pronunciare queste parole, "Mahaprabhu! Non c'è nessuna persona atea o squalificata qui, oggi. C'è soltanto un brahmana nascosto -ma si tratta di una personalità molto qualificata! Egli beve solo latte, senza prendere altro cibo è davvero una persona senza peccato. Ha una grande stima di Te ed era molto desideroso di vedere la Tua danza. E'rimasto qui nascosto alla vista. È questa, Mio Signore, la verità al riguardo." Dopo aver ascoltato questa replica, Mahaprabhu esplose in collera, "Fuori! Fuori! Portalo subito via! Perché gli è stata data la possibilità di vedere la Mia danza? È semplicemente bevendo del latte che è possibile ottenere la devozione per Me?" A quel punto il Signore sollevò le braccia e, puntando il dito verso Srivasa, esclamò, "Serve molto più che bere del latte per ottenere i Miei piedi di loto! Se il guardiano di un crematorio prende rifugio in Me, allora Io divento suo, e lui è Mio. Sappilo per certo. Tuttavia, se perfino un sannyasi non riconosce la propria dipendenza da Me, allora costui non è Mio! Egli è inutile! Questa è la semplice verità. Quali austerità compirono Gajendra, Hanuman e i Gopa di Braja? Dimmelo per favore!" Non vi fu risposta. I devoti rimasero silenziosi. "Come pensi che Mi abbiano ottenuto quei Devoti? Se non si prende rifugio in Me non è possibile attraversare l'oceano dell'esistenza materiale. Quindi ricorda: Non è possibile ottenerMi con il compimento di austerità mondane, per quanto grandi possano essere. Non Mi si può ottenere bevendo del latte! A causa della tua audacia, ora distruggerò tutti. Preparati a vederlo ora e qui!"

Sentita la minaccia del Signore, il brahmana si spaventò e fuggì via freneticamente, lasciando il proprio nascondiglio, cosicchè tutti poterono vederlo. Quando tutti i devoti si voltarono increduli a guardarlo, egli pensò tra sé: "Ciò che ho visto oggi vale qualsiasi punizione! Niente è paragonabile alla grande misericordia che mi è stata accordata per essermi nascosto qui." Mahaprabhu, conoscendo la mente di quel brahmana spaventato, si sentì gentilmente incline verso di lui, e ponendo i Suoi due piedi di loto sulla testa del brahmana, Si rivolse a lui dicendo, "Non contare soltanto sulle austerità come mezzo di perfezionamento. Devi sapere che la devozione a Vishnu è la più elevata, ed è l'unico vero mezzo per raggiungere la perfezione."

Vedendo la natura misericordiosa e compassionevole del Signore, il brahmana pianse lacrime d'estasi. I devoti furono tutti commossi da questo tenero scambio e furono sollevati poiché il Signore non si accingeva a distruggere il mondo. La loro felicità raggiunse proporzioni profonde e presero a ruggire fragorosamente, "Hari! Hari!" In seguito a ciò, caddero a terra come bastoni d'oro, offrendo i loro pieni omaggi. Chiunque ascolti con fede questi divertimenti infusi di cordialità incontreranno senza dubbio Mahaprabhu e i Suoi associati intimi in un vicino futuro.

Sebbene devoti meno che qualificati talvolta si organizzassero per entrare di nascosto nel cortile di Srivasa Thakura per osservare i divertimenti del Signore, come illustrato dal caso della suocera di Srivasa, dal brahmana che si cibava solo di latte, e anche da Dukhi, la servitrice shudra di Srivasa a Shri Candrashekhara Bhavan, un altro luogo dove avvenivano divertimenti intimi, l'entrata era permessa solo agli associati più confidenziali di Shri Caitanya. La clemenza associata a Srivasa Angan è attribuita in larga parte alla misericordia speciale di Srivasa Thakura, che virtualmente accoglieva chiunque in casa sua, purchè fosse un servitore o una servitrice del Signore. Tale misericordia è incondizionata, ed è il più grande dono agli esseri viventi.

Srivasa Thakura mostrò la propria misericordia anche a un demone di nome Gopala Capala, che aveva messo della carne e del vino fuori dalla porta di Srivasa al solo scopo di contrastare i devoti. Come risultato, Gopala contrasse un serio caso di lebbra. Mahaprabhu gli disse che avrebbe potuto essere curato soltanto dal perdono di Srivasa stesso. Srivasa, naturalmente lo perdonò, e nel corso del tempo costui non fu solo curato, ma anche accolto all'interno del circolo dei devoti, gustando il canto a Srivasa Angan per il resto della sua vita.

