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Chignolo d'isola - Villag. Hare Krishna (BG)
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22 GIUGNO 2024 - Scomparsa

Syamananda

Syamananda Pandit

Krishna Mandal e sua moglie, Durika Dasi, erano Bengalesi che si erano stabiliti a Dandeshwar (Darendra Bahadurapur), nel distretto di Midnapur in Orissa (che si estende fino al Bengala). Appartenevano alla casta dei Sadgopa (una sottocasta di shudra il cui compito consisteva nel distribuire il latte) e desideravano molto dei bambini; ma ogni volta che concepivano, il bambino moriva appena nato. Quando finalmente uno dei loro figli sopravvisse, decisero di chiamarlo Dukhi ('l'infelice'), con la speranza che il dio della morte ricordasse la morte prematura dei suoi fratelli e lo risparmiasse.

Secondo il Syamananda Charit, Dukhi nacque circa un anno dopo la scomparsa di Sri Caitanya Mahaprabhu. Ciò è in linea con la credenza secondo la quale, dei tre santi in discussione, Srinivas fosse il più anziano, essendo nato almeno dieci anni prima della scomparsa di Mahaprabhu; cronologicamente Narottam fu il secondo, essendo nato poco prima della scomparsa del Signore e Dukhi (Syamananda) fu il più giovane benchè molto vicino in età a Narottam. Il Dr. Sambidananda Das cosi riassume la giovinezza di Dukhi:

Egli era la vita dei suoi genitori. Fin dall'infanzia essi erano soliti infondere in lui le glorie di Sri Caitanya, di Nityananda e degli altri maestri vaisnava. Dukhi aveva una spiccata predisposizione religiosa ed esultava all'ascolto del nome di Sri Caitanya, che a quel tempo era una parola molto familiare in Orissa. Dukhi ebbe in dono una notevole memoria, molto rara per l'umile casta a cui apparteneva. Terminò i suoi studi di grammatica sanscrita e di altre materie presso la scuola locale. Era calmo e sobrio e giocava raramente. Era un fiiosofo nato.

Avendo notato la sua spiccata predisposizione per la religione e la filosofia, i suoi amorevoli genitori decisero che Dukhi dovesse scegliere personalmente il proprio guru. Krishna Mandal e Durika sapevano di essere dopo tutto soltanto dei shudra, ma il loro ragazzo aveva una naturale inclinazione per le attività intellettuali e sacerdotali e decisero quindi di lasciar fare a lui, mettendolo solo in guardia dal prendere decisioni affrettate e dai facili entusiasmi. Benchè fosse solo un ragazzo, Dukhi aveva già deciso chi doveva essere il suo guru: 'Il mio guru è Hridoy Caitanya! Vive ad Ambika Kalna, nel Bengala, e il suo guru è Gauridas Pandit, associato intimo di Mahaprabhu. Hridoy Caitanya serve fedelmente Sri Gauridas prendendosi cura delle immagini di Gaura-Nitai'. Dukhi pregò suo padre: 'Dammi per piacere il pennesso di andare da lui'. 'Ma è molto lontano, e tu sei solo un ragazzo', disse Krishna Mandal.

Vedendo il padre così ansioso, Dukhi rispose: 'Molta gente va in pellegrinaggio in Bengala. Quando partiranno potrei andare con loro. Si prenderanno cura di me, non preoccuparti'. Dopo aver preso in considerazione diverse alternative, Krishna Mandal si convinse e Dukhi parti per Ambika Kalna. Il viaggio era difficoltoso, ma dopo parecchi giorni Dukhi arrivò alla casa di Abhiram Thakur a Khanakul. In compagnia di quest'autentica incarnazione dei lila di Mahaprabhu, Dukhi cadde in uno stato di estasi spirituale. Subito dopo, egli arrivò ad Ambika Kalna, dove chiese freneticamente a tutti coloro che incontrava dove si trovava il tempio di Gauridas Pandit, adiacente alla casa di Hridoy Caitanya, e la gente di Kalna fu molto felice di indicarglielo.

Hridoy Caitanya

Prima di passare alla descrizione della relazione tra Dukhi e Hridoy Caitanya, forse è meglio dire qualcosa su Gauridas e il suo discepolo. Gauridas Pandit era Subala nei lila di Krishna e nella forma di Gauridas fu uno degli associati più vicini a Caitanya Mahaprabhu. Da Puri, Gauridas si era stabilito ad Ambika Kalna, dove poi lo raggiunse Hridoy Caitanya per abbandonarsi ai suoi piedi di loto. Secondo la tradizione, Gaur-Nitai — Caitanya e Nityananda — si recarono di persona ad Ambika Kalna per posare per le Loro murti che sono attualmente ospitate in questo piccolo tempio. Qui i pellegrini possono anche osservare la Bhagavad-gita incisa su di una foglia di palma — versi che si dice siano stati scritti personalmente da Caitanya Mahaprabhu; il remo che il Signore usò per recarsi a Kalna è ancora conservato nel tempio e c'è ancora l'albero di tamarindo sotto il quale si dice che Gauridas e Mahaprabhu abbiano discusso della filosofia vaisnava.

Anche Dukhi vide queste sacre reliquie. Le Divinità di Gaura-Nitai restano però la parte più importante di Kalna; sono fatte di puro legno neem e si dice, siano, incredibilmente rassomiglianti a Mahaprabhu e Nityananda. Chiunque vada ad Ambika Kalna può ancor vedere queste Divinità, benchè solo per qualche istante a seguito di un episodio che accadde quando Hridoy Caitanya ricevette questo nome (in precedenza si chiamava Hridayananda).

Darsana Jonaki

Una volta mentre adorava le Divinità di Ambika Kalna, Gauridas osservava l'entusiastico kirtan che si stava tenendo intorno a lui. Come pujari (il sacerdote che presiede all'adorazione) non poteva prendervi parte poichè doveva servire le Divinità durante la cerimonia dell'aratik, offrendo Loro i vari oggetti di culto con mano ferma. Mahaprabhu e Nityananda partecipavano al kirtan e quando giunse il culmine, le murti di Gaura-Nitai installate sull'altare esattamente identiche a Loro, saltarono giù e si unirono al canto e alla danza estatica.
C'erano quindidue Gaura-Nitai nel kirtan! Gauridas corse verso di Loro inseguendoLi con un bastone ed Essi furono così spaventati che una coppia (o secondo alcune fonti solo Gauranga Mahaprabhu) saltò nel cuore di Hridayananda mentre l'altro ritornò sull'altare. Da quel momento, Hridayananda venne chiamato Hridoy Caitanya, perché Mahaprabhu aveva danzato freneticamente nel suo cuore (hridoy).

Da quel giornoi sacerdoti del tempio di Gauridas Kalna permettono dei darshan Jonaki (Lucciola), molto brevi, mostrando le Divinità solo per un istante per il timore che Esse possano scendere nuovamente dall'altare. Dukhi conosceva questa storia e la reputazione immacolata di Hridoy Caitanya: egli era così puro che Mahaprabhu aveva cercato rifugio in lui saltando nel suo cuore! Questi episodi lo avevano convinto a recarsi a Kalna come prima tappa del suo viaggio. Dukhi si impegnò in servizio devozionale presso il tempio e sviluppò un affetto profondo per Hridoy Caitanya, che insegnò al ragazzo tutto quello che aveva appreso da Gauridas Pandit. Ben presto Hridoy Caitanya iniziò Dukhi dandogli il nome di Krishnadas (1), e tutti gli abitanti di Kalna iniziarono ad amarlo perchè era il miglior discepolo del suo guru.

Pellegrinaggio

Dopo aver studiato per qualche tempo, Dukhi Krishnadas chiese al suo guru il permesso di viaggiare. Il permesso fu accordato e Dukhi Krishnadas iniziò uno straordinario pellegrinaggio. Come Narottam e Srinivas si erano recati nei luoghi santi collegati ai divertimenti di Mahaprabhu, così fece Krishnadas, che però visitò anche molti altri luoghi. Il Rasik-mangal descrive dettagliatamente le città che attrassero il nostro giovane Dukhi-Krishnadas: Vakrishvar, Vaidyanath, Gaya, Benares, Allahabad, e molte altre ancora. Visitò anche il Brahma-tirtha, Candra-tirtha, Nimsar, Ayodhya, Hastinapur, Kurukshetra, Haridvar, Badarik e cosi via. Si recò anche a sud-ovest, fino a Dvaraka ed in altre città importanti lungo la costa occidentale.

Visitò anche tutto il nord, dove generalmente non si recano molti Gaudiya. Poi ritornò a Puri e a Navadvip per vedere i luoghi in cui si svolsero i divertimenti più intimi di Caitanya Mahaprabhu. In totale il suo viaggio durò più di un anno, forse alcuni anni, dopo di che ritornò al suo villaggio natale in Orissa. Successivamente si recò di nuovo alla casa del suo guru, Hridoy Caitanya, che lo accolse con grande affetto. Essi trascorsero un pò di tempo insieme, poi Hridoy Caitanya chiese a Krishnadas di andare a Vrindavana e di studiare la letteratura vaisnava sotto la guida di Jiva Gosvami presso la scuola teologica per studenti avanzati, appena istituita. Krishnadas, sinceramente commosso, obbedì al suo guru, che gli aveva dato una lettera di presentazione per Sri Jiva. Dopo aver visitato la casa di Mahaprabhu e dei Suoi associati di Navadvip ancora in vita, Dukhi Krishnadas lasciò i piedi del suo guru per recarsi nella terra santa di Vrindavana.

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Jiva Gosvami

Dukhi Krishnadas raggiunse ben presto Vrindavana. Poco prima del suo arrivo, incontrò un brahmana di nome Sridas, che lo condusse al Radha-kunda per fargli incontrare Raghunath Das Gosvami e Srila Krishnadas Kaviraj. Quando questi due famosi vaisnava seppero che Dukhi Krishnadas era uno stimato discepolo di Hridoy Caitanya (che sapevano essere il più caro discepolo di Gauridas Pandit), lo accolsero con profondo affetto. Secondo il Bhakti-ratnakara, essi gli fornirono una scorta personale che lo accompagnò ai piedi di loto di Jiva Gosvami.

