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Srila Sanatana Gosvami

21 LUGLIO 2024 - Scomparsa

Sanatana-Gosvami

Srila Sanatana Gosvami

Srila Sanatana Gosvami (1488-1558) era il fratello maggiore di Sri Rupa e di Sri Anupama. Sin dai primi anni della sua vita, egli era spontaneamente attratto dalla logica, dalla filosofia, dalla retorica, e dal messaggio teistico dello Srimad Bhagavatam. Al fine di acquisire profondità nella propria comprensione di queste tematiche, accettò istruzioni da luminari quali Vidya Vichaspati, Sarvabhauma Bhattacarya, Paramananda Bhattacarya, e l’erudito Ramabhadra.

Sebbene Sanatana, con Rupa e Anupama, fosse costretto a lavorare per il ‘Governo Islamico di Occupazione del Bengala’, non abbandonò mai i suoi studi o il suo religioso modo di vivere. Egli scrisse un libro intitolato Sadachar Paddhati, che si basa sulle antiche conclusioni scritturali e contiene le norme e le regole per il graduale avanzamento di un aspirante spiritualista. Nel corso della propria vita, egli seguì scrupolosamente queste istruzioni, e come uomo di famiglia appartenente al sistema vedico, ogni giorno era solito donare ai brahmana (sacerdoti), ai poveri e ai lebbrosi. La sua natura caritatevole era sconfinata.

Una notte, in sogno, un rinunciante di bell’aspetto andò da Sanatana e lo mise in guardia dal farsi distrarre dalle insensatezze mondane. Egli ordinò a Sanatana di recarsi a Vrindavana, di scoprire i luoghi santi occultati, e di predicare la dottrina scritturale dell’amore divino. Il mattino seguente Sanatana raccontò il sogno a suo fratello Rupa. Sorridendo, Rupa confessò che anche lui, in qualche modo, era a conoscenza di questa istruzione, e informò Sanatana che Sri Krishna in effetti era disceso come Sri Caitanya Mahaprabhu per dar loro ulteriori direttive a proposito della loro vocazione spirituale.

Ogni giorno Rupa e Sanatana aspettavano ansiosamente un segno. Quando sarebbero riusciti a rinunciare al loro spiacevole servizio politico al Nawab del Bengala per sostituirlo col servizio ai piedi di loto del Signore? I ragazzi consultarono la madre, ed ella suggerì loro di scrivere una lettera a Sri Caitanya. Così fecero, e poiché non ricevettero alcuna risposta, continuarono a scriverGli. Alla fine, Sri Caitanya rispose, ma la Sua lettera conteneva solamente un verso tratto dalle Scritture: “Se una donna sposata è coinvolta in una relazione con un altro uomo che non è suo marito, cercherà di essere particolarmente premurosa nell’adempiere ai propri doveri. In questo modo ella cerca di evitare che si scopra la sua relazione. Tuttavia, nel suo cuore aspetta sempre il momento di riunirsi al proprio amante.”

Rupa e Sanatana ne compresero il significato: essi dovevano continuare a lavorare responsabilmente per il Nawab, almeno temporaneamente. Dentro di sé, essi potevano meditare completamente sulla loro inevitabile sottomissione alla missione del Signore.
Ma i Gosvami dovevano essere pazienti. Sri Caitanya aveva appena accettato il sannyasa e si era recato a Puri. Successivamente Egli iniziò un pellegrinaggio che comprendeva un viaggio di due anni nel sud dell’India. Giunse quindi il momento che precedeva il Suo viaggio nel nord del Bengala e il suo incontro con loro a Ramakeli. Ciò nonostante, l’incontro avvenuto nel 1514 costituì un evento decisivo negli annali della storia dei Gaudiya vaisnava.

Dopo aver incontrato Sri Caitanya a Ramakeli, Rupa e Anupama riuscirono a rinunciare immediatamente al mondo. Sanatana, però, aveva ancora delle responsabilità nei confronti del Nawab, e gli era difficile liberarsi. Nel tentativo di svolgere i propri obblighi governativi e continuare nello stesso tempo a seguire la coscienza di Krishna, Sanatana si finse malato e informò il Nawab che doveva restare a casa fino a quando non si fosse ristabilito. Così egli studiava ogni giorno lo Srimad Bhagavatam con i migliori pandita di Ramakeli, e durante questo periodo studiosi eruditi e devoti arrivavano da miglia di distanza per ascoltare la recitazione di Sanatana del Bhagavatam.

Il Nawab si insospettí. Inviando un medico a casa di Sanatana Gosvami scoprì che non soltanto il Gosvami non era affatto ammalato, ma aveva trasformato la propria casa in un asrama virtuale, con uomini santi e la lettura delle Scritture a permeare l’atmosfera. Infuriato, il Nawab chiamò immediatamente Sanatana e gli chiese di accompagnarlo in Orissa, dove egli si aspettava di conquistare un altro regno. Quando il Gosvami rifiutò di accompagnarlo, il Nawab lo rinchiuse temporaneamente in prigione.
Fortunatamente giunse una lettera di Rupa Gosvami che informava Sanatana della partenza di Sri Caitanya verso Vrindavana. Rupa e Anupama intendevano incontrarLo, diceva la lettera, e Rupa suggeriva a Sanatana di fare i preparativi per raggiungerli a sua volta. Avendo sentito che Sanatana era stato imprigionato dal Nawab, Rupa concludeva la sua lettera dicendo: “Ho lasciato un deposito di diecimila monete d’oro al mudi sthane (‘mercato degli scambi’). Usa quel denaro per uscire di prigione. In qualche maniera liberati e vieni a Vrindavana.”