I devoti impararono molte verità dalla loro associazione a Srivasa Angan, e in un'occasione quest'esperienza educativa derivò dalla morte del figlio di Srivasa. Questo divertimento è menzionato solo brevemente nella Caitanya-caritamrita , ma è descritto con maggiori particolari nel Caitanya-bhagavata. Bhaktivinoda Thakura offre ancora maggiori dettagli ed espande gli elementi di questo lila e delle sue implicazioni filosofiche con la composizione di tredici canzoni, per un totale di novantuno versi. Egli chiamò la sua elaborazione su questo divertimento Shoka-shatana ("L'annullamento dell'angoscia"), e noi riassumeremo la sua opera nel modo seguente.

La sera al crepuscolo, nell'intimità del cortile di Srivasa Pandita, Shri Caitanya si impegnò nell' hari-kirtana, con i più avanzati devoti di Navadvipa. Diventati pazzamente intossicati dall'amore estatico, i devoti riuniti dimenticarono completamente sé stessi e cominciarono incessantemente a danzare e a cantare estesamente, circondando totalmente il Panca Tattva. In quel momento, nella sala interna della casa di Srivasa, uno dei figli di Srivasa morì improvvisamente senza una causa apparente. A causa dello shock dovuto alla perdita del ragazzo, Malini e le donne del vicinato iniziarono a lamentarsi e a piangere come pazze. La cacofonia di quel pianto fragoroso turbò il kirtana, il che fu un bene, perché i devoti amavano immensamente i figli di Srivasa.

Entrato nella sala interna, Srivasa si preoccupò di calmare le donne dando loro istruzioni spirituali dolci come il nettare. Egli disse: "Guardate qui, rispettabili signore, voi vi lamentate senza motivo -che tipo di infelicità può mai esistere quando si possiede l'amore estatico per Krishna? Chiunque abbia Krishna come proprio eterno figlio, non si lamenta mai per niente. Ma se ci si attacca ai figli o alle figlie temporanei del mondo materiale, allora è tutto perduto -e il dolore è inevitabile. Guardate, voi tutte siete venute in questo mondo materiale col proposito di adorare Krishna, quindi ora voi dovreste situarvi di nuovo tutte in quell'eterna verità assoluta. Finchè rimarrete in questo corpo, dovreste coltivare l'amore per Shri Krishna, sapendo che Lui costituisce la vostra vera ricchezza, il vero amico, la vostra vita e la vostra vera anima. Tutti coloro che sono connessi a questo corpo, ovvero, fratelli, amici, mariti, e figli devono essere accettati quali parenti solo temporanei. Essi moriranno tutti nel corso del tempo. Chiunque desideri restare aggrappato ai mariti o ai figli non riuscirà effettivamente a trattenerli, perché tutte queste unioni corporee non sono permanenti."

"Anche se tuo figlio fosse seduto in braccio a te" continuò Srivasa, "non potresti proteggerlo, perché quando le conseguenze delle sue reazioni interessate maturano un effetto, allora questo mondo presente ha termine, ed egli non rimarrà più in braccio a te. Essendo coinvolti nella felicità e nell'infelicità delle relazioni materiali temporanee, molti altri esseri viventi si stanno ora degradando nelle specie di vita inferiori, cadendo nell'illusione e allontanandosi dai piedi di loto di Krishna. Dovresti quindi abbandonare immediatamente i tuoi inutili lamenti e assorbirti soltanto nella felicità dei santi nomi del Signore."

"Perché esclami, 'figlio mio, figlio mio!' con immensa tristezza? Krishna ha soltanto preso il Suo devoto per accordargli la Sua felicità. Non credi in Dio? Krishna fa in modo che ogni cosa avvenga secondo il Suo dolce volere. Noi non vediamo l'intero scenario, ed è scioccamente speculativo pensare che lo vediamo. Quindi, abbandonate tutti i vostri lamenti, ascoltate l'estatico canto del santo nome di Krishna che ora sta continuando qui fuori nel cortile. Da ciò trarrete la più elevata felicità trascendentale, e tutti i vostri desideri verranno soddisfatti."

Srivasa continuò, "Tutte voi ora dovreste considerare il vero destino del bambino, e dovreste abbandonare subito ogni confusione e tristezza che possa disturbarvi il cuore. Mio figlio ha lasciato il corpo mentre ascoltava il canto dei santi nomi del Signore proveniente dal kirtana che ha luogo in cortile. Perciò egli è sicuramente morto mentre era assorto nell'amore per il Signore Hari. Ognuno di noi dovrebbe essere tanto fortunato da ottenere una morte propizia come questa, così saremmo certamente in grado di attraversare l'oceano dell'esistenza materiale."