Quando Sri Jiva vide Dukhi Krishnadas, pianse per l'estasi. Ora il piano di Mahaprabhu era completo. Srinivas, Narottam e Dukhi Krishnadas erano insieme, studiavano e sviluppavano le loro realizzazioni interiori in vista della loro futura missione. Come Srinivas e Narottam, Krishnadas diventò ben presto maestro in ogni settore della conoscenza, dalla grammatica alla poesia e dalla logica all'estetica, dai Veda all'Ujjvala-nilamani di Rupa Gosvami. Divenne esperto in tutta la letteratura dei Gosvami, comprese le opere di Sanatana e Gopal Bhatta e persino i libri appena scritti da Jiva come il Gopal-champu e i Sandarbha. Visse in modo ascetico e divenne la gioia di Vrindavana. Srinivas e Narottam erano fratelli per lui e si prendevano cura di lui in ogni circostanza.

Raganuga-bhajan

Jiva Gosvami aveva l'abitudine di inviare a Kalna rapporti sullo stato di salute di Krishnadas e sui suoi progressi nello studio e Hridoy Caitanya rispondeva chiedendogli di rivelare al suo discepolo i segreti più confidenziali del servizio devozionale. In qualità di guru, Hridoy Caitanya consigliò a Dukhi Krishnadas di accettare Jiva Gosvami come estensione di lui stesso. Per la grazia di Sri Jiva, Krishnadas adorò Radha e Krishna secondo i metodi del Raganuga-bhajan. Giorno dopo giorno i immergeva sempre di più nel servizio devozionale. Pensando solo ai divertimenti del Signore, egli cadeva ripetutamente in trance per la devozione spontanea. Era costantemente ansioso di meditare sulle attività del Signore nel regno spirituale. Esteriormente, compiva accuratamente il suo sadhana (i suoi servizi quotidiani) che comprendevano la pulizia dell'area del Kalpa-kunja Kutir e portare una brocca d'acqua a Sri Jiva mentre egli serviva interiormente le loro Signorie sotto la guida di Rupa Manjari. Questi servizi servivano a congiungerlo alla piattaforma spirituale quando la sua meditazione raggiungeva lo stadio della perfezione.

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Il nupura di Radhika

All'interno del Kalpa-kunja Kutir di Vrindavana, Sri Sri Radha e Krishna manifestano eternamente l'estatica danza del rasa-lila. Chi non è spiritualmente qualificato è incapace di percepire questa realtà, anche se si trova nel punto esatto in cui si compie questa manifestazione divina. Tuttavia, i devoti realizzati come Dukhi Krishnadas, possono vedere la verità polidimensionale della realtà spirituale in tutta la sua gloria. Un giorno, mentre Radha, Krishna e le gopi manifestavano questa rasa-lila, vennero sommersi da un'estasi particolarmente intensa. l ritmi della musica e della danza uniti all'entusiasmo del momento creavano emozioni indescrivibili. Questo spingeva tutti a parteciparvi con un'urgenza sempre più impellente, danzando con maggior vigore ad ogni istante che passava.

Le gopi muovevano i loro corpi al ritmo del cuore di Krishna, circondando Lui e Sri Radha, e suonavano concitatamente diversi strumenti musicali. Suonando, le gopi entravano e uscivano dalla danza vigorosa di Radha e Krishna. Presto il loro ballo diventò incontrollabile e Radhika perse il Suo nupura (il braccialetto che porta alla caviglia). Nessuno si accorse dello smarrimento del nupura. In realtà Radhika lo aveva deliberatamente smarrito solo per offrire una misericordia speciale a Krishnadas che, arrivato la mattina dopo per compiere la sua usuale pulizia, trovò il nupura d'oro sotto un albero. Krishnadas restò affascinato dalla bellezza del nupura: non poteva sapere che si trattava di un ornamento appartenente a un'altra dimensione — al mondo di Radhika. L'intero kunja brillava per la luce che emanava da esso e così Krishhadas lo toccò con la testa in segno di rispetto. In quel momento, il suo corpo manifestò tutti i diversi sintomi estatici: i peli si rizzarono sul corpo e incominciò a sudare copiosamente. Cominciò a piangere e provò una felicità intensa. Sommerso dall'amore divino, strinse al cuore il nupura e svenne.

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Lalita Devi

Dopo un notevole lasso di tempo, Dukhi Krishnadas riprese i sensi e cominciò a chiamare Radha e Krishna. Come le gopi impazzite d'amore correvano in ogni direzione, così Krishnadas, colmo di dolore, correva cercando le Loro Signorie. Preso dalla disperazione, gridava continuamente: 'Dovè Radha? Dov'è Krishna? Per piacere, devo trovarLi". Infine si calmò, si legò il nupura intorno al collo e continuò a pulire il kunja. Temendo che qualcuno potesse rubarglielo, seppellì infine il braccialetto in un posto segreto. Nel frattempo, dopo essere entrata nella Sua stanza, Radha si accorse di aver perso il nupura. Pensando (sapendo!) di averlo lasciato cadere nel kunja, ordinò a Lalita, la Sua cara amica, di andare a cercarlo.

Assunte le sembianze di una vecchia, Lalita-sundari corse al kunja obbedendo alla richiesta di Radhika. Quando vi arrivò, vide subito Krishnadas e gli chiese quale era il suo nome. 'Sono Dukhi Krishnadas', egli rispose. "Hai visto il nupura di mia nuora?", domandò: "Ella è sbadata, e qualche volta quando la mando alla Yamuna a prenderrni dell'acqua perde qualcosa. Non posso fidarmi di lei. Dimmi, per piacere, hai trovato il nupura? Posso ricompensarti se me lo restituisci". "Dimmi la verità", chiese Dukhi Krishnadas con molta diffidenza, "dove vivi e come ti chiami?". "Sono Radha-dasi", rispose Lalita, celando la sua vera identità, "appartengo alla famiglia brahminica Kanoj di Vraja".

Sentendo questo, Krishnadas ammise: "Sì, ho trovato un nupura ma non può essere tuo. Appartiene a Sri Radha. Ne sono sicuro perchè quando l'ho toccato mi sono sentito cadere nel profondo oceano dell'amore per Dio. Il mio cuore si è gonfiato di ferma devozione e ho perso i sensi. Nessun nupura comune può provocare simili sensazioni". "Ascoltami", continuò Krishnadas, "te lo darò se è veramente tuo. Ma prima devi provarmelo. Andremo al tuo villaggio e mostreremo il nupura ai tuoi vicini. Se lo identificheranno come appartenente a te, sarò lieto di restituirtelo senza discussioni". Ascoltata la sua proposta, Lalita cominciò ad innervosirsi e rivelò la verità: "Hai ragione", ammise, "stavo cercando di ingannarti. In verità il braccialetto appartiene a Srimati Radharani. Ella è soddisfatta di te quanto lo sono io. Chiedi qualsiasi benedizione e l'avrai. Poi riporterò il nupura a Radhika: sarà felice di sapere che tu l'hai ritrovato".

"Syamananda"

Krishnadas non desiderava nulla per sè e disse: "O Thakurani, devo conoscere la tua vera identità. Solo quando me l'avrai rivelata, ti chiederò una benedizione". Lalita condusse Krishnadas in un luogo isolato e rivelò la sua vera identità di Lalita-sundari, dicendogli il proprio nome e in che cosa consisteva il suo servizio a Radhika. Tuttavia ella mantenne il suo aspetto di vecchia signora e lo avvertì: "Ascolta Dukhi Krishnadas: tu sei ansioso di vedere la mia vera forma spirituale, ma questa rivelazione risulterebbe per te insostenibile". Egli replicò: "Se tu vuoi. tutto è possibile. Se mi darai la possibilità di sostenerla, ne sarò capace".

Cedendo al suo intenso desiderio, Lalita era adesso pronta ad abbandonare il suo travestimento, ma gli disse di chiudere prima gli occhi. Dopo alcuni minuti, gli permise di guardare la sua sacra forma. Fissando la bellezza incomparabile di Lalita-sundari, Krishnadas perse i sensi e cominciò a schiumare dalla bocca. Quando riprese conoscenza, ella lo calmò con parole gentili, mentre egli si prostava ai suoi piedi con lacrime d'amore. Lalita pose un piede sulla sua testa ed egli assaporò la polvere che cadeva dalle sue dita. Controllato completamente dall'energia spirituale, Krishnadas era incapace di parlare. Riusciva solo a piangere.

A questo punto Lalita gli offri ancora le sue benedizioni: "Cos'altro potrei chiedere?" rispose Krishnadas, "il mio unico desiderio è quello di servire Radha e Krishna sotto la tua guida". Lalita sorrise, conoscendo bene la ferma determinazione del giovane Krishnadas. "Tu otterrai certamente l'associazione di Radha e Krishna", disse Lalita, "ma non puoi servirLi con questo corpo. Ti devi preparare mentalmente (manasa Beva) a diventare un amico intimo di Sri Radha. Poi potrai venire al kunja con Rupa Manjari e assisterai personalmente al rasa-lila di Radha e Krishna. Il quel momento scoprirai la vera identità di ogni persona. Questa è la realizzazione spirituale. Per ora continua a servire Jiva Gosvami in questo corpo e continua a fare il tuo servizio per il kunja. Otterrai molto presto il tuo corpo perfetto (siddha deha)".

Dopo averlo così consigliato, Lalita gli diede un mantra segreto che lei stessa recita per vedere costantemente la forma di Radhika. Poi Krishnadas la condusse nel luogo in cui aveva sepolto il nupura. La vanga di ferro che aveva usato si era trasformata in oro brillante ed egli la usò per riportarlo alla luce. Dopo averlo trovato, posò il nupura sulla propria testa, si prostrò davanti alla forma stupenda di Lalita e restitui il braccialetto, posandolo gentilmente nella sua mano. Dopo aver dato il prezioso ornamento a Lalita, restò sorpreso nel vedere che ella glielo posava sulla testa, muovendoglielo poi intorno in modo mistico. Ella disse: "Possa il tocco dei piedi di Radhika restare impresso sulla tua fronte". Improvvisamente apparvero sulla fronte di Krishnadas due linee verticali fra le quali, per il tocco del fermaglio del nupura, apparve un puntino. "Da questo momento" disse Lalita, "sarai chiamato Syamananda, perchè hai dato gioia (ananda) a Radha (Syama) restituendoLe il Suo nupura. Ora torna al tuo Kunja e alla tua condizione precedente ma non raccontare a nessuno ciò che è accaduto. Potrai dirlo solo a Jiva Gosvami, ma non dirlo a nessun'altro".