Allora Sanatana corruppe il secondino musulmano con settecento monete d’oro. Intuendo che la sentinella era ancora riluttante a lasciarlo andare, Sanatana fece ricorso a una diplomazia quasi comica, affermando che avrebbe lasciato la prigione solo per recarsi alla Mecca, il più importante luogo islamico di pellegrinaggio. Egli argomentò anche che colui che libera un’anima condizionata dalla prigione, viene a sua volta liberato dalla vita condizionata.
Quando la sentinella si sentì disposta ad acconsentire, Sanatana dovette aiutarlo ad inventare una storia da raccontare ai suoi superiori. Infatti, gli ufficiali di stato avrebbero voluto sapere come il prigioniero era riuscito a scappare. “Dì loro che mi hai portato al Gange per evacuare”, suggerì Sanatana, “e sfuggendo alla tua attenzione mi sono tuffato nel fiume.” La sentinella accondiscese.

Sebbene Sanatana non fosse abituato a questo genere di stratagemmi cui dovette ricorrere con la sentinella musulmana, quella era un occasione eccezionale. Rupa Gosvami gli aveva scritto che il Signore Supremo, Sri Krishna Caitanya, avrebbe ricevuto i visitatori a Vrindavana, e Sanatana doveva andare ad incontrarLo. Inoltre, Sanatana inizialmente era stato messo in prigione per un motivo futile, e il Nawab al suo ritorno lo avrebbe rilasciato. Con queste considerazioni, Sanatana progettò di liberarsi subito dalla prigione e di intraprendere il suo viaggio per incontrare Sri Caitanya.

Come fuggiasco, egli non poteva percorrere la strada principale, perché sarebbe stato sicuramente intercettato e riportato in prigione. Per conseguenza, lui e il suo servitore Isan, camminarono giorno e notte in mezzo a pericolose foreste, finché finalmente raggiunsero un tratto di terra collinoso conosciuto come Patada (in Bihar). Lì essi si fermarono in un hotel, e quando il direttore dell’hotel seppe dal proprio chiromante che Isan trasportava segretamente otto monete d’oro, cospirò di uccidere Sanatana e il suo servitore per rubare il loro denaro.
Aspettando l’occasione giusta, il direttore dell’hotel li trattò come ospiti d’onore, e offrì perfino la sua assistenza. Intuendo che il direttore dell’hotel era troppo amichevole, Sanatana chiese a Isan quanto denaro aveva con sé. Quando Isan disse di avere sette monete d’oro (egli mentì per tenere una moneta per sé), Sanatana prese immediatamente il denaro e lo consegnò volontariamente al direttore dell’hotel per prevenire un attacco violento alla loro persona. Sapendo che Isan aveva mentito a proposito della moneta d’oro, Sanatana gli permise di tenerla, ma lo licenziò dal suo servizio.

Queste azioni sviarono completamente il proprietario dell’hotel dalle sue intenzioni precedenti, tanto che assistette perfino Sanatana nel suo viaggio attraverso le montagne Hazaribagh e fuori da Patala. Lungo la strada Sanatana si fermò ad Hajipur dove incontrò suo cognato Srikanta. Dopo aver sentito delle sue difficoltà, Srikanta si preoccupò per il Gosvami e gli chiese di rimanere con lui e la sua famiglia. Ma il Gosvami rifiutò. La sua missione era di primaria importanza, e non avrebbe mai potuto comprometterla stabilendosi in una vita fatta di famiglia e amici. Ciò poteva essere adatto per altri, soprattutto se essi riuscivano a fare in modo di mantenere Dio al centro della propria vita, ma Sanatana doveva giocare un ruolo diretto, principale, nella missione di Sri Caitanya. Per conseguenza egli rifiutò quest’ultima opportunità di accettare un genere di vita più semplice. Ora egli era povero e privo del suo servitore, ma si sentiva davvero libero per la prima volta nella sua vita. Egli lasciò la casa di Srikanta portando con sé soltanto una raffinata coperta di lana, che suo cognato gli aveva dato in dono.

Dopo qualche giorno, Sanatana arrivò a Benares. Sebbene fosse dispiaciuto di sapere che Sri Caitanya aveva già terminato il Suo viaggio a Vrindavana, era contento che il Maestro ora si trovasse a Benares dove accettava di ricevere gli ospiti. Sanatana si recò subito a casa di Candrasekhara, poiché sapeva che sarebbe stato là che Sri Caitanya avrebbe risieduto.
Nel momento in cui Sanatana si stava avvicinando alla casa, Sri Caitanya disse a Candrasekhara: “Un grande devoto sta giungendo alla tua porta. Vai e lascialo entrare.” Una volta uscito, Candrasekhara guardò in tutte le direzioni, ma non riuscì a scorgere un grande devoto o nessuno che si avvicinasse neanche remotamente a quella descrizione. Quando rientrò e lo riferì a Sri Caitanya, il Maestro disse: “Non c’è proprio nessuno alla porta?”