Sentendo le parole di Srivasa Pandita, tutte le signore vaishnava riunite là, abbandonarono i loro lamenti per il ragazzo morto. Coperto il corpo, esse fissarono di nuovo la mente sulla forma trascendentale e sul nome del Signore Hari. Allora, realizzando che la sua predica aveva avuto successo, Srivasa uscì nel cortile e, colmo di gioia, riprese a danzare con Shri Caitanya e a cantare a gran voce le glorie di Krishna.

Il ragazzo era spirato solo un'ora e mezza dopo l'oscurità, ma fuori in cortile nessuno lo sapeva a causa della fragorosa potenza del kirtana. Allora il propizio canto dei santi nomi del Signore continuò per nove ore. L'intera notte, dunque, terminò con questo estatico canto.

Poi infine, il kirtana terminò, e Shri Caitanya disse, "Perché avverto della tristezza qui? Percepisco che oggi in questa casa è successo qualcosa di cattivo auspicio che Mi ha privato della beatitudine." A questo punto, i devoti raccontarono al Signore la storia del figlio di Srivasa. Sentendo queste notizie, Mahaprabhu esclamò ad alta voce, "Oh no! Cos'è accaduto? Il profondo del Mio cuore è perforato da un dolore insopportabile! Perché non Mi avete informato di questa calamità quando è avvenuta?"

Ascoltate queste parole del Signore, Srivasa Pandita prese a rotolarsi al suolo, chiedendo a gran voce, "Ti prego ascoltami, oh Signore. Non sono capace di tollerare niente che interrompa l'estatico nettare del Tuo kirtana ! È morto solo uno dei miei figli, oh Signore, e ciò non mi ha disturbato veramente -anche se tutti i miei figli stessero morendo, riceverei comunque felicità più che sufficiente soltanto nel vederTi! Sarei certamente morto in quel momento, se avessi interrotto la Tua danza, oh Signore! Questo è il motivo per cui non Ti ho informato di questa cattiva notizia, perché temevo che la calamità potesse disturbare la Tua estasi. Mio Signore, se ora ci accorderai gentilmente il permesso, porteremo via il corpo del ragazzo e compiremo i riti funebri appropriati."

Sentendo ciò da Srivasa Pandita, Mahaprabhu, il vero padre del ragazzo, si accasciò e iniziò a piangere pietosamente. Poi il Signore Si compose, pensando: "Come potrei mai abbandonare dei servitori tanto affettuosi per andare altrove accettando il sannyasa? Se stessi per farlo, il mio cuore si spezzerebbe di sicuro." Allora il Signore ordinò ai membri sposati di portare il corpo del ragazzo fuori in cortile, ed essi obbedirono subito.

Mahaprabhu si rivolse al corpo morto del ragazzo, "Per favore, caro ragazzo, dimmi cos'è stato a far sì che tu lasciassi il corpo in modo tanto improvviso, lasciando la compagnia del tuo affettuoso padre?" Quando il Signore ebbe parlato in questa maniera, con sorpresa di tutti, l'anima si manifestò ancora, miracolosamente, nel corpo morto, e il ragazzo iniziò a offrire preghiere al Signore.

Il figlio di Srivasa disse: "Mio caro Signore, Tu sei senza dubbio la Suprema Verità Assoluta, illimitato e senza paragoni. Poiché Tu sei la fonte di ogni energia, puoi compiere qualsiasi cosa Ti soddisfi. Vita e morte Ti appartengono, e Tu controlli ogni cosa con le Tue svariate potenze. Trascurando i Tuoi piedi di loto, ora mi sono completamente rovinato. Appena ho scelto di essere indipendente da Te, la mia mente si è interessata alle attrattive di maya. Così ho abbandonato la mia inerente natura spirituale. Cadendo a causa dell'abbagliante smarrimento dei raggiungimenti interessati, sono stato catturato dall'illusione all'interno della realtà mondana. Come risultato ora mi rigiro forzatamente sulla ruota delle azioni e reazioni interessate che si rincorrono. Secondo il mio destino, sono stato portato nella casa di Srivasa per apparire come suo figlio prendendo nascita nel grembo di sua moglie Malini. Ma ancora, a causa del mio fato predestinato, devo ora lasciare questo luogo; non posso più rimanere, anche se lo vorrei. Il Tuo desiderio è più potente, caro Signore, mentre il mio desiderio è più flebile, poiché sono solo una insignificante anima caduta. Dovunque Tu mi voglia inviare in seguito, oh Signore, io diverrò senz'altro il figlio o il marito o il padre o la figlia di qualcuno. Tuttavia, so che tutte queste relazioni materiali non possiedono nemmeno un atomo di verità eterna, perché solo Tu sei l'eterno amico e il custode di tutte le anime.