Sopraffatto dall'amore, Syamananda si prostrò nuovamente e quando si rialzò vide che Lalita era sparita nel kunja. Cominciò allora a cercarla: "Dov'è la bellissima Lalita, la servitrice di Radharani? Dov'è andata?" Ma fu tutto inutile. Andò subito da Jiva Gosvami e si gettò ai suoi piedi. Quando Sri Jiva vide la gioia negli occhi di Syamananda e la sua nuova carnagione simile all'oro fuso, ottenuta per la sua intima associazione con Lalita dalla carnagione dorata, naturalmente gli domandò: "Dove sei stato? E perchè la tua pelle brilla in questo modo?". Syarnananda rispose: "Mio Signore, sono stato al Kanaka kunja. Mentre ero lì ho ricevuto l'apice della misericordia di Sri Guru. Solo per la sua misericordia si può avere la fortuna trascendentale che ho avuto". Jiva poi vide sotto il braccio di Syamananda la bellissima vanga d'oro, strettamente avvolta in un tessuto, e cominciò a sospettare che fosse accaduto qualcosa di veramente straordinario.

Sri Jiva disse: "E cos'è quello strano tilaka che hai sulla fronte? Non puoi ingannarmi, caro Krishnadas, so che tu hai ottenuto la misericordia speciale di Krishna, o forse persino quella di Sri Radha (2). Il tuo corpo sta manifestando sintomi d'estasi e i tuoi occhi stanno versando lacrime d'amore... Per piacere, raccontami la tua straordinaria esperienza". Poichè Sri Lalita-devi gliene aveva accordato il permesso, Syamananda iniziò a raccontare a Jiva Gosvami tutta la storia, chiedendogli però di non rivelare a nessuno questo segreto. Syamananda chiese a Jiva di "dire semplicemente agli altri che tutto era avvenuto per la grazia del guru. Poichè questo era il desiderio di Lalita, Sri Jiva obbedì e la gente di Vrindavana seppe che il nuovo nome di Krishnadas era "Syamananda" e prese a chiamare il nuovo tilaka "Syamanandi" o 'Kripa-bindu'. Ma solo Jiva e Syamananda sapevano qual era il segreto che si celava in questo nome.

La collera di Hridoy Caitanya

Tutti a Vrindavana si accorsero del cambiamento di comportamento di Syamananda e ci furono molte dicerie sul suo nuovo nome, sul tilaka e sulla sua carnagione dorata. Tutti sapevano che egli aveva ricevuto la misericordia di Jiva Gosvami. Ma non era forse stato infedele nei riguardi di Hridoy Caitanya, il guru che lo aveva iniziato? Dopo tutto, non era per nulla ortodosso ricevere un nuovo nome da un guru istruttore (3). La sua relazione con Sri Jiva sembrava aver offuscato la relazione con Hridoy Caitanya, e per questa ragione alcuni vaisnava avevano sviluppato un atteggiamento negativo nei confronti di Sri Jiva. Ciò nondimeno Jiva era fermo sulla sua decisione di mantenere il segreto di Syamananda, persino a rischio di perdere la propria reputazione.

Le dicerie cominciarono a circolare rapidamente ed entro breve tempo, in Bengala, Hridoy Caitanya venne a sapere che a Vraja Jiva Gosvami stava mettendo in ombra la relazione con il suo amato discepolo Dukhi Krishnadas, arrivando persino a dargli un nuovo nome. Hridoy Caitanya era furente: "Jiva Gosvami sta accettando il mio discepolo come se fosse suo. L'ho mandato da lui in buona fede affinchè lo istruisse. Ora, per causa sua, il mio amato Krishnadas sta abbandonando il suo guru (4).

Hridoy Caitanya chiamò cinque dei suoi discepoli migliori: "Andate a Vrindavana e controllate se queste storie sono vere. Se così fosse, portatemi Krishnadas. Gli darò la punizione che gli spetta". Dopo aver riflettuto per un attimo, Hridoy Caitanya aggiunse: "Se Jiva Gosvami dovesse interferire, non opponetevi. A prescindere da ciò che ha fatto, egli è un grande vaisnava. Consegnategli solo la mia lettera e attendete la risposta. E chiedete a Krishnadas perchè lo ha fatto. Come ha potuto abbandonarmi ed accettare un altro guru? Chiedetegli se facendo questo è riuscito ad ottenere Krishna. Se dice di sì, allora ditegli che anche noi verremo tutti a Vraja e accetteremo Sri Jiva come nostro guru. Devo dire però che nessuno ha mai avuto un comportamento simile tra i centinaia di seguaci di Mahaprabhu.

Advaita Acarya rifiutò il suo stesso figlio ma Mahaprabhu non gli diede mai rifugio. Questi temi vengono spiegati chiaramente nelle scritture. Che si sia santi o guru, se si commettono delle offese ai piedi del proprio guru, Krishna non offrirà alcun rifugio. Ora andate a Vrindavana", disse Hridoy Caitanya ai suoi cinque discepoli, "e portatemi la risposta di Jiva Gosvami. Se la conclusione è quella che temo, riunirò tutti i vaisnava del Bengala e andremo tutti a Vrindavana per giudicare Sri Jiva e le sue azioni discutibili".

La risposta di Jiva Gosvami

Dopo un lungo viaggio, i vaisnava del Bengala arrivarono finalmente a Vrindavana e si recarono direttamente da Jiva Gosvami che li ricevette con cortese ospitalità. Jiva lesse poi la lettera di Hridoy Caitanya. In ansiosa attesa della sua risposta, i cinque discepoli di Hridoy Caitanya si sentirono risollevati quando alla fine Sri Jiva disse: "Benchè Hridoy Caitanya abbia scritto questa lettera di accuse, vi assicuro che non ho accettato Krishnadas come mio discepolo. Non ho mai neanche preso in considerazione una simile eventualità". "In verità", continuò Jiva molto umilmente, "io non merito neanche di essere suo discepolo. Mi spiace che Hridoy Caitanya sia così arrabbiato con me, ma non gli ho fatto nulla di male. Il suo stesso guru, Gauridas Pandit, mi ha sempre trattato con grande affetto. E' veramente una sfortuna che si sia creata questa incrinatura fra di noi. Non so perchè sia accaduto questo fatto spiacevole. Ho accettato di istruire il suo discepolo, Dukhi Krishnadas, esclusivamente perchè era un discepolo dell'eminente Hridoy Caitanya ed ora vengo accusato di essere stato scorretto".

Gli uomini di Hridoy Caitanya erano imbarazzati. Uno di loro disse a Jiva: "Sono venuti da Vraja due sannyasi che hanno detto al nostro riverito Hridoy Caitanya che tu avevi dato il nuovo nome di Syamananda a Krishnadas e un tilaka particolare". Jiva rise. "Se questo è vero", disse, "lo sapremo dai devoti. Venite, facciamo una riunione con i vaisnava di Vrindavana e ascoltiamo il loro verdetto". Ma i devoti di Hridoy Caitanya non erano d'accordo. Essi dissero che la parola di Sri Jiva era sufficiente. Volevano semplicemente che lui raccontasse la storia. Jiva disse: "Ascoltate: vi dirò tutto. Un giorno chiesi a Krishnadas: "Chi ti ha dato il nome Syamananda?" Egli spiegò che meditando sui piedi di loto del suo guru, gli furono concessi il nome e il tilaka. Ciò è dovuto all'intensità della devozione di Krishnadas per il suo guru, Hridoy Caitanya, chesi impernia sulla pulizia quotidiana del Kanaka kunja.

Mentre svolge il suo servizio con grande entusiasmo, Krishnadas recita sempre il Bhagavat Purana. Questo è Krishnadas. Sia di giorno che di notte, egli recita incessantemente il santo nome". "Un giorno", continuò Sri Jiva, "Krishnadas fece un sogno che poi mi ha rivelato. In questo sogno, mentre stava pulendo il kunja, apparve Hridoy Caitanya. Krishnadas offri al suo venerato guru un seggio di morbida erba kusha e iniziò ad affrirgli delle preghiere. Hridoy Caitanya fu molto felice nel vedere l'umiltà e la sincerità di Krishnadas e gli disse che aveva ottenuto qualcosa che persina Brahma desidera intensamente ottenere — il servizia personale al kunja di Radhika. Presto, assicurò Hridoy Caitanya, egli avrebbe ricevuto la misericordia di Radha e Krishna e poichè egli aveva procurato grande piacere a Syama (Radha), avrebbe infine avuto il name Syamananda".

"Dopo aver detto queste cose a Krishnadas", disse Sri Jiva, "Hridoy Caitanya lo benedì e pose i piedi sul suo capo. Da questo nacque un nuovo magnifico tilaka, lo stesso che ora porta sulla fronte. Bisogna dire però che tutto è accaduto per misericordia di Hridoy Caitanya. E' un dato di fatto. Ma poichè molti non capiscono questo punto, la gente del luogo si è inventato una versione personale di quanto è accaduto". In questo modo, Sri Jiva disse la verità — perchè Krishnadas aveva realmente considerato tutto come misericordia del suo guru — ma non rivelò il segreto vincolato dal giuramento di Lalita-sundari e Syamananda.

I discepali di Hridoy Caitanya si sentirono sollevati ascoltando la risposta di Sri Jiva, e gli chiesero di scrivere tutta la storia in una lettera al loro guru. Questo fu esattamente ciò che Jiva fece, ma egli insistette affinchè i devoti andassero da Krishnadas e ascoltassero la storia direttamente da lui. Jiva assicurò loro che Krishnadas avrebbe confermato l'intero episodio in ogni dettaglio.

Quando essi affrontarono l'argamento con Krishnadas, egli disse: "Io tengo i piedi di loto di Hridoy Caitanya sulla mia testa; egli è il mio Signore e Maestro. Benchè io svalga il mio servizio a Vraja sotto la tutela di Sri Jiva, considero tutto come misericordia del mio amato guruji. Ecco come ho ricevuto le benedizioni di Radha e Krishna e credo fermamente che il nome e il tilaka mi siano stati dati per mezzo di Hridoy Caitanya come misericordia speciale della Coppia Divina". I discepoli di Hridoy Caitanya furona felici che Syamananda aveva confermato le parole di Sri Jiva. Dopo aver visitato tutti i luoghi sacri di Vrindavana, essi ritarnarono in Bengala e consegnarono la lettera a Hridoy Caitanya.