Poiché Sanatana aveva attraversato grandi austerità nella giungla per raggiungere Benares, egli era totalmente trasandato e sicuramente irriconoscibile come vaisnava. Allora Candrasekhara rispose: “Béh, ho visto un individuo arruffato. Sembra un mendicante musulmano, forse un derviscio dell’ordine Sufi.”
“Portalo subito qui”, disse Sri Caitanya, “egli non è un comune derviscio.” Quindi Candrasekhara uscì a invitare Sanatana, il quale era seduto accanto alla porta. Quando sentì che Sri Caitanya voleva vederlo, Sanatana seguì felicemente Candrasekhara nel cortile principale. Una volta entrato, Sri Caitanya lo abbracciò amorevolmente, ed entrambi svennero nell’estasi dell’amore per Krishna.

Dopo aver raccontato a Sri Caitanya l’intera storia della sua prigionia e degli eventi che l’avevano seguita, Sanatana venne posto sotto le cure di Candrasekhara e Tapana Misra. Per prima cosa, a richiesta di Sri Caitanya, Sanatana si rase i lunghi capelli e la barba. Poi Candrasekhara lo condusse al Gange affinché potesse bagnarsi appropriatamente, e poi dette un nuovo completo di indumenti. Tuttavia, Sanatana non li volle accettare, ritenendoli troppo opulenti. Ciò rese molto felice Sri Caitanya, perché, con questo semplice rifiuto degli abiti, Sanatana aveva dimostrato un serio spirito di rinuncia.
Più tardi, lo stesso giorno, Sri Caitanya e Sanatana si recarono a casa di Tapana Misra per il pranzo. Sebbene estremamente soddisfatto di Sanatana, Sri Caitanya continuava a guardare la sua sontuosa coperta di lana, quella che Srikanta gli aveva regalato. Notandolo, Sanatana comprese che Sri Caitanya non approvava. La preziosa coperta era un oggetto non appropriato per una persona situata nell’ordine di rinuncia, quindi Sanatana decise di disfarsene.

Il giorno successivo, mentre si bagnava nel Gange, egli notò un mendicante bengali che lavava una semplice, logora coperta e poi la stese ad asciugare. Sanatana avvicinò immediatamente quel semplice uomo e gli chiese se accettava di scambiare la sua coperta con una coperta costosa. Dapprima, naturalmente, il mendicante pensò che Sanatana si stesse prendendo gioco di lui, ma Sanatana lo rassicurò: “Non sto scherzando, dico sul serio. Vorrei davvero scambiare la mia preziosa coperta con la tua coperta lacera.” Il mendicante fu grato di accettare lo scambio.
Sanatana tornò da Caitanya Mahaprabhu con la vecchia coperta drappeggiata sulle spalle. Quando il Maestro gli chiese che fine avesse fatto la sua coperta e Sanatana gli ebbe raccontato la storia, entrambi si sentirono visibilmente soddisfatti. Allora Sri Caitanya disse: “Ho considerato questo argomento con una certa profondità. Poiché Sri Krishna è assai misericordioso, Egli ha annullato il tuo attaccamento alle cose materiali. Perché Krishna dovrebbe permetterti di mantenere un’ultima briciola di attaccamento alla materia? Dopo aver annullato una malattia, un buon medico non permette a ogni minima traccia della malattia di rimanere nel corpo.”

Il Gosvami era d’accordo: “Sri Krishna, Dio, la Persona Suprema, mi ha salvato dalla vita peccaminosa dell’esistenza materiale. Per Suo volere, anche l’ultima particella del mio attaccamento materiale se n’è andata.” Oltre a questo apprezzamento della misericordia del Signore, Sanatana riconobbe la sua buona fortuna di potersi associare con Sri Caitanya, l’apparizione più esoterica del Signore. “Grazie alla Tua misericordia incondizionata”, disse a Sri Caitanya, “Tu mi hai liberato dal sentiero del materialismo. Ora, per la stessa misericordia senza causa, ti prego, dimmi qual è il mio dovere?”

Gustando questo scambio con Sri Caitanya, Sanatana cominciò a porre domande a proposito della Verità Assoluta. “Chi sono?”, chiese Sanatana, “Perché le sofferenze dell’esistenza materiale permeano la mia vita? E qual è il fine supremo?” In questo modo, umilmente, Sanatana pose domande generiche che potevano essere poste da chiunque, perché egli voleva ricevere risposte chiare, autorevoli, da Sri Caitanya, il Quale gli espose sobriamente tutti i segreti della saggezza vedica.

Per iniziare, il Maestro spiegò la posizione ontologica della minuta, ordinaria anima spirituale. Tutte le anime sono costituzionalmente servitrici di Krishna, disse Sri Caitanya, ed esse sono Sue particelle infinitesimali. L’anima è connessa a Dio nello stesso modo in cui la luce del sole è connessa con il sole. L’anima è l’energia e Dio è la fonte dell’energia. Il sole e la luce del sole, in un certo senso, sono una cosa sola. Quando il sole è presente, è presente anche la luce del sole. E viceversa. Ma il sole e la luce del sole sono anche simultaneamente differenti. Se la luce del sole entra nella camera di qualcuno, crea una piacevole sensazione. Ma se in quella stessa stanza entrasse il sole stesso, non sarebbe possibile sopravvivere a questa esperienza. Così, il sole e la luce del sole sono qualitativamente simili — sono entrambi ardenti— ma sono quantitativamente differenti. Ed è la stessa cosa per ciò che riguarda Dio e gli esseri viventi.
Questa filosofia della “simultanea unità e differenza con Dio”, conosciuta anche come acintya-bhedabheda-tattva nel linguaggio di Sri Caitanya, costituisce il punto centrale della Sua dottrina. David Haberman elabora:

“Nel sistema dei Gosvami, che sostiene una posizione di differenziazione all’interno della non-differenziazione (acintya-bhedabheda-tattva), l’individuo è reale e separato dalla Verità Assoluta, pur mantenendo un’unità con Essa. Qui, inoltre, l’esperienza personale è assai preziosa. Rupa frequentemente sottovaluta il fine sostenuto dal Vedanta, dell’unione ossia moksa (vedere il Bhakti-rasamrita-sindhu, 1.1.4, 14, 17, 32, 34) perché come sarebbe possibile avere una relazione con Krishna se si è perduta l’individualità? (il vaisnava parla di assaggiare lo zucchero, senza diventare zucchero.) Il fine non è perdere l’essenza individuale, ma piuttosto superare l’ignoranza che ci impedisce di realizzare chi siamo realmente. L’intento della bhakti è la trasformazione dell’identità, non l’identificazione vedantica con l’Uno indifferenziato. Questa è una delle maggiori differenze tra la bhakti e l’induismo vedantico. Rupa afferma che in definitiva ogni persona è un personaggio dei Vraja-lila —un servitore, un amico, un superiore o, ancor più importante, un amante di Krishna— ma non è mai Krishna Stesso. L’esperienza dell’amore richiede un oggetto e un soggetto. Così, si evita l’assorbimento nell’Assoluto e si aspira a una relazione eterna con Krishna.”

Perciò Sri Caitanya definì gli esseri viventi simultaneamente uniti con Dio, ma nello stesso tempo differenti da Lui. Gli esseri viventi tuttavia sono soltanto una delle molteplici energie di Dio, e Sri Caitanya voleva offrire a Sanatana una comprensione più completa, descrivendo altre, più confidenziali categorie di questa energia.
Le energie “dirette” di Krishna, per esempio, si estendono da Srimati Radharani, la più elevata manifestazione di queste energie, ai suddetti ordinari esseri viventi. Ma anche gli elementi sottili della materia, come mente, intelligenza e falso (o illusorio) ego, sono annoverati a loro volta tra le energie di Krishna. Queste però sono definite “indirette”, perché sono qualitativamente distanti dal principio spirituale. Questa energia si estende al livello della materia grossolana, o agli elementi materiali inerti. Ciò nonostante, sono tutte energie di Dio, e furono spiegate in modo particolareggiato a Sanatana Gosvami.

In seguito Sri Caitanya Mahaprabhu analizzò brevemente le tre concezioni primarie della Verità Assoluta, ossia le manifestazioni di Brahman, Paramatma, e Bhagavan del Supremo. Riferendosi alle antiche Scritture vediche e alla logica, Sri Caitanya dimostrò a Sanatana che la concezione del Brahman è elementare. È l’idea impersonale della divinità, che sostiene che Dio è una forma astratta, indescrivibile in termini concreti. Si può giungere a questo livello di comprensione, grazie a esercizi mentali disciplinati (jnana-yoga).

Superiore a questa, tuttavia, è la concezione del Paramatma, in cui si realizza che l’Assoluto amorfo possiede anche un aspetto più localizzato, e che in realtà Egli permea ogni atomo in questa forma personale. Gli yogi dediti alla meditazione, dopo una vita di estenuante controllo dei sensi e di sviluppo della concentrazione, possono raggiungere questo livello di realizzazione spirituale (ma non è verosimile che gli yogi moderni possano fare molti progressi su questo sentiero, perché, secondo le Scritture che descrivono il metodo dello yoga, questo procedimento richiede centinaia se non migliaia di anni di perfezionamento.)

L’aspetto Bhagavan è il più elevato, e culmina nella piena realizzazione della persona Suprema, Krishna, e nel sincero entusiasmo di adorarLo con il canto e la danza. Questo è il metodo raccomandato per l’era attuale, e Sri Caitanya naturalmente consigliò a Sanatana Gosvami di seguire coscienziosamente questa via. Colui che raggiunge la perfezione in questa disciplina è definito un suddha-bhakta, ossia un puro devoto del Signore. Non esiste un raggiungimento più elevato.
Sri Caitanya quindi descrisse elaboratamente la metodologia dell’apparizione di Krishna (avatara). Dapprima, Egli disse a Sanatana: Krishna esiste nella Sua forma originale autoesistente (svayam-rupa), che suona il flauto nella Sua posizione a tre curve. Questa forma poi si estende nelle Sue varie manifestazioni ipostatiche (tad-ekatma-rupa), le quali possono differire nell’apparizione, e a volte, nella potenza. Queste forme sono comunque o manifestazioni di Krishna o un’espansione plenaria diretta. Esistono anche espansioni plenarie indirette, e furono enumerate da Sri Caitanya. Un altro genere di espansione include il rappresentante potenziato di Krishna (avesa-avatara).