Il figlio di Srivasa continuò, "Non ho idea di quali crediti virtuosi debba aver guadagnato per nascere come figlio di un grande devoto come Srivasa Pandita e quindi nel santo reame di Navadvipa. Sono dunque incredulo io stesso di aver ricevuto la grande fortuna di riuscire effettivamente a vedere e toccare i Tuoi piedi di loto, oh Signore. Se è Tuo desiderio che io prenda un'altra nascita, oh Signore, chiedo umilmente a Tua Signoria di permettermi gentilmente di essere sempre situato nell'amorevole servizio trascendentale ai Tuoi divini piedi di loto."

Detto questo, il ragazzo cadde in silenzio. Tutti i devoti che assistettero all'incidente non riuscivano a credere ai loro occhi e ai loro orecchi. L'intera famiglia di Srivasa Pandita smise di lamentarsi e fu sopraffatta da una grande felicità. Allora Shri Caitanya iniziò a parlare con parole molto dolci: "Mio caro Srivasa, tu sei davvero il Mio eterno servitore. In effetti Io rimango in questo mondo soltanto grazie al tuo affetto per Me. Tu non sei mai soggetto all'incatenamento di Mayadevi, la proprietaria del mondo materiale, simile a una prigione. Tutte le persone di Navadvipa ne sono testimoni. Tu hai dedicato a Me ogni tua ricchezza, i tuoi seguaci, il tuo corpo, la famiglia e tutta la paraphernalia di un uomo sposato, e in questo modo sei diventato la persona più gioiosa, situandoti così perfettamente nel Mio eterno servizio. Nityananda Prabhu e Io siamo legati senza via di scampo dal tuo puro amore per Noi. Sappiamo che tu godi di un'immensa felicità nel considerarCi i tuoi veri figli. Noi siamo davvero i Tuoi figli eterni, perché vediamo che tu non sei attaccato materialmente a nessuno dei Tuoi figli temporanei -sebbene sia chiaro che li ami moltissimo- soggetti come sono alle condizioni materiali di creazione e distruzione. Grazie alla tua pura devozione Sono eternamente indebitato verso di te. E grazie al tuo santo carattere meriti certamente la Mia riconoscenza."

Poiché Mahaprabhu mostrò un affetto così grande a Srivasa, i devoti presenti cominciarono a danzare estaticamente mentre gridavano ripetutamente: "Jaya Shri Caitanya! Jaya Nityananda!" Allora i quattro fratelli del ragazzo morto uscirono e caddero ai piedi di loto di Shri Caitanya, piangendo e lamentandosi per l'amore estatico. Essi presero a rotolarsi al suolo, inondati dal puro amore, mentre scongiuravano il Signore nel modo seguente.

Essi dissero, "Oh Signore delle nostre vite! Se calamità come questa accadessero ogni giorno, ciò non farebbe che incrementare il nostro profondo affettuoso attaccamento ai Tuoi piedi di loto! Questa calamità di aver perso il nostro fratello, in realtà è una grande fortuna, perché oggi ricordiamo Tua Signoria. Se, in altri giorni siamo privi del Tuo ricordo, allora è quel giorno la vera calamità per anime come noi." Shri Caitanya, Che è tanto affezionato ai Suoi devoti, allora, prese in braccio il corpo del ragazzo morto, e insieme a tutti gli altri devoti iniziò a cantare i santi nomi. In una parata di canzoni e danze, giunsero tutti sulle rive del Gange, dove compirono i riti funebri con l'acqua del santo fiume. Quando Mahaprabhu mise personalmente il corpo del ragazzo nel fiume, il Gange personificato raccolse il corpo e lo sorresse. Portato il ragazzo morto fuori dall'acqua, il Gange personificato prese a tremare a causa dell'amore estatico nei confronti del Signore. Così, al figlio di Srivasa venne accordata una gloriosa sepoltura, e i devoti continuarono a danzare in estasi. Le glorie di Srivasa Pandita non hanno termine, perché i devoti completamente arresi alla missione del Signore continuano a esistere, e dove si trovano loro, vi è anche il Panca Tattva.

(da I sei Gosmvami di Vrindavana di Satyaraja dasa, Steven Rosen - All rights reserved)

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