La risposta viene rifiutata

Hridoy Caitanya lesse la lettera di Sri Jiva e riflettè attentamente sul suo contenuto. "Sembra che Jiva Gosvami stia distorcendo la verità", egli disse, "perchè io non sono apparso in sogno a Krishnadas, almeno per quanto possa ricordare. Né gli ho mai dato il nome 'Syamananda'! E' assurdo sostenere che io gli ho dato in sogno il nome e il tilaka se non ne ho alcun ricordo! Questo sogno è solo un parto della fantasia — non è reale. Dovremmo lasciare che un sogno contraddica ciò che vediamo nella realtà? No! Potremmo fare una cosa simile solo se avessimo perso il buon senso. Solo uno stupido dà così tanta importanza ai sogni".


"Ve lo dico francamente" disse Hridoy Caitanya ai suoi discepoli, "Sri Jiva sta cercando di ingannarci con questa lettera. Andrò di persona a Vrindavana con un gruppo di devoti e svelerò questa sciarada per quello che è! Solo allora il mio cuore troverà pace". Hridoy Caitanya riunì un folto gruppo di dodici gopal, sessantaquattro mohant e un gruppo di discepoli, e partì per Vraja. Subito dopo aver iniziato il cammino, passarono dalla casa di Gauridas Pandit e alcuni dei suoi principali discepoli si unirono a loro in qualità di mediatori per entrambe le parti.

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L'arrivo a Vraja

A Vrindavana, il folto gruppo di Hridoy Caitanya ricevette un'accoglienza particolare. Sri Jiva stesso offri i suoi omaggi ai devoti, i quali reciprocarono i suoi rispetti, ed iniziò ad elogiarli con la poesia più squisita. Presto arrivò anche Syamananda che vedendo il suo guru, Hridoy Caitanya, si prostrò come un bastone, in segno di completa sottomissione. Hridoy Caitanya sfidò subito Syamananda: "A chi si sta inchinando Dukhi Krishnadas?", disse sarcasticamente. "Prabhu", disse Syamananda con sorpresa, "mi sto inchinando ai tuoi piedi e ai piedi di tutte queste grandi personalità". Hridoy Caitanya non accettò la sua risposta: "La tua relazione con me si comprende dal tuo nome e dal tuo tilaka, non da una manifestazione superficiale di umiltà".

Syamananda lo assicurò che il nome e il tilaka erano dovuti alla sua misericordia e a nient'altro; in caso contrario non li avrebbe accettati. Ma Hridoy Caitanya fu inflessibile: "Ascoltami", egli disse, "non si possono accettare i sogni come se fossero realtà. Tu hai agito senza la mia approvazione e, assieme a Jiva Gosvami, mi avete inviato una lettera ingannevole su un falso sogno. Questo è inaccettabile". "Ma io non ho cercato di ingannarti", protestò Syamananda, "e tutto ciò che è stato scritto in quella lettera corrisponde alla verità". Hridoy Caitanya cominciò a perdere la pazienza: "Laverò via quel tilaka con le mie stesse mani; dipingerò il nome 'Syamananda' sul tuo petto e anche quello si cancellerà. Questo nome e questo tilaka sono illusori e temporanei esattamente come lo è la persona che li ha creati! Se verranno via, tutti ti considereranno un bugiardo e io sarò disonorato. Per questo, sono disposto a dare la mia stessa vita. Se invece il tilaka riapparirà misticamente sul tuo corpo, accetterò il tuo cosiddetto sogno spirituale come reale. Accetti la sfida?".

Prostrandosi ai piedi del suo guru, Syamananda rispose che avrebbe fatto qualunque cosa i devoti riuniti gli avessero chiesto, ma insistette nel sostenere che alla fine avrebbe dimostrato che il suo nome e il suo tilaka erano autorizzati e autentici. Allora Hridoy Caitanya riunì tutti i mohant — che erano centinaia — nel Rasasthali di Vrindavana. Le grandi anime riunite presero posto e chiamarono Syamananda dinnanzi a loro. Prostrandosi ai loro piedi, Syamananda offri preghiere ai suoi superiori ed amici. "Chi è il tuo guru chiesero i mohant, e chi ti ha dato questo nome e il tilaka". "Il mio maestro è Hridoy Caitanya", dichiarò Syamananda, "ed io sono il suo servitore". Tuttavia, prima che Syamananda proseguisse, i mohant gli dissero che i sogni sono sempre falsi, esattamente come aveva affermato Hridoy Caitanya, e che doveva dire tutta la verità, specialmente se aveva accettato un altro guru. I devoti avevano il potere di assolverlo da questo peccato, e dissero a Syamananda di rifletterci bene prima di dare la sua risposta finale.

Syamananda accettò con rispetto le parole dei mohant e chiese quindi un po' di tempo per riflettere prima di rispondere alle loro domande. Essi gli accordarono alcuni minuti e proprio mentre guardava la forma di Hridoy Caitanya, Syamananda cadde in una profonda trance meditativa.

Meditazione profonda

Nel suo corpo perfetto, egli iniziò a recitare il mantra datogli da Lalita e si ritrovò nella dimensione spirituale proprio davanti alla casa di Radhika, Nella sua forma eterna di Kanaka Manjari, egli sedette sui gradini davanti alla porta piangendo lacrime d'amore mescolate a quelle provocate dal suo attuale problema con il guru. In quel momento arrivarono per caso le altre servitrici di Radhika e chiesero perchè Syamananda (Kanaka) stesse piangendo così pietosamente, Syamananda spiegò, "Abito a Vrindavana e mi chiamo Kanaka Manjari. Sono un'assistente di Lalita-sundari. Tempo fa sono stata con lei un giorno e una notte e quando sono ritornata a casa, mio marito si è scagliato contro di me in modo aggressivo e indecoroso. Sono corsa via per la paura. Dite per piacere a Lalita di salvare la mia vita venendo da me e dicendomi esattamente cosa devo fare".

Le servitrici corsero subito da Lalita e le comunicarono la storia appresa da Syamananda."Portatela qui", ordinò Lalita, "sto preparando le foglie di betel per Shr iRadha e non posso lasciare il mio servizio a metà". Ubbidendo all'ordine di Lalita come se fosse la loro stessa vita, le gopi corsero nel luogo in cui avevano visto Kanaka Manjari piangere e la portarono nella casa di Radharani. Kanaka Manjari restò senza parole quando vide Radharani seduta su un lettino splendido ma semplice, mentre masticava le foglie di betel preparate man mano da Lalita, Sri Rupa Manjari massaggiava le Sue gambe e Champakalata Thakurani sventagliava un camara per rinfrescarLa dal calore del sole di mezzogiorno.

Intimorita da questa sublime apparizione, Kanaka Manjari cominciò a fluttuare in un oceano di amore estatico, dimenticando tutti i suoi problemi. Con un profondo senso di gioia sconfinata, cadde a terra; Radhika allora ordinò alle gopi di sollevarla. Lalita corse subito verso Kanaka per abbracciarla, provando compassione per tutto quello che ella aveva passato. Anche Radha si avvicinò a Kanaka e la benedisse posandole sul capo il Suo piede divino. Kanaka perse i sensi per qualche minuto e poi riprese conoscenza ai piedi di Rupa Manjari. Guardando Radharani, iniziò a raccontarLe la sua storia.

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La misericordia di Sri Radha

"O Dea Suprema", disse Kanaka, "ascolta la mia storia che come vedrai è la storia più sfortunata del mondo. Nel regno esterno sono il servitore di Hridoy Caitanya al quale sono molto devoto. Sono venuto a Vraja per suo ordine e servo Jiva Gosvami. Sri Jiva mi ha aiutato immensamente, specialmente per ciò che riguarda la mia meditazione su Tua Grazia e la mia comprensione dei Tuoi divertimenti divini. Egli mi ha posto sotto le cure di Rupa Manjari, la servitrice personale di Lalita, e si sa per certo che Lalita Thakurani è la Tua intima associata. In questo modo sono arrivato a gustare il servizio indiretto ai Tuoi piedi di loto, provvedendo alla pulizia del kunja".

Dopo aver raccontato tutta la sua storia, compresa la perdita del nupura, la sua restituzione, il nome Syamananda, il tilaka, la promessa a Lalita di mantenere il segreto, la versione di Jiva Gosvami del sogno e la dura reazione di Hridoy Caitanya a questo episodio, Kanaka Manjari cadde ai piedi di Radhika, chiedendo una soluzione misericordiosa a questo sfortunato incidente. Per tutta risposta, Radhika chiamò Subala, il migliore amico di Krishna, e gli raccontò la situazione spiacevole in cui si trovava Kanaka Manjari. Per la Sua misericordia senza causa, Ella ordinò a Subala di pacificare le parti per la soddisfazione di Kanaka.

Subala iniziò a raccontare la sua storia, spiegando di essere disceso nei lila di Mahaprabhu come Gauridas Pandit e di essere in questa forma il guru del guru di Kanaka, Hridoy Caitanya. Egli assicurò Kanaka che in qualità di maestro spirituale del suo maestro spirituale, avrebbe dimostrato l'autenticità del nome e del tilaka per conto di Kanaka. Egli disse a Kanaka che non doveva più addolorarsi e mentre lo diceva duplicò il segno del tilaka sulla testa di Kanaka e scrisse il nome 'Syamananda' sul suo petto. Poi Subala disse che quando ella sarebbe riapparsanella forma di Syamananda (nell'assemblea dei mohant) e quando Hridoy Caitanya avrebbe tentato di rimuovere il nome e il tilaka dal suo corpo, ella ne sarebbe emersa vittoriosa. "Pensa a me in quel momento", disse Subala, "e il nome e il tilaka non verranno rimossi. Dì loro che tutto ciò è accaduto per la misericordia di Gauridas Pandit.

Kanaka cercò di esprimergli la sua profonda gratitudine ma non aveva parole. Offrendo i suoi profondi omaggi a Radha, a Subala e a tutte le gopi riunite, Kanaka bevve a grandi sorsi la bellezza del volto di Radhika. Incapace di controllare le lacrime che fluivano dai suoi occhi, Kanaka fece a Radhika la sua ultima richiesta: "Aiutami ti prego a dedicare la mia vita — anima e corpo — al servizio dei Tuoi rosei piedi di loto". Sri Radha, l'immagine dell'amore, le assicurò che avrebbe sempre goduto delle Sue benedizioni. Ella disse a Kanaka che, dopo aver risolto il suo attuale problema, si sarebbe dovuta recare con Rasik Murari in ogni angolo dell'Orissa per diffondere la dottrina e la pratica vaisnava. Kanaka non capì che cosa intendeva dire Sri Radha, né conosceva ancora Rasik Murari, ma era sicura che sarebbe venuto il giorno in cui tutto sarebbe risultato chiaro. Con questo ordine in mente, ella iniziò il suo viaggio di rientro nel mondo esterno verso i mohant che l'attendevano a Vrindavana.