Sri Caitanya spiegò inoltre che Krishna Si espande in Radharani grazie ai tre aspetti primari della Sua potenza: sandhini, samvit, e hladini. Questi si espandono gradualmente nella Sua energia yogamaya, che è essenzialmente spirituale per natura, e nella Sua potenza maha-maya, la quale è un’ulteriore espansione atta a manifestare il mondo materiale. Sviluppando completamente queste idee, Sri Caitanya fornì a Sanatana informazioni dettagliate a proposito della natura di Dio.
Essenzialmente, Sri Caitanya descrisse la completa rivelazione vedica riguardo alla relazione dell’uomo con il Supremo (sambandha-jnana), Egli elaborò il metodo per sviluppare questa relazione (abhideya-jnana), e offrì particolari a proposito del fine supremo di tale relazione (prayojana-jnana), che si realizza con il servizio diretto e tangibile a Dio, compiuto con amore e devozione.

Dopo aver istruito Sanatana Gosvami, per due mesi Sri Caitanya riunì i Suoi molti seguaci e li impegnò in un imponente programma di festival nagara-sankirtan, cantando Hare Krishna, Hare Krishna, Krishna Krishna, Hare Hare, Hare Rama, Hare Rama, Rama Rama, Hare Hare con tutti gli abitanti di Benares. Stando alla Caitanya-caritamrita, tutti questi residenti di Benares diventarono devoti di Krishna grazie all’associazione di Sri Caitanya.

Presto il Maestro volle recarSi a Puri, e Sanatana Gosvami desiderava accompagnarLo. Tuttavia, Sri Caitanya istruì Sanatana a recarsi a Vrindavana, proprio come aveva istruito prima Rupa e Anupama. Sanatana prese immediatamente a cuore le parole di Sri Caitanya e si mise in viaggio verso la più santa delle città. Una volta là, egli incontrò Subuddhi Roy, uno dei seguaci di Sri Caitanya, il quale gli disse della breve permanenza di Rupa e Anupama, e aggiunse che entrambi erano partiti rapidamente per Puri al fine di incontrare il Maestro. Sanatana decise di fare come loro, e dopo aver visitato le dodici foreste di Vrindavana, proseguì sulla strada verso Puri.
Sanatana viaggiò nel più austero dei modi, prendendo pochissimo cibo e acqua, e dormendo sotto un albero diverso ogni notte. Per ricordare le attività del suo Maestro, egli attraversò la foresta Jharikhanda, ripercorrendo il sentiero seguito da Caitanya Mahaprabhu. Sfortunatamente Sanatana si ammalò di un grave caso di eczema per essersi bagnato e aver bevuto l’acqua stagnante dei vari pozzi della foresta. Il danno si aggiunse alla beffa quando giunse finalmente a Puri, dove scoprì che Anupama era spirato e Rupa era partito per Vrindavana prima che lui arrivasse.

Mentre stava a Puri, i problemi di Sanatana furono alleviati grazie all’associazione con Haridasa Thakura, il “maestro del santo nome”, un titolo che gli era stato conferito da Sri Caitanya in onore del suo canto giornaliero di 300.000 nomi di Krishna. Ogni giorno, dopo essere stato al tempio a vedere il Signore Jagannatha, Sri Caitanya era solito visitare Haridasa Thakura e allora incontrava anche Sanatana Gosvami. Entrato nella stanza (siddha-bakula) di Haridasa, Egli abbracciò Sanatana con grande affetto. Ciò disturbò il Gosvami. Egli si sentì squalificato per essere stato abbracciato da qualcuno tanto puro come Sri Caitanya. Inoltre, il suo eczema si era aggravato e le escoriazioni sul suo corpo a volte secernevano sangue e pus, che spesso colavano sulla delicata pelle del Maestro. Ciò era intollerabile per Sanatana, il quale disse che avrebbe preferito lasciare la propria vita piuttosto che contaminare il corpo di Sri Caitanya in quella maniera.

Nello stesso momento in cui Sanatana progettava di gettarsi sotto le poderose ruote del carro del Ratha-yatra, durante la parata del festival annuale, Sri Caitanya disse: “Non è vero che hai abbandonato corpo e anima a Krishna? Se la tua vita è di Krishna, allora non hai diritto di porvi fine. L’ora della tua dipartita dipende da Lui! Tu non puoi fare cattivo uso della proprietà altrui.” In questo modo Sanatana comprese che il suicidio è una colpa, e non importava quanto egli si sentisse un offensore, era comunque suo dovere vivere e servire Krishna al meglio delle sue possibilità. Infatti Sri Caitanya lo informò che Egli contava di fare molto con l’aiuto del suo corpo e della sua mente. Sri Sanatana Gosvami era un prezioso strumento nelle mani di Caitanya Mahaprabhu.

Trascorsero mesi, e finalmente Sri Caitanya disse a Sanatana di recarsi a Vrindavana per lavorare con Rupa. Egli in particolare voleva che Sanatana scrivesse una smriti vaisnava, un libro centrato sulle norme e le regole, e gli fornì uno schema di base per completare il suo lavoro. In seguito Sanatana lo pubblicò con il titolo di Hari-bhakti-vilasa col nome di Gopala Bhatta Gosvami, perché Gopala aveva sviluppato l’opera e aveva fornito informazioni aggiuntive. Sri Caitanya chiese a Sanatana anche di assistere Rupa a scoprire i luoghi santi vaisnava perduti, e a stabilire templi meravigliosamente opulenti.

Attraversando ancora una volta la densa foresta Jharikhanda (questa volta con le annotazioni tenute da Balabhadra Bhattacarya, il quale aveva documentato l’esatto sentiero percorso da Sri Caitanya), e poi le città di Benares e Prayag, Sanatana giunse a Vrindavana. Quando arrivò vide che non c’era alcun tempio. Quella che una volta era stata la città della gioventù di Krishna, giaceva ora desolata come un campo vuoto. Il primissimo tempio di Vrindavana —il tempio di Madan-Mohan— sarebbe stato instaurato da Sanatana Gosvami. I suoi sforzi stabilirono un precedente, e gradualmente furono costruiti altri templi. Oggi Vrindavana vanta circa 5.000 templi.

Come la Divinità di Govinda installata più tardi da Rupa Gosvami, anche la Divinità di Madana-Mohan si dice che sia stata prodotta da Vajra, il pronipote di Krishna. Per proteggere queste Divinità durante le violente invasioni musulmane, esse furono sepolte, e fino al tempo dei Gosvami, andarono perdute o dimenticate. Il recupero di queste Divinità rientrava nell’ordine impartito da Sri Caitanya ai Gosvami.

La storia che si riferisce alla riscoperta di Madan-Mohan è particolarmente attraente. A quanto sembra, Sanatana ebbe un sogno in cui una meravigliosa Divinità di Krishna veniva adorata da un umile sacerdote della città di Mathura. Sanatana pensò che se egli avesse potuto adorare quella particolare Divinità in modo superbo, ciò avrebbe potuto attrarre molte persone alla coscienza di Krishna. Almeno in sogno, però, la Divinità apparteneva a questo umile brahmana, e Sanatana non riusciva a convincerlo a separarsi da Lei. Il sogno terminò senza che questo dilemma si risolvesse.
Il giorno successivo tuttavia, Sanatana uscì per chiedere le elemosine com’era sua abitudine, e giunse alla casa di un povero brahmana di nome Purusottam Caube. Entrando nella sua casa, Sanatana vide che gli eventi del sogno della notte precedente erano realtà. Sanatana fissò la meravigliosa forma di Madan-Mohan, la stessa Divinità che era apparsa nel suo sogno. Egli sapeva che questa Divinità doveva essere adorata sontuosamente, affinché tutti la potessero vedere.

Ciò nonostante, proprio come nel sogno di Sanatana, il sacerdote dapprima rifiutò di rinunciare alla sua Divinità, ma più tardi, quella medesima sera, Madan-Mohan Stesso si presentò in sogno al sacerdote e insistette affinché egli riconsiderasse la sua decisione. Accondiscendendo al desiderio di Madan-Mohan, il sacerdote affidò la sua Divinità a Sanatana Gosvami. Il giorno seguente Sanatana trasportò la Divinità sul lato opposto di Vrindavana e stabilì l’adorazione di Madan-Mohan in una piccola capanna. Il magnifico tempio, che presto sarebbe stato costruito per la Divinità fu eretto dove una volta si trovava quella capanna.

La costruzione del tempio può essere attribuita a un ricco mercante di sale di nome Krishnadas Kapoor, il quale un giorno stava trasportando i suoi prodotti con una barca fino al mercato di Agra. Quando la barca si arenò su di un litorale sabbioso proprio di fronte alla capanna di Sanatana, il Kapoor cominciò a pregare per chiedere aiuto a Dio. Vedendo la disperazione di Kapoor, Sanatana lo invitò ad adorare Madan-Mohan, e mentre egli pregava davanti alla Divinità, la barca si disincagliò. Così Kapoor riuscì a completare le sue vendite, e avendo ricavato una grande somma di denaro, il ricco mercante si sentì in debito nei confronti di Madan-Mohan e finì con l’accettare il finanziamento della costruzione del tempio di Madan-Mohan. Il maestoso edificio che esiste oggi venne completato nel corso degli anni (1580).

Dopo aver stabilito fermamente l’adorazione di Madan-Mohan, in tutta la sacra terra furono introdotte varie Divinità e la Loro adorazione. Govindadev, Radha-Ramana, Gopinatha, Jugal-Kishor, Banke-Bihari, Radha-Ballabha, Radha-Syamasundara, Radha-Gokulananda, Radha-Damodara, e le Divinità di Krishna-Balarama (installate negli anni ’70 dall’ISKCON, l’Associazione Internazionale per la Coscienza di Krishna) e sono le Divinità principali di Vrindavana. Ma la Madan-Mohan di Sanatana Gosvami è, per diverse ragioni, la più importante.

Sua Divina Grazia A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada conferma l’importanza di Madan-Mohan:
“Srila Sanatana Gosvami è il maestro spirituale ideale perché egli accorda il rifugio ai piedi di loto di Madan-Mohan. Sebbene una persona possa non essere capace di recarsi nella santa terra di Vrindavana a causa della sua dimenticanza della propria relazione con Dio, la Persona Suprema, può comunque ottenere un’adeguata opportunità di recarsi a Vrindavana e trarre ogni beneficio spirituale grazie alla particolare misericordia di Madan-Mohan... Nella sua Caitanya-caritamrita, Krishnadas offre dapprima i suoi omaggi a Madan-Mohan vigraha (la Divinità di Madan-Mohan), la Divinità che ci può aiutare a progredire nella coscienza di Krishna.”