Giustizia Divina

Mentre nella forma di Kanaka Manjari ella gustava la presenza di Radhika, come Syamananda sedeva ancora priva di vita. I mohant fissavano intensamente le sembianze esteriori di Syamananda in profonda meditazione e si domandavano chi fosse la grande anima che si trovava dinanzi a loro. Solo Sri Jiva poteva capire cosa stava accadendo sul piano spirituale e per festeggiare incoraggiò i devoti a compiere un poderoso kirtan. Quando tutti cominciarono a cantare i nomi del Signore, Syamananda ruppe la meditazione e ritornò al mondo dei mohant. Guardando tutte queste grandi anime, iniziò a gridare: "Hridoy Caitanya! Hridoy Caitanyal". L'intera assemblea dei vaisnava si girò verso di lui, ansiosa di ascoltare le sue affermazioni conclusive circa il suo nome e il suo tilaka. "Ascoltate ciò che sto per dire", iniziò Syamananda. "Per grazia del mio guru, mi è apparso in sogno Gauridas Pandit e mi ha garantito la santità del mio nome e del mio tilaka. Segnate per favore il mio corpo con il tilaka Syamanandi e scrivete Syamananda sul mio petto, dopo di che usate quanto sapone ed acqua volete — essi non verranno cancellati".

I mohant fecero quanto aveva chiesto e lo stesso Hridoy Caitanya sfregò il viso e il corpo del suo discepolo. All'inizio il tilaka e il nome cominciorono a scomparire, ma poi, quando Syamananda chiamò Gauridas e Lalita-sundari, il tilaka e il nome riapparvero con maggiore intensità. Tutti i residenti di Vrindavana presenti a questo evento erano stupefatti e Hridoy Caitanya accettò con gioia la sconfitta, orgoglioso della vittoria mistica di questo discepolo non comune. I devoti iniziarono a gridare le glorie di Syamananda Pandit, ma Syamananda riuscì solo ad afferrare i piedi del suo guru con grande umiltà. Dopo che i devoti ebbero festeggiato, Jiva Gosvami consigliò a Syamananda di restare sempre in compagnia di Hridoy Caitanya, perchè a causa di questo equivoco aveva potuto avvicinarsi sempre di più al servizio a Radhika. Questo, egli disse, era il piano divino di Sri Caitanya Mahaprabhu.

Radha-bhava

Avendo risolto ora ogni controversia, Syamananda e il suo guru, Hridoy Caitanya, così come i numerosi mohant vaisnava che si erano recati a Vrindavana per questa disputa, potevano ora dedicarsi alla visita delle foreste e dei kunja di Vraja. A Sanketa incontrarono un gruppo di attori che stavano recitando la rasa-lila. Mediante la visione spirituale, i mohant videro compiersi la vera rasa-lila e Syamananda in particolare cominciò a piangere come un pazzo, sperimentando in pieno l'estasi dell'amore in separazione. Osservando le emozioni spirituali del suo discepolo, Hridoy Caitanya pensò: "Il mio Syamananda è certamente una servitrice di Radharani. Il suo stato d'animo è leggermente diverso dal mio. Come discepolo di Gauridas Pandit, la mia relazione si concentra sul sakhya-bhava, l'amicizia trascendentale con il Signore. Syamananda ha abbandonato il sentimento di amicizia e ha adottato quello di gopi-bhava".

Con questi pensieri, Hridoy Caitanya lasciò la rappresentazione della rasa-lila con il cuore gonfio di tristezza. Syamananda invece restò, facendo infuriare ancora di più Hridoy Caitanya. Dopo la rappresentazione al rasasthali, i devoti si apprestarono a riposare per la notte e il mattino seguente, quando Syamananda andò ad offrire i suoi rispettosi omaggi al suo guru, le sue parole gli trafissero il cuore come una freccia avvelenata: "Tu hai dimenticato i tuoi sentimenti per Krishna", disse Hridoy Caitanya, "e ti sei immerso nel gopi­bhava. Questi non sono i miei sentimenti, per cui non c'è ragione che tu ti associ ancora con me".

Syamananda era sconvolto. Aveva sperato che i disaccordi tra lui e il suo guru fossero terminati. Egli disse: "Gauridas Pandit adora in definitiva al livello di Radha-bhava come anche Tua Grazia. E' vero che egli pone in risalto il sakhya-bhava, la relazione di amicizia con Krishna e che tu porti questo sentimento alla perfezione; ma entrambi pensate in definitiva al modo di assistere le gopi nel loro servizio a Sri Radha e Krishna. Tutti i sentimenti sono virtuosi perchè portano a questo fine. Non è forse vero?". "Nella forma di Subala", continuò Syamananda, "il nostro riverito Gauridas Pandit è sempre immerso nel Radha-bhava, nel kunja. L'ho visto. Influenzato da ciò, è nato in me, il discepolo del suo discepolo, un sentimento simile al suo. Perciò, qual è l'offesa che avrei commesso?".

Hridoy Caitanya era incapace di accettare questa idea. "Gauridas Pandit non ha mai spiegato le cose in questo modo", egli disse. "Se tu sostieni di seguire la mia linea, devi comportarti col sentimento di un amico di Krishna, Non coltivare altre idee, o dovrai andare da qualche altra parte per raggiungere la vita spirituale". "Non posso esaudire i tuoi desideri", rispose addolorato Syamananda, "Non si può cambiare la proprià passione per Dio — è una questione di cuore, E' un problema di relazione eterna. Certamente ci sarà un modo per metterci d'accordo. Tu sei il mio signore e maestro e se mi abbandoni, porro fine a questa vita priva di valore, ma per piacere non chiedermi di fare qualcosa che non sono in grado di fare".

A questo punto Hridoy Caitanya era così infuriato che ruppe un ramo e cominciò a bastonare Syamananda, colpendolo ripetutamente sulle mani, sulle gambe e sulla schiena. Seriamente ferito, Syamananda cadde a terra. Vedendo le sue condizioni pietose, i mohant si rivolsero irati verso Hridoy Caitanya: "O Gosvami! Che cosa stai facendo? Non colpirlo in questo modo. Ti stai facendò trascinare dalle tue emozioni. Lo ucciderai. E' questo che vuoi, veramente? Oltretutto ha ragione — il gopi-bhava è il culmine di tutta l'esperienza rasik. La relazione madhurya contiene tutte le altre — quindi il sakhya-bhava non viene trascurato".

Syamananda non approvò la loro intrusione: "Non preoccupatevi per me," egli disse, "in realtà questi colpi significano che il mio maestro spirituale alla fine si è accorto di me. E' preoccupato per me e non può tollerare che qualcuno offuschi la sua relazione personale con Krishna. Egli è così assorto nel suo bhava personale che pensa che io sia ingiusto con me stesso per il fatto che m'immergo nel Radha­bhava. Le sue intenzioni sono completamente spirituali e Jiva Gosvami mi ha persino detto che dovrei considerare i miei rapporti con Hridoy Caitanya come una misericordia speciale di Caitanya Mahaprabhu".

Rivolgendosi al suo guru con grande umiltà, Syamananda concluse: "Se ti ho offeso in qualche modo, ne sono veramente addolorato. Ti prego di perdonarmi. Farò del mio meglio per seguire il tuo modo di pensare". l mohant restarono impressionati dall'umile presentazione di Syamananda e lo difesero davanti a Hridoy Caitanya. Pur essendo estremamente dispiaciuto, il guru non prese in considerazione la sincera implorazione di Syamananda. La considerò niente di più che falsa retorica e conseguentemente decise di porre termine alla sua relazione con lui. Ma poichè era tarda notte, egli decise di pensarci meglio e di prendere una decisione definitiva il giorno seguente, dando eventualmente a Syamananda un'altra possibilità, Tuttavia, mentre era disteso nel letto, non riusci a trovare nulla nel suo cuore che potesse fargli perdonare il suo discepolo e decise di allontanarlo il giorno successivo.

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Caitanya Mahaprabhu

Quella notte, Caitanya Mahaprabhu apparve in sogno a Hridoy Caitanya. Dopo che il Gosvami ebbe offerto i suoi rispettosi omaggi, egli notò che il bianco chaddar di Mahaprabhu era coperto di sangue. Ferite profonde segnavano le Sue mani, le Sue gambe e la Sua schiena. Hridoy Caitanya notò in particolare che il chaddar era talmente impregnato di sangue che si incollava alla schiena del Signore. "Che cosa è successo?" chiese il Gosvami al Signore. "Cosa sono questi orribili segni sul Tuo corpo divino?". La risposta di Mahaprabhu arrivò dritto al cuore di Hridoy Caitanya: "E' solo per la tua misericordia", disse Mahaprabhu, "che il Mio corpo e i Miei vestiti sono inzuppati di sangue. Tu hai colpito Syamananda che è come Me Stesso. Egli Mi è molto caro e così ho accettato questa punizione in sua vece!" (5).

Hridoy Caitanya si lanciò ai piedi di Mahaprabhu chiedendo perdono: "Non sapevo che Syamananda fosse un'anima così speciale. Ti prego, perdonami! Adesso vedo tutto chiaro. Se non riceverò la Tua misericordia e il Tuo perdono, mi toglierò questa vita inutile. Non sarebbe una grande perdita. Ma voglio, Signore, rimanere in questo mondo solo per espiare alla presenza del nostro caro Syamananda, dal quale ho imparato così tanto". Mahaprabhu perdonò Hridoy Caitanya e gli ordinò di espiare i suoi peccati tenendo dodici festival vaisnava. Hridoy Caitanya acconsenti con entusiasmo e Lo ringraziò a lungo cadendo umilmente ai Suoi piedi. In quel momento, il Signore pose i Suoi piedi di loto sul capo di Hridoy Caitanya — quella polvere così a lungo cercata che lo avrebbe portato alla perfezione spirituale. Infine Hridoy Caitanya ritornò cosciente, al punto da realizzare che i sogni che contengono il Signore o il Suo puro devoto, quando non contraddicono le scritture, possono essere considerati realtà tangibile.