Insieme a Madan-Mohan, la Divinità di Govindadeva di Rupa Gosvami e la Divinità di Gopinatha di Madhu Pandita sono la vita e l’anima dei vaisnava seguaci di Sri Caitanya. Madan-Mohan rappresenta la sambandha-tattva; Govindadev rappresenta l’abhideya-tattva; e Gopinatha rappresenta la prayojana-tattva, come afferma Srila Prabhupada:

“Queste tre Divinità hanno qualità molto particolari. L’adorazione di Madan-Mohan si attua al livello in cui si ristabilisce la nostra dimenticata relazione con Dio, la Persona Suprema. All’inizio della nostra vita spirituale dobbiamo quindi adorare Madan-Mohan, in modo che Egli possa attrarci e distruggere il nostro attaccamento per il piacere dei sensi. Questa relazione con Madan-Mohan è necessaria per i devoti neofiti. Quando si desidera offrire un servizio al Signore con un forte attaccamento, si deve adorare Govinda al livello del servizio trascendentale. ...Quando per la grazia di Krishna e dei devoti si raggiunge la perfezione nel servizio devozionale, è possibile apprezzare Krishna come Gopijana-vallabha, la Divinità di piacere delle ragazze di Vraja.”

Cantato tre volte al giorno dai brahmana, il famoso Gayatri-mantra viene a sua volta ripetuto per onorare questa progressione di Divinità —Madan-Mohan, Govinda, e Gopinatha— citando in modo specifico i Loro nomi. Una strofa del mantra inizia nel modo seguente: “klim krsnaya govindaya gopijanaballabhaya...” Tradizionalmente, “Krishnaya” si riferisce a Madan-Mohan, “Govindaya” si riferisce a Govindadeva; e “Gopijana-vallabhaya” si riferisce a Gopinatha.
A queste tre Divinità si fa ancora riferimento nell’ultima strofa del Gayatri-mantra, conosciuto come il Kama-gayatri: “klim kamadevaya vidmahe puspa-banaya dhimahi tan no ‘nangah prachodayat”. Il significato intimo di questo verso è assai confidenziale, ma Srila Prabhupada lo spiega in relazione a queste tre Divinità:

“Krishna è chiamato Kamadeva o Madan-Mohan, la Divinità che stabilisce la nostra relazione con Krishna. Govinda, o Puspa-bana, Colui che porta una freccia fatta di fiori, è Dio, la Persona Suprema che accetta il nostro servizio devozionale. Ananga, o Gopijanaballabha , soddisfa tutte le gopi ed è il fine supremo della vita.”

Essendo la persona che stabilì l’adorazione di Madan-Mohan, Sanatana Gosvami occupa una posizione speciale nella linea di successione dei maestri che proviene da Caitanya. Egli è il maestro rappresentativo del sambandha-jnana, ossia la conoscenza della nostra relazione devozionale con Krishna. Rupa Gosvami, il cui nome è inseparabilmente connesso con quello di Govindadeva, è il maestro rappresentativo di abhideya-jnana, ossia la conoscenza che permette di sviluppare questa relazione con Krishna. È interessante, tuttavia, che Raghunatha dasa Gosvami, e non Madhu Pandita, (un contemporaneo del Gosvami, che di solito viene connesso con la Divinità di Gopinatha), sia considerato il maestro rappresentativo del prayojana-jnana, la perfezione dell’amore per Dio.

Ciononostante, è detto che Raghunatha dasa Gosvami accetta i piedi di loto di Sri Rupa come la sua ispirazione più elevata e Rupa, in cambio, accetta Sanatana Gosvami come suo maestro spirituale e il Signore della sua vita. In questo senso la vita spirituale è ciclica, perché non esiste il concetto di più elevato o inferiore in un regno in cui ognuno compete per essere il più elevato servendo il più basso. Si può quindi affermare che un devoto insegue l’altro, e tutti inseguono Krishna.

Il mondo materiale ha una sorta di sistema di “inseguimento” di sé stesso, e quando non si rincorre la gratificazione grossolana o sottile, si scopre di inseguire Dio a propria volta, ma per ragioni materiali: per diventare uguale a Lui o per superarLo. Spesso questo inseguimento è inconsapevole. Ciò nonostante, ha il suo effetto, ed è un buon esempio di ciò che accadde nell’anno 1670, quando il fanatico Imperatore moghul Aurangzeb ordinò la distruzione di tutte le immagini sacre e dei templi. Solo lui era il monarca, e non avrebbe condiviso la sua posizione con un semplice pastorello di nome Krishna.
A quel tempo, per proteggere il Signore della loro vita, un gruppo di semplici abitanti di villaggio trasferirono la Divinità di Madan-Mohan da Vrindavana a Jaipur. Poco dopo il regno dell’imperatore moghul, però, quando la Divinità era ancora in salvo, fu trasferita a Karoli, questa volta su richiesta della principessa di Jaipur. Lei e suo marito, il re di Karoli, costruirono un opulento tempio per Madan-Mohan, che è rimasto in quel luogo fino ai giorni nostri.