Egli passò il resto della notte immerso in questi pensieri, riflettendo sulla sua caparbietà quando aveva saputo del sogno di Syamananda. Era in imbarazzo, ma era un uomo nuovo. Il giorno dopo, raccontò a tutti i mohant ciò che era accaduto e si rivolse a Syamananda dicendogli: "D'ora in poi, tu non sarai più il mio servitore, ma la mia stessa anima", Syamananda, per l'umiltà e la corretta attitudine che aveva nei confronti del suo guru, non poteva tollerare queste parole e cadde ai piedi di Hridoy Caitanya dichiarando: "lo sono eternamente il tuo servitore e nulla potrà cambiare la mia posizione. Hridoy Caitanya ordinò poi a Syamananda di continuare i suoi studi con Jiva Gosvami a Vrindavana mentre egli sarebbe tornato in Bengala.

Syamananda accettò l'ordine, ma espresse chiaramente il suo disaccordo nell'essere nuovamente separato dal suo guru. Ciò nondimeno, egli obbedì e Hridoy Caitanya fece i preparativi per lasciare la sacra terra di Krishna. Tuttavia, prima che iniziasse il suo viaggio, tutti i devoti lo aiutarono a organizzare i dodici festival che vennero portati a termine in modo fastoso. Lo stesso Syamananda chiese in elemosina i fondi per le spese dei festival, incoraggiando gli abitanti di Vraja ad offrire ciò che potevano. Tutti contribuirono e fu un grande successo. Dopo qualche tempo i mohant Gaudiya fecero ritorno in Bengala.

L'ordine di predicare in Orissa

Dopo aver passato parecchi mesi con Srinivas e Narottam (studiando sotto la guida di Jiva Gosvami), Syamananda e gli altri due santi vennero inviati in Bengala e in Orissa per distribuire i bhakti-rasa-shastra dei Gosvami. Prima di partire furono loro conferiti dei titoli particolari, indicati nei capitoli precedenti, e Syamananda ricevette ufficialmente da Jiva Gosvami questo nome. In effetti la controversia che era sorta sul nome di Syamananda era ben nota alla gente comune di Vraja, così come lo era la storia sull'origine di questo nome dato da Lalita-sundari. Ma fu solo dopo la cerimonia ufficiale di attribuzione del nome che l'appellativo 'Syamananda' venne accettato da tutti i devoti della Gaudiya-sampradaya esolo dopo questa cerimonia che Syamananda divenne noto con tale nome quando si recò nelle province dell'India orientale.

Benchè fosse colmo di entusiasmo alla prospettiva di recarsi in missione in India e in Orissa, Syamananda era comunque riluttante a lasciare Vraja e a portare con sé la letteratura dei Gosvami. Dopo tutto gli era stato ordinato dal suo guru di restare con Jiva Gosvami e questo era esattamente ciò che intendeva fare. Ma Sri Jiva gli ricordò che la stessa Radhika gli aveva chiesto di andare in Orissa e di diffondere il messaggio trascendentale con Rasik Murari, e il ricordo di questo fatto convinse Syamananda a partire con Srinivas, Narottam e l'intero bagaglio di libri. Quando i libri furono infine rubati a Vana Vishnupur e Syamananda venne inviato prima a Kethuri con Narottam e in seguito da solo in Orissa, egli divenne uno dei più importanti predicatori nella storia del Vaisnavismo Gaudiya.

Evangelizzò gran parte dell'Orissa e le città e i villaggi ai suoi confini, ma non fu un compito facile. Secondo l'Anuraga-balli quando Syamananda arrivò, l'impero dell'Orissa era in decadenza, in special modo dal punto di vista spirituale. Benchè lo stesso Mahaprabhu avesse inizialmente impresso una svolta spirituale all'Orissa, in particolar modo a Puri, che Egli aveva reso una metropoli vaisnava, dopo la Sua scomparsa molte comunità vaisnava si erano concentrate sullo sviluppo di Vrindavana, mettendo in ombra quel poco di entusiasmo per la predica che era rimasto nei devoti dell'India orientale.

Dobbiamo riconoscere che c'erano alcuni importanti 'sostenitori della fede vaisnava tra la seconda generazione dei vaisnava Gaudiya come Gopal Guru Gosvami, Dhyanchandra, e, secondo alcuni, i devoti del pancha sakha: Ananta, Acyuta, Yashovanta, Balaram e Jagannath. Inoltre, in Bengala, Jahnava Ma e Birabhadra erano molto importanti. Ma il ruolo dell'Orissa come importante luogo sacro, così com'era avvenuto al tempo di Sri Caitanya Mahaprabhu, sarebbe stato ripristinato solamente dopo l'arrivo di Syamananda. Il Dr. Sambidananda Das così racconta quel periodo nella storia dell'Orissa che affrettò l'arrivo di Syamananda, un periodo di declino nella pratica vaisnava:

"La caduta dell'impero governato dalla dinastia di Prataparudra fu senza dubbio un grande impedimento all'ulteriore sviluppo del movimento vaisnava Gaudiya nella provincia, con il frequente cambio di dinastie, l'anarchia e la successiva adozione della legge di Pathan accompagnata dall'inevitabile serie di guerre con i Moghul. La popolazione era duramente soggetta a saccheggi e torture da parte dei suoi governanti stranieri e dai nemici. L'intero paese era demoralizzato per varie circostanze avverse. Non c'è dubbio che Gopal Guru Gosvami e i suoi discepoli continuarono la diffusione del movimento vaisnava per qualche tempo ma anch'esso ebbe presto fine. I discepoli di Gopal Guru non sembra siano stati forti tanto quanto gli acarya. Inoltre le loro attività erano confinate a Puri e alle regioni circostanti. essendo la parte settentrionale dell'Orissa lontana dalla loro influenza."

Il grande declino della pratica vaisnava in Orissa può forse essere attribuito alla profanazione del tempio di Jagannath a Puri. Sambidananda scrive:

"Il tempio di Jagannath fu profanato per la prima volta da Kala Pahara e in seguito dagli iconoclasti di Pathan. La roccaforte dell'Induismo a Puri patì persecuzioni brutali per mano dei fanatici Pathan che non si risparmiarono nessuna fatica per poter umiliare il vaisnavismo in tutti i modi possibili. L'Orissa aveva quindi assolutamente bisogno di grandi acarya di straordinario talento e di una classe di guerrieri che potessero diffondere la religione vaisnava. I primi erano necessari per dare ispirazione alla gente con l'energia religiosa e per ridare alla popolazione moralità e coraggio, e i secondi per difendere e rendere inviolabile il tempio di Jagannath, gloria del vaisnavismo dell'India orientale...
In questo momento critico, il vaisnavismo Gaudiya dell'India occidentale inviò due suoi validi difensori nelle persone di Syamananda e Raj Man Singh per restaurare la gloria perduta di Puri, il primo quartier generale Gaudiya fondato dallo stesso Caitanya Mahaprabhu."

Sambidananda conferna giustamente la necessità, a quell'epoca, di missioni sia spirituali che materiali, che potessero ristabilire la tradizione Gaudiya in Orissa decimata dall'invasione dei mussulmani. Raj Man Singh era uno stimato discepolo di Rupa-Sanatana o, secondo altri, di Raghunath Bhatta Gosvami. Inoltre, poichè era uno dei generali di Akbar e, allo stesso tempo, era legato ai mohant vaisnava sotto la guida dei quali aveva condotto gli studi, sarebbe stato una perfetta guida politica per eseguire il compito di restaurare il vaisnavismo in Orissa.

Raj Man Singh

Nel momento esatto in cui Raj Singh, eletto governatore del Bengala, lavorava con notevole successo per ristabilire la santità di Puri e di tutta l'Orissa come sacra terra vaisnava, Jiva Gosvami inviava Syamananda per rivitalizzare la coscienza spirituale della gente. In effetti, i due missionari vaisnava, lavorando separatamente, conseguirono un risultato significativo per la tradizione Gaudiya nell'India orientale, portando a termine compiti immani. Dopo la morte del grande re Pathan dell'Orissa, Kutlu Khan (circa 1589-90), i suoi figli e il primo ministro vennero obbligati a firmare un trattato con Raj Man Singh secondo il quale i Pathan acconsentivano a restituire il tempio di Jagannath ai leader vaisnava locali. Tale accordo, tuttavia, sarebbe durato solo per alcuni anni.

Con la morte del primò ministro, i figli del re Pathan si impadronirono nuovamente del tempio. Questo atto dimostrativo e sleale fece infuriare Man Singh al punto tale che, sebbene fosse solitamente un uomo pacifico, fu costretto a prendere in considerazione una loro espulsione. Il tempo passava e non riuscendo a trovare un'altra alternativa, ottenne da Akbar il permesso di bandire con la forza i Pathan dall'Orissa. Ne derivò una grande guerra sulle sponde del Suvarharekha. Man Singh guidò di persona le armate e non si fermò fino a quando tutti i soldati mussulmani non furono scacciati lontano dalla casa di Jagannath.

Il Raj costrinse i Pathan a fuggire e a rifugiarsi nella vicina Cuttack, che venne assediata con la sua armata. Lasciando poi ogni questione nelle mani dei suoi assistenti e dei suoi ministri, egli si recò a Puri per visitare il tempio e gli altri luoghi santi legati alla memoria di Caitanya Mahaprabhu. Fu salutato come salvatore dagli afflitti cittadini di Puri e alla fine riuscì a riportare il tempio e gran parte dell'Orissa alla legge induista.

Syamananda in Orissa

Se Man Singh liberò l'Orissa politicamente, dando ai cittadini la libertà spirituale necessaria per praticare il vaisnavismo, Syamananda portò alla popolazione l'essenza e l'ispirazione spirituale. Quando l'illustre discepolo di Jiva Gosvami ritornò in Orissa da Vrindavana, scopri che i suoi genitori erano morti. Fu un colpo tremendo. Ciò nonostante egli non si perse di coraggio e istituÌ un centro di predica nella sua casa di Dharendra, dove erano vissuti i suoi genitori. Sopportando gli abusi, lo scetticismo e l'intolleranza religiosa, Syamananda persistette umilmente nel suo obiettivo di istituire il vaisnavismo come via preminente al raggiungimento della Verità Ultima.

Tutti riconobbero gradualmente la sua eccellente erudizione, le sue maniere cortesi e il suo esemplare comportamento vaisnava. Iniziarono a vederlo anche come grande mistico perchè le sue trance prolungate erano diventate famose in tutte le province orientali. Era il famoso discepolo di Hridoy Caitanya che aveva studiato sotto la guida di Jiva Gosvami. La sua fama si diffuse come il fuoco; accettò molti discepoli provenienti dalle città e dai ricchi regni così come dai villaggi e dalle tribù. Per mezzo di messaggeri fidati Syamananda si tenne in stretto contatto con Hridoy Caitanya, Srinivas, Narottam e altri; e con le benedizioni di Hridoy Caitanya, Syamananda in breve tempo apri un secondo tempio a Narasinghapur.

Molti devoti con il loro duro lavoro lo aiutarono in questo progetto impegnandosi in attività missionarie, nella costruzione del tempio, nell'adorazione e nella ricerca di fondi. Ciò gli assicurò un seguito ancora maggiore nel nord dell'Orissa. Dopo aver sviluppato quest'area per molti anni potè ritornare a Vrindavana, poichè i numerosi devoti che avevano gremito le sue fila erano valenti uomini e donne, in grado di continuare da soli la missione.

Una visita a Vraja

Quando Syamananda arrivò per la seconda volta a Vrindavana, era ormai famoso come l'illustre vaisnava che aveva evangelizzato l'Orissa. Persino Jiva Gosvami espresse la sua sorpresa per quanto Syamananda era riuscito a compiere durante il suo breve soggiorno nelle province orientali. Di conseguenza, Jiva lo accolse in modo straordinario e tutti i mohant di Vrindavana festeggiarono con entusiasmo il suo successo. Ma stare a Vrindavana non era per lui un mero pellegrinaggio o una vacanza. Durante il suo soggiorno, istituì un altro monastero, conosciuto oggi come 'Syamasundar­kunja'. All'inizio del diciannovesimo secolo ne assunse la responsabilità il famoso mohant Gaudiya Baladeva Vidyabhushana, che lo rese talmente famoso che i pellegrini si accalcano tuttora per vedere la sua Divinità di Syamasundara.

Sher Khan

Syamananda poi lasciò Vraja per andare da Hridoy Caitanya a Kalna. Da Kalna si diresse ancora più a oriente per partecipare al festival di Narottam a Kheturi. In seguito, dopo parecchi mesi di pellegrinaggio, arrivò in Orissa. Si dice che una volta arrivatovi, si sia sposato tre volte, ma le informazioni sulle sue mogli e sulle circostanze dei suoi matrimoni sono scarse. Tuttavia, in questo periodo sbocciò la sua missione di predica e tutti in Orissa erano impregnati di amore divino. Il Prema-vilas riferisce un episodio interessante che ebbe luogo subito dopo il ritorno di Syamananda in Orissa. Durante questo periodo egli diede inizio al festival nagara­sankirtana, guidando i suoi seguaci, lungo le strade, nel canto e nella danza estatici.

Un giorno Sher Khan, militante Pathan e importante rappresentante della corte mussulmana, s'imbattè nel gruppo del kirtana di Syamananda. La vista dei 'gioiosi Indù' lo fece notevolmente infuriare. Fece irruzione nel gruppo e lo fermò minacciando i devoti e ordinando loro di non tenere mai più i kirtan. Non badando alle parole del noto Pathan, Syamananda ritornò nelle strade il giorno successivo con un gruppo di kirtan ancora più folto. Ovviamente ciò irritò ancora di più il soldato mussulmano che, riuniti i suoi compagni, interruppe nuovamente il kirtan. Questa volta però i soldati mussulmani furono violenti, ruppero le mridanga e gettarono i kartala nel fiume. A questo punto Syamananda cominciò ad urlare in modo misticamente acuto i nomi di Radha e Krishna. Quando Sher Khan e i suoi compagni udirono questa vibrazione, cominciarono a tossire sangue e si accorsero che le loro barbe e i loro baffi avevano preso fuoco. Terrorizzati dal potere di Syamananda, tutti lasciarono il luogo con grande spavento.

Il giorno seguente, Syamananda guidò nuovamente il gruppo di sankirtana e quando Sher Khan vide avvicinarsi i devoti, si prostrò ai piedi di Syamananda chiedendo la sua misericordia e gli disse: "Mio Signore, oltre ad aver tossito sangue e ad avere la barba bruciata, ho avuto un terribile incubo. Mi appare Allah, il Signore Supremo. Dopo avermi schiaffeggiato in volto, mi dice ripetutamente di essere il vostro stesso Ahlada Svarup, la forma del Signore che viene rivelata ai vaisnava. Mi mostra il suo colorito dorato e dice che, nel Suo aspetto più confidenziale, Egli non è altri che Sri Caitanya Mahaprabhu. Dice inoltre che tu sei il Suo devoto favorito e che io dovrei essere iniziato nel canto del santo nome solo da te". Syamananda si commosse per la conversione del Pathan e lo iniziò secondo la tradizione Gaudiya. Come il re Birhambir nel caso di Srinivas, Sher Khan ricevette in seguito all'iniziazione il nome 'Caitanya Das'.

Rasik Murari

Syamananda si recò in seguito a Rayani, o Rohini, un piccolo villaggio situato sulla sponda del Suvarharekha, dove, occorre ricordarlo, Raj Man Singh aveva inaugurato la strada alla predica di Syamananda. Questo era il luogo in cui Syamananda avrebbe incontrato Rasik Murari, il suo dicepolo più importante, Sri Radhika aveva predetto che Syamananda avrebbe diffuso il dharma vaisnava in tutta l'Orissa con Rasik e che in questo modo avrebbe reso un importante contributo alla missione del sankirtana (6). Il re e la regina di Rayani erano Raj Acyuta e Bhavani, Essi erano grandi devoti del Signore, avendo ricevuto la dottrina del vaisnavismo per opera di Dayal Dasi, una pia custode del tempio locale di Radha-Krishna.

Per molti anni ella aveva guidato spiritualmente il re e la regina e aveva persino iniziato il loro giovane figlio, Rasik Murari, nel canto del santo nome. Syamananda andò a Rayani proprio quando il quartoperiodo di austerità (caturmasya) stava per iniziare. Poichè egli era un famoso vaisnava, Raj Acyuta gli chiese di fermarsi per i quattro mesi successivi. Syamananda obbedì al re e in quel periodo relativamente breve riuscì a convertire l'intera provincia. Il figlio di Acyuta, Rasik, era particolarmente attratto dalla purezza e dalla padronanza delle scritture di Syamananda. Sia Rasik che sua moglie Ichcha-devi (7) vennero iniziati come discepoli di Syamananda e ricevettero rispettivamente i nomi 'Rasikananda' e 'Syama dasi'. Fu inoltre loro richiesto di recitare sempre il maha-mantra Hare Krishna, Hare Krishna / Krishna Krishna, Hare Hare / Hare Rama, Hare Rama / Rama Rama, Hare Hare.

Rasik condusse il suo guru alla casa di Damodar, suo amico intimo e studioso di fama, nel villaggio di Chakulia. La conoscenza di Damodar si estendeva fino ai regni della filosofia Sankhya, delle perfezioni dello yoga e dall'Advaita Vedanta. Rasik aveva sperato che l'esposizione di Syamananda avrebbe convinto Damodar sulla superiorità del vaisnavismo. Dopo parecchi giorni di discussione, il desiderio venne pienamente esaudito quando Damodar si abbandonò a Syamananda, accettandolo come suo unico rifugio e salvezza. Dopo aver affidato a Sher Khan (Caitanya Das), a Rasikananda e a Damodar la guida del movimento, Syamananda decise di trascorrere un po' di tempo a Puri, visitando tutti i luoghi legati ai divertimenti di Sri Caitanya.

Egli poi intraprese un terzo (secondo alcuni, un quarto) viaggio a Vrindavana. Lì venne accolto da Jiva Gosvami, i suoi amici e i suoi discepoli, e mandò a dire a Rasik Murari di raggiungerlo. Parecchi mesi dopo Rasik arrivò a Vraja, dove s'immerse nell'amore per Dio. Dopo qualche tempo Rasik e Syamananda decisero di ritornare in Orissa attraversando la foresta di Jharikhanda. Essi seguirono accuratamente il percorso di Mahaprabhu e ad ogni miglio prezioso entravano sempre più nell'estasi dell'amore per Dio.

Gopiballabhpur

Dopo il suo ritorno in Orissa, Syamananda assegnò a Rasik la provincia di Kashipur affinchè se ne prendesse cura personalmente per ciò che riguardava la coscienza di Krishna. Quando Syamananda vide quanto Rasik stava agendo bene, installò, affidandone l'adorazione al suo discepolo, una bellissima Divinità chiamata "Gopijanaballabha" e modificò il nome del luogo in 'Gopiballabhpur'. Alla fine incaricò la moglie di Rasik, Syama dasi, dell'adorazione di Gopijanaballabha, conferendole il titolo di sacerdote principale del tempio, che successivamente divenne un importante centro del ramo vaisnava di Syamananda.

Rasik predicò per quarant'anni per conto di Syamananda, con il quale fece spesso dei viaggi di predica. Le biografie ufficiali, come il Rasik Mangal e il Syamananda Prakash, dicono che essi posero fine ai sacrifici animali nelle aeree non vaisnava e convinsero la gente dell'Orissa e dei villaggi confinanti sulla validità del messaggio di Mahaprabhu. Il discepolo brahmana di classe elevata e il suo Sadgopa guru erano una coppia irresistibile che convertiva sia gli indù che gli zamindar mussulmani (ricchi proprietari terrieri) alla fede vaisnava, Syamananda convertì il famoso proprietario terriero di Ghatshila, Bhimadhana Bhuiyan, quello di Govindapur, Uddanda Roy, Rajyadhar Roy, e molti altri; Rasik fu responsabile del vaisnavismo di Baidyanath Bhanja, governatore di Mayurbhanj, del re di Patashpur, Harinarayana di Panchet, e Chandrabhanu, re di Mayna.

Migliaia di altri seguaci li seguirono come essi avevano seguito Rasik e Syamananda. Gopiballabhpur divenne il centro religioso di tutte queste persone. Hridoy Caitanya venne a conoscenza delle prodigiose imprese di Syamananda e andò in Orissa per vederle con i suoi occhi. Quando arrivò a Dharendra, si recò direttamente a casa di Syamananda. Ovviamente Syamananda fu colmo di gioia e si prostrò ai piedi del suo guru con umiltà ed estasi. Mandò subito a chiamare i suoi due migliori discepoli, Rasik e Damodar, per presentarli a Hridoy Caitanya. l quattro puri vaisnava trascorsero molti giorni discutendo dei divertimenti di Krishna e delle possibili strategie per rendere la loro conoscenza più ampiamente diffusa. Hridoy Caitanya ritornò poi a Kalna, felice e fiducioso che il movimento si trovasse in buone mani.