Avendo fermamente stabilito l’adorazione di Madan-Mohan, Sanatana Gosvami fu libero di dedicarsi alla letteratura trascendentale. Alcuni dei libri compilati da Sanatana Gosvami sono: l’Hari-bhakti-vilasa (edito da Gopala Bhatta), il Brihad-bhagavatamrita, il Dasama-tippani, e il Dasama-carita.
Il Brihad-bhagavatamrita, è un libro diviso in due parti, ognuna delle quali tratta dell’esecuzione del puro servizio devozionale. La prima parte è uno studio analitico dei segreti della saggezza vedica, inclusa una dettagliata descrizione di altri pianeti —dal mondo materiale fino al regno di Dio.
Vi si trovano anche descrizioni dei devoti, visti dai livelli inferiori fino a quelli più elevati. Brahma, per esempio, è definito il devoto che rappresenta la kama-misra-bhakti, ossia il livello del servizio devozionale che è ancora misto ai desideri interessati. Siva, d’altra parte, è il paradigma di un devoto che ha tracce del desiderio di conoscenza (jnana-misra-bhakti). Questo non per dire che Brahma o Siva si trovino necessariamente a questi livelli, ma per far capire che le persone situate allo stesso livello saranno attratte verso questi particolari metodi di servizio. I karma-kandi, o lavoratori interessati, sono di solito attratti da Brahma, mentre yogi e jnani sono predisposti nei confronti di Siva.

Entrando nel regno della suddha-bhakti, ossia del puro servizio devozionale, il rasa comincia a manifestarsi, e il Brihad-bhagavatamrita delinea accuratamente l’archetipo del devoto di ogni livello. Prahlada, per esempio, rappresenta il santa-rasa, l’amore neutrale, perché la sua relazione con Dio consiste principalmente nell’offerta di preghiere come opposte al servizio attivo. Più elevato è Hanuman, perché egli è il servitore ideale (dasya-rasa). Oltre questo stadio troviamo i Pandava, che rappresentano la relazione amichevole (sakhya-rasa). Ma l’amore dei Pandava impallidisce accanto a quello degli Yadava, gli associati intimi di Krishna a Dvaraka, guidati da Uddhava. Il suo amore è quasi uguale a quello di madre Yasoda e Nanda Maharaja, i genitori adottivi di Krishna (vatsalya-rasa). La gerarchia, naturalmente, culmina nell’amore delle gopi, guidate da Srimati Radharani. Questo è il più ambíto dei madhurya-rasa, il livello più elevato: la piattaforma dell’amore coniugale.
Dopo aver spiegato questo argomento con qualche esempio, Sanatana Gosvami inizia la seconda parte del suo Brihad-bhagavatamrita. Esso ci informa sulle glorie del mondo spirituale, conosciuto come Goloka-mahatmya-nirupana, oltre a spiegare il metodo della rinuncia al mondo materiale. In modo scientifico, analitico, Sanatana conduce i suoi lettori attraverso ogni aspetto della vita spirituale. In sintesi, il Brihad-bhagavatamrita è composto di quattordici capitoli, sette capitoli per ognuna delle due parti.

Il Dasama-tippani è il commentario di Sanatana al decimo canto dello Srimad-Bhagavatam. Un altro nome di questo commentario è Brihad-Vaishnava-toshani-tika. Quest’opera descrive chiaramente la prospettiva caitanyta rispetto a ogni attività di Krishna, e costituisce quindi l’autentica e più intima interpretazione delle Scritture. Il Dasama-tippani fu poi dato a Jiva Gosvami per essere pubblicato, e quella versione venne pubblicata separatamente con il titolo di Laghu-tosani. Questi due commentari al decimo Canto sono entrambi contributi incalcolabili nel magazzino della letteratura vaisnava caitanyta. Sebbene Sanatana abbia scritto altri libri di rilievo, come il Dasama-carita, i suoi Hari-bhakti-vilasa, Brihad-bhagavatamrita, e Dasama-tippani rimangono quelli più importanti.
Infatti l’importanza delle realizzazioni letterarie di Sanatana Gosvami non può mai essere posta in sufficiente rilievo. Glorificando le virtù di questa letteratura, Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada ha scritto:

“Sri Sanatana Gosvami Prabhu, il maestro della scienza del servizio devozionale, scrisse molti libri, tra i quali è molto famoso il Brihad-bhagavatamrita. Chiunque desideri approfondire la sua conoscenza a proposito dei devoti, del servizio devozionale e di Krishna, deve leggere questo libro. Sanatana Gosvami scrisse anche un commentario speciale al decimo canto dello Srimad Bhagavatam, conosciuto come Dasama-tippani, opera davvero tanto eccellente, tanto che la sua lettura può permettere di comprendere in profondità i divertimenti di Krishna e i Suoi scambi d’amore.”

In realtà, Sanatana Gosvami è l’amico più intimo di Sri Rupa. Questo può spiegare in parte la sua inclinazione per la letteratura trascendentale e la sua introspezione nella vita spirituale. Come ha rivelato Kavi Karnapura nel suo Sri Gaura-ganoddesa-dipika:

“L’amico più intimo di Rupa Manjari, conosciuto con i nomi di Rati Manjari e Labanga Manjari, è disceso come Srila Sanatana Gosvami. Egli era onorato da tutti ed era considerato l’estensione del corpo trascendentale di Sri Caitanya Mahaprabhu. Sanatana Kumara, il gioiello tra i saggi, entrò nel corpo di Sanatana Gosvami, il quale è quindi considerato anche una incarnazione di Sanatana Kumara.”

(da I sei Gosvami di Vrindavana di Satyaraja dasa, Steven Rosen - All rights reserved)

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