Il kirtan di Reneti

Un aspetto significativo del movimento di Syamananda in quel tempo fu lo svilupparsi di ciò che venne in seguito chiamato lo stile di kirtan Reneti. Questa singolare fusione tra la musica classica da kirtan e il particolare tipo di devozione di Syamananda ebbe origine a Ranihati Pargana (il distretto di Midnapur nell'attuale Orissa), e perciò talvolta si fa riferimento ad esso come al kirtan Ranihati. Nelle sue melodie e nella sua struttura è simile alle opere tradizionali Thumri dell'lndostan, molto note in tutta l'India, ma il kirtan Reneti rimase provinciale e venne gradualmente messo in ombra dal famoso stile Manohar-shoy, reso popolare dai seguaci di Srinivas Acarya. Tuttavia si asserisce che il kirtan Reneti di Syamananda fu per un certo periodo riportato in auge nel diciannovesimo secolo da un entusiasta kirtaniya di nome Beni Das.

La letteratura di Syamananda

Syamananda non scrisse molti libri, avendo trascorso la maggior parte del suo tempo nella predica attiva e nei pellegrinaggi. Tuttavia, oltre a queste attività e allo stile di kirtan che venne reso popolare dai suoi discepoli, egli compose alcune opere. Tra queste, gli studiosi includono generalmente sia il Govinda Mangal, una breve opera sul Signore della sua vita, sia l'Advaita Tattva, che spiega gli insegnamenti di Madhavendra Puri ad Advaita Acarya, ma è oggetto di discussione il fatto che Syamananda sia davvero l'autore di almeno uno di essi (8). Viene accettata in genere l'ipotesi che Syamananda abbia composto un'opera chiamata Vrindavan Parikrama, un resoconto dei più importanti luoghi santi di Vraja. Si dice anche che abbia scritto l'Upasana Sara Samgraha, un raro manoscritto sulla scienza del servizio devozionale secondo le direttive di Jiva Gosvami.

A Syamananda vengono attribuiti dei poemi, tra i quali i più famosi sono contenuti in un'antologia intitolata Aprakashita Padaratnavali. In quest' opera egli descrive uno dei tanti incontri segreti di Radhika con Krishna. Anche il poema sanscrito di Rasik sulla vita del suo maestro, lo Syamananda Shatakam, è un'opera importante per i vaisnava Syamanandi. Radhananda, figlio maggiore di Rasik ed erede del Gopiballabha Math, scrisse un libro intitolato Radha-Govinda-Kavya, un magnifico poema devozionale a imitazione della Gita Govinda di Jayadev. Nayananda era il figlio maggiore di Radhananda e venne iniziato direttamente da Rasik. Egli fu un predicatore attivo, ma non ha lasciato alcuna opera letteraria.

La scomparsa di Syamananda

Un giorno Syamananda ricevette il solenne annuncio della scomparsa di Hridoy Caitanya a Kalna. In quel momento, tutte le sue conquiste gli sembrarono inutili, come se fossero delle conchiglie vuote, dal momento che le aveva perseguite solo per soddisfare il suo guru. Non potendo tollerare la triste notizia, chiamò i suoi discepoli per chiedere conforto e per parlare con loro delle glorie di Hridoy Caitanya. Essi tennero un festival in suo onore e gradualmente Syamananda riuscì a proseguire le sue attività di predica. Poco dopo arrivò però la notizia che anche Damodar, il caro discepolo di Syamananda, aveva lasciato questo mondo. Si dice che Syamananda non si ristabili mai dal trauma subito e che da quel giomo si ammalò gravemente.

Nel corso della sua malattia risiedette nel palazzo reale di Uddanda Roy a Narasinghapur. Gli fu somministrato ogni tipo di medicinale ma senza risultati. Ciò nonostante egli riceveva molti visitatori e fino all'ultimo respiro predicò vigorosamente le conclusioni della filosofia vaisnava. Syamananda nominò Rasik suo successore spirituale e chiese a tutti i suoi seguaci di obbedire ai suoi ordini. "Chi non obbedirà a Rasik", egli disse, "dovrà essere considerato come ostile a me". Chiese a Rasik di prendersi anche cura delle sue mogli e di accrescere la missione di predica. Così, a metà del diciassettesimo secolo, egli morì. Rasik fece costruire una bellissima tomba (samadhi) a Narasinghapur (ora chiamata Kanpur) che si trova nello stato di Mayurbhanj in Orissa, e guidò una complessa cerimonia in onore del guru scomparso.

Migliaia di capi vaisnava e musulmani, zamindar, re, regine e altri vi presero parte per rendere l'ultimo omaggio al grande devoto responsabile della conversione di tutta l'Orissa. Rasik continuò a diffondere il movimento dopo la dipartita del suo guru. Risolse anche una grave divergenza di opinioni tra le vedove di Syamananda, una divergenza che minacciava di dividere il movimento. Tra tutte le sue ultime imprese ne viene ricordata specialmente una: in memoria dell'ordine di Mahaprabhu a Hridoy Caitanya di tenere dodici festival, Rasik fissò dodici giorni di celebrazione per tutti i seguaci del vaisnavismo di Syamananda che vengono osservati ancora ai giorni nostri: (1) l'anniversario della scomparsa di Syamananda; (2) Hera Pancami; (3) il Ratha­yatra; (4) la nascita di Mahaprabhu; (5) l'anniversario della scomparsa di Gauridas Pandit; (6) la nascita di Sri Krishna; (7) la nascita di Sri Radha; (8) la cerimonia di Utthana Ekadasi; (9) Rasotsava; (10) Dol Yatra; (11) Kojagari Lakshmi-utsav; (12) l'anniversario della scomparsa di Hridoy Caitanya.

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Conclusione

Come Srinivas Acarya era l'incarnazione dell'estasi di Mahaprabhu e Narottam quella di Nityananda Prabhu, così si dice che Syamananda sia stato l'incarnazione dell'estasi di Advaita Acarya. I loro divertimenti sono inconcepibili e il beneficio che se ne trae anche semplicemente ascoltandoli è inimmaginabile. Anime eternamente liberate come queste vengono nel nostro mondo con un obiettivo specifico e i loro divertimenti servono a purificare e a illuminare tutti coloro che li ascolteranno. In qualità di anime che trascendono l'imperfezione, essi sono situati naturalmente al di là di qualsiasi bisogno di 'pratica' o di 'sadhana' di qualunque disciplina devozionale. Ciò nonostante essi manifestano i lila del conseguimento graduale della perfezione per dare l'esempio alle numerose generazioni di vaisnava che li seguono.

Ho tentato di riassumere le attività illimitate di entità che sono chiaramente al di là della mia condizione. In verità persino i divertimenti che ci sono noti, quelli contenuti in questo libro, sono raccontati in modi diversi e hanno innumerevoli significati che sono impossibili da decifrare per l'anima condizionata. Speriamo perciò che questa piccola goccia nell'oceano di nettare abbia messo in grado i nostri lettori di percepire quanto sia vasto quest'oceano. Se questo libro ha incoraggiato anche una sola persona a nuotare nelle onde nettaree del nettare vaisnava, saranno stati utili il tempo e gli sforzi impiegati per realizzarlo. Jai Radhe!


NOTE

(1) Il Rasik-mangal di Gopijanaballabha è l'unico volume che sostiene che Hridoy Caitanya dette a Dukhi Krishnadas il nome di Syamananda (Purva 2, pag. 10). Secondo il Prema-vilas e altre fonti autorevoli, Dukhi ricevette da Hridoy Caitanya solo l'aggiunta 'Krishnadas". Egli fu in seguito chiamato Syamananda da Lalita-devi. Ci fu una grande controversia su questo nome, come vedremo in questo capitolo.

(2) Secondo resoconti successivi, fu Sri Radha che dette a Syamananda il nome e il tilaka.

(3) Il diksha guru è il guru che inizia con il sacro mantra, dando al discepolo il suo nuovo nome spirituale. Generalmente egli è anche la sua guida. E' poco ortodosso accettare più di un diksha guru. Si possono accettare molti siksha guru "istruttori". Il siksha guru è la persona che guida praticamente e spiritualmente il devoto nel corso di tutta la sua vita. Secondo la tradizione, egli non cambia il nome del suo studente, benchè gli possa dare un titolo per i suoi meriti.

(4) Secondo il Bhakti-ratnakara, (cap. 1 pag. 16-19) Hridoy Caitanya la prese un pò meglio di quanto altra letteratura affermi, ma nondimeno è chiaro che questo episodio diede inizio ad un'accesa controversia.

(5) L'unica altra persona che venne protetta in questo modo fu Haridas Thakura, intimo compagno di Sri Caitanya. Va comunque chiarito che Hridoy Caitanya non è una persona terrena ma un eterno associato del Signore. Il modo duro e apparentemente ordinario con cui egli relaziona con Syamananda fa parte dei divertimenti divini del Signore. Studiando attentamente queste complesse relazioni devozionali, vengono manifestate al lettore sensibile le verità della filosofia vaisnava.

(6) C'è un po' di confusione sull'identità di Rasik Murari. Nel Prema­vilas, Rasik e Murari vengono chiaramente menzionati come i due figli di Raj Acyuta. Il Prema-vilas parla persino della moglie di Rasik, Malati e di quella di Murari, Sacirani. Il Rasik-mangal però si riferisce sempre a Rasik Murari come a un unico individuo. Anche il Bhakti­ratnakara indica che Rasik e Murari sono i due nomi della stessa persona — il principale discepolo di Syamananda. Tradizionalmente, è quest'ultima versione che viene accettata dagli studiosi e dall'ortodossia della Gaudiya-sampradaya.

(7) Ella era un'importante vaisnavi di quel tempo come testimonia il Bhakti-ratnakara. Potrebbe benissimo essere stata la prima donna Bengali a scrivere versi religiosi nella lingua locale.

(8) Ci sono prove che questi libri sono stati scritti da un vaisnava di nome Syamadas. poeta di Hariharapur nel distretto di Medinipur. Bengala. Egli fu attivo subito dopo Syamananda.

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